A Ali, Chyko, Gem
Tre
care fanciulle
Due
delle quali,
cercheranno
di prendermi a
calci.
Del giardino
Il suono della ghiaia,
sotto i sandali, era famigliare a Shaka di Virgo.
L’accompagnava ogni giorno, mentre camminava in silenzio, gli occhi chiusi a
contemplare l’infinito, assieme ai raggi del sole, una leggera brezza ad
accarezzargli il volto.
Il suono della ghiaia,
sotto i sandali, questa volta non lo sentiva. Era sovrastato da una voce pacata e serena,
piacevole all’ascolto e interessante al suono.
Vedeva gli ultimi raggi
del sole morente, splendenti sulle bianche colonne del Santuario come lo erano
stati sulle limpide acque del Gange. Qui però filtravano tra gli alberi,
accarezzando i petali dei loro fiori bianchi, come soffusi d’oro.
-Forse la primavera
porta la passione agli uccelli; non certo a chi ha la pretesa della saggezza e
sta a rimuginare i propri pensieri –
Sulle labbra di Shaka
vi era un sorriso appena accennato; forse per il rimprovero non troppo celato, o per l’allusione non troppo velata
- Quale essere
razionale, consapevole di vecchiaia, malattia e morte, potrebbe starsene
tranquillamente in piedi, o seduto, o sdraiato, o tanto meno ridere?-
Così aveva risposto Siddartha nel giardino circondato dalle donne, mentre lo
chiamavano, tra i fiori, pronte a sussurrargli un intimo segreto. Così aveva
risposto a Udāyin, che
lo guardava preoccupato mentre era impassibile ai piaceri. Quelle parole,
ripetute da Virgo, risuonavano della stessa voce, e
riecheggiavano dello stesso suono; una sfumatura che la curva nascosta delle
labbra non celava.
Era assai più limpido
il sorriso di Mu, sulle cui labbra aleggiavano i
versi di Aśvaghoşa,
d’una pacatezza ch’era dolce.
- Guarda, mio Signore,
il mango carico di fiori dal dolce profumo, sul quale si lamenta il cuculo,
come imprigionato in una gabbia d’oro!- Suonavano leggere le sue parole, mentre
avanzavano lentamente, insieme, i capelli sospinti da una leggera brezza,
stagliandosi contro il cielo come circonfusi d’oro.
- Del cuculo innamorato
e lamentoso ascolta il verso –
Gli occhi, rischiarati
dal sole, non sembravano più avere il verde della giada, ma l’
azzurro dell’infinito.
- Subito un altro
cuculo lamentoso geme - .
Note alla dedica:
Sono
da poco più di un anno nel fandom di Saint Seiya, che mi ha dato così tanto che quanto sopra mi sembra
ben misera cosa. Non posso che pregare le destinatarie di accettarla col cuore,
perché col cuore è stata scritta.
Sì,
Gem e Chyko hanno anche il
permesso di prendermi a calci. Ma vi assicuro che non
l’ho fatto apposta. Era l’unico modo per dirvi ciò che volevo dire. Se poi guarderete nella vostra casella di posta, entro
domani, vi dirò anche di più.
Qui
vi dico solo: vi voglio bene. <3 Tanto. Immensamente. Non ne
avete idea. <3
E
Buon Natale <3
Ringraziamento extra: A Lady Evil Nanto. Non le piace Shaka, e si è dovuta leggere tre o
quattro versioni di questa fanfiction, con io che le chiedevo se si capiva quello che volevo dire.
Note alla fanfiction: Nemmeno una parola di quelle che Shaka e Mu si sono detti è frutto del mio sacco, né tantomeno del loro. Sono tutte parti di un canto di Aśvaghoşa, le stanze
52,59,44 e 51 del ‘ Il rifiuto fatto alle
donne’, canto del poema “Le gesta del Buddha”. Si tratta di Siddartha,
che rifiuta le donne che il padre gli pone accanto per
distrarlo, mentre l’amico cerca di convincerlo a desistere dal suo intento a
una vita di meditazione. Salvo poi aiutarlo a fuggire da palazzo.
Ovviamente
lo conoscono solo loro, in tutto il Santuario. <3
Ho
sempre voluto scrivere di un momento del genere. Avrei voluto mettere di più
della gioia del loro capirsi e del loro trovarsi, ma
spero sia percepibile.
E
sono riuscita a scrivere una seconda ShakaMu. Due fanfiction su una stessa coppia, per me è un record.
Grazie
a tutti coloro che hanno letto.
Auguri.