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Autore: laurayvaine    25/02/2010    2 recensioni
Dalla nascita del principe, il destino di Camelot è segnato. Un viaggio nelle vite che si intrecciano: Artù, Merlino, Ginevra...
/purtroppo questa FF non verrà aggiornata! me ne scuso/
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Questa è la mia prima ff perciò spero che qualcuno la apprezzerà ^^ Ho deciso di far partire la storia dal vero inizio...ovviamente, noterete che non tutto è uguale alla serie televisiva! Ringrazio i ragazzi del Merlin Italia che sono stati i primi a leggerla; spero di riuscire a completarla e di andare avanti al più presto ^^

Nota: Tutti i nomi e i personaggi non sono miei ma appartengono a chi di diritto. Operazione senza alcun fine di lucro.


 

In una terra di miti e in un’era di magia, il destino di un grande regno stava per compiersi.
Nella notte di Camelot, il pianto di un neonato ruppe il silenzio e re Uther prese il suo erede fra le braccia, cullandolo soddisfatto. Pochi istanti dopo, Gaius, il medico di corte, bussò alla sua porta:
- Sire - disse in tono grave - vostra moglie, Ygraine, ha lasciato questa vita. Ho fatto il possibile, signore, sono profondamente addolorato -
Il re s’immobilizzò, il sorriso scomparso dal suo volto mentre un’ombra scura calava sui suoi occhi.
- E così, Nimuhe la strega l’ha uccisa davvero -
- Credevo ne foste a conoscenza, mio signore, l’equilibrio del mondo andava ristabilito - Dopodiché Gaius accolse dolcemente fra le braccia il piccolo che il re gli porgeva; uscendo dalla stanza lasciò Uther col suo dolore.
La mattina seguente, il lutto per la regina fu seguito dalla gioia dei sudditi che accolsero esultanti la nascita del loro futuro re, a cui venne dato il nome di Artù.
Il bambino crebbe sano e bello, circondato da agi e premure, udendo con profondo interesse le avventure narrate dai cavalieri che giungevano nel regno, sperando di poter fare altrettanto non appena raggiunta l’età.
A sette anni poté finalmente iniziare il suo allenamento, sebbene i primi insegnamenti che gli furono impartiti riguardassero il coraggio, il valore e il codice dei cavalieri; poiché tali concetti non dovevano mai essere dimenticati.
Anni dopo, ad osservare con curiosità i suoi progressi con la spada fu Ginevra, la figlia di Gaius che, seduta a rammendare di fronte alla porta di casa, ridacchiava se il principe sbagliava il gioco di gambe scivolando nel cortile del castello.
- Tu stai sempre là a ridere di me, ma vorrei vedere te alle prese con una spada! - la provocò il principe, infastidito.
- Mi dispiace, mio signore, non intendevo offenderla… - dopo un attimo di esitazione, continuò - eppure devo ammettere che mi piacerebbe tanto imparare a combattere - confessò lei, abbassando lo sguardo.
Il ragazzo rimase interdetto.
- Ma cosa vai dicendo, non è compito di una donna difendere qualcuno - e riprese il suo allenamento.
Ginevra avrebbe voluto ribattere a quelle parole ma ci rinunciò, per il momento.

Più volte ridiscusse della questione con Artù, in seguito, sebbene l’esito di tanto parlare fosse sempre lo stesso: - A cosa servirebbero i cavalieri, se le dame si difendessero da sole? - diceva lui - gli uomini hanno più forza, più coraggio e più abilità delle donne in questo -
Nonostante ciò, la sorpresa giunse qualche mese più tardi. Prima di andare a letto, una sera lo sguardo di Artù fu catturato da un movimento nella piazza che si intravedeva al di là della finestra: una ragazzina si stava allontanando a cavallo dalla città.
Il giorno dopo, Gaius annunciò che la figlia era partita la sera prima per un lungo viaggio e che non era a conoscenza di un suo eventuale ritorno.

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Trascorsero anni di pace e prosperità nel regno; grazie agli sforzi di re Uther, fra le mura dell’antico castello, oltre le verdeggianti pianure, oltre i campi coltivati in cui spiccavano dorate le spighe di grano, nelle casette del popolo, era spesso momento di festa.
I confini erano protetti costantemente dai possibili nemici, i boschi cupi ricchi di cacciagione, le montagne e le caverne custodi di magici misteri o pericoli di ogni sorta. Il principe Artù, ormai raggiunta la maggiore età, era stato incoronato erede al trono di Camelot, nonché cavaliere per essersi distinto nel giostrare in vari tornei, così come nell’essere diventato un ottimo cacciatore.
Un solo particolare aveva reso quegli ultimi anni carichi di tensione per il popolo di Camelot e dei paesi vicini, ovvero l’avversione di Uther per chiunque utilizzasse la magia, o avesse alcun contatto con druidi o streghe. Era già stato visto il re scagliarsi con ferocia contro il minimo sospettato; fu vista gente rispettabile andare sul rogo e uomini decapitati.
Uther riteneva la magia un potere che doveva essere soppresso poiché troppo pericoloso per l’incolumità del regno che lui aveva il compito di proteggere. Chiunque usasse la stregoneria era considerato una minaccia, poiché con essa poteva esser fatto solo del male.
L’unico a comprendere le vere ragioni del re era, probabilmente, Gaius, che nella sua saggezza aveva riconosciuto nel sovrano il desiderio di vendetta contro quella strega che, nonostante l’avesse correttamente avvertito, era stata la causa della morte della sua amata moglie.
Tuttavia, il fidato medico non poteva fare altro che offrire ad Uther i propri servigi, tanto erano irremovibili le ragioni dell’uomo.
Anni addietro, Gaius stesso aveva praticato la magia, diventando un grande conoscitore dell’Antica Religione. Nonostante il suo passato, riuscì ad ottenere la fiducia del re, sostenendo di essersi ormai lasciato alle spalle le vecchie abitudini. Tuttavia, le conoscenze del medico di corte non potevano più essere messe in dubbio né cancellate e, con il tempo, egli si rese conto che una fra le più potenti profezie sul fato di Camelot stava per compiersi.
Fu così che in un caldo mezzogiorno Gaius si appostò all’entrata dei cancelli del castello, in attesa. Non dovette indugiare a lungo, che un giovane ragazzo, più o meno della stessa età del principe Artù, apparve barcollando sotto il peso di una pesante sacca: evidentemente stanco del lungo viaggio, il giovane gli sembrò alquanto pallido ed emaciato, con i corti capelli neri spettinati sulla fronte imperlata di sudore, mentre gli occhi chiari osservavano tutto con circospezione.
Il medico gli si avvicinò e si presentò cordialmente.
- Merlino - rispose il ragazzo - piacere, cercavo proprio lei, Gaius! Spero davvero che mi possa essere d’aiuto...-
- Tranquillo ragazzo, so tutto. Vieni in casa mia, ti ospiterò fin quando vorrai -
Dapprima leggermente confuso, Merlino non poté fare altro che essere rincuorato da quelle parole. Con un enorme sorriso che gli illuminò il viso stanco seguì il vecchio per le vie del regno, augurandosi di riuscire finalmente a trovare un’utilità alle sue doti in quel luogo sconosciuto.


Presto il secondo capitolo =) Spero vi sia piaciuta, un grazie enorme in anticipo alla buona anima che commenterà!

Laura

  
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