Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: formerly_known_as_A    20/01/2010    4 recensioni
Tutto inizia quando Yuffie inizia a stare male, cosa rara per la ninja. Poi avviene tutto in fretta: la rivelazione che le cambierà la vita, riportando a galla un passato che avrebbe desiderato tenere nascosto e poi, loro, i membri della Dusk Society o Società del Crepuscolo... Chi sono? Che cosa vogliono di preciso da lei? Chi potrebbe avercela con un innocente ladra di Materia? ma, soprattutto, riuscirà l'autrice a scrivere un riassunto decente e finire la fanfiction entro il 2025? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I'll know your eyes in the morning sun
I feel you touch me in the pouring rain
And the moment that you wander far from me
I wanna feel you in my arms again

And you come to me on a summer breeze
Keep me warm in your love and then softly leave

I believe in you
You know the door to my very soul
You're the light in my deepest darkest hour
You're my savior when I fall

And you may not think
I care for you
When you know down inside
That I really do
How deep is your Love – The Bee Gees


-Devi solo promettermi una cosa. Una sola. Te la senti? Senza ma e senza se.-

Annuì, poco convinta. Non le erano mai piaciuti gli addii. Si asciugò le lacrime e provò a calmare i singhiozzi.

La abbracciò, accarezzandole la schiena per farla smettere.

-Quando scomparirò, non attaccarti alla mia memoria.-

-No.-

-Avevo detto...-

-Avevi detto “senza se e senza ma”. Io ho detto no.-

-Non sto dicendo che domani dovrai sposarti con un altro. Sto solo dicendo che, dopo un po' di tempo, dovrai pensare a farti una vita tua, senza pensare ossessivamente a me. Ti sto solo chiedendo di non diventare una copia di Vincent.-

-Amin delotha lle.- sibilò la ragazza. Ti odio.

Il demone scoppiò a ridere: -lle delotha mel amin!- Tu odi amarmi.

Yuffie sorrise debolmente ma continuò a fissarlo con astio: -Prometto. Ma quando scomparirai m’infilerò in un monastero e non ne uscirò più.-


-Sono stufa di te, Vincent Valentine!- sbraitò Yuffie Kisaragi, lanciando un piatto verso il marito, che lo afferrò prontamente, intento a sorseggiare un caffè.

-Non eri neppure lontanamente credibile, Yuffie.- sussurrò, senza distogliere lo sguardo dal giornale.

La donna sbuffò ed asciugò l'ultimo piatto. Perché non ci riusciva? Dove sbagliava? Eppure aveva seguito i consigli del maestro alla lettera. Aveva pensato all'ultima volta che era stata realmente arrabbiata e ci aveva provato.

-Forse dovrei provare a pensare a qualcosa di diverso. Non so, forse quando i Wutai Bulls hanno perso il campionato di MahJong all'ultimo minuto...- azzardò, pensosa.

-Forse dovresti abbandonare l'idea dei corsi di teatro, non sei esattamente portata.- ribatté l'ex Turk, terminando il caffè e ripiegando il giornale in modo ordinato. -Tanabe-san afferma che ci sono probabilità che mi sia affidato il ruolo di Amleto al prossimo saggio.- affermò, con un sorriso trionfante.

Perso nel proprio narcisismo, non vide arrivare il giornale che atterrò violentemente sulla sua gamba. -Ed ora puoi anche fare l'Imperatore Claudio! Non sei contento?!- sbottò la ninja, irata.

-Un punto per Kaasan.- sentenziò Kazuki, dall'alto dei suoi sei anni. Era un bambino dai penetranti occhi di ghiaccio e i capelli corti, neri, leggermente scompigliati. In quel momento il suo visetto tondo era decorato da un'intera collezione di chicchi di riso. Fece un sorriso alla madre, per poi sussultare. -Kaasan! Ran mi picchia!- singhiozzò, con il mento tremante.

-Ran, non picchiare tuo fratello.- sentenziò la madre, con una mano sul fianco.

Per tutta risposta, la bambina, nove anni, i capelli lunghi e neri stretti in una coda sulla cima della testa, eseguita con maestria dal padre, suo maestro ed unica luce nelle giornate buie, assunse l'espressione più innocente del mondo: -Era un calcio sotto il tavolo, non ci sono testimoni!- esclamò, accorgendosi immediatamente di essersi fregata con le proprie mani.

-Non eri credibile neppure ora.- proclamò il futuro Amleto.

-La prossima volta mirerò più al centro, così potrai fare direttamente Cleopatra, amore.- sibilò Yuffie, melliflua, con un largo sorriso.

Ci fu un lungo silenzio da parte dell'ex Turk, in cui probabilmente contemplò la possibilità di evitare di innervosire ulteriormente la moglie, per assicurarsi di riuscire ad avere una discendenza.

-Ma Cleopatra era una donna...- s'intromise Ran, dubbiosa.

La madre le accarezzò amorevolmente la testa e sorrise: -Quando sarai più grande ti racconterò la gloriosa storia di Lorena Bobbit, tesoro, la più grande eroina che la storia umana ricordi...- le assicurò. -Ma prima la mamma deve riuscire ad ottenere quella parte, perché la mamma è un'attrice nata, capito?-

Kazuki scese dalla sedia in quello che nella sua immaginazione era un balzo elegante e si aggrappò alla gamba della madre, evidentemente geloso. La sorella lo spinse via con un piede.

-Ran, non picchiare tuo fratello.- sentenziò Vincent, osservando calmamente mentre i due bambini si attaccavano alle gambe della madre.

-Pa'? Potrò picchiare il fratellino?- chiese innocentemente Ran, con un sorriso.

Yuffie sussultò. Ran era una bambina... un po' impulsiva. Era molto gelosa di suo fratello e, anche se dimostrava la tendenza a schierarsi dalla parte del padre, si dimostrava possessiva con la madre, a cui, almeno caratterialmente, somigliava molto.

-Ehm... No, Ran, meglio di no... Ma te ne potrai occupare, se vuoi.- rispose la madre, visto che il padre ne era impossibilitato dalla perdita temporanea della mascella inferiore.

-Ah sì? Non lo vendiamo?- chiese la piccola, subito colpita da uno schiaffo sul braccio dal fratello, a cui rispose con un calcio. Per tutta risposta, lui si mise a piangere e corse dal padre, che lo afferrò prontamente.

-Ran!- tuonò Vincent, alzandosi in piedi, con Kazuki aggrappato al collo come un piccolo polpo. -E' ora che tu vada a scuola.-

-Ma già questo fratello è stupido, non ne voglio un altro! E poi all'inizio era rotto! Vomitava e faceva solo... ecco! E poi è debole! E frigna sempre! E vuole i miei giochi!- protestò la bambina.

-Ran. Non lo ripeterò una seconda volta.- ribatté Yuffie, gelida. -E chiedi scusa a tuo fratello.-

La bambina arretrò, intimorita. Vedeva la madre come un fuscello, fragile e minuta. Ma era Imperatrice e non lo era per caso. Annuì e prese la propria cartella. Quando il padre fece scendere il fratello dal proprio collo, lo prese per mano e lo trascinò via. Odiava il rientro del pomeriggio. Sbuffò vedendo in che stato era la faccia di suo fratello e lo pulì con un fazzoletto. Odiava quell'idiota. Odiava il suo sorriso idiota. Odiava quando tornava da lei anche se l'aveva picchiato cinque minuti prima.

Non voleva un altro fratello tra i piedi. Stava tanto bene da sola! E poi ricordava quanto era stata male la mamma l'ultima volta. Ed era tutta colpa di Kazuki!

Si voltò per dirgli almeno qualcosa di cattivo, ma incontrò il suo sorriso disarmante. E il bambino fece qualcosa di inaspettato: la baciò sulla guancia.

-Ti voglio bene, sorellina.-

-Scemo.-

-Anche se mi dici scemo.-

-Ti picchio.-

-Anche se mi picchi.-

Sbuffò. Ma perché era così scemo?

-Tu non picchi nessuno.-

-Mi picchi solo tu. Gli altri mi vogliono bene.-

Quell'affermazione le fece male, per due motivi. Primo, Kazuki in quel modo diceva che lei non gli voleva bene. Secondo, lui non aveva avuto problemi a farsi degli amici, mentre lei...

Fin dal primo giorno di scuola, era stata presa in giro per i suoi occhi. Lei non ci aveva mai visto nulla di male, anzi, la mamma le diceva sempre che erano i più belli del mondo. E papà aveva gli occhi rossi, un po' come lei. Ma quell'occhio dorato...

I bambini della scuola erano stati cattivi con lei. E lei aveva imparato a rispondere come poteva. Volendo avrebbe potuto fare loro male sul serio, visto che era decisa a seguire le orme della sua mamma ed aveva iniziato l'allenamento per diventare Kunoici.

Invece Kazuki era tenero ed aveva gli occhi come la mamma... Occhi normali... E poi, lei...


Era tornata a casa in lacrime, anche se si era chiusa nella stanza per nasconderle, dopo l'ennesima frase cattiva dei suoi compagni di classe. Fino a quel momento era riuscita a non piangere, ma quello era troppo!

-Tesoro, che succede?- le aveva chiesto la sua mamma, preoccupata, entrando nella camera.

Non era riuscita a resistere ed aveva urlato tutto quello che era successo, dagli scherzi alle spinte. Le aveva detto che era sbagliata, che non era come gli altri bambini, che era un oni, un demone. In quel momento aveva visto la sua mamma crollare a terra, come completamente svuotata, in ginocchio, davanti a lei. L'aveva abbracciata a lungo, in silenzio, ma aveva sentito che tremava.

Kazuki e papà erano entrati e lui si era inginocchiato accanto a lei, preoccupato. Poi l'aveva guardata e aveva visto che piangeva, per cui non aveva esitato un attimo ad abbracciarla anche lui. Kazuki, che aveva tre anni, imitò i genitori. Era una strana sensazione, essere abbracciata da tutti e tre. Si sentiva meglio, era calma, ma voleva delle risposte.

-Perché sono diversa dagli altri bambini?-

Il suo papà aveva portato Kazuki in un altra stanza, in cui si era forse addormentato ed era tornato da solo. La mamma tremava ancora e papà l'aveva aiutata a sedersi sul suo letto.

Ran si sorprese nel vedere che la mamma non piangeva, ma stringeva i pugni e sussurrava qualcosa. Qualcosa di simile a “li ammazzo”.

-Dovete dirmi qualcosa di brutto? Non sono... Non...- iniziò Ran, interrotta da un singhiozzo.

-Sei nostra figlia, tesoro e noi siamo fieri di te, sappilo.- iniziò Vincent, dopo un lungo sospiro. -Yuffie, calmati... Dobbiamo spiegarle...-

-Cosa c'è da spiegare?! E' una bambina normale e buona, non è normale ciò che loro stanno facendo! Non è giusto, dannazione!- sibilò la sua mamma, tirando un pugno al muro.

-Mamma...-

-Non ti preoccupare, non è colpa tua...- tentò di tranquillizzarla il papà, accarezzandole la testa. -Conosci già tutta la storia di Avalanche... Te l'abbiamo raccontata molte volte...-

-Tu e la mamma avete salvato il mondo!- esclamò la bambina, fieramente. -Tre volte!-

-Sì, ma... Insomma... Ti ricordi che ho tanti segni sulle braccia, no? Tesoro, io non sono... Non sono del tutto... Non sono del tutto umano.-

Lungo silenzio, durante il quale Ran trattenne il fiato.

-Capisci cosa significa, tesoro?- vedendola annuire, continuò. -Non sono nato con questi occhi e quest'aria lugubre... Sono stato modificato geneticamente dalla donna che amavo e da suo marito. Non ero sveglio quando mi hanno fatto questo.-

-Ti hanno fatto del male?- chiese la bambina, con gli occhi pieni di lacrime. -Ma lei... Hai detto che... L'amavi... Come la mamma? E lei ti ha fatto i segni?-

C'erano tante nuove parole in quella spiegazione, come “geneticamente”, che non capiva tanto, ma capiva che a suo papà era stato fatto del male... e si sentiva meno sola.

Lui annuì, poi aggiunse: -Geneticamente significa che mi hanno cambiato... dentro.-

-L'anima?-

-E' difficile da spiegare, tesoro... In un certo senso, anche quella... Ma quello che mi fa funzionare, la mia pelle... Tutto in me è diverso da quello che dovrebbe essere... E questo che è cambiato, è genetico, quindi posso passarlo ai miei bambini... Come i capelli neri di Kazu... Capisci?-

Annuì. Il papà sapeva spiegarsi bene, anche se non capiva come quella signora avesse potuto fargli del male. Aveva anche lei un segno, sulla gamba, che si era fatta cadendo, ma lui era pieno. Anche sulla schiena. Le vennero di nuovo le lacrime agli occhi pensando al male che si era fatta cadendo e pensando a quante volte il papà aveva provato il male.

Lui le scompigliò i capelli e sorrise: -Non ho più male, stà tranquilla.-

-Tesoro... Devi sapere che a papà furono anche aggiunte delle creature. Non so come spiegartelo, perché neppure io so come è stato fatto. Ma papà può trasformarsi in queste creature.- sussurrò la mamma, seria.

-Come gli Oni?- chiese la bambina. Vide lui sobbalzare e stringere i denti, segno che non era contento. -Solo che non è cattivo? Non è cattivo, vero? Quando si trasforma.- si affrettò ad aggiungere.

Tese la mano verso il papà, che sembrava lontanissimo. Lui la afferrò e la strinse a sé: -Non lo sono, tesoro, non lo sono...-

-Fammi vedere.- chiese la piccola, incuriosita.

Lui la allontanò leggermente e scosse la testa: -Non è necessario... Non voglio... Non voglio che tu mi veda... come un mostro.-

-Non sei un mostro.- lo rassicurò la bambina, annuendo per sottolineare l'affermazione.

-Galian.- sussurrò la mamma, accarezzando la schiena del papà, che si allontanò fino al centro della stanza ed iniziò a cambiare. In poco tempo era una bestia enorme, che sembrava un cane gigante. Ma aveva gli occhi gialli e tristi. Gli si avvicinò e lui guaì, arretrando.

Sentì che la mamma era dietro di lei, pronta a correre in caso di problemi. La bestia smise di arretrare e lei tese la mano verso la sua testa. Contrariamente a quello che pensava, il cane grande e blu si lasciò accarezzare, per poi ritornare ad essere il papà.

-Sei morbido quando sei un cane, papà...- osservò, con un sorriso. -Anche lui ha gli occhi gialli!-

Lui scosse la testa. -Ho tre creature in me. Due di loro sono spaventose ed hanno una personalità. Come se dentro la mia testa fossimo in tre. Adesso mi succede meno, ma prima sentivo spesso i loro pensieri. Quella che hai visto è la mia trasformazione preferita. Rimango me stesso quando mi trasformo. Ma esisteva una creatura forte quanto me, con le sue idee e i suoi sentimenti, poco prima che tu nascessi. Si chiamava Astharoth.-

-E com'era?- chiese lei, sedendosi di nuovo sul letto.

Il papà fece uno strano sorriso, come un sorriso non felice e mormorò: -Così.-

Questa volta la creatura era davvero gigante. Aveva le ali e i capelli erano strani, dritti. Somigliava molto al papà, solo che era più appuntito. Vide che la mamma arretrava fino a toccare il muro, con una mano sulla bocca. Si avvicinò, un po' meno spaventata di prima, forse perché somigliava più al papà. -Hai detto che non c'era più.-

-Non c'è più. Lui non c'è più, non pensa più. Ma il suo corpo c'è, non può essere strappato dal mio.- rispose, avvicinandosi a lei e chinandosi per mostrarle il viso. Era pieno di segni. Aveva i denti lunghi e gli occhi... Gli occhi dorati. -Sono come il mio!-

-Esatto tesoro...- sussurrò lui, cambiando di nuovo e cadendo in ginocchio. Aveva il fiatone. Si sedette a terra e lei l'imitò. -Non sono sempre stato... così bene. Prima di conoscere la mamma ero molto diverso. Perché quella persona mi aveva fatto tutto questo. Pensavo di non essere all'altezza della mamma, lei che era sempre così felice e così... bella.- abbassò la testa. -La verità è che non volevo amarla ed Astharoth sì. Perché era la parte di me che era meno... triste. Ho iniziato a capire che amavo la mamma prima che nascessi, ma prima... Per tre anni lei e la creatura si sono amati e sei nata tu... Quindi... E' difficile forse da capire, ma è un po' come se...-

-Come se avessi preso un po' da lui?- chiese Ran.

-Esatto. Io... In realtà non mi ero accorto di nulla... Ero troppo scemo. Quando l'ho saputo mi sono arrabbiato con la mamma, perché... Perché mi sentivo come quando quella signora mi aveva fatto del male. Ma poi sei nata tu ed è cambiato tutto.- terminò il papà, con un sorriso.

-Quindi non sei il mio papà?-

-Il corpo è mio, ma sarebbe più giusto dire che è lui.-

-Quindi tutti e due.-

-Se vuoi...-

-Ma lui non è il mio papà papà. Insomma... Lui non mi vuole bene.-

-Non puoi saperlo, sono sicuro sarebbe stato un buon papà, ma sono felice di essere al suo posto. Tu mi rendi felice, Ran. Non so se puoi capire, sei piccola, ma tu mi rendi felice ogni giorno.-

Questa volta sentì le lacrime bagnarle le guance. Anche lei era felice. Si ricordò che la mamma sembrava spaventata, per cui la cercò con lo sguardo. Niente. Sparita. -La mamma?-

Il papà si era alzato ed si era affacciato alla finestra. Fuori pioveva. Sentì il papà mormorare “dannazione”. Si voltò verso di lei e le scoccò un bacio sulla fronte, per poi correre a cercare la nonna.


Quella notte erano rimasti svegli, anche se la nonna e gli zii erano addormentati, ad aspettare. Avevano avuto paura che il papà e la mamma non tornassero, che si perdessero. Ma il giorno dopo erano tornati e la mamma si era ammalata subito dopo. Papà aveva detto che aveva qualcosa ai polmoni ed era rimasto sveglio molte volte la notte. Per un po' nemmeno noi piccoli eravamo usciti di casa.

Poi la mamma si era ripresa, poco a poco. Ma non aveva più sentito parlare di Astharoth.

-Non sono tua sorella.-

-Non è vero.-

-Invece sì! Ho un altro papà.-

-Lo so.-

-E allora?-

-E allora niente. Sei la mia sorellina e ti voglio bene, tutto qui.-

-Come vuoi... Non allontanarti quando esci da scuola.-

-Ok.-


Non ne discussero subito. Yuffie aveva una riunione e lui, in quanto primo ministro, la accompagnò. Non riuscì a capire nulla dell'ordine del giorno, ovviamente, tanto era assorbito nei propri pensieri. E lei ovviamente glielo fece notare tre ore dopo, alla fine della riunione.

-Signor Primo Ministro, si concentri... Per fortuna che la giornata è finita, vero?- disse, con un largo sorriso, una volta tornati a casa.

-Già.-

-Non stai bene, Vinnie?-

-No, penso che mi andrò a riposare per un po', in effetti.-

Gli si avvicinò e gli posò le labbra sulla fronte. -In effetti sei stanco, ma non mi sembra tu abbia la febbre.-

-Non posso.-si accontentò di risponderle, sdraiandosi sul letto. -Non posso avere la febbre. Ogni tanto mi farebbe comodo, non credi? Un raffreddore, un'influenza... Qualcosa che mi faccia sentire normale...-

Gli si sedette accanto: -Vince, volevo dirtelo non appena fossi stata sicura... Insomma... Sono stata male, mentre eri via, ma credevo... Sia Ran che Kazu hanno avuto l'influenza e pensavo di averla anche io...-

-Non mi sono lamentato di questo, Yuffie.- sussurrò lui, raggomitolandosi. -Mi sento semplicemente male, forse sono stanco, forse starò meglio domani... Non lo so...-

Gli accarezzò i capelli, ma invece di tranquillizzarlo, questo contribuì a farlo sentire in colpa. -Non so perché, ma non lo voglio, Yuffie. Non voglio il bambino.-

La vide cambiare rapidamente espressione ed impallidire. -Intendi... Ora?-

-Non posso rischiare di nuovo che... Insomma, sai che cosa sono...- tentò di spiegarle.

-Un bugiardo?-

Deglutì rumorosamente. Non ne parlavano da anni. Astharoth. Chiuse gli occhi.

-Scusami... Uno stronzo bugiardo!-

-Ti ho già spiegato... Yuffie, non rivangare il passato... Non sono fiero di quello che ho fatto ma...-

-Ma cosa?! Voglio sentire un'altra scusa! Avanti!- gridò, alzandosi.

-Sono un idiota! Cosa ti devo dire, ancora, Yuffie?! Mi sono inventato tutto, perché mi sono innamorato di te dal primo momento in cui ti ho vista, perché Astharoth era un modo per gettare tutte le mie maschere? Che avrei forse dovuto rimanere Astharoth? Che avrei dovuto far morire Vincent? Sai quante volte ci ho pensato? Sai quante volte ho creduto di morire, pensando quanto amavi lui e quanto disprezzavi me? Sai cos'è significato parlarti di tutto quello che mi distruggeva, sperando, pregando che tu fossi quella giusta? Amavi un mostro, Yuffie! Ma non mi vedevi neppure! L'ho dovuto uccidere perché finalmente capissi che esistevo anche io, che se ti aiutavo, se cercavo di salvarti, se rischiavo la mia vita per te non era per espiare i miei peccati o altro, era soltanto perché ti amavo! Ma tu non vedevi nulla di tutto questo, perché era lui ad ascoltarti, lui ad abbracciarti, lui a...- non riuscì a continuare oltre e, per la prima volta da anni, pianse.

-Eri tu. Sei sempre stato tu... Non hai mai tentato di parlarmi... Non hai... Oh Leviathan... Quando è morta Aeris... Sei stato tu ad abbracciarmi ed a parlarmi di tua madre... Sembravi così diverso... Così simile a... Ad Astharoth. Oh Leviathan!- Non la vide, ma sentì il suo calore accanto a sé. -Ran è tua figlia! Brutto bastardo! Ran è tua figlia e tu le hai mentito!-

-Cosa dovevo fare?! Tu non ne sapevi nulla! E comunque, il vero Astharoth non faceva altro che parlare di donne! Sempre e comunque! Aveva perso parte della memoria, ma ricordava quella lingua incomprensibile, un po' della sua storia ed avevo il suo anello... E' stato così semplice inventare la persona che amavi... Così difficile ucciderlo dopo che Chaos era sparito. Così difficile salutarti prima di morire, Yuffie.-

-Sono rimasta incinta perché credevo che il mio ragazzo fosse un demone, Vincent. E credevo che le gravidanze interspecie non fossero possibili. Asth... Tu stesso mi avevi detto che...-

-Perché era quello che mi aveva assicurato Hojo, Yuffie. Che non avrei mai tentato di fare a qualcun'altra quello che ho fatto con sua moglie... Per cui credevo... Credevo che Ran fosse qualcosa di estremamente raro e prezioso, era mia figlia. Era l'unica prova vivente che... Mi avevi amato, anche sotto un aspetto diverso dal mio. Era un piccolo miracolo.- tentò di spiegare, con il cuore in gola.

-Ma la Società del Crepuscolo? E... Chi diavolo ti ha conciato in quel modo?- chiese lei, confusa.

-Astharoth. Una piccola vendetta per aver usurpato il suo nome. Era una creatura instabile, un bambino crudele, in un certo senso. E penso volesse Ran per lo stesso motivo che ti aveva confessato: voleva un corpo.- si voltò verso la moglie, che mantenne lo sguardo fisso nel vuoto.

-Sei stato a letto con Lucrecia?-

-E' un grosso problema per te? Non ero nulla per te. Un amico, tutto qui...-

-Perché? Perché dici questo? Non ho dormito quella notte, ho pianto e mi sono data della stupida per non averti fermato. Ed avevi quello sguardo...-

-Non me l'hai mai detto, Yuffie.-

-Sei stato a letto con Lucrecia?-

-No. Le ho dato un tranquilizer senza che se ne accorgesse. Ci hai interrotti in tempo.-

Fece un sorriso, ripensando a quella sera, a Yuffie che lo trascinava fuori dalla camera. Per salvarlo, in un certo senso. Come sempre.

-Avrei voluto baciarti, quella sera, avrei voluto dirti che ti amavo, che eri il mio angelo custode e che senza te mi sarei pentito di quella notte tutta la vita. Ma credo che, nello stato in cui ero, non sarei riuscito a parlare dopo il bacio. E tu eri incinta. E mi avresti respinto, vero?-

-Non lo so. Davvero... Non so che cosa avrei fatto. Di sicuro mi sarebbe sembrato strano che tu rinunci così alla donna della tua vita... Forse allora avrei capito tutto di te ed Astharoth... O forse no... Baciate diversamente... E' normale?- gli chiese, senza guardarlo.

-Può darsi... Preferisci qualcuno in particolare?-

-Cloud.-

-Come?-

-Cloud bacia abbastanza bene, Reno è un piccolo dio del bacio e Cid è... qualcosa di indescrivibile... Indescrivibile soprattutto se i ricordi sono offuscati dall'alcool.-

-Hai baciato Cid? Ma è... Potrebbe essere tuo padre... Insomma... Si comporta esattamente come se fosse tuo padre!-

-Non mi sorprende che abbiano avuto tutti quei figli, con Shera...-

Ci fu un momento di silenzio, in cui Vincent si chiese come mai non fosse stato incluso nella classifica. Poi si ricordò l'ultima ed unica volta in cui era stato proposto il gioco della bottiglia e lui non aveva partecipato, forse perché sobrio. Lei l'aveva seguito e l'aveva baciato, in modo timido, quasi tremando. Si conoscevano da un anno e Sephiroth era morto da poco. Il mondo era salvo e Vincent era solo. Come sempre. Ma lei, nonostante fosse ubriaca, l'aveva baciato con gentilezza, senza lussuria.

Quella sera aveva ricambiato il suo bacio, a Cosmo Canyon, perché si sentiva terribilmente solo e l'unico suo desiderio era di sentirsi vivo. E lei lo faceva sentire vivo, da qualche mese.

-Mi sono innamorato di te a Cosmo Canyon, quella sera in cui eravate tutti troppo ubriachi per ricordare alcunché. Ho capito quella sera che forse tu potevi salvarmi.-

-Ma non ce l'ho fatta, apparentemente. Non vuoi... Non vuoi il bambino. Perché?! Se mi ami, perché?!-


I due bambini si stavano incamminando verso l'ingresso, attraverso il viale, quando sentirono le voci.

-Stanno litigando...- sussurrò Ran, trattenendo il fratello per il colletto. -Aspettiamo qui in giardino, dai...-


-Se prendesse da me? Kazuki è stato fortunato, ma quanto potrà durare la nostra fortuna?-

-Intendi... Se fosse elegante e sofisticato e dannatamente bravo a recitare?-

-Sto parlando... delle mie modifiche.-

-Non sei tu il primo a rassicurare Ran sui suoi occhi?-

-Yuffie...-

-E vogliamo parlare dei miei difetti? Ran è una bambina testarda per colpa mia... Ma non credo per questo di vagare piangendo!- sbottò la donna.

-Io non vago piangendo, ma vorrei che capissi...- cercò di interromperla Vincent, convinto fosse una causa persa in partenza.

-Piantala, Vincent.-

-Non dirmi di piantarla! Non posso permettere che nasca un bambino come Ran! Non voglio che soffra come ha sofferto lei solo perché è diversa dal resto del mondo! Non per colpa del mio fottuto codice genetico!- urlò, alzandosi in piedi e cambiando stanza. Doveva stare solo, calmarsi e forse sarebbe riuscito a spiegarle le sue paure.

-Leviathan, Vincent, la prossima volta ricordami di andare dal vicino, quando avrò voglia di fare un figlio! Lui è alcolizzato e picchia la moglie, ma almeno non ha gli occhi rossi!-

-Cosa c'entra?! Sto parlando di codice genetico! L'alcolismo non è genetico!-

-No, ma è ereditario se si passa la giornata ad evitare le bottiglie che tuo padre ti lancia! Vincent, che cazzo, sei una persona equilibrata, un padre eccezionale e i tuoi figli ti amano, nonostante i tuoi occhi, i tuoi tre muscoli cardiaci, la tua quasi assenza di stomaco e il fatto che cominci ad avere i primi capelli bianchi a quasi settant'anni!-


-Cos'è un muscolo pardiaco, sorellina?-

-Il cuore, scemo!-

-E papà ne ha tre?-

Silenzio.

Sorriso di Kazuki.

-E' per questo che è così gentile!-


Vincent si accasciò su una sedia. Appena aveva iniziato ad abituarsi a Ran, all'idea di essere, in parte, padre, era nato Kazuki. Aveva dovuto abituarsi al fatto che era padre per intero e non era un'idea facile da accettare, soprattutto perché non aveva mai completamente abbandonato l'idea di essere sbagliato. Interamente sbagliato. Ed irreparabile. E troppo vecchio per cambiare.

Non l'aveva mai confessato a Yuffie, ma da quando era nata Ran non aveva smesso di porsi domande. Scosse la testa. Ricordava quanto lui fosse perfetto e non riusciva a smettere di immaginare che cos'avrebbe fatto al suo posto in tutte le situazioni che si era ritrovato ad affrontare durante la crescita della piccola. Anche se lui non esisteva. Sentiva di scivolare verso la pazzia, a poco a poco.

Aveva tentato di essere perfetto, ma aveva ceduto ad un sorriso, ad un abbraccio e, forse, l'aveva viziata un po' troppo.

-So a cosa stai pensando. Stai pensando di essere sbagliato, di essere troppo imperfetto come genitore...- sussurrò Yuffie, sedendoglisi di fronte e poggiando i gomiti sul tavolo. Si nascose il viso tra le mani. -Anche io mi sento così e spesso... Dico che avrei potuto fare questo, rinunciare a quello... Divorziare e sposare qualcuno che non fosse complessato come il mio attuale marito, qualcuno che non avesse paura di un confronto con una persona morta. Io non posso sapere che cosa avrebbe fatto Lucrecia al mio posto...- sussurrò la donna, con un sospiro. Rialzò la testa e sorrise. -Probabilmente avrebbe trasformato entrambi in due Soldier dai capelli argentati con tanta voglia di conquistare il mondo...-

-O, più realisticamente, sarebbe scappata dopo aver saputo di aver concepito un figlio con il suo amante...- ribatté l'ex Turk, amareggiato. -Per poi trasformarlo in un Soldier dai capelli argentati e tanta voglia di distruggere il mondo.-


Nel viale d'ingresso, i due bambini aspettavano pazientemente, annoiandosi a morte.

-Ran, devo fare pipì...-

-Falla in un cespuglio.-

-Ma Ran...-

-La figlia dell'Oni!- esclamò un ragazzo, inoltrandosi nel vialetto ed, automaticamente, Ran si pose davanti al fratello. Guardandosi intorno, si accorse che altri studenti delle medie si stavano avvicinando. Probabilmente amici dei bambini che la mamma aveva fatto punire a scuola.

-Paura, piccola?-

Lei sorrise e si accontentò di rispondere: -Ti piacerebbe...-


-Lo sapevo che non poteva essere di Hojo!- esclamò Yuffie, trionfante. -Era troppo figo per essere di Hojo!-

Alzò lo sguardo, sorpreso. Era tutto lì l'effetto che le faceva la notizia? I suoi geni avevano generato il più terribile mostro dell'ultimo millennio e tutto quello che aveva da dire era che “Era troppo figo per essere di Hojo?”

-Ascolta, Vinnie. Non è colpa tua se è diventato un pazzo furioso. Tu eri... Impossibilitato a vivere. E lei aveva scelto tempo prima cosa fare di suo figlio. Sono sicura che... Bè, Ran e Kazu non sono l'esempio più chiaro di come non sia colpa tua? Stanno bene, sono felici ed anche grazie a te. Sono sicura che anche questa volta andrà bene. Non possiamo essere i genitori perfetti, ma almeno possiamo provare ad essere meglio dei nostri genitori... E magari evitare di morire nel tentativo... Ma non mi farai rinunciare solo perché hai paura che nasca un sociopatico...- sussurrò Yuffie al marito, abbracciandolo.

-Ran e Kazu!- esclamò lui, saltando in piedi ed uscendo di casa.


Ran si stava divertendo. Anche troppo. Sentiva che avrebbe usato il fuoco,presto o tardi, per mettere fine a quella storia. Se doveva essere un demone, che almeno avessero paura di lei!

Parò un bastone che stava per colpirla alla tempia, ma non vide il calcio diretto al suo stomaco e cadde a terra, sulla schiena. Il suo aggressore sorrise e si apprestò ad infierire, quando qualcosa di blu lo investì in pieno. Qualcosa di blu che sembrava un lupo.

-Papà?-

Ma non poteva essere il suo papà, era molto più piccolo. Si guardò intorno, mentre la bestia metteva in fuga i ragazzi. Kazu era sparito e, in compenso, papà e mamma guardavano la creatura con occhi sbarrati.

Quella trotterellò verso di loro ed alla bambina sembrò sorridere.

-Kazu?-


Vincent Valentine osservò suo figlio, trasformato in un essere simile a Galian Beast, tornare umano e fare un ampio sorriso.

-Oh Shiva.-

Sua moglie, al contrario, scoppiò a ridere, apparentemente divertita dalla mutazione di Kazuki.

-Guarda Kazu.- gli suggerì.

-Lo sto facendo, Yuffie.-

-Ma non lo stai vedendo, Vinnie. Guardalo. Ti sembra infelice?-

No, Kazuki sorrideva, mentre sua sorella, impressionata, lo riempiva di complimenti. Kazuki si trasformava in una creatura mostruosa, ma era felice.

Sorrise. Doveva avere fiducia nel futuro.


Qualche mese dopo, Vincent Valentine entrò nel reparto maternità dell'ospedale di Wutai, accompagnato da due bambini preoccupati ed un mazzo di fiori.

-E' la stanza 133, pa'... E' dall'altra parte...- sbuffò Ran, ormai decenne, non troppo entusiasta all'idea di avere un altro fratello, ma ormai in ottimi rapporti con Fuffi, la trasformazione del primo fratello.

Un grido femminile lacerò la calma dell'ospedale. Vincent afferrò i due figli e corse in quella direzione, dove trovò Tifa intenta a trascinare in corridoio il marito, apparentemente esanime. Le gemelle lo fissavano, dall'alto dei loro nove anni, inquiete. Indossavano entrambe un abito viola e i capelli biondi erano stretti in due trecce perfettamente simmetriche. A Vincent ricordarono una vecchia foto scattata da Tifa dopo la fuga dal Covo di Don Corneo, in cui il padre delle gemelle era “decorato” esattamente nello stesso modo.

-Perché è svenuto?- chiese, spaventato, posando i figli a terra.

-Bambini, tappatevi le orecchie.- avvertì la “zia”. I quattro eseguirono controvoglia. -Perché è un ex Soldier rincoglionito!-

-Ha... Qualcosa di strano?- chiese esitante l'uomo.

-Cloud? Gli manca il cervello! A volte mi chiedo se non sia evaporato attraverso le punte! Vedrai adesso come lo sveglio!- sbraitò Tifa, infilando i vecchi guanti da battaglia che portava sempre nella borsetta e preparandosi a colpire. Le gemelle tolsero le mani dalle orecchie e si prepararono ad incoraggiare la madre.

-No, Tifa! Il bambino!!!!- sbottò l'ex Turk, in preda al panico.

-E' verdastro, ha le orecchie a punta e le sopracciglia all'insù. Yuffie l'ha chiamato Spock e lui si è affrettato a precisare “Signor Spock, madre”.- rispose la donna, con un sopracciglio alzato, esasperata.

Con un grido inumano, Vincent si affrettò ad entrare nella stanza della moglie, riempita da Avalanche, gran parte della Shinra e tutti i discendenti al completo, compresi gli otto figli di Cid (tre erano stati adottati, non vi preoccupate per la povera Shera). Cercò la culla tra la folla e svenne.

Risvegliandosi, vide che tutt'intorno a lui si era formato un cerchio di bambini curiosi, compreso il bambino grande di Cid, dark di diciassette anni, che si affrettò ad allontanarsi borbottando: -Che palle, non muore più nessuno in questa fan fiction...- Il che sembrò una strana frase a Vincent. Ma forse aveva capito male.

Ai bambini si aggiunse Tifa, che gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. Sembrava piuttosto contrariata. Accettò l'aiuto, ma quando la donna fu abbastanza vicina, gli sibilò: -Prova a fare lo stronzo e ti privo della possibilità di procreare, Valentine.-

-Si è svegliato?-

Vincent riconobbe la voce di Yuffie e si affrettò a raggiungerla. Era pallida ed aveva delle tremende occhiaie. Sentì Tifa dirigere i visitatori fuori dalla stanza e sentì il loro mormorio di disapprovazione. In poco tempo la stanza si svuotò, ad eccezione delle due donne incinte che la dividevano con Yuffie.

-Svenire in quel modo...-

-Però è affascinante!-

-Sì, ma siamo sicure non sia gay?-

-Ed avrebbe tutti quei figli?-

-Hai visto com'è giovane, lei? Io ho messo sette anni a convincere Sano ad avere il primo figlio...-

-Sei sicura che non sia tuo marito ad essere gay?-

-Che c'entra mio marito? Sano è il giardiniere...-

Le due donne ammutolirono, una perché sotto shock, l'altra perché si accorse di aver parlato troppo.

E Vincent poté finalmente sentire le prime parole della moglie. -Se provi di nuovo a toccarmi giuro che ti privo della possibilità di procreare, Valentine.- sibilò, tentando di mettersi a sedere, senza troppi risultati.

-Sei piena di tubi...- notò l'uomo, spaventato dalla minaccia.

-Forse due sono un po' tanti per il mio fisico...- ribatté lei, con un mezzo sorriso.

Si, erano due, l'aveva visto, ma non riusciva a voltarsi nuovamente verso la culla. Si concentrò su Yuffie e le accarezzò i capelli. Era un vigliacco, lo sapeva, ma non riusciva a guardarli, anche se avrebbe voluto. Non aveva niente contro quelle povere creature. Era arrabbiato con sé stesso, contro le proprie debolezze.

-Ma che fanno?-

-Non so, lui non ha ancora guardato i bimbi... Che strano...-

Desiderò intensamente avere sotto mano Cerberus e mettere fine ai commenti delle due donne. Come si permettevano di giudicare? Era un momento difficile e... Si voltò verso l'uscita. Dall'oblò della porta, Tifa gli fece un chiaro gesto d'affetto, indicandosi il collo e facendo segno di tagliarlo con l'indice.

-Eppure sono così belli! E sani! Se solo anche il mio fosse così...-

-Kozuko, non fare così, vedrai che troveranno presto una cura... E poi, con le medicine, potrà avere una vita normale...-

-Sì, ma... Che cosa gli dirò quando mi chiederà perché non può giocare con gli altri bambini?-

Vincent abbassò la testa. Ecco, Cerberus poteva sempre servire, ma si sarebbe sparato per la propria stupidità. Afferrò la mano di sua moglie e sorrise.

-Ho fatto una bella figura, prima...- balbettò, grattandosi la nuca, imbarazzato. -Ma... Devi scusarmi, sono un fascio di nervi...-

-Vincent... Ti prego...-

-Dammi solo due minuti, poi mi alzo e vado da loro, ma ti prego, lasciami due minuti per calmarmi. Non voglio che mi vedano così...- sussurrò, arrossendo.

-I neonati non vedono.- precisò lei.

-Ma io sì, amore...-

Rimasero in silenzio e Yuffie finì per addormentarsi, anche grazie all'azione degli antidolorifici. Passarono ben più di due minuti, ma non riuscì ad alzarsi. Era debole, era vigliacco. Lo sapeva.

Poi uno dei due si svegliò ed iniziò a piangere. Fu automatico. Vincent si alzò e lo prese in braccio. Era piccolo e magro e non pesava nulla. Ebbe l'impressione di tenere tra le braccia qualcosa di stranamente fragile e prezioso. D'altronde, aveva avuto quest'impressione con Ran e Kazuki, anche se non erano mai stati così piccoli. Si sedette nuovamente, perché era consapevole di tremare e cullò il piccolo, che si calmò e lo fissò incuriosito.

-Per fortuna somigli alla mamma, piccolo... Anche questa volta abbiamo evitato la catastrofe, eh?- mormorò, con un largo sorriso.

-Intendi dire che somiglia a Madre? E poi, è una femmina... Il maschio dorme in continuazione... Mi ricorda qualcuno...- commentò Yuffie, perfettamente sveglia.

-Somiglia a te! Cosa c'entra Jenova, ora? Ma cosa dice la mamma! E' stanca e dice delle stupidate, vero piccola? Le dice anche quando è perfettamente riposata, ma tu non dirglielo, capito?-

-Smettila di istigarla contro di me già alla nascita!- protestò sottovoce la donna, falsamente offesa. Anche il gemello cominciò a piangere. -Passamela e vai a prendere l'altra bestia!-

L'uomo eseguì, ma esitò vedendo la targhetta con il nome. -Hai deciso senza di me?-

-Tu hai deciso per Ran! Ti lascio scegliere il nome della bimba, così siamo pari...- rispose lei, con un mezzo sorriso.

-Perché proprio questo nome, Yuffie?- sussurrò a disagio l'ex Turk, tendendo un dito al bambino, che l'afferrò prontamente e tirò. Sembrò stizzito quando scoprì che non si sarebbe staccato tanto facilmente. -Yuffie? Chi ti ha detto che i neonati non vedono? Questo potrebbe giocare a freccette e vincere...-

-Anche Ran e Kazuki vedevano bene alla nascita, Vincent... E' una caratteristica dei tuoi geni, direi...- rispose Yuffie, con un'alzata di spalle, constatando che la bambina seguiva perfettamente i movimenti del suo indice. -E poi, mi sembrava un bel nome, tutto qui...-

-Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite è puramente casuale?-

-Assolutamente sì, vero Lucrecia?-

-No, ti prego, Lucrecia è un nome terribile! Sembra uno starnuto!-

Yuffie scoppiò a ridere. L'ex Turk riuscì a riappropriarsi del proprio dito, ma per breve tempo, perché il neonato lo afferrò prontamente e ne mordicchiò la punta con le gengive. -Yuffie!-

-Che c'è? Sta evocando oggetti stellari? Provoca singolarità nello spazio tempo? Ha tirato fuori una katana di sette metri?- chiese lei, esasperata.

-No... Almeno... Mi sembra... Ma si comporta esattamente come lui... Yuffie...-

-Ti sta minacciando?-

-No, tenta di mordermi. Ma non ha i denti.-

-E' terribile, Vincent, al tuo posto sarei terrorizzata... Prova a scacciarlo con l'aglio!-

-E'... Tenero...-

Ci fu un breve silenzio, interrotto dalla donna:- Lo stai mangiando?-

Vincent s'inginocchiò davanti alla culla e fissò il piccolo addormentarsi, sempre mordicchiando il suo dito. Fece per toglierglielo, ma gli occhi gli si riempirono di lacrime, per cui di affrettò a restituirgli il giocattolo, approfittandone per prenderlo in braccio.

-Perché pesano così poco?-

-Sono neonati e sono gemelli, Vincent...-

-Ma... Possono stare qui? Intendo... Non dovrebbero stare... Nelle scatolette trasparenti?-

-Perché dovrebbero stare nei Tupperware, scusa? Per metterli nel microonde?-

-Perché nel microonde?-

Si sedette accanto al letto della donna e le posò il piccolo accanto.

-Non è bellissimo?- chiese lei, sorridendo. -Voglio dire... Guardalo! Sta provando a mangiarti! E' dolcissimo! E anche lei, sai? Sono belli e teneri...-

-Senza dubbio, ma... Il nome... Non so... Non sta bene né con Kisaragi né con Valentine...- azzardò l'uomo, subito interrotto da un'occhiata assassina. -Era solo una proposta, scusascusa!-

-Accontentati di dare un nome a lei, uomo!-

-Momoka?-

-Cosa c'entra la mia tartaruga, ora?-

-Hai una tartaruga?-

-Ehm... Sì... Da qualche parte... Forse. Ma che c'entra?-

-E' un bel nome.-

-E' il nome della mia tartaruga, Vinnie... E se poi le confondo?-

-Ma come fai a confonderle?!-

-Non so... Mi sembrerebbe strano... Pensa, chiamo una ed arriva l'altra...-

-Ma le tartarughe non fanno così! E poi, non sai neppure se ce l'hai ancora!-

-Dev'essere rimasta nel cemento quando hanno inaugurato il nuovo ponte... Che strano, l'avevo lasciata lì perché era stata cattiva e poi non l'ho più trovata... Può darsi che si sia solidificato...-

-Dammi la bambina, degenerata!!!-

-Cretino! E' nello stagno! Ti pare che lascio una tartaruga nel cemento fresco?-

Sentì un cigolìo alle proprie spalle e si voltò. Kazuki e Ran erano entrati nella stanza e si stavano avvicinando con timore.

-Kazu era più ingombrante...- notò la bambina, indicando il neonato. -E' malato?-

Kazuki si aggrappò alla gamba del padre e spiò con timore il fratello. -Ha i capelli di un colore strano...-

-Non è malato, è solo piccolo... E non è da solo... C'è anche lei...- precisò il padre, indicando Momoko. -E anche lei ha i capelli di un colore strano, come dici tu...-

-Una bambina! Che carina! Come la chiamiamo? Posso scegliere un nome? Ha la faccia tonda tonda! La chiamiamo Luna? La chiamiamo Palla? La chiamiamo Sole? La chiamiamo Mela?- chiese Ran, esaltata.

-La chiamiamo Momoko.- annunciò Vincent, con un ampio sorriso. Kazuki tese una mano verso il minuscolo fratello, che lo fissò con curiosità. -Ha gli occhi come Koneko...- notò.

-Sì, ma sono più belli! Sono verdi! Mamma! Anche io volevo gli occhi così!- protestò Ran.

-Hai gli occhi di tuo padre, non sei contenta?-

-Sì, però... Anche io volevo gli occhi come un gatto...-

-Quando sarai maggiorenne ti comprerò delle lenti a contatto uguali.-

-Wow! Grazie mamma!-

-Kaasan sembra il televisore, pa'...- mormorò Kazu, tornando presto ad occuparsi del fratello.

-E' piena di tubi, effettivamente...-

-E lui? E' carino anche lui! E' tondo! Lo chiamiamo Luna? Lo chiamiamo Palla? Lo chiamiamo Sole? Lo chiamiamo Mela?- propose Ran, saltellando.

-Lui...- iniziò Vincent, esitando. -Il nome...-

-Vincent, se preferisci...-

L'ex Turk sorrise e scosse la testa. -Lui si chiama Sephiroth.-



L'angolo degli amichetti di Chaos

Chaos: Cari amichetti, un'altra avventura termina, a lieto fine! Ma perché nessuno si ricorda di me?

Sephiroth: Ragazzi, quanto sono figo, sono riuscito a resuscitare anche qui!

Chaos: Non sei un mio amichetto, tu! Io qui invito solo i miei amichetti, sciò! Vieni amore della mia vita, scrivi... che ne hai bisogno... dopo ti faccio una cioccolata calda ed un massaggio...

Scritto la notte prima del mio colloquio per l'università, emozionalmente devastata, in overdose da caffè e con tanto bisogno di affetto, quindi capitemi, è già il quarto finale che scrivo, spero sia il definitivo e volevo fosse tenero. La nascita dei due marmocchi dai capelli strani mi sembrava interessante, ma mi sono dilungata troppo, forse... Non lo so!!! Help me!!! 16 pagine!!!

(sono stata presaaaa!!!) (ho dovuto abbandonare perché mi sono di nuovo ammalataaaa!!! XD)

Forse è meglio usare questo angolo in modo intelligente, và... Vediamo... Partiamo dalle caratteristiche genetiche dei pargoli (quattro!) Yuffentine (un po' come i Brangelina, wow! NdYuffie). I primi due, l'avrete capito, hanno un carattere ereditato da entrambi i genitori, formato in seguito dagli eventi. Geneticamente, visto che Vincent è un OGM, mi sono sbizzarita.

Ran ha un occhio diverso dall'altro, a testimoniare dei suoi due “padri”, oltre, se vi ricordate, il potere della sorella di Yuffie. In poche parole, è la piromane della situazione, anche se qui lo accenno soltanto.

Kazuki è apparentemente il bambino più normale (e timido e scemo) del mondo: le prende dalla sorella (ovviamente parlo delle botte che ci si dà da fratelli, non lo picchia a sangue, povero piccolo) ed è amato da tutti per il suo carattere mite. Ma quando si arrabbia... Diventa una bestia! XD Nella fattispecie, diventa Galian Beast. In chibi e kawaii.

E Luna e Palla, ovvero Momoko e Sephi... Bè, lascio che sia la vostra immaginazione a trovare dei poteri strani, ma per la mutazione... Sapete ovviamente che sulla pannocchia OGM dark (Vincent) è stato testato tutto tranne la pillola -e quando dico la pillola intendo “la pillola”- e il Viagra e con questo tutto intendo anche Jenova... Ho solo pensato che potesse esserci in lui anche quella mutazione e che ci sia in lui un gene recessivo degli occhi da gatto e dei capelli argentati... Ehy, è Final Fantasy, in questo gioco le persone si salvano anche saltando dalle rupi tentando il suicidio e non si trova una corda in una stupida accademia volante! Non stiamo a spaccare il capello in diciotto!

Sono abbastanza contenta della caratterizzazione dei personaggi, anche se mi sono appena accorta che Ran mi ricorda un po' troppo Sephiroth... Insomma... Come sarebbe stato Sephiroth se non fosse stato allevato da uno scienziato pazzo ed un'ape cristallizzata evidentemente miope...

Dopo questo capitolo ce ne sarà uno speciale, temporalmente situato subito prima la partenza di Vincent e la nascita di Ran. Leggetelo, please!

Ed ora, le considerazioni personali... Questa fanfiction è stata da una parte molto più difficile da scrivere rispetto alle precedenti. Just Before the Sunset era stata un parto cesareo con una roncolata, poiché ero molto coinvolta in quello che scrivevo. Non solo Kage è stata impegnativa dal punto di vista dello stile e del genere, che non sono molto adatti a me, ma molte situazioni descritte qui derivano direttamente dai miei ricordi. Ne è un esempio un passaggio del capitolo 12, quello dei portici...

Sono stata una tra le prime a scrivere Yuffentine in italiano, dopo averne lette più di cinquecento su internet e le storie con cui ho debuttato non erano esattamente il massimo (sto pensando di riscriverle, ma non ne ho la forza). Ho notato che c'è stato un periodo in cui la coppia era diventata di moda e volevo solo dire... Vi prego, so che sono la regina dell'OOC e dovrei essere l'ultima a parlare, ma... Non trasformate le Yuffentine in Mary Sue! So che l'idea di avere una relazione con un OGM di sessant'anni può essere esaltante (anche se sono la prima a dire che una relazione con una persona come Vincent è semplicemente impossibile, per esperienza personale), ma non lasciate che le vostre Yuffentine diventino qualcosa di melenso ed inutile, senza una trama o un fine!

Detto ciò, mi aspetto tantissimi commenti e ricordatevi del capitolo speciale! E per il mio compleanno voglio il vestito che indossa Ciel Phantomhive al ballo, quindi, se voleste farmi una donazione con Paypal...

Astharoth: smettila di provarci, sanguisuga!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: formerly_known_as_A