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Autore: Elos    11/02/2010    2 recensioni
- Kami! - Geme lui, più sconcertato che seccato, alzando la testa quel tanto che serve per guardarla in faccia. - Parli più di Naruto, e non credevo fosse umanamente possibile! -
Lei protesta lamentosamente, inchiodandolo nuovamente tra le gambe per impedirgli di ritrarsi:
- Sei troppo vestito! Se tu fossi meno vestito io starei più zitta! -
[...]
- E' un bel problema. Però credo si possa risolvere. -

Prima classificata al concorso "Kakashi loves... sorpresa!" indetto da Verolax.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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13 anni - Kusa - Terra di verde, mare di roccia




C'è un profluvio rigoglioso e metodico di verde da quelle parti, che è quasi troppo per essere contenuto tutto negli occhi: un'orgia di colore vellutato ed uniforme che cresce in una distesa d'erba alta sino ai fianchi e, perso lì sopra a specchiarcisi, anche il cielo sembra verde, e pesante, carico di pioggia.
Camminano in silenzio uno dietro l'altro, con il ninja medico a chiudere la fila e sua sorella a precederlo nel mezzo; Kakashi li ha distanziati di qualche passo, avanzando sveltamente nell'erba folta.
Se Yoru, la ragazza, nel presentarsi ha abbozzato un inchino con uno sfoggio di sommaria formalità, sorridendo con quella che sembra una contentezza sincera, Kurai si è limitato ad assentire brevemente alle parole della sorella.
Lei - lui? - loro sono qualche centimetro più bassi di Kakashi, con i capelli neri raccolti in un ciuffo morbido sul lato sinistro della testa e visi sottili e perfettamente, completamente, inequivocabilmente identici.
Hanno gli stessi vestiti, la stessa veste bruna, gli stessi calzoni scuri. Hanno le stesse fasce sulle braccia, le stesse sacche alla cintura, lo stesso coprifronte con la foglia annodato attorno al collo. I lineamenti sono gli stessi, la corporatura è la stessa. Stanno tanto vicini l'uno all'altra che le braccia si sfiorano. Parlano, gesticolano, si muovono in simbiosi: si completano i gesti a vicenda senza nemmeno guardarsi ed è, be', inquietante.
Sono stati assegnati come squadra a Kakashi perché sono nati ai confini tra il Paese del Fuoco e le terre di Kusa, e conoscono la zona molto meglio di altri. Per il resto, di loro Kakashi sa solo che Yoru è stata promossa chunin da meno di un mese e che suo fratello è un bravo medico. Yoru - che si è rivelata una compagnia straordinariamente ciarliera - gli ha spiegato che in genere li mandano insieme ovunque - per qualcosa che ha a che fare con la distribuzione del chakra, Kakashi non ha ben compreso: ha annuito educatamente per tutto il tempo, senza curarsi in realtà di registrare nulla dopo la trececentoventunesima informazione superflua giunta in un minuto netto.
Ha sorriso di fronte alle chiacchiere di Yoru e di fronte all'atteggiamento neanche troppo vagamente indisponente di Kurai, con il sorriso ad alzare i bordi della maschera e l'occhio, il solo visibile, che si chiude, il capo piegato su una spalla. Non è sicuro che risulti del tutto naturale, ma è quanto di meglio riesce a produrre al momento.
E' strano sorridere loro - non gliene importa poi molto né dell'una né dell'altro - quando non sono passati neanche sei mesi dall'ultima volta che ha visto Obito - Obito al quale non ha mai sorriso - o Rin - neanche a lei, mai, mai, e magari se le avesse sorriso sarebbe riuscito a toglierle di dosso un poco di quel peso che sembrava averla schiacciata al ritorno dallo scontro sul ponte.
La voce acuta di Yoru Kitamori attira la sua attenzione:
- Quello è il villaggio che cerchiamo, caposquadra. -
E' un conglomerato di casupole di legno scuro che paiono emergere come funghi o isole in tutto quel mare verde. La recinzione è alta quanto un uomo, con sommità appuntite ed uno sgangherato portone che in caso d'emergenza si può richiudere verso l'interno. Chiamarlo villaggio è, viste le dimensioni, quantomeno ottimistico.
Si guarda intorno in cerca di campi coltivati, risaie, fattorie, una qualunque presenza che giustifichi la permanenza di esseri umani in zona, ma, eccezion fatta per un branco di vacche che, a dispetto di tutta quell'erba rigogliosa, sfoggiano un aspetto non troppo florido, non c'è altro.
C'è anche da chiedersi che cosa voglia Iwa da un posto come questo: ma, così vicini al confine, qualunque bersaglio è dopotutto un buon bersaglio.
- Conoscete qualcuno, lì? -
- Il capovillaggio. - Risponde Yoru. - E' un brav'uomo. Vedovo, con tre figli. Aveva segnalato altri attacchi anche in passato alle squadre di confine. -
- E sta arrivando. - La voce di Kurai, in fondo alla fila, è sempre piuttosto atona, appena un filo troppo brusca per essere cortese. Indica il villaggio e l'uomo che, uscito dal portone malmesso, arranca zoppicando verso di loro attraverso il mare d'erba.
Kakashi lo guarda, quel viso impassibile e un po' chiuso, scontroso e vagamente arrogante, e si chiede se qualche volta anche la sua voce è suonata così alle orecchie di Obito.
Non gliene è mai importato, prima. Ma pensarci adesso è solo dolore.

Il capovillaggio ha assegnato loro il secondo piano di una delle case più alte del villaggio: ha finestre su tutti e quattro i lati ed è alto a sufficienza da permettere di far spaziare la vista oltre la palizzata, sul mare d'erba mobile. Il verde ondeggia ad ogni colpo di vento, sfumandosi di blu o d'oro a seconda di come il sole al tramonto lo colpisce.
Kurai è salito sul tetto per andare di guardia e Yoru e Kakashi sono rimasti dentro a spartirsi quel che resta di una cena piuttosto frugale.
- Non hanno molto da condividere, in questo periodo. - Esclama Yoru tutto ad un tratto, spezzando il silenzio su una magra ciotola di riso. Pare voglia giustificare la cosa, come fosse colpa sua. - La guerra non ha lasciato loro molto, e gli scambi con l'esterno sono interrotti da anni. -
- E' così dappertutto. -
Yoru inclina il capo da una parte, e Kakashi ha l'improvvisa, nitida impressione di aver detto la cosa sbagliata. Ha cercato di trovare una frase per comunicare il suo assenso con quello che lei stava dicendo - qualunque cosa precisamente fosse - per tentare di essere cortese, ed ha pensato che assentire semplicemente, standosene zitto, potesse sembrare un po' secco.
Adesso che si riascolta, però, ha la sensazione che la sua risposta possa essere sembrata un'accusa indiretta: è così dappertutto, quindi che non si lamentino, oppure è così dappertutto, inutile parlarne o, peggio ancora, è così dappertutto, hai detto una cosa ovvia.
Non gliene importa molto di Yoru - non gliene importa molto di nessuno se non di pochi, tra i vivi e i morti - ma gli dispiace che sia così, vorrebbe che gliene importasse. Pensa che Obito non apprezzerebbe. Pensa che Obito vorrebbe che lui parlasse di più, socializzasse, che le cose che gli importano fossero di più.
Si schiarisce la voce, spiegandosi stentatamente:
- Intendevo dire che hai ragione. Sono stati gentili a offrirci vitto e alloggio. -
Vitto e alloggio. Kami, forse sarebbe stato più appropriato dire semplicemente cena? O magari sarebbe stato meglio lasciar perdere la prima frase? Fare apparire il proprio assenso come semplicemente scontato? Cosa è più opportuno fare?
Complicato. Gli viene da mugolare interiormente per il disappunto. E' inutilmente complicato!
Yoru, però, tiene la testa inclinata da una parte e gli sorride ancora. Sorride spesso - continuamente, a dire il vero - ed è un sorriso simpatico. Lei ritorna a rovistare nella propria ciotola, spolverandone accuratamente il fondo da qualunque chicco di riso possa essere sfuggito ad un primo passaggio.
- Come mai la maschera, caposquadra? - Si informa subito dopo, il tono distratto, prima di aggiungere: - Se posso chiedere. -
Kakashi si irrigidisce lievemente: ma il disturbo di dover rispondere qualsiasi cosa gli viene risparmiato dalla testa di Kurai, che, sporto dal tetto, fa tutto ad un tratto capolino attraverso una finestra.
- Arrivano da nord. - Sentenzia laconicamente. - Sono in tre. Hanno i coprifronte di Iwa. -

Sono tre, in effetti, come ombre brune che scorrono attraverso i flutti d'erba mossa, scuri nella luce d'ambra del tramonto. Procedono verso il villaggio con sicurezza, come non avessero visto le tre sentinelle adesso appostate a guardare sul tetto della casa o come si sentissero sufficientemente forti da poter essere noncuranti.
La cosa migliore, valuta Kakashi, è bloccarli in mezzo alla pianura: è vero che il terreno giocherebbe lì a favore degli avversari - che devono essere maggiormente abituati a tutto quello spazio aperto e senz'alberi, vuoto di verde - ma è preferibile comunque stare il più possibile alla larga dal villaggio, per non coinvolgere gli abitanti.
- C'è da intercettarli prima che arrivino alla staccionata. -
Yoru si offre, alzando una mano:
- Posso andare io, caposquadra. -
Sarebbe la cosa migliore. La ragazza è dopotutto una chunin, non proprio schifo, e sarebbe ad ogni modo meglio - a suggerire questo è una parte di sé che Kakashi preferisce ignorare il più possibile, ultimamente - mandare qualcuno a far da esca per spingere i nemici a mostrare cosa sanno fare.
Il pensiero di Obito cancella la voce che suggerisce quelle cose così pacate, intelligenti e fredde, e Kakashi scuote la testa:
- Vado io. Yoru, tu resta sulla palizzata nord e vienimi in supporto in caso di necessità. Kurai, rimani qui e sorveglia tutta la zona. Potrebbe essere una trappola per portarci allo scoperto mentre attaccano il villaggio. -

Yoru obbedisce senza una parola, ma Kurai ha una smorfia che pare insieme tensione e fastidio, mentre segue con gli occhi la sorella che si allontana. Resta però al suo posto sul tetto, gli occhi che spaziano attorno per sorvegliare il nulla che circonda il villaggio.
Kakashi scavalca la palizzata sulla cima della quale Yoru si ferma, acquattata con le ginocchia piegate e le mani aggrappate al legno aguzzo, e muove oltre nel mare d'erba. Fa scivolare sulla fronte la placca di metallo con il simbolo della foglia, scoprendo l'occhio di Obito, perché preferisce essere prudente ora che non pentirsene poi. Brucia un po' alla luce - è stato coperto molto a lungo, stavolta, perché è passato del tempo dall'ultimo scontro - e Kakashi fatica sempre a metterlo a fuoco.
Ma ci sono lui e Obito che guardano attraverso quest'occhio: ed è una delle ragioni per le quali combattere è ancora tollerabile.
In battaglia c'è Obito con lui, è quell'occhio, e ci sono le mani di Rin che l'hanno fuso al suo corpo e quelle di Minato che l'hanno salvato e sollevato dopo il crollo della grotta.
In battaglia è come se fossero tutti lì attorno, con lui: si affollano e chiamano e sono presenti, non lo lasciano da solo, ciascuno gli ha dato qualcosa di sé.
Sono le dita di Minato che guidano le sue attorno all'impugnatura del kunai, ed è Rin che lo bilancia come faceva lei - come si chiedesse sempre lo lancio o non lo lancio? - e la lama gli rimane sospesa in mano un minuto di più mentre guarda con l'occhio di Obito cosa fanno i suoi nemici.
Lancia e segue, e il suo corpo guida: una parte di lui è dentro la pupilla, nera nel rosso, a guardare cosa succede con distratta partecipazione mentre le sue mani si muovono e scattano. Trova sotto le dita lo sterno di uno e colpisce con un kunai che affonda nella pelle - il primo è andato a vuoto - fa scivolare indietro il busto perché la tecnica dell'altro gli passi sopra la testa, e quando la terra comincia a tremare salta da una parte per non finire con i piedi nella faglia che si è aperta.
Sembrano mediocri - sono mediocri - c'è una vocina sottile e aguzza, in lui, che ne sembra quasi infastidita: ma poi sente un grido d'allarme, breve e rauco, provenire dal villaggio alle sue spalle. Gira la testa e fa in tempo a vedere il ninja che, mimetizzato con una qualche tecnica fino a quel momento nell'erba alta, sotto la terra, salta sulla palizzata e punta a superarla.
Yoru gli va incontro, correndo sul bordo di legno, e Kakashi vorrebbe essere improvvisamente e qui, qui a finire lo scontro e lì a impedirle di danneggiarsi, in qualunque modo, che combatta meno che può e che non si faccia male, perché sono due perfetti sconosciuti dei quali gli interessa meno di niente, ma sono la sua squadra. Se avesse badato meglio alla sua squadra Obito e Rin sarebbero davvero con lui, ora, e non solo nel vento.
Il tempo che scorre lento nella sua testa è un frusciare rapido sull'erba: un nemico l'assale e gli fa ritrovare la concezione del luogo e dello scontro; ma riesce a girarsi, combattendo, quel tanto che serve a tener d'occhio il villaggio.
Arrivo subito. Si dice, serrando i denti. Mezzo minuto. Datemi mezzo minuto. Sulla palizzata Yoru ha colpito l'avversario, ricacciandolo giù, e si prepara a respingerlo di nuovo. Meno di mezzo minuto. Kakashi colpisce alla nuca un secondo avversario: quello non va a terra come dovrebbe, e allora scalcia di nuovo, ancora, e salta sul terzo per impedirgli di completare di nuovo la tecnica che smuove la terra.
Yoru scivola accovacciata, accartocciata e come contratta, e rilascia tutta sé stessa nel tallone che urta con violenza il nemico, buttandolo ancora giù. Gli lancia dietro le lame sottili dei kunai, e malgrado la distanza si sente benissimo l'urlo di dolore: l'ha colpito.
Ce n'è un altro, però, che emerge dalla terra e l'attacca alle spalle, ed anche il suo compagno, con un braccio penzolante lungo il fianco, risale la palizzata per andarle addosso.
Kurai, in piedi sul tetto, è immobile come una statua: osserva solo e non si muove.
A Kakashi vien voglia di imprecare.
Va' ad aiutarla! Gliel'ha ordinato lui di star fermo lì, e adesso vorrebbe non averlo mai detto. Va' ad aiutarla, di corsa, veloce!
Il terzo che si contorce sotto le sue braccia gli svicola da sotto, colpendolo all'addome con forza tale da levargli il fiato. Salta indietro e, mentre il suo compagno si butta su Kakashi per trattenerlo, disegna rapido le posizioni con le dita. Appoggia le mani a terra ed a levarsi, tutto ad un tratto, è un'onda bruna e verde di terra e roccia che solca il mare d'erba e cresce, cresce, cresce, muovendo verso il villaggio.

Accovacciato con una sensazione di nausea debole come un'eco a rafforzarsi dentro il suo stomaco, Kakashi prepara il Mille Falchi.
Lo stridore che si leva sembra percuotere la terra e il vento, l'energia crepitante che gli fa sfrigolare la pelle a contatto con i vestiti.
Quello sulla staccionata è Obito. Questi sono quelli che l'hanno ucciso, e la terra è - com'è stata - quella che gli si è chiusa sopra e intorno sino a spezzarlo e schiacciarlo. Obito non c'era già più quando Rin gli ha tolto l'occhio: era già oltre. Però Kakashi ha avuto il tempo di vedere le rocce serrarglisi attorno, di avvertire il lucido dolore al pensiero che lo stava abbandonando. Lo faceva per Rin, lo faceva perché non c'era altro da fare, ma lo abbandonava.
Il Mille Falchi non basta a scaricare tutto lo schifo che sente a quel pensiero.
Attraversa con la mano il torace di quello che gli sta addosso e, senza quasi badare, lo scaraventa addosso al suo compagno. Corre lungo l'onda di terra ed erba che però è più veloce, lo precede. Questione di istanti. Questione di istanti, secondi, frazioni, e sarà sul villaggio: sul villaggio e su Yoru e Kurai.
Vorrebbe urlare loro di scappare, ma in tutto quel fragore di pietra smossa non lo sentirebbero.
Yoru scivola dalla staccionata e sembra sia caduta: i suoi avversari le saltano dietro - e Kurai ancora non si muove - e lei cade con le gambe piegate e le mani sulla terra - Kurai non si muove, non si muove! – ed è mezza nascosta dall'erba, ma Kakashi vede benissimo l'uomo di Iwa più vicino alzare il braccio con la lama e mirare a lei.
Lo travolge con il braccio del Mille Falchi, scaraventandolo contro la palizzata di legno con forza tale che le assi si incrinano, spezzandosi.
Urla a Yoru:
- Via! -
S'aspetta che lei obbedisca e scappi prima che l'onda d'erba sia loro addosso - ed è altissima, adesso, più alta della palizzata e più alta della sommità delle case, immensa - e invece lei tira su la testa e lo guarda con occhi vacui, come non capisse bene, e poi alza le mani e, be', insieme alle mani viene su la terra, la roccia che c'è sotto, il verde che c'è sopra, tutto: una muraglia compatta che si erge di fronte al villaggio, e mentre Kakashi spacca con il Mille Falchi la cassa toracica dell'ultimo avversario di Yoru, l'onda d'erba la fa tremare al momento dell'impatto.
E' come un debole terremoto che scuote le case e la palizzata alle loro spalle, ma si spegne presto.
Kakashi, affannato, non riesce a far altro che guardare la meraviglia che Yoru ha tirato su e che ha impedito alla tecnica di quel figlio di donna dai facili costumi di Iwa di ridurre il villaggio ad una corposa composta di legno frantumato - con gli abitanti dentro, ovviamente - e si rende nebulosamente conto che la cosa migliore da fare sarebbe sciogliere la tecnica del Mille Falchi e andare su a controllare che al villaggio vada tutto bene, però non trova proprio la presenza di spirito necessaria, al momento.
- Caposquadra? - La voce di Yoru è un pigolio affaticato che gli fa riabbassare lo sguardo bruscamente. La ragazza se ne sta ancora rannicchiata, con le mani insanguinate poggiate sulla terra e le dita affondate nell'erba molle. - Kurai ne vede altri in arrivo da ovest. Sono in cinque. -
Kurai ne vede. C'è qualcosa di stonato nell'affermazione, ma Kakashi si sente tanto - immensamente - sollevato per il fatto che non sono morti, nessuno della sua squadra è ancora morto, che fatica a connettere le idee:
- Kurai ne vede...? - Fa eco, solo, il tono opaco.
- Msì, caposquadra. - Yoru pare sorpresa: - Quella cosa che io e Kurai, ecco, funziona che se lui guarda e si concentra vedo anche io, e viceversa, perché siamo gemelli, credo. Crediamo. Non ne siamo sicuri, però funziona. Funziona anche con il chakra. Anche con le cose che si ascoltano. - E poi, mentre la sorpresa si fa un poco vergognosa: - Non te l'ho detto? -
Kakashi scuote la testa, stancamente:
- No. Non l'hai fatto. -
Yoru sgrana gli occhi, stupita:
- Oh. Io... be', io credevo di averlo fatto. -
Aveva sprecato quasi mezz'ora a blaterare sull'odore di mucca che si sentiva nel sottotetto, sul fatto che doveva essersi scordata la coperta da qualche parte perché non la ritrovava - e invece era nel fondo della borsa - sui dintorni di Kusa e su quanto fosse meravigliosamente spaesante tutto quel verde, destabilizzante, sulle risaie che una volta c'erano ed ora non più, ma quel piccolo particolare doveva esserle evidentemente sfuggito dalla testa.
Dalla gola di Kakashi emerge una specie di mezzo sospiro rassegnato. Allunga una mano e l'appoggia sulla muraglia di terra che vien fuori dal mare verde d'erba:
- Bella tecnica. - Afferma, quieto.

Yoru e Kurai, questo l'ho scoperto nei giorni successivi, erano in grado di trasmettersi vicendevolmente il chakra. Yoru ne possedeva una quantità meno che mediocre, a malapena sufficiente per le tecniche di base; Kurai, al contrario, era sorprendentemente dotato. Era un po' come se l'uno avesse risucchiato il chakra all'altra nel ventre, prima ancora della nascita, e così glielo restituiva ad ogni scontro: e le dava una seconda coppia d'occhi che la seguiva - un po' come quell'occhio di Obito che mi segue sempre - mentre combatteva, permettendole di guardarsi le spalle. Non l'ho mai trovato inquietante. Io - io e quel che in me è di Obito - li capiamo.
Yoru si rischiara in viso:
- Grazie, caposquadra! -
Pensa che dovrebbe dirle di smetterla di chiamarlo così: ma c'è Kurai e - ecco che le priorità tornano giustamente al loro posto - i nemici che arrivano.
- Sei in grado di combattere? -
A quella domanda lei salta in piedi come se non se ne fosse stata rannicchiata ad ansimare fino a quel momento, balzando su per la staccionata e fermandosi ad osservarlo solo dalla cima: se non altro, riflette Kakashi oziosamente, non difetta d'entusiasmo.
Passa la mano ancora una volta sulla muraglia di terra, e la sente compatta e resistente sotto le sue mani. Protegge. Si dice. Ripara.
Bella tecnica.


La tecnica di Yoru si chiama Porta della Terra: è una tecnica di richiamo e di sacrificio che prevede che il sangue si versi in misura direttamente proporzionale alle dimensioni della barriera che si vuole ergere.
Non era - è - niente di speciale, ma lì, in quel momento, mi piacque. Forse perché aveva appena impedito che la mia squadra venisse sterminata - di nuovo - o forse perché era una tecnica di difesa, una tecnica come uno scudo, ed io non ne avevo mai imparate di simili.

Qualche anno più tardi mi sarebbe stata insegnata da qualcun altro una tecnica che non era proprio la sua, perché la Porta della Terra era frutto di Yoru e di Kurai, grossolana e spontanea, opera loro: ma una tecnica che ci assomigliava - come uno scudo - e che mi sarebbe servita tante e tante e tante volte. Perché ci tenevo alle mie squadre, adesso. Sapevo di tenerci.
Volevo restassero vive.

Ed era proprio una bella tecnica, quella.





Note

In questo capitolo c'è stato un passaggio che tutte e tre le giudici mi hanno segnalato in quanto sgradevole: ossia quel non proprio schifo riferito alle capacità di Yoru.
Era pensato inizialmente per essere molto colloquiale, qualcosa che fosse coerente in quanto pensiero (di Kakashi, in questo caso): mi spiace non abbia reso l'idea! Ho deciso di tenerlo perché non è errore grammaticale o di battitura, e preferisco conservare il più possibile la stesura originale del concorso.

Torno a segnalare, prima di passare alle risposte ai commenti, il link dove si possono recuperare bando, giudizi e punteggi delle quattro storie partecipanti:
"Kakashi loves... SORPRESA!"

Al prossimo capitolo e ancora grazie a chi mi ha permesso di giocare, a chi legge e a chi commenta!


Salice: Tu mi hai costretta! xD E' coercizione psicologica, tu lo sai che non puoi chiedermi le cose facendo la vocina dolce e pretendere anche che io dica di no, è impossibile! Io spero tanto che Kishimoto non decida mai di trasformar Kakashi in un papà. Sarebbe tremendo. O.o Cioè, non riesco neanche ad immaginarlo.

the forgotten dreamer: Maggrazie! *_* Grazie davvero per tutti i complimenti!

araya: Grazie di cuore, detto da uno delle giudicesse (xD) fa malissimo al mio ego, che poi si monta e si gonfia, però io ne sono tanto contenta. Nel caso gli attappo le orecchie (sempre all'ego) e ascolto solo io!

Hinata_Dincht: Sì, non so se dipenda dalla maschera e dal fascino del misterioso, tipo Zorro, o dall'atteggiamento da imbranato desolato, ma in un fumetto dove i personaggi maschili bellissimi si sprecano e abbondano, be', Kakashi spicca malgrado tutto. xD Kurai, purtroppo, a me non sta simpatico per niente: mi ricorda sfortunatamente qualcuno che ho moooooolto vicino. Grazie per i complimenti! ^^

verolax: Oltre a ringraziarti ancora per la cortesia che mi hai dimostrato malgrado il ritardo catastrofico, più che disastroso, lo faccio anche per il punteggio decisamente lusinghiero e per i commenti più che graditi, tutti. ^^
Se per il "non proprio schifo" ho spiegato sopra la mia scelta (e il "poterli ignorarli" lo correggerò, grazie davvero! xD), il "vienimi in supporto" era preso proprio da una puntata dell'anime di Naruto (tra l'altro una delle poche che ho seguito), traduzione italiana. Anche se, effettivamente, è fastidioso da sentirsi! Il te era in effetti una scelta voluta... in certi casi, almeno. O.o Sto rileggendo per controllare, però, non vorrei averlo sparso come semina! E tu non puoi capire fino a che punto sia contenta che ti sia piaciuta la descrizione di Iwa...
Per quanto riguarda cavi ed elettricità in Naruto: al capitolo 330, per fare un esempio, numero 37 dell'edizione italiana, nella scena in cui Shikamaru annuncia a Kurenai della morte di Asuma sono inquadrate centraline elettriche e cavi sulla destra; Naruto ha un frigorifero, poi, e nel numero 7, capitolo 57, Gaara, Temari e Kankuro vengono ripresi da telecamere di sorveglianza, collegate a dei cavi. Più che altro, a Suna mi pare non se ne vedano mai! O.o
Ancora, davvero, grazie! ^^

slice: Grazie grazie grazie! *_* Soprattutto per l'italiano... (*finge di ignorare d'aver scritto per tutto il tempo "qualcun'altro" con l'apostrofo... coff coff!*).
  
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