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Autore: Lukk    18/02/2010    1 recensioni
“E ora, senza aggiungere altro, vi presento colui che è disposto a battersi in prima linea per voi, l’uomo che darebbe la sua vita per voi. Voglio che ascoltiate e comprendiate quello che sta per dirvi un autentico assertore e combattente della causa dei negri!”
Un colpo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[SEDICI COLPI]
THE DEATH OF Malcolm X

 

“E ora, senza aggiungere altro, vi presento colui che è disposto a battersi in prima linea per voi, l’uomo che darebbe la sua vita per voi. Voglio che ascoltiate e comprendiate quello che sta per dirvi un autentico assertore e combattente della causa dei negri!”
Benjamin X

Un colpo.
Elijah, Elijah, ma perché?
So che questi uomini sono il prolungamento delle tue braccia, Elijah, ma perché?
Ti ho donato tutto, Elijah, la mia intera esistenza era per te.
Mi hai trascinato fuori dall’abisso dell’ignoranza, mi hai istruito, aperto gli occhi.
Se sono quello che sono lo devo soltanto a te.
E allora, perché, Elijah, perché?
Io non sarei mai stato un pericolo, per te.
Due colpi.
E, oh fa male! Fa male vedere mia moglie ed i miei figli in prima fila.
Fa male vedere il volto della mia Betty trasfigurarsi d’orrore.
E, oh fa male! Penetrano nella carne, questi proiettili, e l’assordante rumore degli spari!
Tre colpi.
Ma perché? Io avrei potuto fare grandi cose. Avrei potuto farvi rinascere, fratelli miei.
Perché proprio voi? Perché  proprio dei fratelli dalla pelle nera devono strapparmi alla vita?
Che freddezza, nei vostri occhi!
E’ questo quello che vi ho insegnato, fratelli? Ad odiare chi, come voi, ha vissuto nell’inganno?
Quattro colpi.
Elijah, era tanto che volevi farlo. Ma stupido, stupido, stupido, io non ti avrei mai tradito.
Avresti dovuto ascoltarmi, Molto Onorevole Elijah Muhammad, ascoltarmi come io ascoltai te, tempo fa.
Avresti dovuto ascoltare quello che avevo da dirti, quello che io avevo visto alla Mecca.
Avresti dovuto credermi.
Oh, Elijah, quel diavolo bianco di cui parli non esiste!
Non è la pelle a rendere gli uomini diversi, Elijah!
Cinque colpi.
Avrei avuto tante cose da dire questa sera.
Eppure io ero così fiero, così fiero di me! Ma dove ho sbagliato? Ho sbagliato a fidarmi?
Ho sbagliato a credere che non fosse questo il giorno della mia morte?
Eppure io lo sentivo. Quante volte l’ho detto?
Morirò giovane, ed in modo violento.
L’ho detto tante volte, come se non me ne importasse. Come se non avessi paura.
Sei colpi.
Ma ho paura. Ho paura perché temo che tutto quello che ho costruito in questi anni svanirà al primo soffio di vento.
Non ha ancora basi solide, questa lenta rivoluzione. Sono ancora tutti troppo accecati, troppo docili.
Oh, maledetti cristiani! Aprite gli occhi, maledizione! Smettetela di porgere l’altra guancia! Non ne ricaverete nulla!
Sette colpi.
Non vi accanite: ormai sono morto. Continuate a sparare, fratelli neri, con un odio che non dovreste rivolgere a me.
Dovreste rivolgere questo stesso odio ha chi vi ha schiavizzato per secoli, fratelli, perché anche se non ve ne accorgete, continua a farlo.
E perché mi odiate così tanto? Perché sono stato costretto a lasciarvi? Perché il Molto Onorevole Elijah Muhammad dice di odiarmi?
Perché mi odiate?
Otto colpi.
Ho detto solo quello che pensavo.
Chi la fa l’aspetti.
Oh, Kennedy, questa è anche la tua vendetta, vero?
Neanche tu hai tollerato le mie parole.
Perfino da morto, ti vendichi?
Chi la fa l’aspetti.
Le galline tornano sempre all’ovile.
Tornano anche da me. Seminiamo vento, raccogliamo tempesta.
Tempeste di proiettili.
Nove colpi.
Fate come vi dico! Fidatevi di me! Non è l’uomo bianco che dobbiamo abbattere: è l’America, il nostro vero nemico.
E’ in questo paese, il marcio, non nel colore della pelle.
Ci sono bianchi, in Africa, che ci considerano fratelli.
Ed  era una festa di colori, alla Mecca! Bianchi, gialli, rossi, neri!
Non è la pelle, vi dico!
Dieci colpi.
Ucciso da chi consideravo al pari di un padre.
E’ questa la cosa più brutta.
Se fossi stato ucciso dai bianchi di questo paese, se fossero stati i razzisti a uccidermi, avrei sorriso. Sarebbe stata una scintilla, un pretesto.
Vi sareste sollevati in massa, fratelli neri! In massa avreste vendicato la mia morte ed affossato questo sistema, in massa avreste fatto tremare le mura di questa città.
In massa, con ogni mezzo necessario.
Undici colpi.
E invece sono occhi neri come la notte che fisso.
Circondati da un volto nero come la notte.
Sono labbra carnose e marroni quelle che si digrignano per il disgusto.
Sono mani nere quelle che reggono le pistole che mi stanno uccidendo.
Sono tre fratelli neri, quelli che mi stanno sparando.
Dodici colpi.
Fratelli, fratelli, fratelli.
Non capite che state distruggendo tutto? Vi indebolite, se vi odiate fra voi.
Come potete combattervi, quando un nemico molto più potente è appena fuori dalla vostra casa?
Unitevi, fratelli.
Che il popolo nero si unisca. Che il popolo nero ritrovi le sue origini.
Guardate all’Africa, fratelli!
L’Africa rinasce, è all’Africa che dovete rivolgervi!
Tredici colpi.
E’ un fiume di sangue. Un fiume di sangue e grida, tutt’attorno.
Sento, ancora, la voce di mia moglie Betty.
Mio marito! Stanno uccidendo mio marito!
Qualcuno mi fotografa, ma nessuno li ferma. Hanno ancora il tempo di sparare.
Elijah, hai ordinato tu che martoriassero il mio corpo?
Quattordici colpi.
Grida.
Poliziotti che entrano, ma ancora non è finita. Sento ogni buco, lo avverto chiaramente.
Sento ancora i proiettili attraversarmi impietosi la carne, lacerarla.
E’ una sensazione bruciante, devastante.
Malcolm è morto, è morto!
Non sono morto. Non ancora.
E non mi chiamo Malcolm.
Quindici colpi.
Ho abbandonato il mio cognome, perché era il cognome del mio padrone.
Little. Piccolo.
Malcolm Little. Malcolm piccolo.
No, non sono piccolo. Sono alto, sono grosso, sono scomodo.
Sono scomodo e mi hanno fatto fuori.
Elijah, anche tu nel sacco dei servizi segreti?
Ho abbandonato il mio cognome perché era un cognome da schiavo.
Ho abbandonato il mio nome perché richiamava una cultura che non mi apparteneva.
Sedici colpi.
Malcolm. E’ un nome Americano, Malcolm.
Sono Americano, io?
Credevo di esserlo. Credevo che l’America mi appartenesse.
L’America mi appartiene.
Ma non chiamatemi Malcolm
Io non sono Americano.
Sono Africano.
Sono Musulmano.
Sono El-Hajj Malik El-Shabazz.
E sono morto.

“Da quel grande incantatore che era, Malcolm X suscita da morto un incantesimo più tenace e preoccupante di tutti quelli che seppe suscitare in vita.”
Roy Wilkins

 

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Grazie infinite a penelope84, che ha betato questa storia. E la ringrazio soprattutto per la grande apertura mentale che sta dimostrando nei miei confronti... Non è da tutti apprezzare qualcosa pur non condividendone a pieno il punto di vista. E con questo mi riferisco anche a tutto il resto! Potessero essercene molte di persone così, il mondo andrebbe molto meglio!

Fonte usata:
- Autobiografia di Malcom X, Malcom X & Alex Haley.

 

[N.d.A]Sedici colpi di Revolver per uccidere un uomo che stava cambiando l’America.
Non è poi amoso, Malcolm X. Non molti sanno chi è.
Era un attivista nero, Malcolm, vissuto nello stesso periodo in cui ha vissuto Martin Luther King.
Malcolm, o El-Hajj Malik El-Shabazz, come preferiva essere conosciuto dopo il suo pellegrinaggio alla Mecca, è un uomo che ha cambiato tante volte il suo modo di pensare, evolvendosi senza sosta, senza paraocchi, senza lasciarsi condizionare dai pregiudizi.
Un uomo che voleva soltanto la libertà del popolo nero.
La libertà reale, non fittizia, non “di facciata”.  
Voleva che il popolo nero, in America, fosse libero dall’influenza dei bianchi.
Malcolm era musulmano. Malcolm non era per la pace. Malcolm diceva di combattere con ogni mezzo necessario.  Malcolm odiava il buonismo e la retorica. Non sarebbe mai andato d’accordo con Martin Luther King. E fu proprio questo suo odio verso il buonismo ad ucciderlo.
22 Novembre 1963. In tutto il mondo si attribuivano le cause della morte di John Kennedy al clima d’odio che si respirava nel paese.
Furono in molti a dirlo. Ma quando lo disse Malcolm X, ci fu lo sdegno.
E, probabilmente, il sentore di pericolo.
Malcolm X viene costretto al silenzio, e successivamente cacciato dai Black Muslims. Malcolm X diventa una voce solitaria, voce solitaria che però, molti, continuano a seguire.
Fino a quando qualcuno non decide di farlo fuori.
Ancora oggi non si sa bene a chi attribuire l’omicidio. Black Muslims? Servizi segreti? Gli stessi che hanno ucciso John F. Kennedy, Patrice Lumumba, Che Guevara, Martin Luther King, Robert Kennedy?
Perché viene ricordato Martin L. King, e Malcom lasciato nel dimenticatoio? E’ strano: Malcolm ha fatto quanto se non più del Dottor King.
Ha tirato fuori dalla galera migliaia di neri, li ha istruiti, come era stato fatto con lui.
Eppure di Malcolm non si parla. Si parla di sogni, ma di Malcolm non si parla.
Nessuno desidera parlare di chi voleva trasformare quei sogni in realtà.

 

 

  
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