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Autore: TonyCocchi    08/02/2010    0 recensioni
Una chiamata misteriosa di Kurenai e tre giovani ninja con il loro compagno a quattro zampe scattano uniti all'azione! Per chi ama il team 8! PS: BUONE FESTE! ^__^
Genere: Commedia, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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team 8 2010

BUON 2010 A TUTTI!

… Accidenti, con quanto ritardo vi faccio gli auguri! Spero mi perdonerete, ma il 2009 non è finito molto bene (problemi in famiglia, chi non ne ha?), e il 2010 è iniziato con gli strascichi di tale brutta annata… A ciò si aggiunge che sto dando i primi esami d’università, quindi potrete capire il motivo del baratro temporale tra il precedente capitolo e questo. Però nella sezione fanart sto postando alcuni disegni di recente, se la cosa vi può interessare ^__^

Mi rimbocco le maniche e parto ora col nuovo capitolo! Il piccolo Asuma finora ha fatto spendere parecchie energie; arriverà il tempo per i babysitter di rilassarsi? Dite, leggendo mica vi sta venendo voglia di avere un bimbo tutto per voi a cui dedicare il vostro tempo e la vostra buona volontà? XD Per quelli che puntano a farsi una famiglia un giorno, non vorrei starvi scoraggiando, spero proprio di no! ^__^

Buona lettura, commentate!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Eccolo lì. Dove lo aveva lasciato. Spiccava tra gli altri come una formica rossa in una colonia di nere. Nere come gli occhiali che non aveva saputo proteggere da un semplice marmocchio…

Un moto di depressione lo colse e si appoggiò senza forze allo stipite della porta, ma poi scosse la testa. Non era il caso di deprimersi: magari il suo ottico di fiducia avrebbe compreso e gli avrebbe fatto un buon prezzo per un altro paio. Rizzò le sue  antenne umane, alias padiglioni auricolari: tutto tranquillo.

Avanzò con circospezione in soggiorno, con passò felpato anche sul tappeto; era sullo scaffale della libreria poco più alto della sua testa, nessuno sforzo se non per sollevare il braccio. Il titolo, “La Metamorfosi” di un certo Kafuka, prometteva bene.

Si guardò alle spalle. Posò il dito sul taglio tra le due copertine ed iniziò a farlo scorrere verso di sé, tra i due volumi attigui che lo imprigionavano. Piano… con delicatezza…

 

“UEEEEAAAHH!”

!?!?!?!?

 

… e un intero ripiano di volumi cadde giù, fragorosamente, davanti i suoi piedi, per fortuna non su di essi. Non imprecò soltanto perché era troppo educato.

“Shino, ma che hai combinato?!” fece Hinata, prima di chiedergli anche che stesse facendo lì tutto solo, sospetto come un ladro in casa d’altri.

“…… Ehm, nulla.”

 

Era difficile farsi una ragione che quello fosse un lavoro senza pause. Proprio quando avevano iniziato di averne ormai viste di tutti i colori, si resero anche conto che erano solo a metà tavolozza di ciò che un bebé può comportare.

 

Ad esempio, può accadere che l’idea di metterlo un po’ all’aria aperta fuori al balcone non si riveli innocua, e che il ciuccio adorato caschi dalla sua bocca giù a terra, a due piani più sotto. Invano avevano provato con un ciuccio di riserva trovato in camera di Kurenai, sottovalutando la Prima Regola: dopo quindici minuti di concerto di singhiozzi no-stop, Kiba, dopo diverse testate al muro, spontaneamente si sacrificò, scendendo a recuperarlo nonostante fosse finito nel bel mezzo della strada e fosse stato anche calpestato! Pur ammaccato, lo immersero in un catino di acqua bollente per disinfettarlo e glielo riportarono.

 

Può accadere di trovare in un arrivo inatteso eventuali rinforzi, ma che questi vengano invece fatti scappare via appena arrivati.

 

“Hinata!”
“Hanabi!”

Sua sorella minore era comparsa sul ciglio del balcone della cucina: Hinata pensava di sapere come mai fosse lì.

“Ti ha mandato nostro padre a cercarmi?”

“Esatto. È rimasto un po’… sconcertato quando stamattina sei fuggita rischiando di sfondare i cardini del portone. A dire la verità tutti sono rimasti sconcertati.”
Hinata arrossì pensando alla figuraccia che l’aspettava una volta tornata a casa.

“Ecco… la mia maestra aveva bisogno di un favore.”
“Che favore?”

“Vedi, deve stare fuori casa un’intera giornata e così… ci ha affidato suo figlio piccolo.”

La minore ebbe uno sbuffo, come una risata trattenuta: “Fai da babysitter?”

“Si.”

“La tua maestra ti ha messo in trappola, eh? Ih ih!”
“A dire il vero “ci”, visto che ci sono anche Kiba e Shino. E comunque non è una trappola! È un lavoro serio e di gran responsabilità.”

“Ih ih, occhio che non ti sputi in faccia la pappa!”
Hinata si accigliò ancora di più: “Lo ha già fatto!”
“AH AH AH AH!”

Ma subito dopo, giustizia fu fatta.”
“A te invece…” fece improvvisamente la voce di Kiba “Ha sbavato sui pantaloni!”

Hanabi abbassò gli occhi sgranati: l’amico di sua sorella e il loro piccolo protetto erano entrambi a gattoni, e Asuma stava passando alle scarpe nonostante il suo controllore.

“Uh, cattivo Asuma, cattivo!”

“… Erano nuove!”

Kiba si alzò: “Andiamo, è solo un po’ di bava di bambino, non è chissà che schifezza.”

“Scusa Hanabi, è un bimbo un tantino difficile da gestire…”

E intanto Hinata dentro di sé rideva di gusto!

“Urgh! Mi si è attaccato alla gamba! Staccati!”

“Sta solo cercando di mettersi in piedi.”

Hinata, sentendosi sarcastica e cattivella come non mai, non trovò di meglio che chiedere: “Non è che ci daresti una mano Hanabi? Dopotutto è solo un bambino, no?”

“Ecco… A dire il vero… devo tornare da nostro padre a dirgli dove sei!”

E non appena balzò via dal balcone, salutandoli velocemente, Kiba mostrò il cinque ad Hinata, che batté molto volentieri.

 

Certi rinforzi è meglio perderli che trovarli.

 

“Peccato sia andata via così in fretta: forse abbiamo proprio bisogno di un po’ di aiuto in più.”
“Naaaa, di certo non il suo che, per un po’ di bava fa tante storie.” rispose Kiba con Junior in braccio. La boccuccia bagnata era però ben chiusa sulla sua spalla.

“Beh, lei a differenza di noi non si è abituata con rigurgiti o popò…”

“Questo non è un lavoro per tutti, Hinata.” disse con aria da figo.

E un po’ aveva ragione; i compiti più importanti sono solo per i migliori, e lei ci rientrava!

“Ih ih ih!”

 

Però può accadere anche che la propria bianca coda possa piacere più che un banale sonaglio.

“Uuuuuurf!”

“Stringi i denti Akamaru, prima o poi si stancherà!”

“Ih ih ih!”
“E smettila, non è una campanella!”

Asuma: ç__ç

Kiba: °__° “Ehm… si, è una campanella! Scuotila e farà din don! Si, ecco: Din Don! Din Don! Visto? Eh eh!”

Akamaru: “ARRRR!”

<< Anche tu Kiba, amico mio! >>

 

E può accadere che mettendolo a giocare un po’ coi pastelli, i babysitter diventino di fatto delle tavolozze…

“Eh eh eh!”

“(-__-) Si, si, ora ho l’occhio cerchiato d’azzurro e i baffi viola… molto divertente…”

Kiba prese il foglio, ancora bianchissimo: “Ma non ti piacerebbe di più sporcare questo?”

Asuma per tutta risposta batté il pastello sul tavolino del seggiolone e prese ad urlare!

“Ok ok! Come non detto!”

E avvicinò di nuovo la faccia affinché potesse mettergli un paio di strisce rosse anche sulla fronte.

“Ehm, porta pazienza Kiba…” disse Hinata, sedutagli vicino, che pareva affetta di una strana forma di morbillo a pallini gialli “Credo sia un suo modo di giocare con noi.”

“Dici che anche prima con Akamaru voleva solo giocare? A momenti il mio cane si ritrovava senza coda! L’ho tenuto buono solo parlandogli di croccantini e cagnoline, e non so se riuscirò a procurargliene nella quantità che gli ho promesso!”

Shino si asciugò la faccia: “Hinata, io non credo bisognerebbe permettergli di giocare a tutto ciò che vuole. E se il pastello a cera ti fosse finito nell’occhio?”

“CHE?!”

Kiba si ritrasse e Asuma ricominciò a urlare.

L’insettaro, anch’esso precedentemente deturpato, si spiegò: “Non siamo babysitter professionisti, ma credo che, oltre a curarci di lui, non faremmo male anche ad educarlo un po’. Rispetto all’inizio, quando non volevano neanche saperne, abbiamo fatto dei passi avanti, ma non significa che ora dobbiamo assecondarlo in tutto.”

Hinata arrossì: “È vero, ci siamo ammorbiditi un po’ troppo.”

Nel frattempo, Akamaru, con la coda di nuovo pettinata, scuoteva con le zampe anteriori il seggiolone, per calmare Asuma con un po’ di dondolio: gli umani facevano così.

“UAAAAHH!”

Certo che sin da cuccioli erano all’altezza del titolo di animali più rompiscatole del creato… Al massimo dopo le zanzare, forse.

“Ha voglia di pastelli ora, fargli cambiare idea sarà difficile.”

Shino fu inamovibile: “Non impossibile: i bambini sono capricciosi anche riguardo i propri capricci. Troviamo qualcos’altro che lo tenga impegnato.”

“Dai Asuma, stai buonino: che ne dici di giocare un po’ col sonaglio invece?” provò Hinata.

Rispose nella maniera più categorica che c’era: buttando il sonaglio a terra: il cane bianco lo scansò per un pelo.

“Bambino cattivo!” -fece Kiba come quando si rivolgeva ad Akamaru quando aveva pochi giorni- “Il babysitter Shino è una barba, è vero, ma dice cose sensate, sai? Devi crescere, e devi farlo nel modo giusto.”

Asuma prese a battere con le manine sul tavolo del seggiolone: se quella parola, “crescere” significava non colorare a modo suo le cose che aveva intorno, allora non voleva farlo.

“Così non otteniamo nulla, portiamolo nella sua stanzetta.”

“Buona idea.”

Lì, circondati da giochi, avrebbero avuto molte più possibilità ed idee per divertirlo.

 

<< Dlin dlin dlin dlin, dlin dlidlidlin dlin dlon >>

“UEEEEEEHH!”

“Che si fa?”

“Prova a sventolargli qualche pupazzetto sotto il naso.”

Il suggerimento di Shino non portò ad alcun risultato: il sorriso restò cucito sulla morbida testolina del panda, senza passare a Junior.

<< Dlin dlin dlin >>

“Hinata, se non ti sei incantata, perché non ci porti quel carillon?”

“Ups! Scusa! (^__^”)”

Lei adorava i carillon e si era distratta un attimo.

Shino e Kiba erano seduti a gambe incrociate vicino a Junior: avevano rovesciato e sparso per terra una cesta di giochi, nel caso fosse lui a scegliere. Si sedette vicino a loro, e tirò la cordicella del carillon, il quale aveva la forma di una scatolina gialla con una faccina sorridente sul dorso.

“Dai, piccolino, sorridi anche tu!”

Provarono anche con la palla gonfiabile, con le formine, provarono a costruirgli una fortezza con i mattoncini di plastica delle costruzioni, ma i lavoratori si videro licenziati a metà dell’opera.

Asuma singhiozzava e gocciolava dal nasino e i tre si guardavano tra loro sconfortati. Era il momento di chiedere aiuto all’infallibile Foglietto.

“Interessante… Kurenai dice di coinvolgerlo e di essere coinvolti.”

“Spiegati meglio, Shino.”

“Kurenai dice che è un bambino socievole… e che quindi si scoccia a giocare da solo… Strano, eppure gli siamo sempre attorno.”

Kiba batté improvvisamente un pugno sul palmo: “Ma certo!”

“Attenzione signore e signori, Kiba ha avuto un’illuminazione.” -fece l’insettaro con sarcasmo- “Esaltati di meno e spiega di più.”

“Shino, tu ti divertiresti a star fermo a guardare dei tizi che lavorano?”

“Non credo.”

“Hinata, se io iniziassi a tormentarti ogni cinque minuti suonando un sacchetto di pietruzze vicinissimo al tuo orecchio, come ti sentiresti?”
“Non molto contenta.”

“Ragazzi, Junior ha voglia di fare qualcosa, non di vedere noi che facciamo qualcosa per lui.”

“Quando un bimbo piange non si può semplicemente circondarlo di pupazzi e palline colorate e lasciare ci pensi da sé.” aggiunse Shino, che ora aveva ben chiaro il consiglio di Kurenai.

Hinata sospirò: “Direi che abbiamo preso alla lettera la frase “Farlo giocare”…”

Tutto quadrava: un amico dipinto reagisce, un foglio scarabocchiato no.

E dire che avevano pensato di aver fatto progressi, essersi affezionati a Junior e a quel lavoro; invece continuavano a fare errori grossolani, come pensare al gioco con l’obiettivo di spegnere il volume al suo im-pianto hi-fi…

“Dice altro la maestra?”

“Solo che i pupazzi sono i suoi preferiti.”

“Ma ci abbiamo già provato con i peluche.”

Kiba si grattò il mento: “Si, ma non ci abbiamo provato seriamente. Guarda, questo pupazzo a forma di ranocchio ha una tasca: può essere usato come marionetta.”

Strattonò senza preavviso la mano di Shino e la intascò: “Ma che stai facendo?!”

“Datti da fare: la lettura è finita, ora inizia lo show!”

Shino restò sbigottito: “Show?!” 

“Si! Ho avuto un’idea: facciamogli fare amicizia coi pupazzi! Io vedo se ce n’è qualcun altro che ha la tasca!”
Shino, tornato improvvisamente insicuro guardò Hinata: ne ricevette un sorriso e un silenzioso invito a darci dentro.

Guardò Asuma e si schiarì la voce…
“Ehm… Croak!...

Era riuscito a catturarne l’attenzione!

Io sono un rospo… Ciao…”

Hinata (^__^”): <>

“Mi piace mangiare insetti… sai dove posso trovarne?”

Asuma alzò gli occhi dal burattino alla faccia di chi lo manovrava…

“… Ehm, sentite, ho qualche dubbio al riguardo.”

“Bah! Razza di imbranato!” –Kiba non aveva trovato altro, così fece tornare umana la mano di Shino- “Dai qua, ti faccio vedere io come si fa.”

Shino restò contrariato per la critica e il licenziamento, ma lo lasciò fare volentieri.

L’approccio di Kiba fu del tutto più coinvolgente e invitante.

Ciao! Come butta?”

Almeno lui si sforzava di avere un accento “gracchiante”: la sua solita frizzante energia sarebbe stata l’arma vincente. Nessuno degli altri due però lo avrebbe sospettato tanto versatile e fantasioso.
Sono mister Ranocchietto! Il pupazzetto più divertente e verde che c’è! Piacere!”

Agli occhi di Junior l’apparizione di un ranocchio parlante fu accolta prima con sorpresa, poi con simpatia!

Ehi! Passavo di qui perché mi hanno detto che da questi parti c’è un bambino che ha tanta voglia di divertirsi! Come me! Sei tu, eh? Sei tu, vero? Come ti chiami? Come ti chiami? Come ti chiami?”
Asuma sembrò farsi timidino. Ma Mister Ranocchietto era più determinato di Mister Rospo Barbogio!

Boing!”

Kiba sollevò il braccio più in alto che poté e poi scese sulla testa di Asuma, che subito acchiappò divertito le morbide zampette verdi che cadevano sulla sua fronte.

Hai visto che salto? Piaciuto?”

“Ih ih ih!”

“A me saltare piace un sacco, ma proprio un sacco, eh? Guarda qui: BOING! E poi BOING! E BOING! BOING! Che bello saltare! Perché non salti anche tu? Dai! Fai anche tu BOING! BOING! Eh eh eh!”

“Guarda!” esclamò Shino vedendo Asuma mettersi in piedi e cercare di arrivare più in alto che poteva.

“Si! Bravo! Saltiamo insieme! BOING! E BOING! E BOING!”

Kiba uscì un secondo dal personaggio: “Akamaru, mettiti un po’ dietro di lui: potrebbe cadere.”
“Arf!”

“BOING! BOING! CROACK! Com’è bello saltare insieme, vero?”

A Hinata e Shino, non restò che sedersi un po’ più in là e guardare; era loro ben chiaro che Kiba aveva tutto sono controllo, e che si stava divertendo un mondo. Tutti e due si stavano divertendo un mondo.

Uh, guarda chi è arrivato!”

“Uh?”

“Il Panda Pigrone!”

Aveva acchiappato al volo un altro dei pupazzi nei pareggi e l’aveva inserito in scena.

“Ciaaaaao… sono il panda pigroooone…”

“Croak! Ciao! Perché non salti anche tu insieme a noi?”
“Nooooo… troppo faticosooo…”

“BOING! Uh, ma dai, che è divertente! Asuma, diglielo anche tu che è divertente, dai!”

Asuma allora prese Panda Pigrone per un braccio e ricominciò a saltare per fargli vedere quanto fosse bello; qualche volta cadeva all’indietro, ma ad Akamaru bastava un tocco del muso per rimetterlo ben dritto.

“Ehi, Asuma, e adesso chi facciamo arrivare?”

Prese due pupazzi, mostrandoglieli come due alternative.

“La Lumaca Sbaciucchiona o il Draghetto Coraggioso?”

Asuma indicò il draghetto.

“Mmm… Si hai ragione: la lumaca Sbaciucchiona è simpatica, ma è pure appiccicosa, eh?”

“Eh eh eh!”

Shino: “Ci sa fare. Io in quanto a raccontare storie sono negato.”

Hinata: “Ih ih! Forse dovevi solo scioglierti un pochino.”

“Forse, ma secondo me Kiba sarà sempre più bravo. Dopotutto lui è…”

“Il più bambino di noi tre.” –finì la Hyuga al posto suo- “Non mi stupisce che abbia così tanto successo con Junior.”

“Allora, chi vuol seguire me, Draghetto Coraggioso, alla ricerca del tesoro, alzi la mano!”

“Va bene anche una pinna?”

“Certo Balena Cicciona, solo non fermarti a mangiare ogni cinque minuti, o almeno lasciane un po’ per noi, giusto Asuma?”

 

E così, Asuma, in compagnia del Draghetto Coraggioso, di Mister Ranocchietto, Balena Cicciona, Foglia Volante e Panda Pigrone (per convincerlo bisognò impegnarsi parecchio!) trovò il tesoro della Cesta Incantata, non prima di aver battuto il suo temibile guardiano, il Bianco Lupo Gigantesco!

Alla fine della storia Kiba non era annoiato, ma aveva sete, e la voce gli scendeva sempre più: non è facile gracidare.

“Uuuf… Che bella avventura coi tuoi amichetti peluche, vero?”

Asuma mulinò le braccia entusiasta.

“Eh eh eh, si infatti! Ci volevo io, visto? Solo il tuo babysitter Kiba poteva raccontarti una storia tanto spassosa. Dopo ne vuoi un’altra? Benissimo, però ora il babysitter Kiba ha bisogno di un bicchierone d’acqua. Non te ne andare, eh? Sennò mi offendo.”

Si alzò…


“I-ba!”

 

“!?...”

La sete passò in un lampo.

Kiba si girò: “Come?”
“I-ba! I-ba! Ih ih!”

Hinata era a bocca aperta! Kiba sembrava frastornato.

“Ha… ha detto il mio nome?”

“Si! Ha detto il tuo nome!”

“HA DETTO IL MIO NOME! AH AH AH!”

Kiba lo prese in braccio e lo sollevò come fosse un dolcissimo trofeo.

“Stai imparando a parlare, bravo! E sai già dire il nome del tuo amicone Kiba, eh? Ma sei un piccolo genio!”

C’era una nota nella sua voce, quasi come si fosse commosso.

“Ma ci credete ragazzi? Ha detto il mio nome! Gli piaccio!”

“Umpf, per forza…”

Kiba tornò cagnesco: “Ehi, che vorresti dire?”

“Non potevi che essere tu a farlo parlare; fin dall’inizio sei sempre stato “diretto”, con quel tuo rivolgerti a lui come se potesse capire quello che dicessi, come potesse risponderti. Pensavo che agissi da idiota ma… in realtà penso ancora che sia da idioti, però qualche frutto lo ha dato.”

“Shino ha ragione, Kiba! Col tuo non star zitto un attimo hai fatto venire ad Asuma la voglia di parlare, e di imparare le parole.”

“……”

“Ma… Kiba! Ih ih!”

“Cosa? Mai sentito parlare di bruscolini negli occhi?”

Shino: “Umpf!”

“Ehi, Asuma, riesci a dire << Hinata >>?”

“Na-ta!”

“Bravissimo!” applaudì la ragazza.

“Riesci a dire << Shino >>?”

“I…… No…”

“AH AH AH! Non vuole il tuo nome! Beh, spiacente Shino, si vede che non gli va!”

Shino: -___-

“E riesci a dire Akamaru?”

“Au-au!”

“Wow! Sai anche il cagnese! Ma sei un grande! Eh eh, abbiamo qui un talento precoce!”

Asuma stranamente cambiò espressione…

“Ehi, cos’è quella faccia? Dico sul serio, stai bruciando le tappe, stai… stai...”
“Sta?” domandò Shino.

“… Sta bagnando il pannolino…”

Asuma: ^___^

Kiba: -___- “Oh, beh… Stavi bruciando troppo e hai preso l’idrante dopotutto.”

Hinata era scoppiata a ridere: “Beh, non è poi una tragedia, no?”

Kiba, mettendo da parte l’alone umido sulla maglietta (lo stava tenendo in braccio): “… Umpf, no, non è niente di che.”

Hinata si alzò in piedi: “Sappiamo cosa fare giusto?”

Akamaru, Shino e Kiba annuirono.

Hinata prese il barattolo di borotalco e lanciò a Kiba che lo prese al volo con la mano libera! Quel gesto, riuscito grazie all’intesa perfetta tra di loro, sortì l’effetto di un’iniezione di coraggio!

“Al lavoro!”
“SI!”

 

Akamaru con un tocco della zampa premette il pulsante, e lo stereo, finalmente, veniva acceso!

“ARF!”

“VIA!”

Da quel momento tutta un’altra musica! Anzi, musica!

Forse perché i ragazzi avevano acquisito fiducia in sé stessi e simpatia per il piccolo, forse perché stavano facendo esperienza, forse perché Kurenai aveva fatto benissimo a scegliere loro, ma il clima generale migliorò tantissimo; operoso ma allegro, insomma adatto ad uno stereo acceso!

Junior continuò a sporcarsi, ma i cambi di pannolino si fecero sicuri e veloci, pipì, popò o pupù che fosse; addirittura Shino stabilì al cronometro un nuovo record. Ovviamente non significava che non andassero a buttare i pannolini sporchi badando a girare il naso dall’altra parte!

Il tasso di urla e capricci diminuì sensibilmente, e in ogni caso erano pronti a sfoderare Il Ciucciotto alla velocità della luce. Questo perché ora non mancavano mai di stargli con gli occhi addosso, come ogni ninja fa col suo obiettivo: essere sempre presenti intorno a lui, comprendere e soddisfare i suoi bisogni appena si manifestassero, e cogliere al volo l’occasione di mettersi in mostra come guardie del corpo.

Come quando, in un angolino, Asuma notò il luccichio di una monetina da 50 ryo.

 

Trovare un soldino per terra è una fortuna, ma per chi usa ancora la bocca per esaminare ciò che non si conosce può diventare un incidente domestico in piena regola… Se non c’è la zampa provvidenziale di cagnone bianco ad impedirglielo!

“Wof wof!”

“Eccomi Akamaru, cosa abbiamo qui?”

Akamaru sollevò la zampa e mostrò al padrone la moneta. Kiba diede al bimbo uno sguardo obliquo, a cui Asuma, messosi a sedere per terra, rispose guardando altrove con le mani dietro la schiena.

“Ottimo lavoro!”

Premiò il suo cane con un vigoroso gesto “OK!” del pollice.

Akamaru: U___U

“……”

Poi, con un apparentemente innocente gesto di tutta la mano raccolse il cinquanta e lo guardò con un abbozzo di sorriso.

“Wuf!”

“Eh?”

Ora erano Akamaru e Asuma a guardarlo con uno sguardo obliquo, quest’ultimo con le braccine incrociate davanti il pancino.

Kiba (^__^”): “Ehm… non ho resto…”

“Bark!”

Kiba (-__-): “Ok ok, lo metto in camera della maestra… Complimenti, diventerai proprio un tipo onesto tu.”

Asuma: ^__^

 

Come aveva detto Shino poi, stargli vicino non significava solo guardare e soddisfare, ma anche insegnare!

 

“Dai piccolino! Prova!”

La babysitter-biberon lo teneva su per le manine: i suoi piedi tastavano leggeri il pavimento, un po’ emozionati, ma pronti. Il pubblico era già in trepidazione.

Kiba: “Io scommetto ce la fa!”

Shino: “Io dico di no.”

Kiba: “Non mi aspettavo altro da te…”

“Vai!”

Via i ganci di sicurezza, ali spiegate! Due passettini già compiuti prima che se ne accorgesse!

“Bravissimo!”

Certo, va sempre tutto bene… finché non si guarda giù! E la distanza da terra era ben maggiore di quella solita e rassicurante. Cominciò a traballare, come se fosse divenuto improvvisamente un acrobata alle prime armi su una fune sospesa. Per fortuna quell’angelo con gli occhi come le nuvole era dietro di lui.

“Oplà!” lo acchiappò senza paura, senza fretta.

Mugolò scontento.

“Su, non dispiacerti. Impegnati e ce la farai prestissimo!”

Non capì il significato, ma il tono di voce era bastato a togliergli le farfalle dal pancino! Come voleva bene alla babysitter-biberon!

 

Ma soprattutto, essergli amici.

 

“Ecco qua, umpf!”

Il babysitter Kiba era il più giocherellone, ma non era un fessacchiotto, e anche se con un paio di sillabe lo aveva conquistato, non lo avrebbe risparmiato da una vendetta meritata!

I pastelli a cera, un po’ d’acqua, un piattino in cui frantumarli e trasformali in un’innocua pittura per quella faccia birichina.

“Uh?”

Capì quando gli mise davanti uno specchietto.

“Sembri un pagliaccio, ah ah!”

“Mu mu!”

Non aveva gradito! Però i colori erano belli chiari e accesi come piacevano a lui!

“Così impari: se non vuoi iniziare a prendere botte sul tuo sederino da poppante è bene che cominci da subito a fare il bravo, intesi?”

 

Il babysitter Shino era molto strano… Il più strano. Ma anche lui era divertente quando voleva. E non solo, era anche in grado di sbalordirlo.

Aveva trovato, in uno scatolo nella cesta dei giochi, alcuni fogli di cartoncino di vari alcuni: alcuni già tagliati in varie forme, altri ancora interi.

“Cosa stai facendo?” aveva chiesto il babysitter Kiba.

“Vedrai.”

Mentre il suo compagno di team scrollava le spalle, Asuma lo osservò per tutto il tempo, come incantato, mettere in pratica la sua idea con forbici dalla punta arrotondata e spago.

Il suo caratteristico “Umpf!” annunciò il risultato finito. Aveva ritagliato due cerchietti neri per fare le lenti, e con lo spago e la colla le aveva unite tra loro e a due stanghette di cartone più spesso per dare un paio di occhiali! Anzi, due paia!

Ne aveva fatti anche per sé!

Prima provò i suoi, poi aiutò Asuma ad inforcare i suoi formato mini.

Il cartone ovviamente non è trasparente, così dovevano essere portati abbassati un po’ sul naso, ma l’effetto era comunque buono e anche Kiba ne restò impressionato.
Due Shino uno più inedito dell’altro, uno in maglietta e l’altro in pannolino, ma tutti e due con un’aria davvero cool.

Shino: ●___●

Asuma: ●_●

Dandosi un’occhiata a vicenda, non riuscirono a scambiarsi un bel sorrisetto da “Ehi, begli occhiali!”

Kiba: <

 

FLASH!


“AAAAAAAAAAAAAAHHH!”

Shino: -___-

L’unico dei tre che per il semplice lampo di una macchina fotografica era saltato per lo spavento! Shino era troppo controllato e Asuma… stava guardando da un’altra parte.

“Hinata?”

“Si, io! Guardate che ho trovato!”

Era di quel tipo a forma di scatola, con una lampadina per il flash, e sotto l’obiettivo una fessura da cui sbucava l’istantanea, anche se c’era da aspettare un po’.

“È venuta bene.”

Inevitabilmente si verificò il classico precipitarsi per andare a vedere “quanto” si è venuti bene. Anche Asuma poté guardare, comodamente seduto sulle spalle del babysitter Shino: mai più errori del tipo scordarsi di lui credendo che a terra sia al sicuro…

“Tu e Asuma sembrate due fratelli, Shino.”

“Due fratelli vanitosi…” commentò Kiba, che nella foto era venuto, se non altro, in modo naturale, mentre osservava gli altri due atteggiarsi coi loro occhiali nuovi di fabbrica, cioè, di scatolone.

“Chiedo scusa per l’improvvisata. È che quando vi ho visti così presi… e con gli occhialetti neri mi siete sembrati troppo teneri e volevo immortalarvi.” disse ridendo timidamente.

“Ehm, ti ho fatto tanta paura, Kiba?”
“CHE?! Paura?! Ma figuriamoci! Facevo lo scemo come al solito! AH AH AH!”

Akamaru, vicino le sue gambe, cominciò a guaire.

“Che c’è bello?”

“È dispiaciuto perché non è venuto anche lui nella foto.”

Hinata gli scosse il pelo con una carezza: “Tranquillo, ne possiamo fare altre.”

“Facciamone una tutti insieme!” urlò Kiba.

Asuma si accodò subito: “I-eme!”

“Questa macchina ha l’autoscatto, no?”

“Si ce l’ha.” controllò l’insettaro che ne aveva una simile.

Tanto bastava!

 

Scegliere il posto non richiese lunghi dibattiti: dove se non sull’invitante e guarda caso spazioso divano in soggiorno?

“Akamaru non potrebbe stare sul tappeto? Potrebbe rovinare il diva… ARGH!”

“Arf!”

Un morso alle chiappe, al che dovette alzare bandiera bianca: “Ok, ok, diamoci alla pazza gioia…”

E lanciò per una aria un cuscinetto che gli ricadde in testa: festante come se fosse in coda da due ore alla posta!

“Questo è lo spirito giusto!”

Kiba aveva messo la macchina su un treppiedi, e la stava ora puntando.

Alzò gli occhi sugli amici: “Pronti?”

Hinata parlò per tutti e tre: “Pronti!”

“Ih ih ih!” mise l’autoscatto, e corse a mettersi in posizione. Letteralmente: alla fine spiccò un balzo con atterraggio morbido, provocando però un’onda sismica che trasmettendosi per tutto il sofà fece sobbalzare gli altri quattro!

“Kiba, che modi!”

“Ad Asuma è piaciuto, vero?”

“Eh eh!”

“Ragazzi!” li richiamò la Hyuga “Sta per scattare!”

Si strinsero tutti, per paura di non entrare e per reciproco affetto.

Asuma era al centro, sulle gambe di Hinata, Kiba e Shino ai due lati dell’amica la cingevano con un braccio dietro le spalle, Akamaru, vicino Shino, si allungava per mostrare il proprio testone pellicciuto al centro della foto, vicino il piccolino.

I cuscini del divano erano tutti fuori posto, un paio per terra, i materassi sporgevano dallo schienale: un ridente disordine, un disordine pieno di vitalità.

 

^__^

 

FLASH!

 

“Bellissima!”

Hinata pensò di farne stampare una copia da conservare in camera sua, ricordo di una giornata storta rivelatasi stortissima, ma in ottima compagnia!

“Ehm, e adesso?”

“ADESSO SI SALTA!”

“ARGH!”

Fu Kiba a cominciare, ma sorprendentemente, nessuno di loro ebbe pietà del divano: il primo sussulto aveva scatenato un’ondata di maleducazione distruttiva in ciascuno di loro! Ben imbracato dalle braccia dei suoi babysitter, Asuma partecipò agli spericolati salti, agli assalti impietosi alle molle del sofà, alle cuscinate, alle risate insensate e incontrollabile.

 

Kiba: “PRENDI QUESTO, INSOPPORTABILE MISTER AUTOCONTROLLO! AH AH AH!”

Shino: “E TU QUESTO, MALEDETTO DISTRUTTORE DI MOBILI ALTRUI! AH AH AH!”

Akamaru: “WUUUUF! (I miei artigli stanno facendo un macello con le federe e nessuno me lo impedisce! Yuhuuuu!)”

Hinata: “WUHUUU! ASUMA, STIAMO VOLANDO!”

Asuma: “IH IH IH!”

 

E gli sembrò di essere più simile a loro, perché loro ora erano più simili a lui!

 

Se si poteva colorare anche da grandi, se si poteva tornare bambini anche da grandi, allora non era poi così male crescere!

 

 

 

 

Che bel quadretto!

Scommetto anche voi vorreste una foto così, eh? Piena di amici e di confusione! Questa fic mi è piaciuta molto non solo per gli spunti che offre, ma anche perché mi ha permesso di mostrare il mio team preferito in una veste umanissima: tre più uno amici per la pelle, capaci, insieme, di superare qualsiasi difficoltà e di farlo divertendosi. Spero vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me vedere Kiba, Shino, Hinata e Akamaru (che per il suo essere cane ha potuto avere meno spazio rispetto agli altri) interagire tra loro non come ninja, chiacchierando, scherzando, a volte litigando, e mostrando il lato profondo della loro amicizia verso ciascun altro membro del gruppo.

Ho usato il passato perché, mi spiace annunciarlo, questo è il penultimo capitolo. L’ispirazione era forte all’inizio, ma poi, dovendo spartirsi la mia mente con gli esami, si è un po’ indebolita, ed ora non sento più di poter trovare altre belle trovate per un altro capitolo così. Ce ne sarà ovviamente un altro però, il ritorno di Kurenai! Che dite, li perdonerà per il divano? Si accettano scommesse! XD

Riguardo la macchina fotografica, nel capitolo 2 del manga ne viene mostrata una, anche se era di un tipo ancora più vecchio di quella che ho usato io; però è certo che macchine fotografiche troppo moderne non vi siano nel mondo di Naruto.

Finita questa storia, non so ancora cosa scriverò dopo e quando, ma qualcosa mi inventerò ^__^

Al prossimo capitolo!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
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