Sai che non tutto è ciò che sembra, che intorno a noi si muovono creature oscure e che le leggende non sono sempre tali...lo sai, ma cerchi di non pensarci,almeno fino a quando una notte in un attimo non ti ritrovi nel vortice stesso dell'inferno che avvolgendoti ti condurrà in paradiso...
Ero
nata e cresciuta a Forks, piccolo paese dello stato di Washington,
squallido e piovoso, nonché culla di esseri immortali e
leggende, di cui io ero a conoscenza, data l'amicizia con la
tribù indiana locale. Nonostante ciò, non avrei
mai pensato di ritrovarmi un giorno fra le spire di un amore splendido
e maledetto. Tutto ebbe inizio quando una sera, tornando dalla
biblioteca, mi venne la brillante idea di prendere una scorciatoia. La
scena che mi si presentò davanti agli occhi fu
agghiacciante: due vampiri avevano accerchiato una donna in un vicolo e
stavano per assalirla, per nutrirsi del suo sangue;volevo scappare,
urlare, ma ero completamente paralizzata dal terrore. Prima che il mio
cervello sconvolto potesse mandare un qualsiasi tipo di impulso al mio
corpo una folata di aria gelida mi investì ed un terzo
vampiro apparve sulla scena scagliandosi con violenza inaudita contro
gli altri due. Io rimasi perfettamente immobile,il cuore stretto in una
morsa che batteva furioso contro le costole, il respiro congelato
davanti alla mia bocca spalancata dal terrore, gli occhi che saettavano
da una parte all'altra tra i contendenti, troppo imperfetti per vedere
davvero ciò che stava accadendo. All'improvviso com'era
iniziato tutto finì: i due vampiri aggressori si dileguarono
nella notte, la donna, malferma sulle gambe,scivolò lungo i
muri urlando alle stelle la sua paura e il suo sollievo per poi
chiudersi in un' auto parcheggiata lì vicino e partire con
una sgommata. Per terra, sull'asfalto reso umido dalla pioggia caduta
nel pomeriggio,rimase l'ultimo vampiro, che era intervenuto in difesa
della vittima. Qualcosa, non saprò mai cosa fu, mi spinse ad
avvicinarmi. Era giovane, bellissimo, capelli scompigliati di colore
bronzeo ,lineamenti perfetti e...occhi dorati,intensi, che non appena
mi guardarono, sofferenti ed ammalianti mi fecero sentire piccola,
stupida e persa dentro alla mia stessa anima. -Non dovresti stare qui-
disse la voce soffocata dal dolore,ma ugualmente sensuale.
-Sì lo so, ma dato che ci sono lascia che ti aiuti, come tu
hai aiutato una di noi- risposi non sapendo bene cosa fare. -Non
è necessario, davvero, starò bene, sono solo
debole-. Così dicendo mi sorrise e fu come se la notte fosse
illuminata a giorno. -Non ci penso neppure a lasciarti qui,
vieni… ti porto da me-. Si alzò a fatica
appoggiandosi delicatamente a me e si lasciò condurre a casa
mia come un bambino indifeso. Una volta arrivati lo feci sedere sul
divano e dopo averlo aiutato a togliersi la maglietta, iniziai a lavare
le sue ferite con un panno bagnato. Le mie mani tremavano mentre
svolgevo quel lavoro, la sua presenza mi sconvolgeva, sentivo come se
fosse stato il destino a volere che ci incontrassimo, sentivo come se
lui fosse mio e io fossi sua, inesorabilmente… Lui mi
fissava in silenzio, seguendo attento ogni mio movimento. Ad un certo
punto parlò, fu solo un sussurro: -sei bellissima e non so
perché ma ti sento mia... mi sento tuo-. Ci cercammo con gli
occhi e quando i nostri sguardi si trovarono restammo incatenati per un
tempo infinito. Quasi nello stesso istante ci muovemmo l'uno verso
l'altro e le nostre labbra si unirono in un bacio dolce e passionale
che racchiudeva ogni più piccola sfumatura dell'essenza
stessa della vita. Alla fine lui si staccò da me con il viso
perfetto distorto dal dolore. –Scusami- Mormorò.
Ora sapevo ciò che dovevo fare: l'unica cosa che poteva
ridare forza ad un vampiro era il sangue, sangue umano. Presi il
tagliacarte dallo scrittoio e mi tagliai di netto la vena del
polso,portando il braccio all'altezza delle sue labbra -bevi- dissi
decisa. Mi guardò sconvolto scuotendo la testa. -Ti
prego,non voglio perderti ora che ti ho trovato- lo convinsi e lui
timidamente iniziò a lambire la mia pelle per poi affondare
i suoi canini e... trasportarmi in paradiso. Dio, che sensazione
sconvolgente, il piacere si stava impossessando di ogni fibra del mio
essere, era una cosa così intima, così sensuale.
Quando si staccò aveva gli occhi ardenti ed un rivolo di
sangue che scendeva all'angolo della sua bocca; non resistetti, mi
avvicinai e con la punta della lingua lo pulii dal mio stesso sangue.
Fu come gettare un fiammifero in una tanica di benzina: ci avvinghiammo
l'uno all'altro e persi ci amammo per tutta la notte con un'urgenza
tale che sembrava dovesse andarne della nostra stessa vita. Alle prime
luci dell'alba ci ritrovammo stretti in un abbraccio tenero e sereno.
-Come ti chiami?- Mi chiese. -Bella-. Risposi frettolosamente
intimidita. -Grazie Bella, mi hai dato tutto senza chiedermi niente, ma
sei riuscita a prendere il mio cuore-. Disse guardandomi fisso
dolcemente. - Tu come ti chiami?-. Domandai curiosa avvolgendolo con lo
sguardo. - Edward, che hai risvegliato dall'oblio della dannazione ed
innalzato alle vette della redenzione. Se lo vorrai sarò
tutto per te e tu sarai anima per me-. Sorrisi e anche lui, pronti per
esistere in un'eternità colma di gioia, di luce, di
speranza...di noi.