Note: il seguente scritto conterrà
riferimenti slash più avanti.
Riassunto: Merlin
è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se
ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito
dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro
mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia
trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché
non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle
scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come
riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si
evolverà il suo rapporto con Arthur?
Confesso che non mi aspettavo tanto entusiasmo ^///^, spero che la
storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative, anche se siamo solo
agli inizi, e il meglio (il peggio?) deve ancora arrivare! XD
Vorrei dedicarla a quelle
persone che hanno recensito il precedente capitolo:
lilly86, Egle, _ichigo_85, sushi precotto_chan,
Cassandra, angela90, iceprincess_, Orchidea Rosa, GiulyB, Rinalamisteriosa, Fullmetal, solembun, princesse jiu 327, Little Fanny, Yuki Eiri Sensei, Tao, miticabenny, chibimayu, damis, Lyla_sly, shurei, tesar, bollicina e _Saruwatari_.
E a quanti commenteranno. Ai
vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
The He in the She
(l’Essenza dentro l’Apparenza)
Capitolo II
Poco dopo che Gaius se ne fu andato, Gwen ricomparve come promesso, con una cesta sottobraccio.
Merlin aveva appena fatto in tempo a ripulirsi i capelli
sporchi dall’avena e a rassegnarsi ad affrontare quell’incubo ad
occhi aperti, prima del suo arrivo.
Se fosse dipeso da lui, aveva ponderato, asciugandosi una ciocca ancora umida
con la magia, avrebbe preferito combattere contro qualche mortale bestia incantata,
piuttosto che sopportare tutto quello;
tuttavia il Destino aveva scelto diversamente e sembrava avercela con lui, ma questo lo sospettava già da tempo.
L’ancella di Morgana, ignara dei suoi turbamenti interiori, frantumò la bolla dei suoi pensieri, chiudendo dietro di sé la porta d’entrata.
“Ti aiuto a prepararti!” si offrì, gentile, appoggiando il paniere di vimini su uno degli sgabelli.
E lui cercò invano di rifiutare, arrossendo miseramente per pudore, ma alla fine – osservando infidi laccetti e diaboliche stringhe – non gli rimase che accettare.
“Dov’è la sottoveste?” chiese Guinevere, qualche istante dopo, guardandosi attorno. “E i tuoi mutandoni? La calzamaglia?”
“Eh?!” ansimò egli, stralunato.
“La tua biancheria intima, cara, dov’è?” ritentò, paziente, l’altra.
“So-sono partita in fretta e furia…” si giustificò.
Gwen la squadrò scettica. “Occorrerà rimediare.”
Lin annuì suo malgrado, mentre – come una bambolina – si faceva sfilare la tunica e rivestire con altro.
“Hai una pelle bianchissima, proprio come quella di tuo cugino!” si lasciò sfuggire la cameriera. “Oh, non che io… che io abbia ma-mai guardato Merlin, s’intende.” Balbettò poi, impacciata. “Era solo… solo una considerazione improvvisata!” si giustificò.
Il mago le sorrise amichevolmente. “Non ti preoccupare, l’avevo intuito.”
E l’altra sospirò di sollievo. “E’ solo che… di solito chi vive all’aria aperta ha un colorito diverso…”
Il ragazzo si girò a guardarla stupito.
“No!, non ti offendere, non intendevo mancarti di rispetto o dire che sei malata! Oh, cielo! è meglio se sto zitta.”
“Non mi sono offesa.” La rassicurò.
“Oltretutto sei così minuta!” le prese la vita stretta con le mani. “Sembri un uccellino!”
Il mago sussultò a disagio per quel contatto inatteso.
D’accordo, lui e Gwen erano amici, e le voleva sinceramente bene, ma tutta quella confidenza tra ragazze non faceva per lui.
“Ti ho fatto male?” si stupì l’ancella. “Perdonami, non era mia intenzione.”
“N-no… ma manca parecchio? Se ogni mattino ci devo metter tanto, dovrò alzarmi prima del sorger del sole!” scherzò per alleggerire l’atmosfera.
“Non ci vorrà molto ad imparare, le prime volte ti aiuterò io.” Si mise a disposizione l’altra, affabilmente.
E mentre gli sistemava il corsetto con agili e sapienti gesti, Merlin si ritrovò a ringraziare che Arthur fosse un maschio e che il suo compito di paggio fosse assai meno complicato, persino quando doveva bardare il suo signore con l’armatura.
“Ti acconcio anche i capelli?”
“Ah! No, non serve, grazie.”
“Ma non puoi girare con la chioma sciolta per il castello!” spiegò la fanciulla, sconcertata, facendogli realizzare che la consuetudine delle signore era per lui un’enorme incognita e che avrebbe fatto bene ad affidarsi all’amica, se non voleva fare qualche colossale figuraccia.
Gwen prese a tradimento i suoi orecchi con le dita e sorrise. “E’ proprio una caratteristica di famiglia!” esclamò, piacevolmente stupita.
Ma Merlin si rabbuiò al pensiero che
quell’ingombro sarebbe stato un problema con tutti, con Arthur, soprattutto.
“Non potresti fare qualcosa per nasconderli?” si ritrovò a chiedere.
“Nasconderli? Certo!” e in men che non si dica pettinò e divise la lunga frangia ai due lati della testa, di modo che coprissero il problema fasciando stretto il capo.
Davanti al piccolo specchio che aveva trovato nello studio, egli rimase imbambolato a guardare quelle dita sapienti che lavoravano alle proprie spalle. Il risultato fu semplicemente sorprendente.
“Forse mi sono lasciata un po’ prendere la mano!” si scusò la dama di Morgana con finto rammarico. “Ma sono abituata ad acconciare la mia signora che ha capelli splendidi come i tuoi e non ho resistito.”
“Grazie.” Arrossì ancora, sotto il peso del nuovo complimento.
“Come fai ad averli così incantevoli? Che segreto usi?” le chiese, con fare cospiratore.
“Ma niente! Figurati! Non sto mica a perder tempo… magari uso la cenere per lavarli dopo la gogna.”
“Tu sei finita alla gogna?!” ripeté Gwen, scandalizzata.
“Un... un paio di volte… nel… nel mio paese.”
“Oh, cielo! Ma le ragazze non dovrebbero mai finire alla gogna!” sfogò, turbata.
“Ma non capita spesso, stai tranquilla.” La consolò. “Adesso devo proprio andare dal principe, è ora che si alzi!”
“Buona fortuna!” le augurò Guinevere. “Ne avrai bisogno!”
***
Merlin raccolse la veste, per non inciampare nei gradini che lo avrebbero portato negli appartamenti reali, e maledì le usanze femminili fin dalle origini del mondo.
Portare il vassoio della colazione in equilibrio, indossando le scarpe strette che Gwen gli aveva prestato – che, seppur basse, a lui sembravano trampoli da saltimbanco – e non calpestare l’orlo della gonna e finire lungo disteso, gli richiedeva la massima concentrazione. Stava avanzando a passo di lumaca, traballando come un ubriaco, ma le guardie che incontrò ebbero il buon cuore di non infierire e, anzi, una di loro le chiese persino se si sentisse male o se avesse bisogno d’aiuto.
Egli rifiutò garbatamente, dispensando ingenui sorrisi e salutandole chinando lievemente la testa come faceva ogni dì.
Quando finalmente giunse davanti alla soglia della camera del principe, tirò un sospiro di sollievo, ma durò poco perché realizzò che – conciato com’era – non aveva a disposizione una mano aggiuntiva con cui bussare anche se avesse voluto davvero farlo e quella fosse stata l’unica volta in cui se n’era ricordato in tempo.
“Torspringe!” sussurrò e la porta si aprì magicamente, cigolando sui pesanti cardini. Egli avanzò d’istinto nel buio, posando il portavivande sul tavolo che trovò a memoria.
Poi si avviò ad aprire gli spessi tendaggi alle finestre e la gioiosa luce del mattino inondò la stanza.
Ma adesso veniva il peggio, si disse, andando verso il letto a baldacchino chiuso anch’esso dai preziosi broccati Rosso Pendragon.
“Buongiorno, Sire!” cinguettò scostandoli, con il suo miglior tono di falsa allegria.
Da sotto le lenzuola uscì solo un rantolo infastidito. Ma lui non si fece intimidire e iniziò a tirare via le coperte coi dragoni.
“Ti manderò alla gogna fino alla vecchiaia, Merlin!” minacciò Arthur di riflesso, nascondendo la testa sotto al guanciale.
Il mago non ci fece neppure caso, tanto era abituato alle sue mattutine, vane intimidazioni.
“Vostro padre vi attende!” gli ricordò, rubandogli anche il cuscino.
Fu allora che l’imprecazione che Arthur stava ruggendo gli morì in gola, nell’esatto istante in cui realizzò che non stava litigando con Merlin – il suo fedele servo idiota – ma con una donzella perfettamente sconosciuta.
“E tu chi saresti?”
Continua...
Disclaimer: I
personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna
forma di lucro, da parte mia.
Ringraziamenti: un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
Note: so che magari qualcuna/o di voi si aspettava già di leggere l’incontro tra Merlin e Arthur, ma il prossimo capitolo sarà dedicato ampiamente a quello. ^________________^
Prima mi sembrava giusto dedicare un po’ di spazio ai disagi improvvisi cui il nostro eroe si trova a far fronte.
Gli incantesimi usati sono presi dal telefilm, per la trascrizione mi sono affidata ai sottotitoli inglesi quindi io li ho stilati nel modo in cui si scrivono, non come si pronunciano.
Il ‘Rosso Pendragon’ dei tendaggi va scritto in maiuscolo, perché è una cosa vivente con volontà propria. Diventerà l’incubo di Merlin XD
Precisazioni al capitolo precedente: Mi sono piaciute le vostre ipotesi sull’evolversi della storia, ma non darò spoiler, per non rovinare la lettura a nessuno.
Gwen. E’ stato interessante leggere le vostre impressioni su di lei! XD
Ma sostanzialmente non sarà un personaggio cattivo, anzi. E’ che la novità l’ha lasciata perplessa… XD
Ad ogni modo, in questo capitolo si capisce che è un po’ esuberante e impicciona, ma non in malafede^^ non sarà ostile nei confronti di Lin.
Altra cosa: è stata chiesta una descrizione fisica più completa di Lin, ma essa è già in programma nel capitolo quattro, per ragioni narrative. Abbiate pazienza^^
x Alessandra: ho una domanda: nel commento hai detto di aver già letto una fic simile alla mia. Potresti gentilmente dirmi il titolo e l’autore? Perché credo di aver letto quasi tutte le fic italiane su Merlin e la mia è la prima in cui Merlin diventa una donna, nelle altre si travestiva solamente, pur restando maschio, e sarei curiosa di leggerla!
Un’ultima cosa:
Ringrazio quanti hanno commentato la mia precedente fic Who is my daddy?
Ho apprezzato ogni commento, anche le due perplessità che mi sono state fatte notare sulla caratterizzazione di Merlin.
Come ho spiegato via mail a quelle persone, per me, Merlino
non è OOC.
La frase finale, in cui esplode, non la sta dicendo a sua madre, lui è
davanti al drago, in quel momento.
E’ uno sbottare improvviso e comprensibile, dato dal conoscere quella
realtà improvvisa che l’ha sconvolto. Credo ce lo saremmo chiesto
tutti, se fossimo stati al suo posto.
E’ una domanda retorica ed è fine a sé stessa.
Un conto diverso sarebbe stato se lui si fosse rivolto a lei in quel modo,
allora sì, avrei detto che era sicuramente OOC.
Chiaramente non sto persuadendo nessuno a pensarla come me, sto solo spiegando
il mio punto di vista, l’ottica con cui ho pensato e scritto la fic.
PS: Ho raggiunto le 230 preferenze come autrice tra gli
utenti di EFP, e molti vengono da questo fandom.
Grazie della fiducia. *inchin*
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo
alla causa pro recensioni.
Farai felice
milioni di scrittori.
(Chiunque voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove
meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz