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Autore: shining leviathan    27/01/2010    5 recensioni
la speranza esiste anche in un mondo corrotto.basta cercarla con attenzione,el'amore trionferà ancora.Ahmhal e Adhara,Marvash e Sheireen,cosa sono due nomi in confronto a un sentimento così grande e doloroso?(AhmhalxAdhara)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pain of a woman'
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“ Ahmhal!” urlò Adhara schivando un fendente dell’avversario “ Smettila, sono io. Sono Adhara!”

I freddi occhi verdi del ragazzo la fissarono, neanche un baluginio di pietà li illuminava. Erano solo cristalli vuoti e opachi.

“ Adhara..” mormorò incolore “ Questo nome non mi dice niente” un affondo improvviso squarciò la blusa della ragazza che, ferita più dall’insensibilità dell’ ex amico che dalla lama, cadde a terra battendo violentemente la schiena. Ahmhal non provò nulla mentre puntava la spada alla gola di quella che una volta era la sua unica amica, se non una vuota soddisfazione. Che poteva anche non esserci, tanto era superficiale.

Sorrise,più per riflesso che per altro, e girò lentamente la lama in modo da incidere la pelle della ragazza, che gemette nel vedere un rivolo rosso colarle giù dal collo.

“ A-Ahmhal” sussurrò spaventata “ Ti prego… non farlo”

“ Cosa? Questo?” e premette il filo tagliente con forza, squarciando un po’ la pelle pallida di Adhara. Lei lanciò un  urlo, talmente simile a quello di un animale ferito che, per un attimo, Ahmhal si chiese se fosse davvero umana. No, non lo era.

Quella ragazza impacciata e strana sarà anche stata una Sheireen, ma pur sempre un abominio di laboratorio rimaneva.

Ma vederla respirare affannosamente gli accese qualcosa nella mente. Voleva sul serio farle del male?

Scosse bruscamente la testa. Era una sua nemica,  DOVEVA eliminarla. Eppure…. Eppure non voleva.

Portò una mano al capo, premendosi la fronte come in preda ad un’emicrania, e Adhara, nonostante si sentisse debole, raccolse l’ultimo briciolo di magia che aveva in corpo e formò una barriera tra lei e Ahmhal, sbattendo il ragazzo a qualche metro più in là. La spada cadde a terra, emettendo un suono metallico.

Lentamente, si issò sui gomiti e riuscì a mettersi seduta, volgendo poi lo sguardo al giovane cavaliere che se ne stava steso su un fianco, con la pietra rossa ancora intorno al collo.

Sospirò, portandosi una mano alla gola per fermare il flusso vermiglio, ma vedendo che non accennava a smettere pronunciò qualche parola e la ferita si rimarginò.

Adesso non aveva più energie. Se Ahmhal si fosse rialzato non sarebbe riuscita a difendersi, ma non pensava che volesse ancora aggredirla, poco prima sembrava titubante, segno che l’influenza di un monile magico non soffocava del tutto i sentimenti di una persona.

Il ragazzo ,intanto,si stava rimettendo in piedi. Ma le gambe non ressero il suo peso e cadde in ginocchio, poggiando i palmi delle mani sul freddo pavimento di pietra.

Teneva lo sguardo fisso verso il basso, ansimando leggermente.

Ad Ahdara sfuggì una lacrima “ Io non voglio che sia così” disse piano “ Io non ti voglio odiare” si alzò a fatica e raggiunse Ahmhal, cadendo poi davanti a lui. Allungò una mano e accarezzò quei lineamenti contratti, privi di espressione “ Non so che fine ha fatto quella parte di te che amavo, non so se la ritroverò mai più. Ma io non mi piegherò a questo gioco” sussurrò dolcemente tra le lacrime.

Vattene Adhara, non capisci che non sarà mai più come prima?

“ Vattene” rispose lui tremante, incapace di aggiungere ciò che aveva pensato.

“ Io non farò quello che il mondo e gli dei vogliono da me. Io seguirò la mia strada, la strada del mio cuore. Perché solo così saprò chi sono ,davvero”

Sei una stupida…

“ Vattene!” urlò di nuovo lui, con la voce colma di dolore.

Lui non faceva parte del suo cammino, ne avrebbe potuto mai esserlo.

Marvash e Sheireen. Inconcepibile anche solo immaginarli vicini.

Non potevano far altro che combattersi, in una guerra infinita e ciclica di cui non ci sarebbe mai stato un vincitore. Solo morte e rinascita, pagati con un prezzo altissimo e inutile.

Quanto sangue dobbiamo versare per questo mondo? E perché? Cosa ha mai fatto il Mondo Emerso per noi due, eh Adhara?Niente. Ci ha solo disprezzati per ciò che siamo….

La pietra rossa del suo medaglione si spense del tutto, e una profonda angoscia gli trapassò il petto come una spada incandescente. Singhiozzò.

Adhara sorrise mesta, spostandogli una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio “ Troverò il modo di fermare tutto questo senza ucciderti, lo giuro. Io cambierò la storia del Mondo Emerso”

È …. Un’addio?

Adhara si allontanò lentamente verso il bosco, lasciandolo da solo in balia dei sentimenti che ,velocemente, tornavano a reclamare la loro parte. E c’era lei, lei… in tutti.

Ahmhal si portò le mani ai capelli, si stinse le tempie, sopraffatto.

La guardò inoltrarsi nel fitto con passo claudicante e , nonostante le ferite e l’indecisione, si alzò in piedi e cominciò a correre, tenendo gli occhi fissi sul blu dei capelli per non perderla di vista.

I rami che pendevano verso il basso gli sferzavano la faccia, ma a lui non importava. Finalmente riuscì a raggiungerla, e le cinse la vita con una forza esagerata, tanto da sollevarla un po’ da terra.

Adhara si divincolò un attimo, spaventata, ma non avendo più energie rinunciò quasi subito, conscia dell’inutilità di quel gesto.

Il ragazzo la voltò bruscamente verso di lui, facendo incontrare i suoi occhi con quelli della giovane.

Desiderio e sofferenza.

Speranza e incredulità.

Riuscirono a distinguere questo nelle iridi lucide l’uno dell’altra, prima che le loro labbra si incontrassero in un bacio voluto e passionale.

Adhara dischiuse la bocca , assaporando nuovamente il gusto dolce e zuccherino della lingua del compagno, e Ahmhal allungò una mano per accarezzarle la nuca, facendo giocare il suo muscolo umido e caldo con quello della ragazza. Indescrivibili furono quegli attimi.

Brividi di piacere attraversavano la schiena di entrambi, percorsa sempre più audacemente dalle loro mani, vogliose e tremanti.

Ahmhal la strinse ancora più forte, lasciandosi cadere con lei sul tappeto di foglie secche.

Rotolarono l’uno sopra l’altro, cercando di sopraffarsi a vicenda, ma alla fine fu Ahmhal a vincere reclamando il suo ruolo dominante.

Steso sopra la ragazza, la accarezzava voglioso, finchè le sue dita indugiarono sui laccetti della camicia di Adhara. La fissò serio, frenando per un attimo la passione repressa che lo stava divorando. Adhara annuì, conscia del fatto che lui sarebbe andato avanti lo stesso, con o senza il suo permesso. Annuì di nuovo e incitò il ragazzo a proseguire, cosa che non tardò molto a fare.

Ben presto si ritrovarono nudi, con i rumori della foresta di sottofondo e Ahmhal cominciò ad entrare in lei ,lentamente.

Inizialmente, la giovane si morse le labbra per non urlare, e si aggrappò alla schiena sudata del ragazzo piantandogli le unghie nella pelle. Nessuno le aveva detto che faceva male, ma poco dopo cambiò tutto.

Un’immensa euforia l’avvolse, portandola ad assecondare i movimenti del compagno con una dolce leggerezza. Lui apprezzò il tentativo e aumentò il ritmo, facendo scaturire dalla gola di Adhara un gemito di goduria. L’aria fresca accarezzò i corpi dei due amanti, rinfrescandoli un po’ nel fuoco del loro amore. Uno scoiattolo si sporse un po’ dal ramo di un pino, osservando con curiosità la scena che si stava consumando nella radura. In contemporanea, una civetta chirulò a pochi metri di distanza, appollaiata dentro un tronco cavo.

Le stelle quella notte non smisero mai di brillare e, anche quando i due ragazzi caddero addormentati, continuarono a vegliare su di loro fino a quando l’alba non le cancellò dal cielo nella sua tipica sfumatura arancio.

Avvinghiati e fradici, sognarono un futuro in cui si sarebbero potuti amare senza che il destino cospirasse ancora ai loro danni.

Sognavano la libertà, la pace e magari, chissà, anche una famiglia.

Ma il destino quando tesse le sua trame lo fa con attenzione maniacale.

Non si accorsero del rumore di passi leggeri sul fogliame, non si accorsero del sibilo di una spada che veniva estratta dal fodero.

Ahmhal aprì di scatto gli occhi quando avvertì il freddo metallo sulla gola, e fece appena in tempo ad incontrare le iridi viola dell’aguzzino, disgustate e deluse, prima che gliela recidesse in un colpo esperto.

Il sangue le innondò la bocca, e la vista si offuscò all’improvviso.

Poco prima di addormentarsi per sempre udì distintamente le risate di San e le urla disperate di Adhara.

Se ne stava andando. E non aveva neanche potuto dirle che l’amava.

Se il Fato esisteva veramente, era uno dei più crudeli cospiratori in quel mondo corrotto e ignobile.

Adhara…..

 

 

Nove mesi fa, Ahmhal è stato ucciso da San. L’ha sgozzato sotto i miei occhi, senza che io potessi fare nulla. L’ho sorretto, ho gridato, ho gridato il suo nome e lo pregavo di non lasciarmi. Ma è stato tutto inutile.

Ho sussurrato sulle sue labbra fredde che l’amavo, ma non mi ha risposto. Scoppiai a piangere mentre quel bastardo rideva del mio dolore.

Non l’ho ucciso, non ci sono riuscita, ma gli ho portato via un occhio. Non è sufficiente.

Ho giurato che, la prossima volta, mi sarei preso la sua vita, ed è quello che farò.

Dopo averlo sepolto ho vagato in preda al delirio per due giorni, facendomi poi trovare dai soldati di Theana. Non ho opposto resistenza.

Volevo morire. E i malori che mi colpivano in continuazione per settimane sembravano favorirmi. Non mangiavo, a stento bevevo e la vecchia, “ preoccupata”, mi ha mandato un guaritore.

Era un po’ stranito quando mi ha detto che ero incinta. Io.

Non potevo crederci.

Ahmhal non era morto, pensai con un sorriso, una piccola parte di lui viveva dentro di me, e a quel punto strappai la ciotola di zuppa dalle mani del guaritore e la bevvi tutta di un fiato.

Amina mi urlò contro di tutto. E io l’abbracciai senza far caso alla sua ritrosia.

Theana mi ha chiesto più volte chi fosse il padre, ma io mi sono sempre rifiutata di dirglielo.

Sono sicurissima che avesse più di un sospetto, e anche Amina, delle volte, mi guardava con astio il ventre che pian piano si gonfiava per far spazio alla nuova vita.

Una di quelle volte ha pure borbottato che Ahmhal mi aveva stuprato, e che quel bambino non meritava di esistere.

Nacque in un giorno di neve, e la chiamai Hope. Aveva gli occhi verdi di suo padre e i miei capelli neri anche se mi accorsi, con orrore, che alcuni ciuffetti tendevano al blu.

Ma, d’altronde, cos’era che non andava in lei?Niente…

Era il frutto dell’amore di un Marvash e di una Sheireen. Una speranza per un futuro di pace.

E io non chiedo niente di meglio.

 

 

 

Fine!!! Spero che non sia una schifezza, anche perché non ho mai descritto scene di sesso……

( era interessante nda scoiattolo curioso) ( ma va là pervertito di un roditore!  è_é nda io)

Ok leggete e commentate, però clemenza è la prima fic che scrivo qui! Ah, alcune parti del dialogo di Adhara le ho prese da libro e le ho rielaborate a modo mio, spero che non disturbi….

Ok gente, alla prossimaaaa!!

 

 

 

 

  
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