Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: candidalametta    05/02/2010    8 recensioni
“è il colpo di genio del Canova, un attimo d’infinito di due bocche che non si toccheranno, condannate a quel misero sospiro di distanza che non le unirà mai. Troppo diversi per stare insieme” , e le sue labbra si avvicinarono davvero alle mie, “è l’attesa bruciante di un momento troppo perfetto da rompere, il rischio da correre prima di cambiare, per non essere così diversi in fondo” risposi sopraffatta dal suo profumo. “è l’attesa che rende meravigliosa una storia, non l’amore di un finale che non si conosce”, concluse sfiorandomi con labbra definite il contorno della bocca. Si scostò dal mio viso, lasciando il freddo della sua assenza, sorridendo beffardo mentre perdevo ogni interesse per qualsiasi cosa che non fosse lui.
Genere: Romantico, Triste, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


“guardalo, ha mani bellissime,
guardalo, è puro nell’anima”
(Gianna Nannini feat Giorgia, -salvami)


Mi è sempre piaciuto Jared.
Dalla prima volta che l’avevo notato su un red carpet, assediato da una folla che sapeva come muoversi, come esporre il profilo migliore. E lui che cercava di imitarli, con grazia naturale, senza sapere quanto fosse profonda la fossa dei leoni in cui stava cadendo
Me ne innamorai a prima vista, nonostante i capelli stinti per interpretare il personaggio nel film e il suo orrido gusto nel vestire che con il tempo è solo peggiorato. Ma era così dannatamente bello, così maledettamente affascinante ...
Lo rividi pochi anni dopo, quando si spargeva tra di noi, che di pettegolezzi viviamo e moriamo, la voce che stesse intraprendendo la carriera musicale. Sperando di trasformare la sua band da garage in qualcosa di produttivo, con suo fratello e un biondo algido che non mi è mai piaciuto.
Ed era cambiato, in quella manciata di anni e celebrità, si era fatto le ossa nei letti di starlette rifatte, e il suo sguardo poteva ancora sembrare genuino, sconvolgente di dolcezza e sogni, ma c’era anche molto altro, nel suo flirtare con il mondo che non passava inosservato. No di certo. Con le donne che se lo mangiavano con gli occhi, le intervistatrici sempre pronte a sfiorarlo in ogni occasione, completamente rapite dal suo modo di fare. Un po’ spaccone, instancabilmente giocherellone. Così dannatamente seducente.

È facile incontrarsi in questi ambienti, ed io qui ci sono nata, figlia d’imprenditori di famose società, geneticamente predisposta per essere bella, per vivere sotto le luci dello spettacolo. Sono un boccone ghiotto per chiunque, soprattutto per quelli che nel mio mondo capitano per caso o virtù, ed imparano solo quello che siamo disposti a lasciare intuire, senza rivelargli mai la totale verità. Ma Jared sapeva sempre cosa fare, come tenere un discorso accattivante e farsi amare da una folla potente usando solo la sua disarmante parlantina. Il gioco falsamente innocente di chi sta costruendo una maschera perfetta.
Una sera, una classica festa, lui, vegetariano e salutista resisteva integerrimo agli alcolici frammentati da piatti esotici, se non per martini che rigirava tra le mani, più come un ornamento che come una bevanda. Lui, sobrio, in una massa di allegrie ingiustificate. Mi notò subito, ero l’unica che ancora non si lasciava andare in atteggiamenti equivoci, l’unica che sapeva perché eravamo li.
Per la mostra di un tizio che non avrebbe mai sfondato, che fotografava con occhio critico statue altrui. Innamorato dell’arte ma incapace di produrla si limitava a portarla per il mondo su carta patinata. La sua unica occasione di gloria perduta in una classica orgia di celebrità a Los Angeles. Ma è sempre stato il prezzo da pagare per chi chiede aiuto a un amico famoso.
Si avvicinò aggraziato e mi diede l’impressione che fosse il mondo a circondarlo, non lui ad occupare un posto qualsiasi. Il centro perfetto. Mi raggiunse con espressione studiata passandosi distrattamente la mano libera tra i capelli troppo lunghi prima di poggiare un dito sulla foto davanti a noi.
Una buona prospettiva dell’amore e psiche di Canova.
Mani bellissime.
L’ombra nera dello sfondo e il marmo incredibilmente bianco delle membra, s’intuiva il solco di ogni muscolo, la spietata proporzione che faceva dei due amanti un’unica figura perfetta. Guardò psiche risvegliata dal suo sonno velenoso e poi lasciai che il suo sguardo mi spogliasse con lentezza prima di capire che il mio corpo sarebbe stato altrettanto gradevole nella stessa posizione. Nell’abbandono del bacio, sotto il peso del suo abbraccio.
Sorrise seducente finendo l’ispezione e arrivando ai miei occhi, non potevo che studiarlo dalla mia altezza sfrontata senza curarmi minimamente della posizione innaturale del suo capo per osservarmi in viso.
“è il colpo di genio del Canova, un attimo d’infinito di due bocche che non si toccheranno, condannate a quel misero sospiro di distanza che non le unirà mai. Troppo diversi per stare insieme” , e le sue labbra si avvicinarono davvero alle mie, “è l’attesa bruciante di un momento troppo perfetto da rompere, il rischio da correre prima di cambiare, per non essere così diversi in fondo” risposi sopraffatta dal suo profumo. “è l’attesa che rende meravigliosa una storia, non l’amore di un finale che non si conosce”, concluse sfiorandomi con labbra definite il contorno della bocca.
Si scostò dal mio viso, lasciando il freddo della sua assenza, sorridendo beffardo mentre perdevo ogni interesse per qualsiasi cosa che non fosse lui.
E il corpo di Jared fu una scoperta che mi mozzò il fiato in gola per giorni, settimane, mesi. Per quegli attimi che riuscivo ad averlo mio, per quel bacio che non arrivò mai. Ripudiato e confinato a una mera fantasia mentre i nostri corpi prendevano forme astratte di piacere, e il suo viso espressioni di magnifica bellezza. Perfetto come Amore, nel sorriso del risveglio, impassibile come marmo alla ricerca di un sentimento che non si dimostrasse in sesso.
Non mi amava.
Non poteva, perso nella sua bellezza di statua classica, nel gelo costante dei suoi occhi. Forse aveva affetto per me, sicuramente ammirazione, per essere l’unica modella laureata di L.A. per amare l’arte forse anche più di lui, per saper pensare, per divertirlo, reggere il confronto in una dialettica spietata. Ma le sue ali di fama e gloria lo portavano troppo lontano per svegliarmi del tutto dal sonno di ossessione che avevo per lui.
Mi ritrovavo a piangere di quell’amore non consumato, bloccato all’interno del mio cuore, come una pietra scalciata, sentimento d’inutile risoluzione. Piangevo, ogni volta che usciva da me e dalla mia vita, lasciando solo una traccia di torpore e solitudine.
E così mi trovò un giorno suo fratello, abbandonata nella mia stessa angoscia, ancora calda di Jared, con l’anima sigillata di un’altra porta che aveva chiuso senza guardarsi indietro.
Shannon, che avevo notato poco e nulla in quei mesi di totale dipendenza da Jared, di cui ricordavo appena il primo incontro.
C’era anche lui su quel red carpet, in cui sembrava un marziano caduto sulla terra. Scaraventato dall’universo infinito in questo mondo in cui non c’entrava niente. In cui non voleva entrare.
Lo osservai per la prima volta, scrutando i suoi occhi nell’ombra, cercando di capire che cosa avesse in comune con l’angelo dannatamente bello che mi rubava la vita, notando solo quanto fosse diverso. Come fossero scuri i suoi occhi rispetto all’argento di Jared, morbidi i suoi tratti in confronto agli zigomi affilati del fratello.
La sua sagoma contro il chiarore soffuso del corridoio sulla soglia spalancata; e ricordai altri dettagli di quei mesi, quella sera in cui eravamo rimasti insieme per qualche minuto, mentre Jared dava attenzione al mondo intero e ci eravamo ritrovati insieme alle sue spalle, ad attendere che si ricordasse di noi. Ricordai il silenzio imbarazzato del suo capo chino vicino a me, timoroso di alzare la testa e guardarmi, per scoprire di quanto fossi realmente alta. Troppo più di lui. E la tenerezza di quel momento che mi spinse a parlargli, distraendolo da domante di cui non voleva risposta, regalandomi brandelli di dolce compagnia.
Si avvicinò ad un metro da me, ancora accasciata a terra, con le ginocchia strette al petto nell’ultimo baluardo di difesa, e il suo corpo prese contrasti più netti e sfumature decise mentre le lacrime lasciavano i miei occhi. E ripresi conferma che il suo corpo non possedeva la minima grazia di Jared mentre goffamente s’inginocchiava accanto a me. Le sue spalle erano il doppio di quelle di suo fratello mentre vi poggiavo le braccia per permetergli di tirarmi su, e il suo petto non era liscio d’avorio con fianchi stretti di modellata perfezione, ma s’intuiva il solco dei muscoli e della carne, perché non era poi così magro. Senza per questo sembrare sproporzionato, semplicemente così. Mi passò una mano sul viso cercando gli ultimi residui di lacrime soppresse e le sue dita morirono mortificate sotto il mio sguardo attento, perché sapeva di non poter reggere il confronto con quelle di Jared.
Sottili mani da artista contro quelle mani pesanti, grosse e tozze, nodose in ogni dettaglio, poco flessibili. Indelicate. Eppure rassicuranti, ne presi una tra le mie e me la riportai al viso, lasciando che il palmo coprisse una guancia, perfetta e calda. Presente. Così diversa delle sfuggevoli dita gelide di Jared.
Mi guardò sorpreso e una goccia d’oro si accese nel suo sguardo illuminandogli l’iride di riflessi verdi in quel mare in tempesta che era la sua anima, soffocato dal sentirsi sempre sgraziato. Assolutamente fuori luogo. Profondamente in colpa per non essere come lui.
Come Jared.
Come la perfezione imposta dal mio mondo; bello e intelligente, perspicace e sveglio, alto e disinvolto.
Crudele e approfittatore. Come lui forse non sarebbe mai stato, o si sarebbe mai mostrato.
Perché era sicuramente intelligente, dalla completa seppur timida descrizione di una foto che mi aveva mostrato tempo addietro, e perspicace abbastanza da non chiedere nulla della mia relazione con suo fratello, tanto sveglio per non fare il suo stesso gioco e rischiare di essere messo ancora di più in confronto dalla società critica che analizza con lente d’ingrandimento ogni tua mossa, e bello … in un modo assolutamente personale.
Con quella bellezza cui si scende a patti, così profondamente umana, e dolce.
E non sarebbe mai stato crudele, non dopo avermi accolto in una notte di pioggia, quando succube di troppo amore e troppo alcol ero andata a casa loro, cercando un Jared disperso nella bella vita della notte di L.A. , coprendomi con una coperta calda e scortandomi fin sul divano dove mi addormentai incosciente della sua presenza. E mai approfittatore, quando mi svegliai di soprassalto, la mattina successiva, coperta e vestita mentre lui stesso dormiva rannicchiato sulla poltrona vicina, con il tavolino pieno di fazzoletti sporchi del trucco sciolto dalle mie lacrime, e quella che avrebbe dovuto essere una tisana per scaldarmi se non fossi crollata così miseramente. Mentre lui era rimasto sveglio probabilmente tutta la notte per vegliarmi. Consapevole che nel sonno e nella perdizione di quelle ore infinite avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa, andandomene invece intatta, lasciandolo riscaldato dalla stessa coperta che aveva protetto il mio sonno.
Puro nell’anima.
La forza mal trattenuta dei suoi gesti delle sue azioni, in quel volto privo di maschera, gli occhi sinceri di chi riesce a vivere anche senza mentire. Godendosi quello che si ha senza cercare di essere sempre il primo, di pretendere attenzione.
“Shannon”.
E lo sguardo rimase sconvolto quando mi chinai sulle sue labbra piene, aspettando un solo attimo, uno solo, prima di poggiarle dolcemente sulle mie, regalandomi il bacio che avevo sempre desiderato.


Perché dovete ricordarmi continuamente che non conosco i Leto e bla bla bla? Come se non lo sapessi ogni giorno della mia vita.
Maledizione.
Oneshot dedicata alla mia stupenda sorella di scrittura, perché è stata lei ad ispirarmi con la descrizione delle mani di Shannon in “sharona” (e se non l’avete ancora letta vi consiglio una buona clinica per malattie mentali, e dite che vi ci ho mandato io).


Decicata anche a tutte voi, che pensate che solo perfezione di Jared potrebbe farvi innamorare, senza darvi la possibilità di scoprire la dolcezza nello sguardo di Shannon
Bacio ;)
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: candidalametta