Dras-Leona
Dras-Leona sorgeva sulle rive del lago
di Leona, una delle città più grandi di Alagaësia.
Le case in legno scuro, ammassate le une
sulle altre,impedivano al sole di illuminare i cunicoli stretti e contorti. Le abitazioni
non erano costruite in modo simmetrico, ma completamente alla rinfusa.
Roran sbuffò. -Perché siamo dovuti
entrare in città? Non bastava restare fuori e andare direttamente
sull’Helgrid?-
-Helgrind.- lo corresse Eragon, al suo
fianco. –No, prima voglio cercare di capire se Murtagh è lassù.-
-Hai paura che ci stia aspettando?-
-Non lo so, ma è più sicuro considerare
questa ipotesi ed essere preparati a ogni evenienza. Non vorrei mai che tu o
Katrina vi trovaste in mezzo ad un nostro possibile scontro.-
Roran annuì col capo. –Va bene, cugino.
Ma facciamo in fretta.-
Eragon si guardò intorno. La gente
sembrava non essersi accorta dei due stranieri che avanzavano ricoperti da
mantelli scuri, i cappucci calati per nascondere i loro volti. Eragon sarebbe
stato subito notato, con il suo aspetto da elfo.
Roran teneva il cappuccio per sicurezza,
si sentiva più a suo agio in un luogo in cui dominava l’Impero.
Raggiunsero il centro della città,
circondato da un muro opaco e fangoso, dove, in
contrasto con il resto della città, si ergeva una sontuosa cattedrale.
Brom aveva detto che lì abitava il governatore Marcus Tàbor.
-Non voltarti, ma c’è qualcuno che ci
sta seguendo.- disse Eragon al cugino, abbassando il tono della voce.
Roran non si mosse. –Murtagh?-
-No, non si farebbe scoprire così.
Seguimi e preparati, ho un piano.-
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C’era una terza figura incappucciata tra
le chiassose vie di Dras-Leona.
In città solo gli stranieri portavano
mantelli, così aveva iniziato a seguirli. Non sapeva bene che cosa ne avrebbe
potuto ottenere, magari qualche informazione utile.
Sarebbe potuta andare quando voleva da
Dras-Leona, ma le cose si erano complicate.
Non era più sola e doveva badare anche
all’altro.
I due che stava seguendo erano
sicuramente uomini. Uno era un po’ più alto dell’altro e più robusto, l’altro
più esile ma non per quello lo sottovalutava. Glielo avevano insegnato.
Mai
sottovalutare il nemico.
E se non erano nemici?
Continuò a seguirli, nascondendosi
all’ombra delle case. Arrivati al centro della città i due si fermarono.
Osservarono per qualche secondo la cattedrale, poi presero un vicolo buio a
sinistra.
Andò dietro loro, controllando che non
facessero mosse improvvise.
Furono però avvantaggiati dall’oscurità,
perché non li vide più.
Si fermò, facendo andare gli occhi da
ogni parte. Sentì la presa all’ultimo momento, quando ormai avevano le bloccato
le braccia e tappato la bocca. Provò a gridare di lasciarla andare, ma non ci
riuscì. La mano che affievoliva la sua voce era callosa e ruvida, una mano da
contadino.
Il secondo uomo venne in avanti,
puntandole contro una spada. –Allora sei tu che ci seguivi.- disse. Si avvicinò
e le abbassò il cappuccio. Strabuzzò gli occhi e fece un passo indietro,
sorpreso. –Areais!-
Roran abbassò di scatto la mano e la
lasciò andare. -Era anche ora.- borbottò lei, guardandolo di traverso.
-Perdonaci, non sapevamo che eri tu.-
disse Eragon abbassandosi il cappuccio mentre Roran la liberava.
-Non importa.- La ragazza squadrò i due,
fermando il suo sguardo su Roran, che si scopriva il capo.
-Lui è Roran, mio cugino. Ci ha aiutati
nella guerra contro l’Impero nelle Pianure Ardenti, ha ucciso i Gemelli.-
Areais sembrò sollevata nell’udire le
ultime parole. –Meno male che qualcuno è riuscito a eliminarli.- Aveva saputo
della battaglia, in città non si era parlato d’altro in quegli ultimi tempi.
Nessuno però sapeva che l’ultimo uovo di drago era stato sottratto a
Galbatorix.
Roran era scettico. –Eragon, ma è la
fotocopia di…-
-Arlin. E’ la sua gemella.-
-Ah.- Roran restò a bocca aperta.
Areais sorrise. –Areais Lodarkson,
piacere.-
Roran le strinse la mano che la ragazza
gli aveva teso, poi i suoi occhi tornarono su Eragon. –Mia sorella come sta?-
Sembrava tesa, Eragon lo percepì. Forse perché immaginava che Arlin avesse
saputo quello che era successo con Murtagh.
-E’ all’accampamento dei Varden.-
-Come sta?-
-Si sta riprendendo.-
Areais non ribatté, ma preferì cambiare
discorso. –Devo rivelarvi una cosa importantissima. Siete i primi a saperlo.-
I due ragazzi attesero.
-Come immagino sappiate, ero stata
scelta per andare a recuperare l’ultimo uovo di drago, ma Murtagh mi ha presa
prima.- fece una pausa, sentendo gli sguardi tesi dei due ragazzi. -Lui credeva
fossi Arlin, e ha tentato di farmi fuggire. Ho colto l’occasione al volo e l’ho
tramortito. Sono andata nella stanza dove custodivano l’uovo e sono riuscita a
prenderlo, ma i soldati si sono accorti che qualcosa non andava. Sono tornata
nella stanza di Murtagh, lui era ancora svenuto. Non avendo più vie di fuga, così
mi sono gettata dalla finestra...- Eragon trattenne il fiato. -…ma Castigo mi
ha presa prima che potessi schiantarmi al suolo.- Il Cavaliere riprese a
respirare. -Mi sono sentita mettere su un carro da alcuni uomini. Se mi
svegliavo, qualcuno mi riaddormentava con un sonnifero. Mi hanno portata qui
con l’uovo, e mi hanno lasciata in mezzo alla strada. Ho trovato una stanza in
una taverna isolata e l’ho affittata. Quella sera, è successa una cosa.- La
ragazza alzò la mano destra, quella che teneva ancora sotto il mantello, e mise
il palmo davanti agli occhi di Eragon e Roran. I ragazzi restarono immobili,
incapaci persino di sbattere le palpebre.
Areais aveva il gedwey ignasia.
-L’uovo si è schiuso per me.-