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Autore: Luna95    31/12/2009    5 recensioni
L’artefice di quel massacro gli doveva troppe vite per lasciarlo andare, far passare quel torto impunito. Lo avrebbe cercato. Ci fosse voluta un’eternità o forse più, a Vladimir non importava.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Breaking Dawn, pagina 658.

<< Jane è mia >> sibilò Kate << ha bisogno di essere ripagata con la sua stessa moneta >>.
<< Alec è in debito di varie vite con me, ma posso accontentarmi della sua >> ruggì Vladimir dall’altra parte << è tutto mio >>.

 

 

Una vasta pianura si stagliava, fredda e arida, come la lama lucida di un coltello.

Morte e desolazione vigevano, incuranti del dolore di tanti.

Grossi fiocchi candidi si posavano sui cadaveri, mentre il freddo illividiva ancora di più i volti già segnati inesorabilmente di morte.

Lo scorcio di terra, nella pianura Moldava, era disseminato di pire fiammeggianti e corpi sparpagliati sull’erba secca e sulla terra bruciata.

 

Vladimir accarezzò lievemente la guancia ancora tiepida di una ragazza, le labbra rosee e i capelli chiari non sembravano ancora esser stati profanati dall’impetuoso potere distruttivo della Nera Signora (*).
Splendeva ancora di una fioca luce, un bagliore tenue e incerto di vitalità che andava sempre più rapidamente spegnendosi.

 

Il vampiro si alzò di scatto, inginocchiandosi vicino a un falò; prese un pugno di cenere e se la rigirò fra le dita, guardando sconfortato la sconfinata distesa di roghi ancora fumanti, saturi di fumo violaceo che si levava, nauseabondo, fino al cielo cupo.

 

Tutto ciò che rimaneva dei suoi amici, compagni di una vita.
Un pugno di cenere e del fumo violaceo. 

Tutto ciò che rimaneva della donna che aveva sempre amato.
Un corpo inanimato, senza vita.

 

La rabbia montò spontanea, soffocando la desolazione e la tristezza.

L’artefice di quel massacro gli doveva troppe vite per lasciarlo andare, far passare quel torto impunito.
Lo avrebbe cercato. Ci fosse voluta un’eternità o forse più, a Vladimir non importava.

 

I nuovi gioielli dei Volturi avevano fatto un eccellente lavoro; in quella landa, arida e desolata c’erano solo lui e un altro vampiro. Disperato come lui.

Sterminare il suo clan. Ecco il loro primo compito.

Vladimir si giurò che non avrebbe mai scordato quei volti stupefacenti, di quella bellezza accecante.
Soprattutto il maschio.

Sì, la ragazza aveva torturato fino alla pazzia i suoi amici e la sua donna, ma la odiava meno che il fratello.

Perché il fratello aveva ucciso senza pietà i coraggiosi, i folli, che avevano cercato disperatamente di attaccarla.

Per difendere la sua gemella aveva sacrificato senza rimpianti la vita di tutti i cari di Vladimir. Amici, parenti, compagna.

 

Vladimir alzò gli occhi al cielo in tempesta, che piangeva ghiaccio con lui, urlando silenziosamente tutta la sua folle rabbia.

 

I gemelli stregati dovevano morire.

 

 

 

 

Nota:  (*)  la Nera signora è intesa come la Morte (dalla canzone “Samarcanda”, di Vecchioni).

   
 
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