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Autore: Fuuma    28/12/2009    6 recensioni
Halloween.
Sarebbe stata una sera come tante altre... se si mettevano da parte le maschere di Mostri, Spettri ed Assassini che riempivano le strade di Quantico.
Halloween.
Dèi, quanto detestava Halloween.
E, come se non bastasse, ci si metteva Morgan, le sue frecciatine ed il suo stramaledetto sex-appeal!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Halloween Fear

Serie: Criminal Minds

Rating: Pg-13

Genre: Commedy

Characters: Spencer Reid, Derek Morgan (con la speciale apparizione di Penelope Garcia)

Pairing: Morgan/Reid

Conteggio Parole: 1.562

Note: L'ho scritta. Ho scritto una Morgan/Reid *_*... che era per Halloween e che chiaramente è in ritardo stratosferico XD! Ci ho messo davvero un sacco di tempo per finirla ed il finale è stato la parte più difficile, non ne sono ancora soddisfatta... ma davvero non riesco a trovarne uno migliore ç_ç. Però devo ammettere che un po' mi sono divertita a prendere per i fondelli il povero Reid, ma con amore, eh, s'intende *_*".

Non mi pare ci sia nient'altro da dire, spero di aver mantenuto i personaggi nel loro chara e... buona lettura!

p.s. Oh sì, c'è quel piccolo particolare che mi è stato fatto notare sulla paura di Halloween... coffcoff, avevo completamente resettato che fosse Derek quello irritato dalla festività, ma ormai è andata... chiedo venia per il grave errore ç_ç.


.Halloween Fear.

“Se non puoi dire niente di buono di loro, non dire niente.”

Tippete - 1942

Quel continuo mordicchiare lo avrebbe portato presto a rimanere senza labbro.

Non poteva farci niente, Halloween lo rendeva nervoso.

Quando la mano di Derek lo raggiunse in un’amichevole pacca alla schiena, trasalì con un urletto imbarazzante che lo obbligò a tapparsi la bocca con entrambe le mani, maledire il collega e tentare di fare di lui un mucchietto di cenere con il solo sguardo.

Impossibile. Il massimo che poteva fare con quegli occhioni nocciola sarebbe stato impietosire un qualsivoglia cacciatore e farlo scoppiare in lacrime, pentendosi di aver ucciso mamma-cerbiatto.

«Siamo nervosetti, eh, Bambi?»

Bambi. Per l’appunto.

Chissà perché si aspettava anche questo ulteriore sminuimento della propria virilità.

Tentò un sorriso ironico in risposta, che, invece, si trasformò in un’imbarazzata curva tremolante. Doveva ispirare una certa tenerezza, perché Derek si arrogò il diritto di scompigliargli i capelli, alimentando la sua aria da cuccioletto arruffato. Non sarebbe parso strano se, da un’oretta a quella parte, la Disney avesse dato il via ad un film d’animazione ispirato al tenero Dottor Reid, creando poi ogni sorta di gadget a sua immagine e somiglianza che sarebbero finiti sugli scaffali, surclassando le vendite dei pupazzetti di Winnie The Pooh.

«Su sputa il rospo, qual è il problema, Reid?»

Spencer analizzò velocemente le opzioni disponibili, ma nessuna portava Derek lontano da lui, a meno che non avesse avuto a disposizione Rihanna in biancheria intima, ma presumeva che la cantante avesse altro da fare che trovarsi casualmente a passeggiare nei corridoi degli uffici federali in desabillè.

«Non c’è nessun problema.» azzardò allora, osservando prima il proprio riflesso alla finestra (Menti da schifo! gli diceva) e poi lo sguardo beffardo di Derek.

«Menti da schifo.»

Dannazione, due contro uno. Non ce l’avrebbe mai fatta.

«E’ solo… Halloween.»

«Halloween.»

«Sì… Halloween.»

«Halloween.»

«Morgan, devi continuare così per molto? Ti assicuro che mi sento già abbastanza stupido.» sbottò alla fine, la voce aveva già preso quella tonalità acuta e lamentosa che portava Derek a piegare l’angolo destro delle labbra in un modo maledettamente sexy (no, no, non sexy, irritante, era questa la parola giusta!).

«In realtà l’idea di continuare mi tenta…» aveva iniziato l’uomo, sollevando con una casualità del tutto calcolata prima lo sguardo nero e poi il braccio, per riabbassarli entrambi su Spencer, circondandogli le spalle con un semi-abbraccio «Ma, per rispetto nei confronti di un collega ancora troppo giovane, mi limiterò a chiederti cosa c’entra Halloween in tutto questo.»

«E’ colpa dei costumi…» soffiò l’altro tutto d’un fiato, sperando con ogni fibra di se stesso che risultasse una risposta più che sufficiente.

«I costumi.»

«Sì…»

«Quelli di Halloween.»

«Esatto.»

Ci fu una pausa. Una maledetta pausa. Una di quelle pause che Spencer odiava –anche per questo, quando parlava, gettava una parola dopo l’altra, senza fermarsi a respirare, passando il più delle volte per una macchinetta inumana- perché finivano sempre per fregarlo, soprattutto quando a farle era Derek.

In momenti come questo sapeva che l’unico modo di uscirne era quello di tenere lo sguardo fisso in quello nero carbone del più grande.

«…»

Così da fargli comprendere la fermezza delle proprie affermazioni.

«…»

E rimetterlo finalmente al suo posto.

«D’accordo, d’accordo ho capito, mi arrendo!» esclamò, gettando la spugna e distogliendo lo sguardo. Maledette stupide pause!

«E’ che… non mi piacciono, ok?» sbuffò. Le dita affusolate avevano già iniziato a torturarsi l’un l’altra, alla fine iniziò persino a trovare particolare interesse nell’osservare le proprie unghie. Le aveva lunghe; nel periodo in cui era caduto nella dipendenza da Dilaudid, aveva preso la pessima abitudine di mangiarsele, ma con la disintossicazione aveva perso del tutto il vizio. Adesso aveva unghie lunghe che rendevano le sue dita ancora più affusolate. Femminee.

Magari avrebbe dovuto riprendere a mangiarsele…

Sospirò, ricominciando a parlare.

«Assassini, Fantasmi, Mostri… e scendono in strada ritrovandosi tutti insieme in una notte soltanto. È una sciocchezza, lo so. In fondo la gente si traveste per esorcizzare la paura… E poi originariamente era una festa inventata dalle popolazioni tribali per separare l’anno in due parti, seguendo la trasudazione del bestiame. È affascinante come nel…»

«Reid.» lo interruppe ad un certo punto Derek, stringendogli la spalla tra le dita forti «Stai iniziando a straparlare.»

«Scusa.»

Con il volto tenuto ostinatamente rivolto verso il basso, sollevò gli occhi spiando l’espressione del collega da sotto il pizzo di ciglia chiare, approfittandone anche per controllare che gli altri fossero già andati a casa. Hotch e JJ esclusi, naturalmente: loro sarebbero stati da sempre e per sempre i primi ad arrivare e gli ultimi ad uscire.

«Insomma, hai paura di Halloween.» concluse l’altro, con una punta di sarcasmo.

«Non ho detto che ho paura, è solo che non mi piace!»

«E’ la stessa cosa.»

«No invece!» insistette lui.

E quindi eccola, un’altra di quelle maledette pause.

Più infida delle precedenti, perché accompagnata dalla lingua di Derek che lentamente inumidiva le labbra, mentre la testa di Reid urlava disperatamente “E’ una trappola, vuole solo confonderti, devi rimanere concentrato! E smettila di fissarlo come se volessi mangiarlo, non è cioccolato e tu non sei un cannibale!”.

«Beh, se è solo una questione di non piacere, mi sento più sollevato.»

Quando Derek ricominciò a parlare, Spencer capì che c’era dell’altro. Glielo leggeva negli occhietti sottili e scuri in cui il nero della pupilla alle volte si mescolava col colore dell’iride, conferendogli l’espressione di un predatore. Un felino, perché Derek Morgan non poteva che sembrare una grossa pantera nera, elegante e stramaledettamente suadente.

E se lui, di contro, aveva il ruolo del cerbiatto, allora era senza dubbio fottuto.

«Vuol dire che posso lasciarti andare a casa da solo, in fondo è inutile che mi offra di ospitarti a casa mia per questa sera…» si fermò il tempo necessario per rifilare un’occhiata sorniona al giovane genio e riprese, modulando la voce in un tono mellifluo e caldo che li avvolse entrambi in una tela di lascivia «Nella mia stanza… nel mio letto… stretto tra le mie braccia… mentre cospargo la tua pelle di baci e…»

Ogni volta che si fermava a prendere respiro, si abbassava un po’ di più verso il più giovane, finché la propria bocca non raggiunse il suo orecchio, sciogliendo la propria voce ed il proprio fiato contro il suo lobo.

«Esploro. Ogni. Parte. Del. Tuo. Corpo.»

Concluse perfino in bellezza, scandendo una parola alla volta al ritmo del cuore di Spencer che deflagrava ad ogni suo bollente sospiro.

Non vale essere così infame! Pigolò il pensiero del più giovane (sì, perfino la voce del suo pensiero finiva per pigolare da insulso pulcino).

Improvvisamente fu come se tutto ricominciasse da capo: lui che si martoriava il labbro, Derek che si rialzava come nulla fosse e faceva scivolare con finta nonchalance la mano al centro della sua schiena, in lente carezze circolari e una voce lontana e crudelmente sincera che annunciava la sua sconfitta su tutti i fronti.

«E’ inutile che ci provi, piccolo Reid, deve ancora nascere l’essere umano in grado di resistere al sex-appeal di quel Dio Greco!»

A ben pensarci era una voce troppo familiare per essere quella del Destino o della sua coscienza.

Si ritrovò a voltare lo sguardo contemporaneamente a Derek, notando, poco prima che le porte metalliche dell’ascensore si chiudessero, il ghigno sornione di Penelope Garcia intenta a muovere la mano in un saluto giulivo.

A quanto pare Hotch e JJ non erano gli unici rimasti in ufficio oltre a loro.

Spencer si ritrovò a deglutire, rosso d’imbarazzo.

«Non… non era chi penso che fosse e non ha detto ciò che penso abbia detto… vero?» balbettò incredulo.

«Se alludi alla storia del Dio Greco, fidati, l’ha detto e, se non erro, ti ha anche consigliato di arrenderti al mio sex-appeal.» gli spiegò tranquillamente Derek.

«Ah, ok. Cioè, bene. Credo. Insomma, se a te… se noi… beh…»

«Reid, Reid, calmati, non è successo niente.» eppure il suo viso si fece vicino, pericolosamente vicino a quello del più giovane che, pur non avendone intenzione, ispirò a fondo l’odore del suo dopobarba rimanendone stupidamente rapito «Non ancora.»

Quando la bocca di Derek premette contro la sua, Spencer giunse all’unico compromesso con se stesso che potesse avere senso in un momento come quello:

«A-andiamo! Ora. Casa tua!»

Lo aveva ordinato con un sussurro, sebbene il proprio sguardo urlasse “Ma perché finisco sempre per cedere?!”

L’altro rise. Gli scompigliò i capelli e perse perfino del tempo a scorrere con la mano dalla tempia dell’Agente alla sua guancia e scivolare col pollice lungo le sue labbra, serrate in una smorfia infastidita. Non ci volle molto perché Spenser le schiudesse, lasciando che la sua mano gli sollevasse il mento, sentendo la sua voce arrochita dal desiderio che gli sussurrava qualcosa.

Non fu sicuro di capire, ma quando non sentì più il contatto con la sua mano e lo vide sfilare lontano da sé, verso il fondo dell’ufficio, Derek gli ripeté la frase.

«Trick or treat, Reid.» soffiò sornione, ridendo mentre l’ascensore si annunciava con un ding e lui vi scivolava all’interno.

«Mo… Morgan!»

No, non l’avrebbe abbandonato lì.

«Giuro che ti odio quando fai così…»

Ma doveva ammettere che guardarlo affannarsi per raggiungerlo, mentre frignava tutto indignato ed arruffava il pelo come un gattino indispettito –beh, per lo meno nella fantasia di Derek lo faceva!-, stuzzicava la sua perfidia.

Eh sì, Halloween era proprio un gran giorno!


.THE END.

   
 
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