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Autore: Freya Crystal    26/02/2010    0 recensioni
Auron vuole vendicare il suo invocatore e il suo compagno di viaggio che si sono immolati per portare il Bonocciale.
Auron deve mantenere una promessa prima di lasciare Spira.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Jecht, Yuna, Yunalesca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I promise


Che senso aveva avuto il loro sacrificio? Che senso aveva avuto il nostro pellegrinaggio? Nessuno. Tutto era accaduto invano. La pace su Spira sarebbe stata solo un ingannevole miraggio.
Ma allora perché avevo accettato di diventare guardiano? Per proteggere Braska fino alla fine,ovvio. Ma anche perché una parte di me era stata capace di credere alle fandonie raccontate dal clero. 
Poi avevo capito che anche Yevon era frutto di un'illusione,che anch'esso aveva voltato le spalle alla popolazione ingenuamente ignara,troppo debole e bisognosa di aggrapparsi a qualcosa,per capire che l'umanità non avrebbe mai potuto raggiungere la purezza che avrebbe permesso la distruzione eterna di Sin.
Cosa mi restava,allora? Braska era morto,assieme a Jecht. 
Jecht,maledetto bastardo...era riuscito a farmi affezionare a lui. Dannazione.
Come potevo tornare a casa,e tacere l'orrendo segreto che pesava insostenibile sulle mie spalle? Come potevo dire:" Evviva il Bonocciale,ora mi godo la pace",se sarebbe stata momentanea? Prima o poi Sin sarebbe tornato a devastare il mondo intero,reincarnato nell'Eone Supremo di Brasa:Jecht.
Tanto valeva morire piuttosto che vivere senza uno scopo. Ma a dire il vero,di scopo ne avevo ancora uno.
Sbaragliavo i nemici con estrema facilità,senza vacillare. Mi muovevo come in una danza,a colpi affettati e precisi di katana,perforando corazze e abbattendo templari zombi. Il mio corpo reagiva immediatamente ai comandi che gli imponevo. La mente era concentrata sulla stessa identica immagine da giorni. Avevo scalato il monte Gagazet e ripercorso le rovine di Zanarkand una seconda volta,non più carico di speranza e determinazione come la prima,ma con l’animo spezzato. 

Il silenzio ovattato dell’ampia stanza circolare m’investì non appena vi entrai. Dentro di me c’erano solo urla,la mancanza di suoni esterni contrastava con il mio stato interiore. Ripercorsi a grandi falcate la scalinata,lo sguardo fisso sul portone incorniciato da simboli oscuri. I luneoli che fluttuavano leggiadri nell’aria erano solo mute ombre indistinte nel mio campo visivo,non riuscivo neppure a sentire i loro echi simili a richieste di supplica. 
Diedi una spinta al portone e finalmente mi trovai a destinazione. Avevo raggiunto la mia meta,quel luogo surreale sospeso in un cielo senza stelle. 
Lei dov’era? Desideravo vendicare i miei compagni,e solo lei avrebbe potuto soddisfare in parte il mio desiderio.
Nello stesso istante che mi servì per formulare quella domanda,la sua figura trasparente e priva di sostanza prese forma davanti ai miei occhi,il volto affilato disteso nella sua impassibilità,un’impassibilità che montò in me una furia maggiore.
Le chiesi spiegazioni,e tutto ciò che fu in grado di dirmi con la sua falsa voce addolorata fu che Braska e Jecht erano morti perché avevano saputo sperare fino alla fine in ciò che avevano creduto e voluto realizzare.
Patetico. Assurdo. Inaccettabile. Erano parole vuote. Ingiuste.
Con un urlo carico di disperazione e ribellione mi avventai su di lei,la katana tra le mie braccia impaziente di perforare in due quel corpo già morto. Ma Yunalesca fu più veloce di me. Con un gesto secco del braccio creò una scarica elettrica attorno al mio corpo. Schegge affilate di ghiaccio e scintille roventi di fuoco mi invasero. Fui sbalzato violentemente all’indietro. Volteggiai in aria,lontano dalla mia avversaria,e allora vidi immagini rapide e prive di suono ripercorrere la mia mente: la mia vita in un flash. Il tonfo sordo del mio corpo che sbatteva a terra fu tutto ciò che fui in grado di percepire prima di perdere i sensi.
Qualcuno mi stava chiamando con aria impaziente e infastidita. 
-Auron!…Auron!-
Anzi,non infastidita,ma scocciata. La sua voce rauca da scaricatore di porto era inconfondibile. 
-Dannazione,Auron! Sei un rammollito! Hai intenzione di morire prima di tornare a Bavelle? E ai figli dei tuoi amici chi ci pensa? La piccola Yuna? Il piagnucolone Tidus? Avanti,muovi le chiappe e rimettiti in marcia!- 
Inspiegabilmente mi venne voglia di ridere.
-Jecht,maledetto…Devi farmi la predica anche adesso che sto per morire?-
-Ehi,ehi,Auron,che ti succede!? Dovresti mandarmi a quel paese ora! Non ti riconosco. Senti amico,è importante che tu resista. Sei o non sei un guardiano numero uno? Beh,forse non proprio numero uno,quel titolo spetta a me,ma numero due è pur sempre un bel traguardo. Per quale cavolo di motivo siamo dovuti schiattare io e Braska se tu non riesci a tornartene a casa? Non è ancora la tua ora!- 
E senza sapere il perché,mi ero ritrovato a ripercorrere il monte Gagazet,sospeso fra irrealtà e realtà,guidato dalla voce di Jecht. Ma allora non aveva importanza capire in quale delle due mi trovassi: l’importante era arrivare a destinazione.
Mano a mano che proseguivo il mio cammino,trascinando i piedi sulla neve soffice,le energie mi venivano a meno. La vista era sempre più annebbiata,il respiro sempre più affaticato. 
-Se tiri le cuoia,giuro che ti tormenterò nell’Oltremondo! Perché ti assicuro che esiste,amico! E sai che bella rottura sarebbe sopportarmi per l’eternità,ahahahahah!-
Ancora una volta quell’ubriacone psicopatico mi aveva chiamato amico. Incoraggiato dalle sue esortazioni,che erano più che altro provocazioni,continuai a camminare…e a camminare ancora. Un passo dopo l’altro,sforzo dopo sforzo,fatica dopo fatica. Non capivo se ero morto e quello fosse solo uno stupido scherzo,o se ero davvero ancora su Spira.
- L’Oltremondo,te lo ripeto! Te la faccio pagare se schiatti ora!-
Idiota. Tu sei Sin,non puoi essere all’Oltremondo,pensai.
Non avevo mai creduto alla realizzazione dell’impossibile,nemmeno con la consapevolezza che esistessero magie ed Eoni. Eppure dovetti ricredermi quando vidi le mura di Bavelle stagliarsi dinanzi a me,più nitide di quanto mi sarei aspettato di poter vedere con la vista indebolita. Forse fu il pensiero di quel piccolo trionfo a rendere la città più luminosa ai miei occhi.
La voce di Jecht non c’era più. Ero solo.
Qualcuno corse verso di me non appena mi vide. I suoi passi pesanti rimbombarono a terra con la violenza di macigni scagliati contro i miei timpani. Mi accorsi di essere inginocchiato solo quando la sua figura gigantesca mi fu vicina. 
Blu e grosso. Fu tutto ciò che fui in grado di notare. Il Ronso si accovacciò per sorreggermi con le sue braccia possenti. 
-Bonocciale…L’ Invocatore Braska è morto…La figlia…Yuna…Yuna è…argh…è sola…-
E finalmente il sollievo del riposo mi accolse. Il dolore scomparve assieme all’insopportabile fatica di dover respirare. Ci fu solo il buio.
Meraviglioso buio. 
Ma fu momentaneo. 
Non potevo rinunciare alla vita,non allora. Dovevo mantenere la promessa fatta a Jecht prima che decidesse di diventare l’Eone Supremo di Braska.
La pace,la fine di tutto,la voglia di dormire,erano invitanti. Ma dovevo trovare il coraggio e la forza di rinunciarvi,di lottare contro la morte che era venuta a prendermi.
Credei di poter sentire Jecht parlare ancora una volta,non più con tono impaziente,ma afflitto.
Il piccolo? Chi baderà al piccolo? E’ troppo piagnucolone per potersela cavare senza un duro come me,ripeteva.
Ci sarò io per lui,Jecht,promisi. E non avevo intenzione di rimangiarmi la promessa fatta. 
Non impiegai molto a comprendere che ero divenuto un non-trapassato. Un compito importante mi aveva trattenuto su Spira. Già,qualcosa d’importante. Non avrei potuto utilizzare altra parola per definire un viaggio nel tempo di mille anni. 
Durante il pellegrinaggio Jecht mi aveva parlato spesso di suo figlio,davvero troppo. Lo aveva definito un bimbetto dalla lacrima facile,goffo,aggressivo,ma soprattutto,sensibile.
Dannazione. Mi sono ribellato alla morte per tornare da un bambino frignante. E’incredibile. Jecht…Jecht…
Maledetto Jecht...Vorrei...
...Vorrei dirti grazie.

*******


Spazio dell'autrice: questa è la prima volta che scrivo su Auron. Spero che la storia vi sia piaciuta,sarebbe una soddisfazione per me siccome Auron è uno dei miei preferiti. Siete liberi di immaginare come volete: cioè che la voce di Jecht fosse un'illusione di Auron,oppure,che ci fosse davvero lui,in un qualche modo,ad esortare il suo compagno di viaggio. Saluti ^^
  
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