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Autore: araya    18/12/2009    2 recensioni
Questa ff si è classificata 2° al contest "Dark behind the light, vampires...FEMALE VERSION" indetto da The forgotten dreamer. Un ballo in maschera, una misteriosa dama dagli occhi magnetici, un giovane nobile seccato dalla vita di corte a cui è costretto a partecipare... L'Inferno può nascondersi dietro le porte del paradiso...
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Istanti

Inizio ringraziando la giudice The Forgotten Dreamer che ha indetto questo splendido contest e si è impegnata tanto per farci arrivare in tempo i suoi giudizzi chilometrici. ^^ Complimenti anche alle altre partecipanti sopratutto ad oKelio che si è meritata il suo primo posto. 

Ed ora vi lascio alla lettura! XD

§ Istanti §

 

 

 

Non è possibile.

Non di nuovo.

Mi domando in che oscuri tempi di cinismo e squallore siamo costretti a vivere, se per essere accettati e considerati da questa società corrotta si deve prender parte a balli in maschera, banchetti di falsa beneficenza e sussistere di sperperi e problemi.

Trovo alquanto ingiusto ed inutile sottopormi a codesta tortura, ma la creanza m’impone di obbedire agli ordini imposti da mia madre, pace all’anima sua, che mi voleva veder maritato con una nobildonna di famiglia più che agiata.

È a causa di ciò, mi riscopro a pensare, che ora mi ritrovo a dover prender parte ad ogni occasione pubblica, feste o balli in cui sia presente la creme della creme dell’alta società londinese.

La carrozza su cui viaggio abitualmente è troppo sobria per questo genere di occasioni, per questo motivo la mia nobile zia mi ha accordato il permesso, non voluto intendiamoci, di utilizzare la sua: nera, in stile tardo barocco, ornata di fregi argentei che risplendono alla luce delle candele all’interno dei lampioni, posti ad illuminare la via per l’accesso alla grande villa.

Al suo interno mi sento rinchiuso in una bara, e quando il cocchiere apre lo sportello su cui vi è impresso lo stemma di famiglia raffigurante un cervo bianco, mi defilo lentamente verso il portone di ferro battuto, lasciando detto al mio attendente di fare ritorno prima della mezzanotte; non sopporto di perdere ore di sonno ristoratore in questo modo insulso.

Al ballo è presente tutta la nobiltà inglese, noto con non molto piacere alcuni vecchi amici di mio padre, intenti come al loro solito a bere e mangiare, ovviamente in compagnia di qualchedun altra donna che non sia loro parente. La festa in maschera è stata organizzata per il debutto in società di una giovane dama di una nobile famiglia d’oltre manica, affermano che sia francese e che la sua pelle sia più candida della neve perenne delle Alpi, che i suoi capelli siano più splendenti delle messi mature e che nei suoi occhi sì può scorgere l’infinità del cielo estivo.

Sarà come dicono i più, ma personalmente non mi sono mai curato troppo della componente femminile del genere umano, buono solo a portar guai.

Il salone principale riesce ad ospitare ampiamente le centinaia di persone presenti, l’ampio soffitto è decorato da affreschi seicenteschi e dalla volta pendono numerosi lampadari in oro e cristallo; le maschere che vagano in coppia al centro della sala sono la maggioranza, ma scopro che molti, come me, non sono avvezzi all’arte della danza e rimangono in disparte, pallidi ed immobili, con le schiene poggiate elegantemente contro le pareti, a tratti ricoperti da ampi specchi addobbati a modo per la festa.

L’orchestra, composta di sette elementi più un tenore a fare da solista, esegue con molta maestria un complicato disegno armonico, sembra quasi che siano decenni che suonino insieme, la melodia è ammaliante, oserei dire seducente; nel mentre, deduco dallo spartiacque venutosi a formare a pochi metri da me, che la festeggiata ha deciso di fare il proprio ingresso, presentandosi per la prima volta alla società inglese.

Ebbene, dico che il suo portamento e molto similare a quello proprio dei felini, si aggira furtiva per la grande sala, ballando con tutti, ma noto che mentre danza con i suoi ospiti si sforzi di apparire impassibile e insensibile ai tocchi e alle carezze delle mani altrui, e che solo mentre si avvicina ai nobili in disparte a bordo sala si rilassi e si sciolga dalla sua posa rigida e composta.

Il tempo scorre interminabile, sembra che gli invitati non finiscano mai, nobili d’ogni dove fanno il loro ingresso nello splendido salone, la festeggiata ha già compiuto più di una volta il giro completo di tutti i ballerini presenti, tranne me. Mi sono guardato bene dall’espormi al suo sguardo di ghiaccio, semioccultato dietro ad un lucernaio barocco, accanto ad uno di quei vasti specchi, ma nonostante ciò la dama nerovestita mi ha scovato, ed io non ho potuto oppormi per molto al suo sguardo sinistramente magnetico.     

“Signore, mi pare proprio di non aver avuto ancora il piacere di danzare con voi.”.

La sua voce è tutt’altro che smielata, tipica delle donne di alta nobiltà intente soprattutto ad avvicinare le loro ricche prede, anzi il suo tono è stranamente gelido e la sua maschera di passività si incrina leggermente quando, con sommo garbo ovviamente, rifiuto il suo invito.

“Mi scuso milady, non vorrei mancarle di rispetto rifiutando il suo invito a prendere parte alle danze, ma confesso di non essere un buon ballerino. Le consiglierei invece quel nobile uomo dai bianchi capelli, è il Conte di Cork ed è da poco rimasto vedovo.”

Con un inchino mi allontanai dalla sua guardata imperiale, ma mi ritrovai bloccato da una gelida stretta al polso, lentamente volsi il capo verso la dama che, velocemente, liberò il mio polsino candido dalla sua presa inguantata di nero pizzo.

Avvertii un fruscio silenzioso, notai che tutti i pallidi uomini rimasti in disparte fino a quel momento si erano impercettibilmente rivolti verso di noi, come nell’attesa di qualche evento.

“Voi, signore, danzerete con me questa notte, fino al momento in cui le porte della sala non si saranno chiuse.”.

Spostai lo sguardo dalle grandi porte lignee ornate da vistosi bouquet violacei, alle figure ancora insensibilmente tese e pronte a scattare alla maniera di un elegante marchingegno a molla, prima di riporre di nuovo i miei occhi in quelli cerulei della dama impaziente.

Non ruppe il contatto che ci univa mentre si esibiva in una accurata riverenza, ed io feci lo stesso mentre la accompagnavo al centro del grande salone gremito di gente.

“Non ho ancora domandato il vostro nome, monsieur. Vi prego di perdonare la mia maleducazione”

Volteggiando accanto agli altri invitati, pareva di danzare in una landa desolata e gelida, mi sentii osservato, scrutato nel profondo non solamente dallo sguardo color del cielo della mia ballerina, ma anche e soprattutto da quello sinistro degli uomini freddi alle pareti; a causa di ciò non risposi subito, così come invece imponeva la galanteria.

“Perdonatemi, il mio nome è Shikamaru Nara, Barone di Liverpool. Il vostro, madame?”

Il ritmo della musica cambiò improvvisamente, e rimasi spiazzato quando mi ritrovai a pochi centimetri dal volto della ragazza, con il suo corpo longilineo a stretto contatto con il mio.

“Ino, Ino Yamanaka”

Sussurrò con voce fin troppo carezzevole, un’ombra di malizia in fondo agli occhi chiari e un sorriso altresì candido e smagliante. Dalla leggera curva delle labbra notai distintamente la dentatura perfetta, i canini leggermente appuntiti ed incurvati, quasi come quelli di un predatore famelico; e del predatore aveva anche lo sguardo: cinico e scrutatore.

“Cosa vi porta in Inghilterra madame?”

Le chiesi nel mio personale tono passivo, che pareva renderla più audace nelle sue azioni.

“Non molto in realtà, solamente un luogo ove riposare in pace, lontana dalle voci della moltitudine”

Il lento era alle ultime battute finali, la lasciai scivolare dolcemente verso terra, i lunghi capelli biondi sfiorarono il pavimento di lucido marmo, e in quel momento non ebbi più la forza di riportarla alle mie braccia.

Il nostro volteggiare, perso nelle note del ballo, ci aveva condotti in un angolo della grande sala, ove la parete tutta era ricoperta da splendidi specchi dorati.

Alle mie spalle vidi il riflesso degli invitati che ignari continuavano a danzare, mi resi conto di non vedere nessuno degli uomini immobili accanto alle pareti e mi osservai sostenere l’aria tra le mie braccia, con stupore palese perfino sul mio volto.  

Rinvenni in tempo per non destare troppi sospetti, mentre i nobili applaudivano la fine della musica chiedendone ancora all’orchestra; trascinai la donna che credevo una giovane e semplice aristocratica nuovamente tra la folla elitaria ed accettai il nuovo lento senza remore.

Questa volta la strinsi più forte, la mia presa ferrea non sembrò causarle dolore, ma al contrario, percepii un segreto desiderio dietro le sue iridi celesti.

“Ditemi, come mai avete organizzato questo ballo in maschera, se posso permettermi? E come mai voi non portate alcun travestimento? Anche se bella come una ninfa, rimanete pur sempre un essere umano.”

Le mie parole la colpirono nel profondo, le vidi abbassare lo sguardo per qualche secondo, per volgerlo tutt’intorno a noi, alle donne travestite da principesse fatate, antiche divinità e animali affascinanti, prima di sorridermi ed esibire la chiostra di denti candidi ed affilati.

“Vorreste dire che non sono bella abbastanza da essere considerata al di spora delle altre donne? Voi mi ferite, Shikamaru.”

Pronunciò il mio nome come una geisha farebbe con il suo danna, avvicinandosi ulteriormente e sospirandomi sul collo un filo di aria fredda, sbattendo lentamente le lunghe chiglia scure.  

“Cosa cerchi?”

Le chiesi di getto, spinto da chissà quale impeto maledetto.

“Un istante che valga una vita…”

Mi scoprii incatenato alle sue labbra rosse, ansioso di gustarne l’avverso sapore.

Insinuò con decisione la lingua, vorticando assieme alla mia esattamente come entrambi poco prima ci facemmo trasportare dalle note dell’armonia; ma mi lasciò esalare un ultimo sospiro prima di lasciare una fresca scia che si dirigeva verso il collo, li dove pulsava viva la vena giugulare.

Spalancai gli occhi, quando sentii prepotente il dolore arrivare in ogni cellula del mio corpo, paralizzandomi; sentivo distintamente il sangue fluire via dal mio organismo, e tanto distintamente udii le grida di terrore intorno a me quando il rumore violento delle porte sbarrate condannò a morte decine di persone.

Finalmente i mostri immobili si animarono e calarono sulla folla urlante come angeli sterminatori su una calca di demoni.

L’ultima cosa che vidi furono i suoi occhi, ora zaffiro su amaranto, che mi diedero l’addio accompagnato da un lieve sussurro impastato:

“Ci rivedremo all’Inferno.”

E poi tutto fu rosso.

 

 

Fine.

Giudizio della Giudice The forgotten dreamer:

Seconda cassificata "Istanti" di araya 

Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 14/15 punt 
Una storia tutto sommato corretta dal punto di vista grammaticale e ortografico, se non fosse per un utilizzo impreciso delle virgole in diversi punti. Hai dimenticato di inserire delle virgole in cinque periodi e a volte avresti dovuto utilizzare il punto o i due punti al posto delle virgole stesse. Comunque a parte queste imprecisioni nell’utilizzo della punteggiatura mi è sembrata una ff abbastanza pulita. 

Stile, forma e lettura scorrevole: 14,5/15 punti 
Mi è piaciuto moltissimo lo stile di questa storia: non semplicistico, me nemmeno troppo articolato, cosa che ti avrebbe penalizzato sicuramente visto il contesto settecentesco nel quale hai scelto di ambientare la tua storia. In sintesi credo che sia davvero buono anche per quanto concerne la scelta dei vocaboli e l’impostazione dei dialoghi. Superbo il modo di parlare di Ino e la descrizione del suo aspetto quasi felino: oserei dire che e descrizioni sono incisive, davvero evocative! Brava. 

Originalità: 8,5/10 punti 
Non potevo dare di più per l’originalità perché si tratta di una scena “già vista” potrei dire. Il ballo in maschera, la danza, il mimetizzarsi dei vampiri fra la folla eccitata e inebriata… mi ha ricordato abbastanza Anne Rice, ma comunque l’hai fatto molto bene. Ero stregata dalla descrizione della sala, da quelle inquietanti figure immobili ai margini della pista da ballo, dagli specchi tutto intorno. Sembrava di essere chiusi in una trappola dorata… sublime davvero. Fossi in te avrei scelto questa frase di Baudelaire per questa storia: “Lo strano aspetto di questa solitudine e d'un grande, languido ritratto, dall'occhio e dall'atteggiamento provocanti, rivelano un amore tenebroso, una gioia colpevole, delle feste bizzarre piene di baci infernali”. Sembrava davvero una danza infernale, una spirale di seduzione e pericolo: avevo davanti agli occhi le figure danzanti, il vorticare dei vestiti settecenteschi, la luce “tenebrosa” degli specchi e dei lampadari. Sei stata brava non tanto per l’originalità in sé, ma per come hai reso un episodio comunque già trattato in libri e film sui vampiri. 

Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10 punti 
Inizio con il farti i complimenti per Ino: una predatrice travestita da angelo, delle movenze delicate ed ipnotiche che celano una ferocia quasi bestiale… sei stata fantastica con lei. Ho adorato la sua ingenuità forzata, la maschera di delicatezza dietro la quale si cela l’orrore di un essere senz’anima, di un cacciatore spietato. Quando trascina Shikamaru per la pista da ballo sembra quasi un cobra nel’atto di ipnotizzare la preda. Lui mi è piaciuto meno, non perché non fosse IC, ma perché ho capito molto poco del personaggio. Credo ti saresti dovuta soffermare un po’ di più sula sua psicologia, sul suo sentirti attratto ed insieme terrorizzato da questa donna misteriosa. 

Utilizzo della frase: 9/10 punti 
Bella frase, anche se poco utilizzata, ma questo è dovuto credo alla brevità della tua storia. Mi è sembrata buona, soprattutto perché mi ha fatto “intuire” che Ino uccide per dare un senso alla propria desolata eternità, per sentirsi di nuovo viva. Non posso dare il massimo, perché la frase non c’entra molto con tutto il resto, ossia con l’atmosfera del ballo settecentesco. Una frase del genere l’avrei utilizzata se avessi ambientato la storia nell’epoca moderna, quindi per un vampiro che ha visto molti più secoli. Come ti ho detto quella frase di Baudelaire che ho prima citato sarebbe stata perfetta visto il contesto sfarzoso, aristocratico ed insieme oscuro e terrificante che hai creato. 

Giudizio personale: 9,5/10 punti 
Ho adorato questa storia dalla prima riga al’ultima. Bellissimo racconto, più che ff, per immergersi in un’atmosfera ipnotica e pericolosa, per farsi trascinare in una danza di morte, per annegare in un vero ballo infernale. I corpi sono immobili e freddi, gli occhi e le movenze feline, la luce dei lampadari sembra sbiadire verso la fine, insieme alla consapevolezza di essere chiusi in trappola, di essere i topolini fra le spire dei serpenti. Sublime il finale… “ci rivedremo all’inferno.” 

Totale 64/70 punti 

 

  Grazie a tutti quelli che recensiscono, preferiscono o semplicemente passano di qua ^^

Alla prossima! XD

 

   
 
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