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Autore: Mistryss    31/01/2010    1 recensioni
Correva l'anno 1760 circa, e fra i tetti di una città del paese di Arjanne, si aggirava una misteriosa figura nerovestita.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Correva l'anno 1760 circa e fra i tetti di una città del paese di Arjanne, si aggirava una misteriosa figura nerovestita. Al suo inseguimento, le forze dell'ordine, che a differenza sua non correvano sui tetti, ma cercavano di prenderlo da sotto a colpi di fucile.

- Ahahahahah, cosa credete i fare da così lontano? Ormai dovreste saperlo che i vostri fucili non hanno effetto su di me; lo sapete che in qualche modo sbagliate tutti i colpi! - Disse correndo l'uomo in nero rivolto alla polizia che lo inseguiva.

- Fermati, dannato ladro!

All'improvviso, all'inseguimento dell'uomo in nero, apparì una ragazzina di tredici - quattordici anni circa, anche se, dato l'abbigliamento, poteva sembrare un ragazzo.

- Ancora tu, ragazzina?! Ma non ti stanchi mai d'inseguirmi?

- Per l'ennesima volta, mi chiamo Maria, non ragazzina! E no, finchè non sarò riuscita a fermarti e a consegnarti alla legge, non mi arrenderò!

- Ahahahah, sogna, sogna pure bella, perchè è ancora lontano il giorno in cui mi farò prendere da te! - Disse il ladro accellerando nella sua corsa.

Ma all'improvviso si arrestò quando arrivò in prossimità di un salto per lui troppo alto: era arrivato alla fine del tetto del palazzo su cui stava correndo, e gli altri erano troppo lontani per provare a saltare, perchè sbagliare sarebbe significato morire.

<< Ah! Sei con le spalle al muro, finalmente! >> Pensò trionfante la ragazzina quando notò che il suo obbiettivo era titubante.

<< Maledizione, che faccio ora? Se salto così, di sicuro finirei spappolato a terra, ma d'altro canto, se non salto verrò catturato e smascherato, e questo proprio non me lo posso permettere; soprattutto davanti a lei... >>

Questi e molti altri, erano i pensieri che tormentavano la mente dell'uomo.

 - Sei in trappola, arrenditi! - Gli intimò la ragazzina.

In tutta risposta, il ladro lanciò una veloce occhiata al baratro dietro di lui.

<< Non ho altra scelta, se voglio salvarmi devo sfruttare quel'invenzione. E' una follia, ma devo farlo! Per quei bambini, devo farlo! >>

Senza dire una singola parola, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto, lasciando di sasso sia la polizia che la ragazza.

- No!

La giovane cercò di prenderlo prima che cadesse, ma ormai era troppo tardi: si era buttato. All'improvviso però apparve davanti ai presenti messo supino, senza manco un graffio e senza toccare terra: volava.

- Ma cosa...

La ragazza osservò attentamente il suo avversario: si reggeva in volo grazie a delle aste attaccate a un telo (probabilmente il suo mantello visto che non lo aveva addosso), a cui era aggrappato, e sfruttava la potenza del vento di quella sera per non cadere.

- Ahahahah! Mi dispiace piccola Maria, ma pare che anche questa sera tu non ce l'abbia fatta! - Disse il ladro mentre volava via.

Maria arrivò fino al bordo del tetto, e osservò con rabbia la sua preda che fuggiva.

- Maledetto Black Rose, giuro che un giorno ti prenderò!!

 

Al chiarore lunare, il ladro arrestò finalmente il suo volo sopra il tetto di un vecchio edificio. Con poche abili mosse, penetrò dentro l'edificio passando da un lucernario scalcagnato, poi passò vicino a una porta scalcagnata e consumata dal tempo, e l'aprì: era una camera larga e molto semplice, sul pavimento erano buttati alla rinfusa pochi giocattoli, alcuni anche sotto la lunga fila di letti scricchiolanti dove giacevano addormentati molti bambini. Ancora un ultima occhiata a quei bambini, e poi si diresse verso il salone d'ingresso dell'orfanotrofio, dove posò a terra la sacca della refurtiva che a contatto con il pavimento, tintinnò.

- Sei di nuovo qui, eh? - Disse un'anziana suora, entrando nell'atrio.

- Ah, sorella Josephine, siete voi.

- Vieni sempre da noi a portarci i soldi, anche se noi non te lo abbiamo chiesto. Perchè lo fai?

Il ladro si voltò verso l'anziana suora, e le mostrò un grande sorriso.

- Perchè è qui che sono cresciuti due miei cari amici. Voglio che il luogo che ha permesso noi di incontrarci, offra questa possibilità a molti altri bambini e ragazzi, e se per fare in modo questo avvenga ci sarà bisogno di denaro, io ve lo porterò!

- Lo sai che l'orfanotrofio sarà abbattuto entro qualche mese, credi davvero di trovare tutti i soldi necessari per permettere invece di mantenerlo, quando anche la Chiesa ha subito rinunciato?

Il giovane prese le mani della donna e le strinse fra le sue.

- Fidatevi di me, ce la farò.

Detto questo, si diresse verso una finestra, e da quella passò in fretta e furia per scappare, senza però aver prima salutato i presenti. L'anziana donna si diresse alla finestra e vi si affacciò.

- Che tu sia benedetto, Black Rose! - Gridò la donna rivolta al ladro ormai lontano.

 

Dopo una lunga corsa, Black Rose arrivò davanti a un'imponente villa a tre piani. Con poche agili mosse, si issò lungo una rete di edera molto robusta, e raggiunse una finestra aperta al secondo piano, dalla quale entrò nella villa. Ma una volta dentro, non si diresse fuori dalla stanza in cui era entrato, bensì accese la luce, chiuse la finestra e si assicurò che fosse lo stesso anche per la porta. Dopodiché si levò il mantello e tolse da esso le aste che gli avevano permesso di volare, per poi riporle in uno scomparto segreto dell'armadio davanti a cui si era fermato, e dove aveva nel frattempo già posato il mantello e il suo cappello, facendo così ricadere sulle spalle i lunghi capelli biondo cenere, legati in una coda bassa che lasciava liberi solo i due ciuffi davanti leggermente mossi. Poi si sfilò la maschera nera che copriva la parte superiore del volto, e successivamente fu la volta degli abiti, anch'essi riposti nello stesso scomparto di prima.

Aveva appena messo via anche gli stivali, quando qualcuno bussò alla porta.

- Jean, sei sveglio? Posso entrare? - Chiese una voce femminile dall'altra parte della porta.

- Sì, entra pure, Maria.

Dalla porta, entrò la stessa ragazzina che poco prima inseguiva Black Rose. Il ragazzo la osservò un momento: i capelli, solitamente ben pettinati e puliti, erano tutti pieni di fango e sporcizia, e lo stesso valeva per gli abiti che indossava.

- Certo che sei proprio sporca stasera...ancora a dare la caccia a quel Black Rose? - Chiese lui con un sorrisetto divertito.

Lei non sospettava minimamente che lui fosse quel ladro, a cui dava così ostinatamente la caccia, e lui ovviamente non intendeva di certo dirglielo.

- Non è il caso di ridere Jean, quel maledetto ladro m'è scappato un'altra volta!

- Sai, non ho ancora capito perché ti ostini così tanto a dargli la caccia....

- Per il semplice fatto, che la polizia ha bisogno d'aiuto se non riesce a catturarlo da sola! E poi, direi che è anche il tipo di avversario che mi piace! Insomma, è un tipo che sfugge dalle grinfie piuttosto facilmente, e quella è una preda davvero succulenta per il mio spirito d'avventura! Poi, lui s'è accorto subito al primo scontro che a inseguirlo non era un ragazzo ma una ragazza, quindi direi che è un tipo sveglio...e la cosa mi piace! Inoltre, è sempre meglio dare la caccia a un ladro che passare il tempo spettegolando sui ragazzi o cercando qualcuno da sposare come fanno quelle noiose ochette che ci sono nella zona..

Jean guardò Maria con tenerezza. Era sempre una ragazzina molto esuberante nonostante fosse nata in una famiglia nobile, non aveva mai accettato davvero le restrizioni postele, perchè una ragazza, nè tantomeno accettato le regole del galateo e ora dimostrava questa sua risoluzione nel voler catturare Black Rose, era davvero incredibile.

- Fratellone, a che stai pensando? Ti vedo strano...

Jean si riprese di botto, era così immerso nei suoi pensieri che non aveva notato che intanto sua sorella era a pochi centimetri dalla sua faccia che lo osservava leggermente stupita.

- Ah! No, niente, niente di importante.

Data la vicinanza, il ragazzo potè notare alcune cose nella sorella che prima gli erano sfuggite: di norma, era sempre vitale, dinamica e in forma, ma quel giorno, anche se cercava di nasconderlo, ansimava, era pallida e sudata. Era ovvio che non stesse bene.

- Maria, sei piuttosto pallida e stai anche sudando...Stai bene?

La ragazzina gli lanciò un occhiataccia, evidentemente seccata che il fratello le avesse chiesto della sua salute.

- Sto benissimo! Non c'è bisogno che ti preoccupi...!

E dopo questa risposta scocciata, prese la porta e andò a letto senza dire più nulla. Jean la osservò allontanarsi, e lanciò un sospiro misto fra l'esasperato, il divertito e il preoccupato. Maria era cagionevole di salute da quando era piccola, per ciò facilmente si ammalava, anche se lei stessa si rifiutava di riposare o fare come le dicesse il medico, e non erano rare le volte in cui ancora mezza malata, se ne andava in giro in tutta tranquillità, facendo preoccupare tutti.

- Non cambierà mai...è talmente orgogliosa che non accetterebbe mai di farsi vedere che non sta bene...

 

Il mattino dopo, la vita trascorreva tranquilla, come se nulla fosse accaduto la sera precedente, e sia Jean che Maria facevano tranquillamente colazione nel salone dei ricevimenti come ogni mattina, seduti nel  lungo tavolo di mogano, quando il portone che introduceva alla stanza, si spalancò di colpo e fece il suo ingresso nella stanza un uomo sulla quarantina, dai capelli brizzolati e un'aria soddisfatta stampata in volto.

- Buon giorno, ragazzi. - Disse l'uomo rivolto  Jean e Maria.

- Buon giorno, padre. - Risposero in coro i due.

- Tra una settimana la contessa terrà una mostra per far vedere il suo ultimo acquisto: un diamante incastonato in un particolare ed elaborato supporto d'oro. Mi ha pregato vista la mia influenza, di aiutarla fino ad allora a tenere al sicuro il suo diamante, ma io ho molto altro lavoro di cui occuparmi, per cui vorrei che te ne occupassi tu al posto mio, Jean.

<<Un diamante, eh? L'obbiettivo ideale per il mio prossimo furto!>> Contate pure su di me, padre. - Rispose prontamente il ragazzo, attirato dall'idea del diamante.

- Bene, avviserò la contessa che prenderai il mio posto. Presentati da lei oggi pomeriggio, ti darà istruzioni lei su cosa fare.

- D'accordo.

E così fece il ragazzo quel pomeriggio. Arrivato al palazzo in cui viveva la contessa, venne ad aprirgli una donna grassoccia, che lo fece accomodare in un ampio salone con vari divanetti in legno e pelle rossiccia e alcuni mobili in legno nero. Jean aspettò quasi mezz'ora prima che la contessa si facesse viva. Era anche lei una donna grassoccia, portava i capelli castani e ricci raccolti in un'elegante crocchia che lasciava però scendere alcuni ciuffi riccioluti. Gli abiti erano molto sontuosi, e soprattutto, con un corpetto strettissimo, tanto che la contessa sembrava quasi più grassa di quello che in realtà era. Stranamente, non portava però quel neo che andava tanto in voga negli ultimi anni, nè la faccia enormemente incipriata. Evidentemente, come nella sua famiglia, queste cose doveva trovarle esagerate.

- Voi dovete essere il figlio del conte De la Rou, immagino. Vostro padre mi ha detto che vi ha addestrato personalmente nel combattimento, e che quindi siete molto bravo. Spero che non si sia sbagliato e che riusciate a fronteggiare qualsiasi ladro cerchi di rubare il mio prezioso diamante prima che venga esposto al pubblico.

Il giovane guardò leggermente dubbioso la contessa, incerto se parlare o no. Dopo qualche attimo di silenzio, Jean fece una domanda, che probabilmente avrebbe fatto chiunque al suo posto.

- Scusi, ma...non sarebbe il caso di chiedere alla polizia di sorvegliare la casa per evitare che qualcuno venga a rubare il diamante? Sì, forse bisognerebbe pagare, però...

- Questo è il punto mio caro ragazzo! Bisogna pagare! Non ho intenzione di sprecare il mio denaro per un gruppetto di gendarmi che probabilmente al posto di sorvegliare la casa, poltrirebbero in servizio!! No, preferisco affidarmi alla gente ricca e nobile come me, gente che si sa anche difendere e difendere ciò che è loro caro! Ma tornando al vostro compito, giovanotto... Il mio diamante è nascosto in una stanza segreta del mio palazzo, mentre verrà esposto al pubblico in questa stanza. - Disse la donna conducendo Jean in un'ampia stanza quadrata, spoglia e con due semplici finestre in legno che davano sulla strada.

- Il vostro compito sarà quello di sorvegliare il diamante sia nella camera segreta, che nella stanza in cui sarà esposto.

Il ragazzo cercò di memorizzare quanti più dettagli gli fosse possibile, non sapeva quando sarebbe potuto essere il momento migliore per rubare il diamante, per cui doveva prepararsi a tutto.

- Scusi, ma quando potrò vedere anche la stanza segreta di cui mi ha parlato?

- Oh, giusto, nella fretta di spiegarvi tutto, non mi sono ricordata di mostrarvela! Prego, da questa parte, giovanotto.

E così dicendo, la contessa lo condusse in un salottino, dove da una parete fece uscire una maniglia, che svelò un porta nascosta nel muro; la porta d'ingresso per la stanza segreta. Era una camera interna del palazzo, per cui era priva di qualsivoglia finestra e ciò rendeva l'aria molto pesante e chiusa. Rispetto alla stanza in cui sarebbe stata esposta la pietra, la camera segreta era ancora più spoglia: nell'altra c'era qualche tavolino agli angoli della stanza, in questa neanche quelli, c'era solo un piccolo tavolino su cui era custodito in una teca il diamante, effettivamente incastonato su un supporto dorato davvero vistoso. Non era chiaro a che cosa dovesse servire per l'esattezza dentro quel supporto, ma una cosa era certa: doveva valere davvero molto.

<< In pratica, pare che non ci sia alcun modo di entrare se non da quella porta... Eh, che lavoraccio che mi tocca! >>

Pensò Jean sconsolato all'idea di cercare un modo veloce e semplice di rubare l'oggetto.

- Vi lascio solo, ho alcune faccende da sbrigare. Se volete, potete controllare anche la stanza dell'esposizione, basta che non tocchiate nulla.

Il giovane ladro non se lo fece ripetere due volte; appena la donna uscì di casa, si mise a ispezionare ogni singolo angolo della casa in cerca di un qualche passaggio che gli permettesse di introdursi successivamente e rubare il gioiello, ma nulla.

 

Erano passati ormai tre giorni da quando aveva iniziato a lavorare a casa della contessa, e non era ancora riuscito a trovare un sistema per rubare il diamante, dato che a parte per brevi periodi di tempo, la contessa non lo lasciava mai solo. Era seccante fare la guardia a qualcosa che non poteva prendere. Stava facendo l'ennesimo controllo alla stanza dell'esposizione, quando seccato si appoggiò alla finestra, e per poco non la ruppe.

- Uah! Ma cosa...?

Jean guardò attentamente la finestra: mancavano alcune viti per tenerla ferma, per cui era instabile. Evidentemente non era una camera molto usata, per cui la padrona di casa non ci aveva fatto caso.

- Certo che sono poi stupido...come ho fatto a non notare che questa finestra era rotta? - Disse dandosi una leggera botta in fronte, come punizione per la mancanza.

Subitò pensò a come sfruttare la cosa: il giorno dell'esposizione, nella stanza segreta ci sarebbero state delle guardie, poichè alla fine la contessa aveva deciso sarebbero state presenti, per cui se ne sarebbe sbarazzato buttando giù la finestra della camera d'esposizione. Le guardie sarebbero accorse a controllare cosa fosse stato il rumore, e lui intanto sarebbe passato da un'altra finestra, si sarebbe introdotto nella camera segreta, e avrebbe rubato il diamante. Semplice. Il problema era solo attuare davvero il piano. Ma ora non aveva voglia di pensarci, gli bastava averne trovato uno; al resto ci avrebbe pensato poi.

  
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