Breve,
brevissima Sebastian/Grell (Grell!Sebastian) dedicata a Francesca
– spero che ti soddisfi ;D, anche se non so seriamente
come giudicare questa oneshot *gratt*. Auguri di ogni sorta per ogni
cosa, cara
mammina *___*!
Ho curato moltissimo l’impaginazione perché
pensavo di avere così qualche
possibilità in più ^^’.
Sono sicura oltre ogni dire di essere andata OOC: non ho mai trattato
Grell, ho
scritto un paio di Sebastian!Ciel accennatissime e ho messo da parte il
fandom.
Ho comunque fatto del mio meglio, cercando di recuperare la psicologia
del
personaggio e di conseguenza adattando la scelta dei vocaboli e le
descrizioni.
Il titolo è una citazione dei Simple Plain, però
non c’entra moltissimo; mentre
scrivevo ascoltavo «Oceano» di Josh Groban, poi
*booh* XDD!
E per l’amore che ti
do,
e per l’amore che non sai che mi fai naufragaree!
E per l’amore che non ho,
e per l’amore che vorrei e per questo doloree!
Magistrale interpretazione, la mia XDD.
Nel finale, citazione di «Notredame de Paris» (ho
riscoperto la passione per
Vittorio Matteucci XDD!).
Va be’, non mi resta che augurarvi buona lettura.
È scontatissima, non dite che
non vi avevo avvisato :D!
[Partecipante alla clichéclash, prompt #92: Sul
Più
Bello] <123
I’m
just a kid.
Sono qui – due semplici parole,assolutamente non
fraintendibili.
Sono qui – sii rapido e
indolore, la
vista della tua perfezione mi strazia il cuore ogni volta. Io sono come
un bambino fra le tue mani, non
dimenticarlo mai.
Anima semplice e pura immersa nella tua bellezza dannata, una
dolcissima
banalità che profuma di rose e corpi in putrefazione.
Sorridi, poi uccidimi nell’anima. Non permettere che i miei
occhi indugino
ancora su di te, né che il mio respiro s’infranga
sulle tue labbra, sul tuo
sorriso.
Voglio restare
un bambino,
qui fra le tue mani.
E lo farò, lo farò! [ Giurin,
giuretto. ]
Invocherò il cielo che mi accoglie ad ogni tuo abbraccio, la
tua bocca su di me
per piangere della passione che mi neghi – una goccia alla
volta, pioggia
fatale a disegnare anime e unire corpi, una goccia alla volta, una stramaledettissima goccia alla volta...
Spenderò ogni parola di questo mondo per parlare delle tue
mani su di me, del desiderio
mai del tutto soddisfatto. La colpa è mia, sono un bambino
fra le tue mani, un
bambino molto capriccioso.
Un bambino che sicuramente ti merita molto, molto più di
chiunque altro!
Un bambino che ti pretende – un bambino che fa bene a farlo,
perché condividere
qualcosa che si possiede?
Perché condividere qualcosa che ancora non si ha fatto
proprio?
[ Perché,
eh? Perché? ]
Voglio restare
così,
ohh se lo voglio!
Trepidante sotto il tuo sguardo, gli occhi bendati
per meglio assaporare
l’attimo.
Difficile descrivere come l’aria trema, silente, fra la tua
mano nuda e la mia pelle.
Tutt’un brivido,
una piacevole scarica d’adrenalina che, puff!, sembra decisa
a mandarmi ai
matti ancora prima di cominciare.
Il tuo respiro su di me... Il tuo respiro
rende difficoltosa la mia conversione in un casto bambino, Sebas-chan.
Che il mondo cada in rovina – fuoco e fiamme, fiamme e ferro,
ferro e sangue!
Il cuore batte tanto forte che temo potrebbe uscirmi dal petto.
Aspetta,
Sebas-chan: mi vergogno a chiederlo, però... [
Io
ho mai avuto un cuore? ]
Alla fine poco importa.
Nulla ha un significato reale, nulla è tanto grave da
compromettere la
perfezione di questo momento.
Gli occhi restano chiusi, anche se liberi dall’impiccio di
quello stesso lacero
di seta nera che le mie mani torcono per il nervosismo.
L’orologio a pendolo
segna la mezzanotte: «Così», sembra
dire, «ha inizio il giorno di Grell
e Sebastian».
Che fantastica atmosfera.
«E
quel mio cuore d'inverno è un fiore di primavera,
e brucia dentro l'inferno come se fosse di cera».
Le mani chiuse a pugno e i respiri che passano veloci fra i denti,
scivolando dalle labbra aperte e sorridenti, non mi resta da fare altro
se non aspettare.
Anche se, a dire il vero... come bambino capriccioso, dovrei detestare
di restare ad aspettare.
[ Lo
odio infatti, lo detesto, lo aborro
–
se questo serve a rendere te meno impaziente, Sebas-chan. ]
L’aria trema ancora, ancora trema il sospiro che si spegne
nella tua bocca
socchiusa.
Perfezione così vicina che potremmo quasi raggiungerla. [ Mi
dai la mano, Sebas-chan? ]
Una perfezione che fugge, prepotentemente seguita da ogni mio proposito
per i
minuti a venire.
Una perfezione che mi era stata promessa.
Promessa!
Come un bambino capriccioso rimango digiuno dei balocchi e delle mille
richieste – osservo l’elegante madre che si
allontana.
«Sei
tu che soffi sul fuoco, tu, bella bocca straniera.
Ti
spio, ti voglio, t'invoco, io sono niente e tu vera!»