“Bill.” Come
supponeva.
“Ciao David!”,
salutò
con la mano ed un sorriso birichino stampato in faccia.
Entrò nella camera
d’albergo ancora buia e si mise sdraiato nel letto del
manager, coprendosi fino
alle ascelle.
“Che cosa…”,
mormorò
David, corrugando la fronte.
“Ho fatto un incubo
bruttissimo”, piagnucolò, e David non
poté fare altro che roteare gli occhi al
cielo, paziente, e chiudere la porta. Lo raggiunse nel letto e si
lasciò
abbracciare, senza fare una piega.
“E in questo caso i
gemelli non sono perfetti?”, gli disse.
“Tomi ha sentito che
cosa volevo e poi mi ha sbattuto la porta in faccia: aveva compagnia.”
“E Georg?”
“Idem.”
“E Gustav?”
“Penso che abbia fatto
finta di non sentirmi: non mi ha nemmeno aperto la porta. Menomale che
ci sei
tu, David!”, strofinò il viso contro il suo petto,
come un cucciolo affettuoso.
“Sì, Bill, ho capito.
Ora per favore scrostati e dormi.”
“Ok”, squittì
infilandosi interamente sotto le coperte, senza lasciarlo un attimo.
David sospirò e chiuse
gli occhi, negando con la testa: magari quando avrebbe riaperto gli
occhi si
sarebbe accorto che quello era solo un suo incubo.
Ma purtroppo, qualche
minuto dopo, sentì bussare di nuovo alla porta.
Guardò Bill e il moro sollevò
le spalle innocentemente, dicendogli di andare ad aprire: ovviamente
lui non
poteva alzarsi.
Si levò le coperte di
dosso e fuori dalla porta trovò Tom con un cuscino in mano e
una faccia
piuttosto assonnata.
“Tom?”,
inarcò il
sopracciglio, sorpreso.
Il chitarrista annuì
ed entrò in camera senza complimenti, si mise accanto al
fratello nel grande
letto matrimoniale, il proprio cuscino sotto la testa.
“Tomi! Ciao!”, lo
salutò Bill abbracciandolo. Magari non avrebbe
più abbracciato David.
“Ciao”,
mugugnò
l’altro, tentando di toglierselo di dosso, ma con scarso
successo: sia per il
sonno che per la scarsa voglia di ingaggiare un combattimento di
wrestling su
un letto che non era il loro, lo lasciò fare.
“Che cosa ci fai tu
qui?”, chiese David portandosi una mano fra i capelli
arruffati.
“Mi sono portato a
letto una rossa, solo che mi sono accorto che russa fortissimo. E se
non riesco
a dormire io, è grave.”
“Oh, capisco.”
David stava per
rimettersi a letto, quando qualcun altro bussò alla porta.
“Georg?”,
strabuzzò
gli occhi. Era un incubo, vero?
“Buonasera”,
salutò
mezzo rincoglionito, entrando e raggiungendo i gemelli, mettendosi
accanto a
Bill.
“Ma…”,
sbuffò,
lasciando perdere la mezza idea di incazzarsi e di farsi salire la
pressione.
“Tu perché sei venuto?”
“Bill mi ha svegliato
e non so come, ma non riuscivo più a dormire. Non ti
dispiace se mi metto qui,
vero David?”
“No, certo che no!”,
squittì Bill abbracciandolo.
David rimase a bocca
aperta, di fronte a quella scena. Poi sospirò e
tentò di crearsi un spazio tra
quei tre, ma per la quarta volta bussarono alla porta.
“Gustav”, disse ancor
prima di aprire la porta.
“Come hai fatto ad
indovinare?”, chiese il batterista, dall’aria
più sveglia degli altri tre messi
assieme.
“Beh, mancavi solo
tu”, gli mostrò il suo letto e Gustav
ridacchiò, entrando. “Qual buon vento?”
“Ho sentito Bill
bussare alla porta, ma non sono riuscito ad aprirgli perché
ero in bagno.
Volevo sapere che cosa voleva.”
“Oh piccolo Gus! Sei
proprio un orsacchiotto!”, gridò Bill con gli
occhi brillanti, aprendo le
braccia. Gustav sorrise e raggiunse il frontman, facendosi spazio fra
lui e Tom,
che quasi non cadde dal letto.
David si portò le dita
sulle tempie e se le massaggiò, facendo respiri profondi:
ancora un po’ e si
sarebbe svegliato da quel brutto sogno.
“Che incubo hai fatto,
Bill?”, chiese, in piedi di fronte al proprio letto.
“Ho sognato che diventavo
pelato. Orribile, vero?”, si portò le mani sui
capelli, accarezzandoli.
“Tanto succederà
comunque, prima o poi”, mugugnò Tom, beccandosi un
colpo in testa.
“Non ti permettere,
sai?!”
“Ehi, silenzio, che
qui c’è qualcuno che vuole dormire”,
disse Georg.
“Ma se non ci
riuscivi!”
“Questo letto è
più
bello.”
“Certo, certo”, disse
Gustav divertito.
David guardò i quattro
con la testa sulla spalla e trattenne una risata, pensando che lui non
aveva
bisogno di farsi una famiglia o di avere figli, perché ne
aveva già quattro.
Quattro bambini un po’ cresciuti che ogni tanto andavano a
dormire nel suo
letto, lasciandolo fuori.
“Ti vogliamo bene,
David”, disse Bill in un dormiveglia, gli occhi chiusi e la
bocca dischiusa.
“Anche io ve ne
voglio”, mormorò piano, dirigendosi fuori dalla
sua stanza: beh, se era solo un
sogno, tanto valeva sfruttare l’occasione!
Uscì nel corridoio del
lussuoso hotel a piedi nudi, si incamminò senza far rumore
verso l’ultima
stanza a destra e quando ci fu di fronte, bussò.
“David”, disse
sorpresa Dunja, in camicia da notte rosa.
“Ciao Dunja”, sorrise.
“Che… che ci fai
qui?”
“Pensavo…”,
si
avvicinò sensualmente, portando una mano sul suo
fondoschiena.
“Che cosa stai
facendo, brutto porco!”, lo schiaffeggiò e gli
chiuse la porta in faccia, che
gli finì dritta sul naso.
Dolorante, confuso ed
incavolato per quel sogno che aveva tutta l’aria di essere un
incubo, tornò
nella sua stanza e trovò ancora Bill, Tom, Georg e Gustav,
che dormivano come
angioletti nel suo letto.
“David”,
mugugnò Georg.
“Sì?”
“Bill e Tom si tirano
i calci e si insultano.”
“Oh, perfetto”,
mormorò annuendo. “Georg?”
“Mmh?”
“Ma questo è un
incubo, vero?”
“Che io sappia, no.
Gustav”, lo scosse al suo fianco; il biondino aprì
gli occhi e lo guardò. “Questo
è un incubo?”
“No, perché? Aspetta
che chiedo. Bill?”
“Tom, vaffanculo. Sì,
dimmi orsacchiotto mio!”
“Ma questo è un
incubo?”
“Nah, è tutta
realtà
secondo me.”
“Stupido gemello che
non sei altro”, borbottò Tom.
“Secondo te Tomi, è un
incubo questo oppure è tutta realtà?”
“La seconda che hai
detto. David devi essere onorato di avere noi nel tuo letto.”
“Tom… non penso che
David pensasse a quello”, disse Georg attirando la loro
attenzione sul colorito
pallido di David, che subito dopo svenne.
Riaprì gli occhi e
venne colpito subito da una luce forte e fastidiosa, che lo fece
mugugnare.
“Ragazzi, David si sta
svegliando!”, disse Bill, e subito dopo altre facce si
sporsero su di lui,
curiose o preoccupate.
“Come stai David?”,
chiese premuroso il frontman.
“Che cos’è
successo?”
“Sei svenuto”,
spiegò
Georg.
“Perché?”
“Boh. Perché hai
realizzato che non era tutto un sogno?”, ipotizzò
Tom, guardando Gustav al suo
fianco.
“Quindi… se non era un
sogno… ho palpeggiato sul serio il sedere di Dunja e lei mi
ha sbattuto la
porta in faccia dandomi del porco?”, chiese.
Tutti lo guardarono ad
occhi sgranati e scoppiarono a ridere, piegandosi in due ed arrivando
ad avere
persino le lacrime agli occhi.
“Ragazzi”,
li chiamò David. “Ragazzi, non è
divertente.”
“Oh
sì invece che lo è!”, disse Tom
ridendo. “Hai… hai palpeggiato il culo a Dunja
credendo che fosse un sogno!”
“Ahah,
molto divertente, sì, ora smettetela. Sono nei
guai.”
“Eccome
se lo sei!”, disse Georg indicandolo.
“Non
ti preoccupare David, ci siamo noi al tuo fianco!”, disse
Bill abbracciandolo.
“Che
magra consolazione”, sospirò.
Poco
dopo anche Georg, Gustav e persino Tom si unirono
all’abbraccio e forse… quella
consolazione non era poi così magra, si trovò a
pensare David, con un sorriso
sulle labbra.
The
End.
________________________________________________________________________________
Questo
è ciò che è venuto fuori ieri mattina,
che era il
“grande giorno” *-* Era da un po’ che mi
frullava in testa questa cosa, però io
non sono mai stata brava a scrivere le ff comiche XD Così,
aspettando il
“grande momento”, per tentare di scacciare
l’ansia, mi sono messa a buttare giù
questa cosa che secondo me non è venuta tanto male! Dai,
voglio sapere che ne
pensate voi però! ;D
Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino U.U
Ringrazio tutti quelli che seguono sempre le mie ff e
ringrazio in anticipo chi leggerà e chi lascerà
un recensione, anche una
mini-piccolissimissimissima!
Ci vediamo alla prossima! Grazie a tutti di cuore, vostra
_Pulse_