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Autore: Stregatta    29/12/2009    0 recensioni
Uno dei principali motivi che avevano spinto Matt a convivere con uno spacciatore era legato al fatto che si conoscevano praticamente da sempre – ossia, da quando Andy era semplicemente “il piccolo Andrew, il figlio dei nuovi vicini! Sai, è un bambino molto timido… Perché non provi a fare amicizia con lui, Matt?”
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Muse, Placebo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

La caratteristica più buffa di Londra era che intimoriva per gli stessi motivi che ti facevano desiderare di viverci.
Enorme, brulicante di individualità a zonzo per le strade, buia come un formicaio di notte ed  altrettanto straripante di vitalità nelle sue ore di luce, Londra era un tessuto sporco d’umanità ed intriso di tutti gli odori possibili.
Era il grigio del cielo sullo sfondo a sbiadirne le tonalità prevalenti, ma bastava percorrere persino il marciapiede sotto casa per rinvenire ogni sfumatura dell’iride sotto forma di macchie.
Poteva essere la nuova tag pittata sul portone del condominio già marchiato da vari capolavori comprendenti un campionario piuttosto ampio di dediche d’amore, bestemmie ed invettive contro il governo, o la cresta fucsia del dirimpettaio punk che tornava a casa alle otto di mattina proprio mentre stavi uscendo per andare a lavoro, o il cappotto rosso della signora Bauer dell’ultimo piano – quella che ogni volta che ti incontrava per le scale ti chiedeva che ci facesse un ragazzo come te in un posto del genere e ti invitava in casa per una fetta di torta di mele.
All’interno della molecola di quel caleidoscopico microcosmo costituita dall’appartamento che condivideva con lo spacciatore del quartiere, Matt si faceva largo ad occhi bassi fra pezzettini di carta stagnola e tracce di polveri sospette sparsi sul pavimento per guadagnare l’ingresso della cucina, come ogni mattina da due mesi a quella parte.
Nonostante i piedi fossero ben calzati, il suo supremo terrore era di calpestare una siringa nascosta sotto le cartacce – di quelle Andy si sbarazzava subito. Gli facevano un po’ schifo, striate di sangue come erano.
Ergo, ciò che notò per prima cosa dell’ospite in cucina furono gli anfibi.
Neri, ben allacciati, lucidi.
Risalendo con lo sguardo seguì la linea color vinaccia di un paio di pantaloni stretti a gambe corte ma snelle, che finivano dove iniziava una camicia dello stesso colore.
- Buongiorno, Matty B! –
… oltre le punte di un colletto pudicamente chiuso c’era un’espressione molto ironica ad attenderlo, annidata in un paio di occhi chiari affogati nel nero del kajal colato.
- Sì, buongiorno… Matty B. –
Matt, confuso ed ancora un po’ assonnato, si accorse a fatica del fatto che in cucina fossero in tre: individuò la testa color ribes di Andy vicino ai fornelli, dove del latte bolliva in un pentolino sulla fiamma blu.
Il ragazzo lo indicò con un cenno del mento, rivolgendosi poi alla sconosciuta in viola: - È il mio coinquilino… Si chiama Matthew e odia i nomignoli scemi come “Matty B” ma ora come ora è troppo rincoglionito per ricordarsene. –
L’ospite annuì, riservando una lenta occhiata indifferente all’oggetto della conversazione che, in effetti, non stava facendo nulla per smentire quanto detto da Andy.
Poi sospirò, alzandosi in piedi – era più bassa di Matt di qualche centimetro ed era smilza e piatta come un tagliere.
Però che faccino.
- Vado… Non c’è bisogno che mi accompagni, prendo la metro. –
- Ma ce la fai? – chiese Andy con una sollecitudine insolita per uno abituato a trattare con distacco anche gli eroinomani in estasi che se la facevano addosso nel soggiorno di casa sua.
- Ma sì… Sperando di riuscire a rientrare prima di quella grandissima sega umana di Stefan, sennò sai che pippa. “Dov’eri? Ieri sera ti ho cercato dappertutto! Non che mi interessi da chi ti fai rompere il culo o che roba prendi ma qui c’è un affitto da pagare e mi sembra che lo pago solo io e blablabla.” –
Era sempre strano sentire una ragazza così carina dar sfogo ad un flusso tale di parolacce – certo che quello Stefan doveva avere parecchia pazienza, ad occhio e croce.
- Ok… Stammi bene. –
- Anche tu, Andy Candy. Ci becchiamo. –
La visitatrice miagolò un ultimo “ciao” quando superò Matt, travolgendolo con un odore di fumo di sigaretta insolitamente piacevole e sottile, ed uscì dall’appartamento con passo leggero.
Matt restò a fissare il portoncino chiuso per qualche secondo ancora, prima di voltarsi verso lo spacciatore.
- …e quella chi era? –
Andy spense il fornello, versando del latte caldo in due tazze ed allungandone una a Matt, sedutosi a tavola.
- “Quella”? Vorrai dire quello. –



Salve! Prima di tutto, sono qui per disclaimerare quanto descritto poco più in alto: tutto falso e per certi versi tirato per i capelli (ma meno del solito, vi dirò u.u) ed inesatto nelle premesse da cui muove. A me piace così, che ci posso fare <3?
Detto ciò... Chi vuole un po' di making of *O*?

*grilli che cantano e cespugli che rotolano in una strada battuta dal vento*

... molto, molto poco carino da parte vostra. Per punizione, vi appiopperò il making of di cui sopra u.u

Tutto nacque da un'intervista, da cui ho appreso che girano voci a dir poco inquietanti sul passato un tantino "turbolento" del Molko.
Nello specifico, si vocifera di crack iniettato negli occhi e vasche di fango (dove immagino si praticassero arditi atti di fornicazione, ma non voglio sapere altro).
Ciò mi ha portato a ripensare agli anni giovanili del Bellamy, segnati davvero dalla convivenza con uno spacciatore fanonicamente denominato "Andy", e a farmi gridare al Mollamy. Aggiungete anche il mio amore per Colazione da Tiffany ed eccoci qua.

Ora potete proseguire *magnanima* U.U

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