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Autore: Maharet    09/01/2010    12 recensioni
La mia versione della famosa telefonata che interrompe il bacio di Bella e Jacob in New Moon. Cosa sarebbe successo se Bella fosse riuscita a farsi passare Edward? - corretti un paio di errori minori e uno imperdonabile nel titolo (avevo invertito i nomi)-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: questa storia è dedicata a Lupacchiotta89, non solo perchè, come me, adora Jacob, ma anche e soprattutto per la meravigliosa recensione che ha lasciato meno di un mese fa sulla mia ultima storia (Gli Sterminatori di Demoni), purtroppo interrotta da più di un anno. Sapere che qualcuno attende ancora di leggerne il finale mi ha commossa oltre ogni dire. La storia purtroppo è tutt'ora incompiuta, ma dopo un lunghissimo blocco sto trovando l'ispirazione per continuarla. Non posso garantire che riuscirò a finirla in tempi brevi, ma spero di pubblicare presto qualche nuovo capitolo.

Con gli occhi fissi nei miei, Jacob avvicinò il viso. E io ero ancora assolutamente indecisa.

Il trillo acuto del telefono ci fece sobbalzare entrambi, ma Jacob non perse lucidità. Senza togliere una mano dal mio viso, allungò l'altra per afferrare la cornetta. Gli occhi scuri non mollavano i miei. Ero troppo stordita persino per reagire e approfittare della situazione.

Casa Swan”, disse Jacob con la sua voce rauca, cupa e intensa. (Stephenie Mayer, New Moon)


Vidi la sua espressione cambiare all'improvviso. Se la sua pelle non fosse stata così scura probabilmente sarebbe sbiancato, ma forse era solo un'impressione dettata da quello che vidi nei suoi occhi. Mentre la sua mano calda scivolava lentamente via dalla mia guancia i suoi occhi meravigliosi si velarono di dolore. Sentì un freddo improvviso che dal punto in cui aveva sollevato le dita scese ad avvolgermi il cuore. Conoscevo quell'espressione, era la stessa che per mesi avevo visto ogni mattina guardandomi allo specchio. Era disperazione.


Gli strappai la cornetta dalla mano quasi inerte. Mi stupii di quanto fosse stato facile. Era come se avesse rinunciato a trattenerla, rinunciato a fare qualsiasi cosa che non fosse fissarmi con un vuoto incolmabile dipinto a chiare lettere su quel volto che mi era tanto caro. Accostai la cornetta all'orecchio, mentre il gelo strisciava lentamente a riempire ogni fibra del mio essere.


“Sono Bella, chi parla?”


La persona all'altro capo del filo trattenne il fiato. Restammo in silenzio entrambi, mentre una specie di consapevolezza iniziava a farsi strada dentro di me. Non poteva essere lui. Non poteva essere...


“Sono io...”


La sua voce, che ero convinta di non sentire mai più, aveva un tono stupito, come se non si aspettasse di parlare con me. Eppure aveva chiamato a casa mia no? Sollevai nuovamente lo sguardo sul ragazzo al mio fianco.


“Edward?”


Sentì, prima ancora di vedere, il corpo di Jacob irrigidirsi, come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco. Chiuse gli occhi per un istante, e quando li riaprì sentii di non essere in grado di sopportare quello sguardo. Mi si mozzò il respiro mentre mi fissava come se volesse imprimersi la mia immagine nella mente. Era convinto che non mi avrebbe vista mai più.


“Sì”


Jacob alzò nuovamente la mano a sfiorarmi il viso con una carezza tenera, che istantaneamente mi riempì gli occhi di lacrime. Capii il significato di quel gesto forse prima ancora che se ne rendesse conto lui stesso. Mi stava dicendo addio.

E allora successe qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Il dolore per la perdita di Edward, la voragine che Jacob era riuscito in parte a riempire, ma che non si era mai chiusa del tutto, venne spazzata via. Sentii la rabbia salire come una marea bollente a riempire il mio cuore e la mia mente.

Mesi. Per mesi mi ero trascinata in giro come un'automa, in una patetica imitazione di vita, sperando che quel dannato telefono squillasse. Dov'era lui allora? Perché doveva chiamare proprio ora, distruggendo in un attimo Jacob e tutto quello che eravamo riusciti a costruire con tanta fatica?

Afferrai il braccio di Jacob nell'istante in cui si voltava per scappare via da me.


“Cosa vuoi?”


Gli avevo conficcato le unghie nel braccio senza nemmeno accorgermene, e qualche goccia di sangue vermiglio aveva macchiato la mia pelle chiara. Ma fu il mio tono, credo, a immobilizzarlo.

Si voltò verso di me, confuso. La mia voce era dura, fredda, come non avrei mai pensato potesse diventare. Ero letteralmente furiosa. Furiosa con lui, che mi aveva abbandonata e ora, quando finalmente mi ero convinta di poter di nuovo essere felice, tornava come se niente fosse a rovinare tutto. Furiosa con me stessa, perché gli avevo permesso di ridurmi in quello stato, e continuavo a ferire l'unico ragazzo che avrebbe dato anche la vita solo per starmi accanto.


“Mi ha chiamato Rose. Ha detto che Alice ti ha visto lanciarti da una scogliera. Credevo che fossi morta...”


Mentre la sua voce si rompeva sull'ultima frase, come se avesse trattenuto un singhiozzo, la rabbia si trasformò improvvisamente in stanchezza. A cosa era servita quella crudele separazione, se ancora tremava al pensiero che io morissi? Avevo sofferto come un cane per un numero di giorni che sembrava infinito, e per altrettante notti mi ero svegliata urlando, il cuore lacerato e calpestato oltre ogni immaginazione. Perché? Perché lui aveva deciso che era la cosa migliore per me. Come se fossi una bambinetta incapace di capire cos'era meglio per lei. E capii solo in quel momento quanto aveva ragione.


“Non sono morta”


Jacob continuava a fissarmi, negli occhi un'espressione sempre più incredula. Come biasimarlo? Io stessa non mi capacitavo di quello che stavo facendo. Era come se guardassi dall'esterno il mio corpo, abitato da una parte di me di cui non avevo mai sospettato l'esistenza. La parte di me che odiava Edward per quello che mi aveva fatto, e odiava se stessa per averglielo permesso. La parte di me che reclamava un'altra possibilità, ma non con Edward. La parte di me che aveva finalmente capito di non poter vivere senza il suo Sole.


“Bella io...”


“Edward, è inutile. Mi hai detto che avrei dovuto costruirmi una nuova vita, ed è quello che sto cercando di fare. Non è facile, anche senza che arrivi una tua telefonata improvvisa a rischiare di buttare tutto all'aria. Quindi, se davvero ci tieni a me, continua a fare quello che hai fatto negli ultimi mesi. Lasciami in pace!”


Non potevo crederci. L'avevo fatto. Lui mi aveva lasciata da mesi, ma io mi ero aggrappata ai ricordi per non staccarmi da lui. Ora, finalmente, avevo trovato la forza di lasciarlo andare. Non potevo guardare Jacob negli occhi, non in quel momento.


“Quindi è un' addio?”


“E' l'addio che non sono riuscita a darti quella sera nella radura, Edward. Hai scelto per tutti e due, allora. Non so dirti se fosse la scelta giusta o meno, davvero non lo so. Ma l'hai fatta, e ora non possiamo più tornare indietro.”


Un sospiro, e poi quella frase, che il mio subconscio di drogata aveva generato prima ancora che uscisse davvero dalle sue labbra:


“Sii felice, Bella...”


“Anche tu...”


Ero sincera. Non gli auguravo alcun male. Mentre appoggiavo la cornetta mi resi conto quasi con stupore che le mie dita stringevano ancora il braccio di Jacob. Le mie deboli forze di umana non avrebbero potuto trattenerlo. Era stato lui a non muoversi di un millimetro durante quella breve conversazione. Avevo paura di quello che avrei letto nei suoi occhi, mentre con uno sforzo immane sollevai lo sguardo su di lui.


Mi fissava, semplicemente, con la testa leggermente piegata da un lato. Non capiva, glielo leggevo in faccia. Sarebbe stato sicuramente meno stupito se un cane gli avesse parlato in francese. Capii solo in quel momento che tutta la sicurezza che ostentava era solo una facciata. In cuor suo, era convinto che avrei sempre scelto Edward, e non riusciva a capacitarsi di come stavano andando le cose. Come biasimarlo? Io stessa ero sconvolta. Mentre lentamente riprendevo pieno possesso del mio corpo e della mia mente, la tensione provocata da tutte quelle emozioni ebbe la meglio, e portandomi entrambe le mani al viso scoppiai a piangere.


Fu un pianto liberatore. Jacob allungò una mano, incerto, poi mi attirò sul suo petto e rimase a cullarmi dolcemente mentre piangevo tutte le mie lacrime. Per la prima volta, non mi sentii in colpa. Non stavo piangendo per un' altro. Piangevo per me stessa, per quello che era stato e per quello che avevo rischiato di distruggere prima ancora che nascesse. Piansi finché non sentii tutto il veleno che mi aveva paralizzata in quei lunghi mesi di agonia scorrere via insieme alle lacrime, bagnando la maglietta leggera di Jacob ed asciugandosi quasi istantaneamente a contatto con la sua pelle bollente.


Quando i singhiozzi si placarono rimasi rannicchiata tra le braccia di Jacob, che mi stringevano con delicatezza, come se avesse paura di farmi male. Sorrisi a quel pensiero. Anche Edward aveva avuto la stessa paura. Ma Jacob non mi avrebbe abbandonata per questo. Mi strinsi a lui più forte, circondandogli la vita con le braccia.


“Bella...”


Potevo sentire la vibrazione delle sue parole contro il mio orecchio, mischiate al battito accellerato del suo cuore. Risposi senza sollevare il viso dal suo petto.


“Sì?”


Mi posò un bacio leggero sui capelli, mentre una mano mi sollevava gentilmente il viso. Mi ritrovai a guardarlo dal sotto in su.


“Sei davvero sicura di quello che hai fatto? Io credevo...”


Mi sollevai lentamente in punta di piedi, aggrappandomi alle sue spalle larghe, e gli posai un bacio leggero sulle labbra. Sentii la sorpresa attraversarlo come un brivido, ma fu solo un istante. Le sue labbra risposero al bacio prima ancora che il loro proprietario si rendesse conto di quello che stavano facendo. Fu un bacio dolce, tenero, eppure incredibilmente saturo di passione. In esso era contenuto tutto ciò che eravamo stati, e tutto ciò che saremmo diventati insieme. Mi staccai per prima e appoggiai la guancia nell'incavo tra la spalla e il collo, appena sopra la clavicola, mentre le sue braccia mi sollevavano da terra stringendomi al suo corpo.


“Nessuno ha mai pensato che tu fossi un genio Jake...”


E finalmente rise, la risata piena e contagiosa che tanto amavo, e che non sentivo da troppo tempo. Mi fece piroettare tra le sue braccia finché non implorai pietà, poi mi strinse nuovamente. Più forte, stavolta. L'incertezza, la paura, erano un ricordo lontano. Non eravamo più un licantropo e un' aspirante vampira. Eravamo finalmente ciò che avremmo dovuto essere fin dall'inizio. Jacob e Bella. Semplicemente.


   
 
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