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Autore: wari    07/01/2010    5 recensioni
Doveva essere stato più o meno lo stesso pensiero di Orochimaru che, molto preso dal suo naso gocciolante, non aveva alcuna voglia di essere costantemente tallonato da un adolescente avido di tecniche ninja.
E così erano partiti, lui e Kabuto, per un'inutile gita – Sasuke non aveva trovato altro modo per definirla – che consisteva semplicemente nell' andare per foreste in cerca di funghi interessanti.
[Niente da fare, per ora questa roba è tragicamente incompiuta: chiedo sinceramente scusa a tutti coloro che la seguivano. Spero prima o poi di riprenderla in mano, ma per ora non se ne fa niente]
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kabuto Yakushi, Kisame Hoshigaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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quanto è piccolo il mondo2 Ah ehm. Rieccomi qua. Ve ne sarete accorti: questa roba dalla trama labile e fallace non ha senso. Tra l'altro viene scritta a braccio. Di notte. Speriamo bene...



Il piede gli faceva un male cane.
Certo, pure quei due... Itachi e Kisame, gli stacanovisti.
Deidara era abituato diversamente.
Quando faceva coppia con Sasori o le pause non si facevano affatto, perché il marionettista era impaziente di arrivare, o si facevano presto, perché era impaziente di fermarsi.
E invece no!
Il pesce ed il cieco – non era stupido, se n'era accorto che Itachi metteva a fuoco a stento i suoi stessi piedi – si fermavano a notte inoltrata, col buio e senza cena. E come se non bastasse era pure inciampato e la legna che aveva raccolto pazientemente, litigando tra l'altro con un tasso rissoso ed evitando l'ortica per un soffio, gli era crollata sull'alluce. Facendo un rumore non indifferente, oltretutto.
Sospirò, rialzandosi a fatica.
« Deidara. »
Il biondo si voltò, riluttante; era ancora molto preso dalle condizioni del suo dito.
« Kisame... Dammi una mano. » borbottò, riconoscendo il compagno.
Kisame sospirò nel buio e si avvicinò per raccogliere la legna, lamentandosi della sua dabbenaggine.
Lui stava giusto per ribattere, sostenendo la solita tesi del suo essere incompreso in quanto artista, quando Kisame lo zittì.
« Hai sentito? »
Deidara gli rivolse un'occhiata interrogativa e anche un po' infastidita:  probabilmente lo spadaccino aveva solo trovato un modo poco fantasioso per sedare sul nascere l'autocelebrazione del suo genio.
Poi però un secondo fruscio catturò anche la sua attenzione mentre, al suo fianco, un sorriso poco rassicurante illuminava i denti acuminati del suo compagno.
« C'è qualcuno, qui. » soffiò Kisame,divertito. Gli occhi da squalo scrutavano tra le fronde.
Deidara si abbandonò all'ennesimo sospiro: stava morendo di fame e l'alluce gli faceva male, proprio non aveva voglia di dedicarsi ad un combattimento, ora.
« Senti, Kisame. Sistemalo tu, vuoi? »
« Non chiedevo di meglio. »
E con una sola, possente sferzata sradicò mezza dozzina di arbusti, due alberi ed alzò un gran polverone, facendo starnutire Deidara.
« Forse era meglio se facevo esplodere tutto... Almeno sarebbe stato esteticamente gradevole. »
Ma Kisame lo ignorò, puntando già lo sguardo nel punto in cui, poco lontano, la polvere si diradava rivelando un'ombra scura.


Paranoico. Lui.
Roba da matti.
La sua era prudenza. Prudenza ed accortezza.
Due qualità che, insieme ad un' intelligenza notevole ad un pizzico di furbizia, gli avevano salvato la vita infinite volte.
Essere definito “paranoico” da un ragazzino insopportabile, viziato e presuntuoso era per Kabuto  estremamente offensivo.
Perso in questo rancoroso rimuginio quasi dimenticò di far caso al percorso e, avvicinatosi alla fonte del rumore che l'aveva allarmato, mise un piede in fallo, facendo frusciare malamente il fogliame del sottobosco.
Si immobilizzò, tendendo l'orecchio.
Due voci,  una più acuta, l'altra roca e minacciosa, denotavano la presenza di almeno due persone a poco più di dieci metri da lui.
Kabuto deglutì, aguzzando la vista. Con la luce della luna era impossibile non riconoscere quelle divise: l'Akatsuki.
Sobbalzò, provocando suo malgrado un altro lievissimo fruscio, che alle sue orecchie risuonò come un ruggito.
E, anche in questa occasione, Kabuto riuscì in qualche modo ad affibbiare tutta a colpa a Sasuke.
Dopotutto, se non fosse stato per le continue frecciatine e lo stato di tensione nervosa che la sua sola presenza gli procurava, non sarebbe certo incappato in mancanze così grossolane ed avrebbe affrontato la situazione con la freddezza di cui si era sempre intimamente vantato.
Invece sussultò, smuovendo una felce.
Una stupida, stupidissima felce che venne spazzata via insieme al resto della flora nel raggio di cinque metri, dal pazzo armato di spada gigante, che attaccò senza alcun preavviso se non una cortese richiesta da parte dell'altro che fosse lui ad occuparsi della cosa.
Ormai scoperto, Kabuto non ebbe fisicamente il tempo di voltarsi e scappare – come la sua parte razionale gli stava urlando di fare – e fu costretto a rimanere lì, coi piedi piantati al suolo in attesa che la polvere smettesse di oscurargli la visuale.
« E tu chi accidenti saresti? » gli ringhiò contro quello più alto, quando riuscì a scorgerlo per intero.
Kabuto non stette a contrattare su inezie quali la buona educazione e preferì piuttosto dar corda all'esaltato, mentre il suo cervello si prendeva il tempo necessario per analizzare la situazione.
Sentì confusamente la propria voce che dava una vaga spiegazione riguardo la sua presenza in quella foresta e, in quel momento, ricordò finalmente con esattezza chi di preciso fosse quell'individuo con le branchie: Kisame Hoshigaki.
Ora, il fatto che appartenesse ad Akatsuki era già di per sé allarmante. Ma ciò che lo rendeva più pericoloso era il fatto che lui – proprio lui – era il partner di Itachi Uchiha.
Lo stesso Itachi Uchiha su cui Sasuke, prezioso futuro contenitore del maestro Orochimaru, aveva la fastidiosa abitudine di far convergere odio imperituro e masochistici propositi di vendetta.
Immaginò un possibile scontro tra i due solo per concludere che, in tutte le possibili varianti – comprese quelle che vedevano Itachi cieco, zoppo e legato ad un albero – Sasuke avrebbe ottenuto unicamente di farsi ammazzare.
E, morto lui, Kabuto sarebbe diventato l'antistress di un Orochimaru frustrato e furibondo. Sempre che fosse sopravvissuto, certo.
« Ehi, signor “per caso passavo di qui”, non mi hai risposto. » il pesce blu lo scrutava, sospettoso.
Dopo una rapida analisi, Kabuto arrivò ad una risoluzione.  Se dei membri di Akatsuki erano lì, presumibilmente avevano qualche incarico da svolgere. E, sempre molto preumbilmente, non avevano voglia di perdere tempo con tragedie familiari di scarsa rilevanza.
Giunse quindi alla conclusione che la verità, per una volta, avrebbe persino  potuto fargli comodo.
« Mi chiamo Kabuto Yakushi. » disse, sorvolando deliberatamente sui suoi legami con Orochimaru. « E qui con me c'è anche Sasuke Uchiha. »


Kisame si riteneva una persona discreta.
Ok. Forse “discreta” era un tantino esagerato, anche se senza dubbio era più discreto di Deidara.
Però non era inopportuno. Faceva domande solo se necessarie ai suoi scopi e si guardava bene dall'impicciarsi dei fatti altrui. Specie se l'altro era Itachi, dal quale non era mai riuscito a cavare più di un monosillabo, a meno che il dialogo  non fosse strettamente legato a missioni ed informazioni utili all'organizzazione.
Un po' deprimente, sì, ma Kisame non era entrato nell'Akatsuki per socializzare, né in effetti si riteneva tipo da chiacchiere da bar.
Si era quindi rassegnato a non capire quasi nulla di ciò che frullava nella testa del suo compare, limitandosi a fare affidamento su alcuni segnali che potevano eventualmente aiutarlo a comprendere alcune delle reazioni più istintive di Itachi. Ed ora, con la prospettiva di un probabile scontro tra un Itachi quasi cieco ed il suo agguerrito fratello minore assetato di vendetta – e Kisame, sebbene la faccenda gli fosse del tutto indifferente, da estraneo non poteva evitare di pensare che, dopotutto, il ragazzo aveva molta della ragione dalla sua parte – non se la sentì proprio di lasciare che le cose seguissero il loro corso, lavandosene le mani; perché non poteva lavarsene le mani: l'ultima volta che Itachi aveva incontrato suo fratello, era poi rimasto nevrotico per tre settimane. Tre settimane in cui Kisame aveva sperimentato centinaia di minacce di morte alla sua persona ed occhiate spaventosamente truci ogni volta che si azzardava a parlare. O semplicemente a respirare poco più rumorosamente.
Un incubo.
« Davvero? Il fratello di Itachi?! Quello che lui non ha ammazzato? Posso vederlo?! »
Deidara avrebbe dovuto imparare a stare zitto. Lo fulminò con un'occhiataccia, rammaricandosi che i suoi sguardi non avessero lo stesso impatto di quelli di Itachi; l'Uchiha, anche senza usare lo sharingan, era capace di tramortire in egual modo belve feroci ed umani troppo invadenti. E lui non aveva alcuna intenzione di sperientare nuovamente i suoi sguardi; non se poteva evitarlo. 
Kabuto Yakushi... Il nome gli diceva qualcosa. Probabilmente l'aveva sentito da Sasori ma, poiché la sua politica era “se non te lo ricordi, significa che non è importante”, decise di lasciar perdere e pensare a preservare la sua serenità.
« Facciamo finta di niente. » disse allora lo spadaccino, deciso, mentre un lieve sorriso soddisfatto compariva anche sul volto di Kabuto che evidentemente – anche se per ragioni diverse – condivideva il suo stesso interesse nell'evitare una sanguinosa riunione di famiglia.
« Ottimo. » confermò infatti, compiaciuto.
Kisame zittì Deidara con una manata e si sistemò la spada in spalla, ben determinato a voltarsi, recuperare Itachi ed uscire da quella foresta.
Peccato che, evidentemente, il suddetto non fosse del medesimo parere.


Ad Itachi non piaceva aspettare.
O meglio, non gli piaceva aspettare senza una valida ragione che giustificasse l'attesa. E sicuramente raccogliere della legna e trovare Deidara non erano valide ragioni. Decise quindi che era arrivato i momento di andare a cercare i suoi compagni - non era certo se fosse per ammazzarli o semplicemente per proporre di proseguire il cammino – e così si alzò, strizzando gli occhi nel buio.
Stava giusto tastando il terreno per evitare di inciampare quando, a diversi metri da lui, un frastuono di alberi sradicati lo convinse che forse era il caso di aumentare il passo.
Da ciò che poteva dedurre, Kisame aveva iniziato a sbandierare la spada senza controllo; era attualmente il suo hobby preferito, dunque fin qui niente di anormale. Però, il fatto che non si sentissero esplosioni di risposta gli faceva presumere che  non stesse litigando con Deidara e questo poteva significare solo due cose: o Kisame era stupido – ma questo lo sapeva già – o era comparso qualcosa di vagamente simile ad un avversario e, in questo caso, col rumoroso spadaccino ed il distruttivo Deidara a piede libero, era più prudente che fosse lui, ad occuparsi della faccenda. O quantomeno che fosse nei paraggi per evitare che perdessero tempo.
« Itachi! »
L' esclamazione di quell'ombra che presumeva essere Deidara lo insospettì.
Accogliere qualcuno che si è lasciato meno di venti minuti prima come se fosse il personaggio chiave di un romanzo non era giustificabile neanche per una persona notoriamente passionale come l'artista. Ed il sussurro di Kisame borbottato a mezza voce seguito da un saluto impacciato, non fece che aumentare i suoi sospetti.
« Che succede qui? » chiese, senza enfasi. Distinse quasi chiaramente Kisame che colpiva Deidara con una gomitata e l'altro che si piegava in due alle sue spalle mormorando un insulto poco gentile.
« Nulla Itachi. L'idiota si era perso. »
La candida risposta di Kisame, confermata da un riottoso Deidara, non lo convinse affatto.
« Ed è un buon motivo per potare un quarto di foresta? » la domanda retorica si perse nella risata nervosa di Kisame. Anche se Itachi avrebbe dovuto ringraziarlo: l'assenza di alberi e liane aveva agevolato notevolmente il suo cammino; in alternativa si sarebbe probabilmente scontrato con diversi tronchi.
Dato che gli altri parevano essersi zittiti, non indagò oltre, anche se si curò di trafiggere Deidara con lo sguardo – pregando che quello fosse proprio Deidara e non un arbusto. In verità aveva la netta sensazione che il buio non fosse così buio come appariva ai suoi occhi.
Sospirò. Quando era arrivato, per una frazione di secondo, gli era parso proprio   qualcuno dileguarsi tra gli alberi, ma forse si era semplicemente sbagliato. Del resto, quale che fosse la verità, al momento era poco interessato alle elucubrazioni di due dementi; si decise ad accantonare la faccenda e, stringendosi brevemente nelle spalle, li precedette, nel buio.



*angolo delle risposte*
Innanzitutto, un grazie generale per aver sprecato il vostro tempo con me xD

Elos: vedi a che serve leggere l'enciclopedia medica in bagno? Ora, oltre a ben due modi per eseguire un'appendicectomia, so un mucchio di cose che Kabuto potrebbe voler fare al caro, piccolo Uchiha. Comunque, si accettano proposte^^ (la lobotomia è già prenotata.)
Sunako e Sehara: eheh, come ho detto, scrivo praticamente a braccio. Si incontreranno? Chissà! Ma di certo non sarà drammatico: voi dite che il genere comico mi viene bene (grazie xD), ma il punto è che non so scrivere altro. Una volta ci provai. Era una notte buia e tempestosa e, dopo due pagine di relativa drammaticità (leggete “piattume”), Itachi e Kisame avevano (contro la mia volontà) intrapreso un dialogo che mi stava facendo ridere da sola. Sì, il mio è un grave caso di demenza patologica u_u.
QuasiDi... Ehm, KonataChan: non penso che Itachi possa farcela, Ko. A freddarti, intendo (sei fastidiosamente Immortale, ricordi?). In effetti, più che dei quattro psicotici, mi preoccuperei delle Sasuke- fangirls assatanate. Ecco, loro potrebbero riuscirci (hanno poteri inimmaginabili). A presto, sempre che i miei orari da vampiro si sincronizzino con i tuoi.
Ele8993: Dio?! (triplo infarto +_+) Ciò mi lusinga molto, direi. Potrei anche montarmi la testa. E decidere di conquistare il mondo... Ok, la pianto. Comunque, grazie di cuore^^
Quistis18: Itachi fa tutto da solo, davvero. Sarà per questo che mi piace? Mi risparmia la fatica (me immensamente pigra u_u)... Grazie per i complimenti e per aver eroicamente sacrificato neuroni leggendo la mia roba *commossa*
Agg96: continuerà, non c'è pericolo (o dovrei dire speranza? O.o) che mi fermi. Sono pericolosamente recidiva.

Ah, ho appena compreso come si usa l'account (sì, ridete. Non sono capace a far niente, con 'sto trabiccolo -_-) e ho dunque scoperto il concetto di “preferiti” e “seguite”.
Questo era per ringraziare anche Targul, Chibilory e Mangaka94, che hanno inserito 'sta boiata tra le seguite e Sakuchan_94, Kabuto_Chan e Ainsel (la mia autrice prediletta! *commossa*), che l'hanno addirittura ficcata tra i preferiti O_O.




  
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