Tenere fuori dalla portata dei
bambini, non somministrare al di sotto dei sei anni, prima della lettura
consultare un medico.
“se qualcosa
può andar male, con il mio
aiuto lo farà”
2. Di band sbandate, bassisti mancanti e idee sospette
«
Charlie, sei certa che l’indirizzo sia giusto? ».
Chris ed
io ci guardiamo attorno, davanti a noi solo anonime villette bianche che si
estendono a perdita d’occhio, con aiuole tutte uguali e la stessa
identica macchina familiare parcheggiata di fronte al garage. Probabilmente non
è affatto così, ma è come l’effetto di
un’illusione ottica: sconcertante.
«
Err… » non so che dire, ammetto che questo posto lascia perplessa anche
me. « Penso di sì » rispondo, controllando nuovamente sul
volantino che stringo in mano.
«
Con tutto il rispetto per chi abita qui, ma non mi sembra il luogo più
adatto dove fare casting per un gruppo rock » mi fa notare Chris.
« Un
grande musicista può nascondersi anche nella massaia grassottella della
porta accanto » le ricordo io, piena di saggezza. « Ora aiutami a
cercare il numero ventitré ».
Camminiamo
lungo il marciapiede per qualche minuto ed ad ogni passo ho la terribile
sensazione che, se solo mi voltassi, non riuscirei più a riconoscere la
strada di casa. Mi sento come se mi trovassi in un incubo a metà tra le
visioni di un agente immobiliare sotto acidi e Alice nel paese delle
meraviglie… mette i brividi, lo giuro.
«
Sul lato destro si trovano i numeri pari, ventitré è dispari
quindi… beh, sarà sul lato sinistro, no? »
ragiono.
«
Charlie, le tue abilità matematiche migliorano giorno dopo giorno! » commenta Chris affiancandomi e raggiungendo insieme
a me l’altro capo della strada.
«
Ah, mi sembra ieri quando non sapevo nemmeno la tabellina dell’otto
» aggiungo con aria trasognata, ricordando i bei vecchi tempi.
Christine
alza un sopracciglio e mi guarda.
«
Perché era ieri. E comunque
odio contraddirti » aggiunge pacata. « Ma
la tabellina dell’otto non la sai nemmeno ora ».
«Ah ha, molto divertente » rispondo
sarcastica, continuando a controllare i numeri civici delle abitazioni. « Dai mettimi alla prova. Chiedimi quando fa…
non so… sette per otto! ».
«
Sei certa di arrivare a tanto? » sghignazza lei,
mettendomi un braccio attorno alle spalle. « Charlie
cara, sei la mia sorellina preferita, non potrei mai metterti in
difficoltà chiedendoti certe cose ».
Mi volto
dalla parte opposta con aria offesa ed ecco che, come un miraggio, davanti ai
miei occhi appare l’agognata visione.
Le cifre
due e tre in ferro battuto che fanno capolino sulla porta dipinta di bianco
sembrano quasi salutarmi e dire “Bravissima Charlie,
sei riuscita ad arrivare fino a qui senza perderti! Sei un
mito!”.
«
Oh, no, voi siete troppo buone » rispondo io, rivolgendomi a loro.
Mia
sorella si guarda attorno stranita, poi torna a posare il suo sguardo su di me.
«
Con chi stai parlando? » mi chiede, visibilmente
spaventata da ciò che potrei rispondere.
«
Con le cifre due e tre » rispondo sbrigativa. « Mi hanno appena
fatto i complimenti per essere arrivata qui sana e
salva ».
Chris
annuisce, ancora poco convinta.
« O...ok ».
«
Bene! » esclamo levando un pugno al cielo con
fare teatrale. « Ora facciamoci forza e suoniamo questo benedetto
campanello ».
Appena lo
schiaccio, il suddetto emette un rumore talmente stridulo da far venire la
pelle d’oca. Mi aggrappo alla maglia di Christine, imponendomi calma e
sangue freddo: non posso fuggire proprio ora.
E se hanno
già trovato un batterista migliore di me?
E se sono
troppo bassa per entrare in una band?
E se hanno
dei problemi perché sono una ragazza?
E
se…
La porta
si apre lentamente ma inesorabilmente, per una manciata di secondi che mi
sembrano secoli. Poi, all’improvviso, una figura misteriosa appare sulla
soglia.
Altezza
sotto la media, corporatura robusta, capelli ricci, abiti… grembiule da
cucina?
Per le
mutande di mia sorella, questa è veramente una massaia grassottella. La
mia prospettiva di una fiorente carriera da musicista comincia lentamente a
sfumare.
«
Ehm… salve » azzardo. « Sono qui per… ehm… le
audizioni ».
Comincio a
pregare con tutto il cuore che il numero “ventitré” non
debba essere necessariamente composto dalle cifre due e tre, ma magari da sei e
sette, cinque e quattro, pi greco e coseno di cinque fratto logaritmo in base
tre di “a” all’ennesima potenza. Qualunque cosa, ma non due e tre.
La donna
ci squadra con aria critica.
«
Dovete essere delle amiche di Alex » conclude poi.
«
Eh? Sì, sì, certo! » affermo io,
pur non avendo la minima idea di chi sia Alex.
«
Seguitemi ».
La nostra
ospite ci fa strada attraverso il salotto, passando per la cucina ed arrivando
infine di fronte ad una triste porta grigia.
Ad
eccezione di quest’ultima l’intera casa sembra uscita da un brutto
telefilm ambientato negli cinquanta: tremendi centrini
di pizzo, statuette in ceramica, osceni soprammobili decisamente kitch e carta
da parati a fiori fanno capolino ovunque, convincendomi sempre di più di
trovarmi nel covo di un potenziale serial killer.
So che la
presenza di Christine al mio fianco dovrebbe confortarmi, ma la sua aria
disperata non fa altro che accrescere il mio disagio.
«
Ecco, entrate pure… scommetto che Alex vi sta aspettando! » esclama la massaia, con tono burbero. Io guardo
verso mia sorella, sperando che almeno lei abbia individuato qualche via di fuga, ma nulla.
Ok, mi dico mentalmente, chiunque lui
sia ci sta aspettando. Bene. Il peggio che può capitarci è essere
uccise, tagliate a pezzi, fatte frollare appese a dei ganci da macellaio,
nascoste nel congelatore e utilizzate mesi e mesi dopo come ripieno per dei
pasticci di carne.
Nulla di
tragico, dopo tutto io adoro i pasticci carne, anche se generalmente preferisco che la
materia prima provenga da un animale a caso e non da un essere umano. Sapete,
aborro il cannibalismo.
Mentre
abbasso la maniglia e apro la porta, sento il gelido respiro della morte sul
mio collo. O forse è solo l’asma di Chris, ma preferisco non farci
caso.
«
Evviva! Non ci credo: Dio mi ama! »
Un urlo
acuto e leggermente esaltato ci accoglie.
Ehi, un
momento. UN urlo? Di una persona?
Infatti
all’interno del garage, oltre ad una batteria che sembra aver passato
tempi migliori ed una tastiera risalente alla guerra dei cent’anni,
c’è un ragazzo biondo che si agita come un indemoniato.
«
…Alex? » azzarda Christine, sgranando gli
occhi.
«
In persona dolcezza! » esclama
l’indemoniato, sfoderando un sorriso affascinante e cercando di farle il
baciamano. Sfortunatamente per lui i riflessi di Chris, dopo tanti disastrosi
ex-ragazzi, sono sorprendentemente rapidi, infatti
ritrae la mano poco prima che le labbra del nostro ospite le si posino sopra.
« E-ehm
» mi schiarisco la voce, cercando di attirare l’attenzione di Alex
su di me, invece che su mia sorella.
Lui alza
le sopracciglia bionde, cercando di mascherare la propria delusione.
«
Sì? » mi chiede, infastidito.
«
Senti, mi spiace interrompere il tuo presunto assalto romantico, ma noi saremmo
qui per un motivo. Cioè, io
sarei qui per un motivo ».
«
Ovvero? » domanda stranito, senza comunque
staccare gli occhi da Chris.
«
Uhm… qualcosa come, non so, un’audizione
come batterista?! » gli ricordo esasperata.
«
Ah, già l’audizione! » esclama, quasi
la cosa gli fosse completamente passata di mente. « Tu sei...? ».
«
Charlie, Charlie Miller. E tu sei Alex, già lo so ».
« Il
meraviglioso Alex, precisiamolo
» aggiunge, sorridendo nuovamente come un perfetto beota. « Il più dotato tastierista dell’intera
nazione! ».
«
Ehm, sì, non ne dubitiamo » commenta Chris, roteando gli occhi esasperata. Di certo si starà pentendo, per
la millesima volta, di avermi accompagnata fin qui, ma le sorelle servono anche
a questo no? Ci si sostiene nelle difficoltà… a volte. Ecco, devo
ricordarglielo non appena torniamo a casa, prima che decida di soffocarmi nel
sonno o di dare fuoco alla mia preziosissima collezione di fumetti.
«
Beh? Cosa aspetti? » incalza Alex, ora
conosciuto anche come il-miglior-tastierista-del-Regno-Unito. « Fammi vedere un po’ cosa sai fare. Se sarai
alla mia altezza allora forse, e dico
forse, potrai avere l’onore di
entrare nella mia grandiosa ed elitaria band ».
«
Bene, a questo punto penso di poter esprimere le mie perplessità,
giusto? » chiedo. «
Dunque, Alex, dimmi: Quale band?
».
Lui mi
guarda interdetto.
«
Qui ci siamo solo noi: ci credo bene che è elitaria!
» aggiungo con un tono che definire alterato
sarebbe un banale eufemismo. « A meno che attorno a noi non ci siano già i tuoi amichetti immaginari, pronti per
una indimenticabile jam session… ».
«
Ehi, ehi, piano con le offese ragazzina! » mi blocca. « Io
avrò una band, ok? E saremo grandiosi. Ho solo un piccolo, piccolissimo
problema! ».
«
Soffri di schizofrenia? » domando candidamente,
mentre Chris si scuote lentamente la testa. « Sai, ho sentito che
esistono centri apposta per curare questa malattia: si chiamano ospedali
psichiatrici ».
«
Oh, davvero simpatica! Le tue possibilità di entrare nel mio gruppo stanno
diminuendo a vista d’occhio, ne sei consapevole? ».
«
Oppure potresti spiegarmi come mai qui ci siamo solamente noi due – e
Chris, che comunque sa suonare solo il fischietto ».
«
È che… insomma, la band è ancora da formare, ok? » ammette, stringendo le spalle. «
Ho solo deciso di ometterlo nel volantino, tutto qui. Alcuni li ho stampati
cercando bassisti, altri cercando batteristi e via dicendo… in questo
modo tutti penseranno che si tratta di un gruppo
già formato e affermato, no? » conclude,
cercando di convincermi dell’assoluta genialità del suo piano.
«
No. Assolutamente no ».
«
Beh, ma almeno l’audizione la vuoi fare? »
mi chiede. « Sai, mi sembri decisamente una rompipalle, ma non escludo
che tu sappia suonare realmente la batteria ».
«
Stiamo scherzando? Tu sei pazzo… Chris, torniamo a casa? » domando, voltandomi verso di lei con aria
supplicante.
«
Charlie… ormai sei qui » mi fa notare, calma
come sempre. « Potresti fare un po’ di
casino come sempre, infondo cosa ti costa? ».
Sgrano gli
occhi sconvolta; è forse stata mia sorella a parlare?
Quella…
traditrice, non mi vengo in mente
altri termini. Lei, sangue del mio sangue, carne della mia carne, arterie delle
mie arterie, epidermide della mia epidermide e via dicendo. Come può
dimostrarsi tanto ingrata?
«
Per prima cosa io non faccio casino, sia ben chiaro » affermo spavalda,
agitando le braccia al cielo. « La mia è musica. E di alto livello, per giunta!
».
«
Allora dimostralo » mi provoca Alex, puntellandosi le mani ai fianchi.
«
Certo che ve lo dimostro! » esclamo, estraendo
dalla tracolla le mie bacchette porta fortuna.
Mi siedo
con solennità dietro la batteria morente, poi regolo l’altezza
dello sgabello per i miei cinque piedi tondo tondi,
infine sollevo le bacchette trattenendo il fiato.
Sto per
eseguire la miglior performance della mia vita, e sarà di fronte al
tastierista schizoide e ad una sorella degenere. Di bene in meglio.
E un, due, tre, quattro.
Dopo pochi
battiti la gran cassa, il rullante e il ride cominciano a suonare, riempiendo con il loro vibrare
l’intera stanza. Chris mi rivolge un sorriso saccente, leggermente compiaciuta, mentre Alex mi riserva uno sguardo scettico. Indispettita
stingo ancora di più le bacchette, tornando a battere con foga sul
rullante.
«
Ok, sei dentro! ».
A quelle
parole mi blocco, spostando leggermente gli occhi sul ragazzo.
«
Cosa? ».
«
Sei nella mia esclusivissima band, non sei contenta? »
mi annuncia, sfoderando un sorriso luminoso.
«
Ehm… temo di ripetermi, ma che
band? ».
«
Non ti preoccupare! Sei una discreta batterista, io sono un geniale
tastierista… riusciremo sicuramente
a procurarci un chitarrista e un bassista, non credi? La mattinata non è
finita, c’è ancora tempo per esaminare altre aspiranti star ».
…Aspiranti
star? Lo sapevo, questo è completamente fuso.
«
Tu credi davvero che si presenterà qualcun altro? » chiede Chris perplessa. « Insomma,
ci sono altre persone pazze come mia sorella? ».
«
Ehi! Io non sono pazza, sono solo stata abbindolata da… da Alex. E in
ogni caso non ho nessuna intenzione di unirmi al suo gruppo immaginario, non
credo di essere scema fino a questo punto. Lui è completamente folle, la
sua idea è un suicidio e tutto ciò si rivelerà disastroso!
».
Cerco di
aggiungere altro, ma quando l’inquietante madre di Alex fa la sua
apparizione alla porta, le parole mi muoiono in gola.
«
Alex » annuncia la donna, monocorde. «
C’è un altro tuo amico. E, per
favore, smettetela di fare questo rumore tremendo »
aggiunge, fulminandoci con gli occhi.
Io,
terrorizzata, mi limito ad esibire un sorriso ebete e ad annuire, almeno fino a
quando la donna non lascia la stanza e rivela alla mia vista l’essere più magnifico della terra.
Se fino a
pochi attimi fa ero letteralmente paralizzata dalla paura, ora mi sto
sciogliendo come un ghiacciolo in un forno a microonde;
Non posso
fare a meno di fissare estasiata il nuovo arrivato, mentre muove pochi,
meravigliosi e sensualissimi passi all’interno del garage, convinta di
aver finalmente incontrato l’uomo della mia vita. I suoi capelli castani
sono mossi, gli arrivano fino alle spalle e hanno l’aria di essere
morbidissimi, mentre i suoi –bellissimi- occhi sono verdi come…
come… come… oh, insomma, sono molto verdi, ok?
«
È qui che si tengono le audizioni? »
chiede con voce celestiale, indicando poi la chitarra che tiene a tracolla. « Il ruolo di chitarrista, è ancora libero
vero? ».
«
Sì! » mi ritrovo a strillare, alzandomi
di scatto dallo sgabello. « Saremo felicissimi
se ti unissi al nostro gruppo! Anzi, sai, non devi nemmeno fare
l’audizione: sei dentro. Insomma, si capisce a pelle che sei di certo molto talentuoso. Io e il mio
amico Alex non aspettavamo altro! ».
Alex alza
le sopracciglia, guardando nella mia direzione.
«
Ma se dieci secondi fa mi hai definito schizoide e folle! »
esclama, pieno di disappunto. « Ti ricordo che hai anche detto che il mio
progetto non è altro che un suicidio ».
«
Ehm… beh… scherzavo, no? » mi
giustifico sorridendo.
«
O-ok » concorda Alex, cercando di non contraddirmi. «
Beh? Come ti chiami? » domanda in seguito,
rivolto verso il nuovo arrivato, ora conosciuto come
l’uomo-della-mia-vita.
«
Ah, sì, Mark » dice quest’ultimo, sorridendo. « Molto piacere! »
« Io
sono Charlie » mi presento, cercando di trattenere una risatina tanto
stupida quanto patetica. « Mentre lei è mia sorella Christine
» concludo indicando Chris, che da almeno dieci minuti ci osserva
divertita.
«
Bene! » interviene il padrone di casa,
improvvisamente di buon umore. « Direi che siamo già a buon punto
».
«
A buon punto? » chiede l’uomo-della-mia
voltandosi verso Alex. « In che senso? ».
«
Abbiamo un eccezionale tastierista, ovvero il sottoscritto, una batterista e un
chitarrista. Beh, non ci manca molto per completare la band, no? Solo un
bassista ».
Improvvisamente
i miei occhi si illuminano, mentre un lampo di malvagia genialità li
attraversa.
«
Io conosco un bassista. Un bravo, bravissimo bassista »
chioso, portando le mani nella posizione della “piramide della malvagia
contemplazione”. « E, cosa più importante, so come
convincerlo ad unirsi a noi ».
Improvvisamente
Christine storce il naso, intromettendosi nella conversazione.
«
Chi è? » domanda sospettosa. « Per caso lo conosco? ».
«
No, no… » rispondo, mantenendomi sul vago. «
Non ti preoccupare. È solo una persona molto dotata, musicalmente
parlando ».
«
Cosa aspetti? Chiamalo! » mi esorta Alex,
porgendomi il suo cellulare.
«
Beh… ecco… vedi… » oddio, e ora che faccio? « È che dovrei parlargli di persona, capisci?
Non è un affare che posso sterilmente concludere al telefono. Anzi,
sapete una cosa? Posso parlare con lui anche domani… sempre se Chris
è disposta ad accompagnarmi ».
Mia
sorella spalanca gli occhi, guardandomi a metà tra il sorpreso e il
sospettoso.
Se solo
sapesse!
«
E perché, scusa? » mi chiede, mentre un
campanello d’allarme comincia a suonare insistentemente nella sua testa. « Non starai architettando qualcosa di strano. Vero?
»
«
Ma no, figurati! » esclamo, più falsa che
mai. « Mi serve solo il tuo, ehm, sostegno psicologico ».
«
Allora affare fatto » conclude Mark, sorridendo nuovamente.
Ok, questo
ragazzo non sa fare altro che sorridere, non ha detto nulla di particolarmente
geniale o intelligente ma… Dio, è mortalmente bello.
« Ci
puoi contare » affermo, guardandolo nuovamente incantata.
Lo so, lo
so, forse dovrei sentirmi un
po’ in colpa per aver mentito a Christine.
Forse.
Ma come
posso dirle che il nostro futuro bassista, conosciuto come l’essere
più inutile e abbietto dell’intera galassia, ha una cotta stratosferica
per lei, sapendo che lei non lo può nemmeno vedere?
___________
Non ci
credete voi, ma sapete, non ci credo nemmeno io!
Dopo mesi
e medi di blocco –in ogni senso- nella sola nottata di ieri ho scritto
una ventina di pagine, quindi eccomi ad aggiornare <3 Evviva! Spero di non
aver fatto scappare i miei vecchi lettori XD
Argh!
Vorrei rispondere alle vostre simpatiche recensioni, ma devo scappare a cena,
in ogni caso sappiate una cosa: VI AMO ET ADORO CON
TUTTO IL MIO CUORICINO NERO E AVVIZZITO!
GRAZIE A
TUTTI!
Anzi, un grazie particolare va a Susi, che a capodanno con il suo
illuminante discorso mi ha convinta a riprendere in mano la storia, e ad Airin
che, beh, è semplicemente se stessa XD
Clà