Capitolo
83 – ADDII o IL CIRCOLO DEI POETI
“…Nel
silenzio della mia pena, scrivo questa lettera indirizzata a nessuno, perché
nessuno c’è più che possa rispondermi e capire.
Lorenzo il
magnifico è morto, e con lui tutti i sogni di
pace e di cultura.
Tutto
sembra andare a rovescio.
Si uccide
chi ama e si premia chi odia.
E io sono
qui, bloccato nel tempo, ultimo superstite di questo amore che tengo segregato
nel petto e che mi stritola e mi lacera. E tortura il cuore.
Anche l’anima
mia, il mio Pico, se n’è andato. Tu… Mio dolce signore, che mi hai abbandonato
qui, in questo inferno terreno, senza più speranza.
Te ne sei
andato come Angelo, come Agnolo, come Lorenzo, come Giuliano… E chi? Chi
consolerà mai il cuore dello sconosciuto Girolamo? Del silenzioso e fedele
Girolamo?
Io sono
qui, e muoio.
Muoio ogni
giorno che vivo. E ogni giorno che vivo, prego di morire.
Dove sei, metà
del mio dolente cuore?
La tua
chioma rossa era la luce del mio sole. La mia stella, la mia vita.
La tua
anima era la mia.
E la mia la
tua.
Ogni giorno
accarezzo il pensiero di morire e di ricongiungermi alle tue spoglie, come
giacciono insieme quelle di Agnolo e del suo angelo. Coronati di alloro.
Ho pensato
io al loro funerale, dopo quella strana febbre che ha divorato i loro corpi e
il tuo, mio dolce signore.
Questo
sembra essere il mio compito. Sopravvivere agli altri, e sopravvivere nel
dolore.
Ma almeno
questo l’ho deciso io.
Io solo che
son rimasto indietro, sulla porta dell’inferno.
Ti prego,
mio signore, portami via. Portami via presto, perché non voglio stare oltre
lontano da te. Così che ci possiamo riunire nella corte del cielo, come abbiamo
sempre desiderato, noi due.
Insieme.
Ho lasciato
scritto, nelle mie ultime volontà, che le anime sole dovranno essere riunite
nell’amore. Pico…
Verrò
sepolto con te, se ci sarà qualcuno di buon cuore, che mi renderà questa
ultima, unica gioia terrena.
Io, te, e
gli altri, torneremo a essere il circolo di poeti che si univa nelle sere d’estate
insieme a Lorenzo.
Ci uniremo
nell’amore di Dio, che è beato e misericordioso, ed accetta tutti gli uomini di
buona volontà.
E noi lo
eravamo non è vero Pico?
Amavamo la
cultura e la poesia su tutto.
L’amore
universale era il tuo, il nostro credo.
Ed ora, il
mio unico desiderio è di riabbracciare la tua anima.
Ignorando
tutto il resto, tutto il dolore, solo la tua anima può darmi pace.
Ti prego, torna
presto a trovarmi.
Per sempre
tuo
Girolamo”
***
EPILOGO
Il corpo di
Girolamo Benivieni, venne seppellito nella chiesa di San Marco, a Firenze,
assieme alla ossa di Giovanni Pico, conte della Mirandola, e Agnolo Poliziano.
Sulla
lapide dedicata ai poeti venne scritto questo epitaffio:
“Qui giace
Giovanni Mirandola, il resto lo sanno
anche il Tago e il Gange e forse
perfino gli Antipodi.
Morì nel
1494, visse 32 anni.
Girolamo
Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le
ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d'essere sepolto
nella terra qui sotto.
Morì nel
1542, visse 89 anni e 6 mesi.”
Sul retro
della tomba, venne tuttavia riportata un’altra scritta,
non
visibile a tutti, in onore del sentimento che aveva legato i due, secondo le
ultime volontà del Benivieni:
“Io priego
Dio Girolamo che 'n pace
così in ciel sia il tuo Pico congiunto
come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto
corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace”[1]
Ma pochi sanno che un altro poeta era sepolto con loro.
Un poeta che nessuno conosce.
Un poeta di silenzi.
RINGRAZIAMENTI:
Ragazze, vi ringrazio di tutto cuore
per aver letto fino qui la storia di
Angelo, Agnolo, Pico e Girolamo. Ma anche Lorenzo, Giuliano, Simonetta e
Goffredo. Personaggi che ho amato sinceramente, e per cui mi è pianto il cuore
lasciarli, alla fine della loro storia.
Davvero spero abbiate provato il mio stesso
affetto per loro, anche voi.
Vi prego di dirmi cosa ne pensate, di tutta
la storia.
Vi ringrazio ancora sentitamente.
GRAZIE.
Aily
[1] Epitaffio scritto sulla tomba di Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano e Girolamo Benivieni, sepolti insieme,
nella chiesa del convento di San Marco, a Firenze.
La traduzione dal volgare:
"Girolamo, io prego Dio che il tuo Pico sia congiunto a te in Cielo nel modo in cui lo era in terra, e nel modo in cui il tuo corpo defunto ora giace assieme alle sue sacre ossa".