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Autore: rhys89    06/01/2010    16 recensioni
Perché al Sacro Cuore, in fondo, sono una grande famiglia... e le feste in famiglia come sono?
Piene di regali per tutti!
«Adunata! Adunata, gente! Il dottor Dorian ha fatto regali per tutti! Aaaaadunataaa!!» Urla Kelso con tutto il fiato che ha in gola, suonando quella che è a più grossa campana che tu abbia mai visto.
Starebbe molto bene in camera tua. Potresti usarla per parlare con Turk tramite alfabeto morse quando Carla non gli permette di telefonarti.
Poi la terra inizia a tremare, e capisci di essere perduto.
Genere: Comico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John 'J.D.' Dorian, Percival 'Perry' Cox, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice


Buona befana a tutti i fan del magnifico telefilm che è Scrubs!
Allora, quella che vi apprestate a leggere è una pazzia (e fin qui tutto normale) ispiratami dal Befana Challenge di Fanworld.it (a cui è peraltro iscritta).
Ho provato a immaginare il nostro JD nei panni della nonnina porta-doni e... il risultato è decisamente demenziale! XD
Riguardo agli aspetti tecnici, la fic è ambientata tra la 5x01 (quando JD diventa medico di ruolo) e la 6x13. Inoltre è tutta raccontata dal POV della coscienza di JD, ovvero la voce che sentiamo durante le puntate...
Ah, piccola importante noticina: la storia NON è slash, ma per chi volesse vederci qualche accenno nei pezzi in cui si parla di JD e del dottor Cox... bhé, liberissimi di farlo! (Anche perché, personalmente, IO ce lo vedo... XD)
Che altro... ah, sì: i disclaimer.
I personaggi di Scrubs non mi appartengono (ma troverò il modo per avere almeno il dottor Cox, un giorno ù_ù), così come non mi appartengono i diritti sulla serie, che sono invece di chi li ha regolarmente acquistati. In ultimo da questa storia io ci guadagno soltanto la soddisfazione di farmi quattro risate, nulla più! XD

Un'ultima cosa: molti mi hanno fatto notare che in America non c'è la festa dell'epifania, al che, quasi un anno dopo la pubblicazione di questa storiella, mi è venuto in mente di scrivere un semplice: sì, SO che in America non festeggiano l'epifania, ma la storia è nata per il Befana Challenge e poi a me piace così... prendetela come una licenza poetica. ^_-

Bhé, con questo posso dire di ave finito di rompervi le scatole, tranquilli!

Buona lettura a tutti! ^_^

Il befano del Sacro Cuore

Ti guardi intorno circospetto.
Sai che non dovresti farlo.
Se ti scoprissero… sarebbe un guaio. Un guaio molto serio.
Chiudi piano la porta, poi ti incammini guardingo per il corridoio.
Ti affacci cauto nella sala, osservando.
Bene, nessuno in vista.
Finalmente hai quasi raggiunto la meta: ancora qualche passo e…
«Dottor Dorian, mi spiega cosa ha intenzione di fare con quel sacco?»
Cavolo!
«Dottor Kelso, che sorpresa! Pensavo fosse in caffetteria per la sua dose giornaliera di muffin…»
Sì, bravo JD, cambia argomento…
«C’ero.» Ribatte, secco.
«E perché se ne è andato?» Chiedi ancora.
Ma gli affari tuoi mai?
«Donny è malato e il suo sostituto è un incapace.» È la laconica risposta.
«Ma deve solo servirle dei muffin…»
«Ma non sa lanciarli.»
«Bhé, questo spiega tutto.» Dici, accondiscendente.
Il primario fa una smorfia compiaciuta e ti volta le spalle.
Evvai!
«Ah, e porti quel sacco fuori dal mio ospedale, sono stato chiaro?»
Beccato.
Va bene, non potrai partecipare alle olimpiadi degli svicolatori, ma tanto tra neanche un’ora lo avresti buttato lo stesso, quell’inutile pezzo di stoffa.
«SUBITO!» Aggiunge minaccioso.
Sgrani gli occhi: ma che fa, legge nel pensiero?
Intanto Kelso ti fissa con il suo peggiore sguardo assassino.
Sei nei guai, JD… coraggio, inventati qualcosa! Presto, prima che se ne vada!
«A…»
E NON dire ammaccabanane!
Richiudi la bocca, offeso.
Stupido, io faccio soltanto il mio lavoro.
Per una volta, però, decidi di ascoltarmi, e finalmente dici qualcosa di sensato.
«Aspetti!» Lo chiami.
Ma quando lui si volta, tu non sai cosa dire.
Anzi, forse… no. No, che fai? Mossa sbagliata, errore, errore, smettila!
«Dottor Kelso,» continui tu, ignorandomi «sa mantenere un segreto?»
Siamo perduti.
«Ma certo, giovane!» Esclama lui, con quello che oserei definire un ghigno diabolico.
Ma a te non interessa, vero?
«Vede, avevo deciso di fare dei regalini per la befana… e vorrei che fosse una sorpresa, quindi pensavo di aspettare che fossero tutti qui, prima di iniziare…»
«Ma che cosa carina.» Commenta lui con la stessa smorfia di prima.
E per un attimo credi davvero che ti aiuterà.
Povero illuso.
Ma quando lo vedi prendere fiato ti tappi le orecchie, in attesa…
«Adunata! Adunata, gente! Il dottor Dorian ha fatto regali per tutti! Aaaaadunataaa!!» Urla Kelso con tutto il fiato che ha in gola, suonando quella che è a più grossa campana che tu abbia mai visto.
Starebbe molto bene in camera tua. Potresti usarla per parlare con Turk tramite alfabeto morse quando Carla non gli permette di telefonarti.
Poi la terra inizia a tremare, e capisci di essere perduto.
Il personale al completo del Sacro Cuore corre verso di te come una mandria impazzita.
Scappa, JD! Oh no, sono troppo veloci… stanno per raggiungerti… presto, sali su quell’albero!
Fiuuu sei salvo.
«Coso, che ci fai in piedi sul bancone delle infermiere?»
Il tuo migliore amico ti sta guardando dal basso, con lo stesso sguardo che si riserva ai malati di mente.
«Bhé,» cominci, senza avere la più pallida idea di dove andare a parare «visto che ormai siete tutti qui, ho pensato di fare un annuncio.»
Sì, bella mossa!
«E sarebbe?»
Questo invece è il dottor Cox, simpatico come sempre.
Intanto sei sceso: Laverne sa essere veramente convincente, a volte. Specie se ti fissa in cagnesco.
«Allora, come vi ha già accennato il dottor Kelso,» e qui lo indichi con una smorfia che vorrebbe essere di accusa «ho portato dei regalini per tutti voi. Cose da poco, naturalmente, solo un pensiero di gioia in questa magnifica festa…»
«Arriva al dunque, pivello: ho un paziente che muore dalla voglia di rivedermi.»
Mio Dio ma quanto è antipatico oggi!
Bene, ti prende in giro? E tu lo lasci per ultimo.
Tanto non è possibile che abbia lasciato un paziente grave senza il suo medico… vero?
«Come dicevo prima che Perry» sottolinei il soprannome vagamente compiaciuto: ora che sei di ruolo puoi dargli del tu… ancora non ti sembra vero! «mi interrompesse, ci sono doni per tutti.»
E inizi a frugare nel sacco, rischiando peraltro di caderci dentro.
Ne esci con un po’ di pacchetti tra le mani e inizi a distribuirli, beandoti delle loro espressioni compiaciute: eh sì, sei un drago a scegliere regali!
Un tovagliolo personalizzato per il dottor Kelso, con sopra l’immagine di un muffin che sorride.
«Ha pure gli occhietti! Che carino, viene voglia di mangiarlo… basta, a me il mio premio!» E se ne va a passo spedito verso la caffetteria.
Un orsetto di cioccolata bianca per Turk.
«Coso, è fantastico!»
«Lo so!» Ribatti, tirando fuori dalla tasca il tuo, di cioccolato fondente.
Una scatola di gelato all’amarena per Carla.
«Volevo prenderti la Spagnola, ma era finita.» Le dici, scusandoti.
«Va bene lo stesso, Bambi. Grazie, sei un tesoro!»
Una scatola di lassativi per Elliot.
«So quanto ci tieni alla tua linea, e con queste feste…»
«O mio Dio! JD, è meraviglioso!» Esclama lei con un risolino acuto.
Continui a fare il befano, distribuendo pacchi e sorrisi a tutti.
«Certo, regali per tutti.» Commenta acida una voce a te nota. «A me però non hai pensato, eh? Certo, d’altra parte sono solo un povero inserviente, che pulisce tutti i giorni la vostra sozzura e che non merita nemmeno un briciolo di…»
«Guarda che ce n’è uno anche per te.» Lo interrompi, porgendogli una calza decorata.
In effetti a lui hai fatto il dono più classico.
L’inserviente blocca la sua filippica, iniziando invece a singhiozzare, (finto) commosso.
Quando però vede cosa c’è dentro, la sua espressione cambia drasticamente.
«E questo cos’è?»
«È carbone.»
«Ah, quindi, siccome sono un semplice inserviente, non merito caramelle, ma schifezze.»
«No, non hai capito. Il carbone si dà a chi nello scorso anno è stato cattivo.»
«Oh, ora è tutto chiaro: siccome sono un semplice inserviente non posso aver fatto niente di buono nello scorso anno.»
Non ti spiegherai mai come quell’uomo riesca a rigirare tutte le tue frasi a suo tornaconto.
«No!» Lo contraddici di nuovo, poi aggiungi velocemente, prima che possa interromperti. «In realtà è un dolce anche questo: fuori c’è lo sporco, ma dentro c’è lo zucchero. E l’ho scelto perché spero che anche tu, sotto tutta l’antipatia che mi dimostri, sia un uomo buono e gentile…»
Lui non dice niente, sembra senza parole. E questo è sempre un buon segno.
Così, stupidamente speranzoso, quando lo vedi avvicinarsi distendi il braccio per quella che potrebbe essere la stretta di mano del secolo.
In effetti lui accetta quella mano. O meglio, la manica che la ricopre.
Ci strofina il carbone per ripulirlo dal nero, poi gli dà un piccolo morso.
«Hai ragione, è proprio buono.» Dice. Poi prende la sua scopa e se ne va a oziare da un’altra parte.
Rimani per un po’ inebetito a fissare la macchia sulla maglietta che avevi lavato soltanto ieri sera, dopo aver giocato con Turk alla guerra dei sottaceti.
La fissi fino a quando non vedi con la coda dell’occhio il dottor Cox fare una smorfia e allontanarsi.
Cavolo!
«Perry!» Lo chiami. Inutile, non si gira. «Dottor Cox!» Ancora niente.
Sospiri piano e tenti l’ultima carta.
«Grande capo!»
«Sì, chiamavi?»
«Hai dimenticato il tuo regalo.» Gli dici mentre lo raggiungi (sai che non muoverebbe neanche un singolo passo verso di te).
«Bhé, Charlotte, non so come dirtelo… ma vedi, la mia ragazza è troppo, troppo gelosa della nostra amicizia, e quindi non posso proprio accettare qualcosa fatto con le tue manine d’oro. Sì, lo so, è una cosa crudele… ma ti prometto che proverò a parlarle, ok?»
«Sono sicuro che ti piacerà.» Riprendi, ignorando il consueto monologo coxiano. «Fai almeno lo sforzo di aprirlo!» Insisti, porgendogli una spessa busta rossa.
La lacera con stizza, lanciandoti quelle occhiate di disgusto che ormai hai imparato a interpretare come i grazie che non ha il coraggio di dirti.
Estrae i cartoncini di malagrazia e lo vedi articolare sottovoce la parola STOP.
«Sono dei buoni anti-me.» Rispondi alla sua domanda inespressa.
Del resto ormai voi due vi capite al volo.
«Quando io mi avvicinerò per parlarti ti basterà darmi uno di quei cartoncini per farmi sparire all’istante.»
Lui osserva con nuovo interesse il tuo regalo.
«Sono solo cinque.» Ti dice, deluso.
Bhé, cinque in più di quelli che avresti voluto concedergli.
«Cerca di accontentarti, è stato un grande sforzo scriverli.» Lo dici con un sorriso, ma sapete entrambi che sei estremamente serio.
«Che ne dici, me lo merito un abbraccio?» Chiedi, un po’ per smorzare la tensione, un po’ perché, come ti piace tanto ripetere, tentar non nuoce.
Vedi quello che potrebbe essere un accenno di sorriso stendersi tra la barba non fatta, così ti avvicini a braccia aperte.
Ancora un po’.
Ormai lo stai quasi sfiorando…
Questo è un sogno che si avvera!
«Ahi!» Esclami, ritirandoti e portandoti una mano alla fronte. Ma che diavolo…
Stacchi quel pezzetto di carta che il tuo mentore ti ha gentilmente appiccicato addosso e lo guardi.
È uno dei cartoncini anti-te.
Sospiri rassegnato, e fai per andartene.
Hai fatto solo pochi passi che lui ti richiama.
«Ehi, pivello! Aspetta.» Ti dice, e tu credi di essere andato in paradiso: ma allora non è senza cuore come ti vuol far credere! Gli importa davvero di te! Oh, che gioia!
«Che c’è?» Domandi, cercando di fare il sostenuto.
E se tu evitassi di sorridere come un ebete forse qualcuno potrebbe anche cascarci.
Forse.
«Questa… era una prova, vero?» Ti chiede speranzoso, indicando il foglietto che ancora tieni tra le dita.
Come? Ma NO! No, no, no e poi…
«Certo.» Concedi, restituendoglielo.
«Grazie.» Borbotta mentre se lo riprende, prima di voltarti le spalle e andarsene.
E, mentre torni dai tuoi amici, pensi che faresti davvero di tutto per fare un piacere a quell’uomo.
Anche stargli fuori dai piedi per un po’.
   
 
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