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Autore: Fiamma Drakon    24/02/2010    2 recensioni
Jack e Glen convivono ormai da qualche mese, una relazione normale, con i suoi alti e i suoi bassi.
Tutto trascorre tranquillamente, finché un giorno Emily, una piccola orfanella, entra a far parte della loro vita, aggiungendo una buona dose di zucchero e vivacità alla convivenza dei due.
[2. Goodnight my angel...]
Emily si sporse a sbirciare nello spiraglio tra lo stipite e Glen, prima di lanciarsi di corsa nella stanza, correndo dal biondo.
Lo abbracciò al petto, dato che non era abbastanza alta per arrivare fino alle spalle.
Jack le carezzò amorevolmente la testa.
- Emily, che c’è che non va? - chiese.
Silenzio, solo il rumore dei suoi singhiozzi.
- Avanti, torna a dormire... -.
Fu a quel punto che la bimba alzò il viso verso il suo e scosse la testa, intimorita.
- Perché no? È tardi... -
- Ho paura... - si limitò a sussurrare Emily, riprendendo a piangere.
Jack lanciò uno sguardo all’altro.
- Credo che abbia fatto un brutto sogno... -
Glen inarcò un sopracciglio con fare interrogativo.
Il biondo si strinse nelle spalle.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Glen Baskerville, Jack Vessalius
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1. Mamma e papà
1. Mamma e papà
- Jack... che stai facendo? -.
Glen, appoggiato contro lo stipite della porta del bagno, fissava il biondo, in viso la sua espressione tipicamente seria e annoiata, quasi.
L’altro stava inginocchiato sotto il lavandino, chiave inglese alla mano, alcuni ciuffi di capelli e il busto completamente zuppi d’acqua.
- Oh, Glen! - esclamò Jack, voltandosi verso il moro, l’espressione felice e innocente.
L’altro scosse la testa e si volse: - Sempre una ne combini... sei un disastro ambulante... -.
- Ma non è colpa mia! C’è una falla in un tubo! - si difese il biondo, allentando per sbaglio una giuntura.
Un getto d’acqua lo colpì in faccia di sorpresa, bagnandolo ancor di più.
Si affrettò a stringere di nuovo la giuntura, quindi si alzò, asciugandosi il viso con l’asciugamano appoggiato lì vicino.
Uscì dalla stanza e corse nel soggiorno attiguo, dove trovò Glen piacevolmente intento a leggere.
- Glen, mi aiuti con il tubo? - domandò il biondo, facendo mostra del suo miglior sguardo supplicante.
- No - rispose immediatamente il moro, senza neppure distogliere l’attenzione dal suo libro.
Jack gli si appoggiò su una spalla.
- Ti preeeeeegoooo... -
- Chiama un idraulico, no? - propose Glen, senza scomporsi minimamente.
- Sì, ma chissà quando viene... se facciamo noi da soli è meglio, no? -
- Puoi dirgli che è urgente... -.
Jack si imbronciò teneramente, come un bambino.
- E non fare il broncio... - lo ammonì l’altro, neutro, continuando a leggere.
- Ma Glen, che cosa direbbe l’idraulico se vedesse che viviamo insieme? -.
Con sua somma soddisfazione, il biondo notò un lampo balenare nello sguardo dell’altro, come se gli fosse appena ritornato in mente qualcosa di importante, fondamentale.
Il moro chiuse il libro con uno scatto quasi rabbioso, quindi si voltò verso Jack, guardandolo negli occhi con sguardo torvo.
Il biondo sorrise innocentemente.
- Allora, mi aiuti? - domandò ancora.
- Certe volte non posso fare a meno di odiarti... - esclamò Glen, alzandosi, avviandosi verso il bagno.
Jack lo seguì quasi al trotto.
Una volta arrivato in bagno, Glen si sfilò la giacca nera e la poggiò da parte, per evitare che si bagnasse, quindi si inginocchiò sotto il lavandino, prendendo una chiave inglese.
Il biondo lo osservò pochi istanti in silenzio, prima di parlare: - Mi odi davvero? -.
Il moro gli rivolse un’occhiataccia dal basso: - Sono ancora qui, sto lavorando per te... farei una cosa del genere se ti odiassi? Piuttosto ti prenderei a schiaffi... -.
- Quindi non mi odi? - domandò ancora il biondo, illuminandosi.
Glen scosse la testa.
- Idiota... - mormorò a mezza voce: offenderlo era il miglior modo che avesse per dimostrargli affetto.
Infatti, Jack sorrise e gli si inginocchiò accanto, prendendo un’altra chiave inglese e posandogli un bacetto sulla guancia rivolta a lui.
Bacetto che Glen finse di ignorare.

- Niente da fare... c’è da cambiare la giuntura... - esclamò il moro, alzandosi, qualche ora più tardi.
Jack si alzò a sua volta, sorridente come al solito, tutte le volte che gli era vicino.
- Allora vado dal ferramenta! Torno tra poco! - annunciò, uscendo dalla stanza.
Glen alzò lo sguardo al soffitto: troppo entusiasmo, sempre troppo entusiasmo.
Ma quando mai Jack non era entusiasta di qualcosa?
Mai.
- Non perderti... - lo ammonì.
- So qual è la strada di casa! - controbatté Jack.
- Sì... certo... -.
Glen attese di sentire la porta d’ingresso chiudersi, prima di mettersi ad asciugare il pavimento sotto il lavandino, dove si era formata un bella pozza d’acqua.
Non gli piaceva mettersi a fare lavori simili con Jack intorno: lo trovava dannatamente umiliante.
Appena ebbe finito, andò a prendere una bacinella, che spinse sotto il tubo, per evitare che si allagasse il bagno, quindi se ne tornò in soggiorno a leggere.

Sentì la serratura della porta d’ingresso scattare e il cigolio dei cardini mentre si apriva.
Glen chiuse il libro e spostò lo sguardo sull’orologio da parete: ci aveva messo tre quarti d’ora per andare e tornare dal ferramenta.
Un record.
Si alzò.
- Jack, hai trovato la giuntura? - chiese.
- Ehm... sì! - rispose l’altro con una voce colpevole che lo fece insospettire.
Glen si avviò verso l’ingresso.
- Che cosa...? -.
Si interruppe quando vide che Jack teneva in braccio una bambina che, ad occhio e croce, doveva avere sei anni, forse meno.
Capelli biondi, occhi di un bell’azzurro intenso, grandi, espressivi ed incredibilmente innocenti. Stava abbracciata a Jack come fosse la persona più importante della sua vita e fissava Glen con sorpresa e paura.
- Jack... chi è questa bimba e da dove arriva? - domandò, il moro, freddo, osservando il biondo con sguardo accusatore.
- L’ho trovata in un vicolo... stava morendo di freddo, poverina, ed era sola. Non sa dove siano i suoi genitori, né dove abita. Non potevo lasciarla là fuori... -.
Glen si avvicinò alla bambina, che seguitava a guardarlo.
Infine, esalò un sospiro.
- Almeno un nome ce l’ha? -
- Emily... - decretò Jack.
Il moro e la bambina si guardarono ancora, infine lui disse: - Se proprio non sappiamo niente dei suoi... ma prima dobbiamo essere certi che... -.
- Sono già andato a chiedere alla stazione di polizia: non c’è nessuna bambina scomparsa che si chiama Emily o che corrisponde alla sua descrizione. Forse è orfana... per piacere, teniamola. Me ne occuperò io! - lo supplicò il biondo.
- Non è un cagnolino, Jack, ma una bambina... non va portata a passeggio o fatta dormire sul tappeto: crescere una bambina richiede un impegno molto più grande... - puntualizzò il moro.
- Però dà anche soddisfazioni maggiori... ti prego...! Dove altro la possiamo portare? -.
A quell’affermazione, Glen tacque: non sapeva che rispondere.
Odiava Jack quando lo privava di ogni obiezione.
Quel silenzio fu inteso dal biondo come un “sì”.
- Allora starai con noi, Emily! Sei contenta? - esclamò Jack, contento, rivolgendole un sorriso.
La bambina lo abbracciò stretto e mormorò: - Mamma! -.
Jack avvampò e Glen non riuscì a trattenere un sorrisino: scambiarlo per una donna non era poi molto difficile...
Emily si staccò da lui e si protese verso Glen, che l’accolse tra le sue braccia su pretesa dell’altro.
- Papà! - esclamò la biondina, abbracciando anche lui.
E stavolta fu Jack a sorridere.





Angolino autrice
So che è una grande, grandissima stupidaggine... però mi piaceva, così ho deciso di postarla, nella speranza che potesse essere apprezzata anche da altri.
Please lasciate un commentino, così che da sapere se continuare o no... ^^''
   
 
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