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Autore: WolfEyes    29/01/2010    4 recensioni
"Io non li avrei mai visti, mai.
Non avrei mai potuto parlare con loro.
Non li avrei mai potuti abbracciare.
Non avrei mai potuto dire loro che li amavo… "

FanFic senza pretese, più per passatempo... Accetto ogni tipo di commento.
NUOVA VERSIONE riveduta e corretta! (dal 2/08/2014)
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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Orphan

Orphan

 

Io non sapevo cosa significasse avere dei genitori.

Non sapevo cosa si provasse a sentirsi amati.

Perché, a differenza di tutti gli altri, io non ne avevo avuto occasione.

Ero un mostro,

il mostro di Konoha.

Quello che tutti deridevano, che tutti evitavano, che tutti maltrattavano,

e che tutti temevano.

 

[Cosa poteva essere se non paura, la loro?]

 

Ma io ero solo

 

[Anche se io e la solitudine eravamo diventati amici, ormai.]

 

Al diavolo le loro paure.

Loro non sapevano cosa voleva dire… perché anche se erano orfani per una qualche malaugurata ragione, indubbiamente avevano degli amici.

Io ero un orfano, i miei genitori non li avevo nemmeno conosciuti, non sapevo chi erano, né cosa facessero, quale fosse la loro vita…

 

[Non conoscevo neppure i loro nomi.]

 

Io non sapevo nulla di loro. E loro non sapevano nulla di me, tranne forse il mio nome.

Ma io avevo un disperato bisogno di loro, della loro presenza, delle loro parole di conforto.

 

Avrei tanto voluto che mia madre fosse lì per abbracciarmi, baciarmi la fronte e dirmi: “Non ti preoccupare, Naruto, andrà tutto bene.”

Perché anche se non sarebbe stato vero, sarebbe stata mia madre a dirmelo, e io ci avrei creduto.

 

Avrei voluto allenarmi nelle tecniche ninja con mio padre. Non so perché, ma immaginavo, o sapevo, che mio padre era un ninja molto potente e rispettato.

 

[E allora perché gli abitanti del villaggio mi trattavano così?]

 

Sognavo che dopo un allenamento faticoso in cui mi insegnava le più strane e potenti tecniche, mi dicesse “Bravo Naruto, sei migliorato!”, con un sorriso sul volto, un sorriso sincero, e lo sguardo fiero.

 

Era strano, immaginavo le loro espressioni, pensavo a come avrebbero dovuto essere, ma io non li aveva mai nemmeno visti in foto.

 

[Mi sarebbe almeno piaciuto poterli identificare con un volto e un nome.]

 

Avrei voluto vederli.

 

[Avrei voluto che fossero lì con me, benché fosse impossibile.]

 

Io non avevo mai avuto le stesse opportunità degli altri bambini.

 

Non potevo andare in giro per le strade del villaggio mano nella mano dei miei genitori e finire per fare la lagna affinché mi comprassero una caramella o un dolcetto e poi tornare a dondolarmi appeso alla loro mani ridendo con loro.

 

Non potevo dire agli altri bambini “Il mio papà è un ninja bravissimo!” oppure “Questa l’ha fatta la mia mamma” facendo loro vedere la fetta di torta che avevo portato per merenda.

 

Non potevo tornare a casa dall’Accademia fiero e contento e dire: “Mamma, guarda cos’ho imparato oggi!” e mostrarle i miei lenti progressi.

 

[Anche perché io ero una vera e propria frana.]

 

Tutto questo invece accadeva sotto i miei occhi da quando ero un bambino.

 

[E dentro di me provavo un’incessante invidia verso di loro, che ai miei occhi avevano tutto, eppure non ne sembravano contenti.

Non sapevano la fortuna che possedevano…]

 

Dall’altalena, quel vecchio giocattolo che, lo sapevo, non mi lasciava solo, io osservavo gli altri tornare a casa felici con il padre o la madre, mentre io restavo lì ed aspettavo, come se uno dei miei genitori potesse spuntare dal nulla e dirmi “Dai, Naruto, che fai ancora lì? Andiamo a casa!” con un sorriso ampio, la voce gentile e una mano tesa verso di me per poter afferrare la mia.

 

Restavo lì finché, calata la sera, non mi convincevo che nessuno sarebbe venuto a prendermi, e allora  tornavo a casa da solo, a passi lenti.

 

[Perché ancora speravo che arrivassero di corsa verso di me chiedendomi scusa per il loro inspiegabile ritardo…]

 

Negli occhi le lacrime, nella mente la delusione, nel cuore il dolore.

Perché ero un illuso…

 

Io non li avrei mai visti, mai.

Non avrei mai potuto parlare con loro.

Non li avrei mai potuti abbracciare.

Non avrei mai potuto dire loro che li amavo…

 

[Anche se loro non c’erano mai stai. Perché mi mancavano, mi mancavano da impazzire.]

 

Eppure…

Mi chiedevo perché.

Loro indubbiamente mi avevano dimenticato… o addirittura non sapevano della mia esistenza e pensavano che anche io fossi morto.

 

 

 

 

Quando ebbi compiuto sedici anni, mi accadde qualcosa di inaspettato.

 

Non so cosa stessi cercando di preciso, forse cercavo solo di occupare il tempo sperando che nel mio piccolo monolocale ci fosse qualcosa di interessante, visto che nessuno veniva a farmi gli auguri… Forse stavo solo tentando di riordinare il caos di quei pochi metri quadrati che io chiamavo “casa”.

 

Trovai una lettera.

Era per me.

Strano, perché io non l’avevo mai vista. E inoltre non c’era il mittente, né un qualsiasi timbro, il che indicava che in realtà non era mai stata spedita.

 

La aprii e la lessi. La calligrafia era indubbiamente femminile, ordinata ed aggraziata.

 

“Caro Naruto,

se stai leggendo questa lettera, significa che purtroppo io e tuo padre in questo momento non siamo lì con te. Ci dispiace davvero tanto non poterti vedere crescere, imparare, non poterti dire quanto ti vogliamo bene.

Sappi, figlio mio, e ricordalo sempre, che noi ti amiamo e ti proteggiamo. Siamo lassù, in un posto bellissimo.

Ricorda sempre di inseguire i tuoi sogni, qualunque essi siano, perché se davvero li desideri con tutto te stesso allora riuscirai a far sì che si avverino. Ce la farai, noi ne siamo sicuri. Perché abbiamo piena fiducia in te.

La tua mamma e il tuo papà ti vogliono tantissimo bene.

Portaci sempre con te, nel tuo cuore, assieme a questa lettera. Noi ti porteremo sempre con noi.

 

Un bacio.

Mamma e papà.”

 

Sulle ultime righe, l’inchiostro sulle parole era sbiadito. Forse mia madre piangeva mentre scriveva…

Improvvisamente poi lo vidi sbiadire anche altrove…

Ma in macchie nuove.

 

[Quelle erano le mie lacrime.]

 

Quella lettera mi fece piangere, sia dal dolore che dalla gioia.

Perché finalmente, finalmente un orfano come me aveva qualcosa dei propri genitori…

 

Mamma, papà, anche io vi voglio bene…

 

 

Angolo dell’autrice

Fic ripubblicata nella sua versione corretta e modificata per eliminare appunto errori di battitura e compagnia bella.

Mi rendo conto del fallimento e della banalità di questa storia, ma ho voluto fare un tentativo, incentrando la cosa su Naruto e i suoi genitori, affrontando quindi il tema della solitudine e del dolore del nostro eroe.

Ce ne saranno ormai a migliaia sul sito, credo, quindi a maggior ragione non pretendo nulla, ma se vi ha fatto piacere leggerla, la cosa non può che fare piacere anche a me.

Ringrazio di cuore chiunque l’abbia letta (423 accessi) e la leggerà in futuro, chi l’ha inserita nelle preferite (atemina_91, BON, Ely_11, Roobbie, sirith88) e nelle seguite (Agnese_san, astred, NarutoeMinatofan), ma non meno importanti i recensori (ellacowgirl in Madame_Butterfly, Ely_11, ryanforever).

Un grazie davvero enorme va a tutti voi! <3

WolfEyes

(ex dolceGg94)

  
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