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Autore: shining leviathan    02/03/2010    8 recensioni
Quando la gelosia infiamma il cuore di una donna, questa troverà il modo di vendicarsi, sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nihal, Nuovo personaggio, Sennar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pain of a woman'
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Di nuovo, di nuovo quell’odore.

Posso sentirlo anche se sono completamente voltata su una sponda del nostro letto.

È un profumo dolciastro, pungente, che aggredisce le mie narici con forza e spezza la pace della notte. Mi sembra quasi di vedere una scia azzurrina alleggiare nell’aria.

La mia bocca si piega in una smorfia disgustata, ma non voglio girarmi. Non voglio vederlo.

So che si sta spogliando solo dal fruscio dei vestiti che accarezzano la sua pelle, la pelle che credevo solo mia.

Ma tu non sei più mio Sennar, già da un anno.

Sento il tuo respiro affannoso, probabilmente hai corso per arrivare qui, e la coperta sollevarsi velocemente, privandomi del dolce tepore in cui mi ero immersa per un attimo.

Il lenzuolo torna a lambire il mio corpo, ricadendo con delicatezza sul mio fianco. Il materasso si è abbassato, sento la paglia appiattirsi sotto il tuo peso mentre ti allunghi verso di me per vedere se dormo.

Il tuo respiro accelerato sul mio collo mi provoca un brivido, vorrei tanto abbracciarti, baciarti ma non lo meriti.

Sei solo un bastardo.

Ma sì, ti faccio durare l’illusione di essertela cavata ancora per un attimo. Voglio proprio sentire le pietose bugie che mi racconterai stavolta.

Hai fatto tardi perché eri andato a raccogliere qualche erba? Sei andato a vedere come stava  Oarf?

O sei andato a scopare la puttana che vedi da più di un anno?

Avanti, fammi sentire …

“ Dove sei stato?” mormoro fingendomi assonnata e sento il corpo del traditore irrigidirsi.

Non mi volto ,Sennar, per il semplice fatto che potrei urlarti in faccia.

E non voglio, non ora.

Sospiri “ Ero andato a cercare un erba amara per curare l’occhio di Oarf..”

Ma bravo! Hai usato tutte e due le scuse che avevo in mente. Tranne l’ultima, ovviamente.

Socchiudo gli occhi “ Oh..” sussurro “ Bravo” mi sistemo meglio e gli auguro la buonanotte, percependo il silenzioso sollievo di lui che poggia la testa sul cuscino.

Mi prendi per stupita Sennar? Credi che non l’abbia capito?

È da quando abbiamo incontrato gli elfi che è cominciata questa storia.

Quel maledetto giorno …

Non potevo crederci.

Finalmente, dopo tanto tempo, avrei  incontrato gli elfi.

Le uniche cose che sapevo di loro provenivano tutte dai libri di storia e dai racconti di Soana.

Avrei  incontrato qualcuno come me, persone tra cui non mi sarei sentita un’estranea. Ero così felice e a malapena sopportavo lo sguardo guardingo di Sennar che mi intimava di stare attenta.

Impaziente e testarda come al solito, convinta che ci avrebbero accolti a braccia aperte.

Ma la realtà era un’altra.

Nella sala del trono ,dove ci avevano ricevuto, notai gli sguardi disgustati di esseri dai lunghi capelli verdi e gli occhi violetti. Mi sentii più estranea di quando ero tra gli umani.

Il re ci insultò tutto il tempo, dandoci  degli  sporchi  invasori, e poco ci mancò che le saltassi al collo.

Stavo per rispondere quando notai una figura esile e delicata a piedi del trono.

Era bellissima, eterea e sottile come lo stelo di un fiore. I capelli verdi erano acconciati in una treccia vaporosa e portava una tunica immacolata e trasparente. Riuscivo addirittura a vedere l’intreccio delle vene attorno a suoi occhi ametista.

Ma non guardava me, guardava dietro di me.

Sennar.

Mi voltai, circondata dall’odio generale, e ciò che vidi mi lasciò basita.

Sennar non guardava me, guardava  dietro di me.

Lei, l’elfa esile e trasparente.

Mi  irrigidii vedendo le iridi violacee accendersi di interesse e inconsciamente mi  frapposi  tra i due negandole la vista di MIO marito.

Il bel viso si colorò di fastidio e la fissai con presunzione. Era MIO, nessuna elfa, per quanto bellissima, poteva portarmelo via.

E il re continuava a riempirci di insulti.

Sennar  continuava a guardare la mia schiena come se ci potesse vedere attraverso e mi diede fastidio la luce confusa e lusingata che apparve nei suoi occhi.

“ Vieni Sennar” mormorai prendendolo per un braccio “ Andiamo via..”

Lui mi fissò un momento, perplesso, poi annuì.

Quel giorno cominciò il mio inferno.

 

La ragazza si chiama Selene ed è la figlia del re.

L’ho saputo dall’unico elfo che provi per noi un po’ di simpatia, Kniftar, e non posso far altro che odiarla.

Lei è bella, femminile, dolce, da quanto mi dice Kniftar, e soprattutto ha un portamento regale.

Cammina con la grazia di un cigno, dice lui con sguardo sognante.

Avvampo di  rabbia, perché lei è tutto quello che io non sarei mai stata.

Io maneggio la spada, combatto, ho i capelli corti quando lei li ha lunghi e profumati di giglio.

Non la sopporto.

Aveva osservato Sennar in maniera troppo evidente per i miei gusti, non doveva.

Sennar è mio. Mio e di nessun altra.

Non posso sopportare di dividerlo con un’altra donna. Di baciare le sue labbra quando, magari, le ha baciate un'altra, fare l’amore quando un’altra, che può essere LEI, lo ha posseduto prima.

Eppure è successo. Non so come, non so perché ma è successo.

Lo notai la prima volta quando mi buttò sul letto con fare sensuale, allungandosi sopra di me per abbracciarmi e soffocarmi al tempo stesso.

Quando le nostre bocche si toccarono sentii subito che c’era qualcosa che non andava.

Il suo sapore non era il suo.

Avvertii sulla lingua una dolcezza inaspettata, tracce di saliva femminile  che avevano violato le sue labbra prima di me.

Non capii, perché aveva questo sapore?

Ma quando mi tolse la casacca dimenticai subito questo piccolo particolare.

Ore dopo, sudato e ansante, si era addormentato abbandonando un braccio sul mio ventre. Io lo accarezzai piano, per non svegliarlo, e mi sporsi per recuperare la sua maglia. Annusai a pieni polmoni la stoffa ruvida, ma ciò che invase le mie narici non fu odore di pozioni  e carta.

Era odore di gigli.

 

Da allora si vedono e da allora lo so. Ma non ho mai fatto nulla.

Non so perché….

La gelosia mi sta rodendo l’anima come un veleno e non sopporto che mi abbracci.

Lo odio, li odio ma non riesco a fermarli. Perché?

Magari è solo un brutto sogno, magari desidero solo che Sennar sia felice…

E io sono felice? Certo che no..

La notte, coperta dal suo corpo umido, rimango sveglia a osservare la sua schiena pallida abbassarsi e rialzarsi a ritmo dei suoi respiri. E immagino…

Immagino il suo respiro farsi più rapido. I suoi gemiti e quelli di Selene mentre si spinge con forza dentro quel corpo di fata. La danza sempre più rapida e forsennata fino al piacere supremo. E li immagino venire insieme con un sospiro.

I miei occhi, allora, si riempiono di lacrime e piango. Piango soffocando i singhiozzi sul capo di Sennar, che si inumidisce del mio dolore.

Sto crollando.

Lo vedo leggere e mi sembra peccato anche quello, lo guardo sulla porta di casa mentre innaffia l’orto e lo immagino accarezzare la pelle di quella bagascia con tenerezza.

Quando urla il mio nome nel buio della notte, venendo, io vorrei ucciderlo.  

Dei, sto impazzendo …

Impazzisco nel silenzio della mia stanza, piangendo lacrime amare che cadono sul cuscino.

Lo odio…

 

E ora lo aspetto.

L’ho visto ,stavolta, consumare il suo tradimento e non la passerà liscia, non stavolta.

Passeggiavo sulla spiaggia e lo vidi rotolarsi con lei, sporcandosi di un amore nato nella menzogna.

I gemiti salivano dolci nell’aria salmastra e io indietreggiai fino a nascondermi dietro una roccia.

Osservai l’amplesso con gli occhi sgranati, sentendo un dolore sordo all’altezza dello stomaco.

Qualcosa in me si spezzò e mi accucciai a terra tenendomi le orecchie tappate, dondolandomi  in  preda alla rabbia e al dolore.

Tornai a casa con una sensazione di vuoto.

Fissai la casetta che avevamo costruito con tanto amore e la distrussi. Dando colpi di spada ovunque, urlando maledizioni con gli occhi offuscati d’ira.

Le ho dato fuoco, non deve restare niente di lui. Del suo peccato.

Perché io sono nel giusto e i giusti devono disinfettare fino all’ultima malignità.

Lei ha già pagato. E il suo sangue ancora mi macchia il volto.

Sorrido vedendo Sennar correre verso di me.

L’ora della resa dei conti.

“ Nhial!!” urla prendendomi per le spalle “ Nhial, ma sei impazzita??”

Io? Sei tu nel torto!

Lo spingo via ed estraggo la spada dal fodero. Lui  indietreggia, impaurito.

“ Nihal?” sussurra “ Sono io, Sennar”

Lo so, è te che voglio uccidere. Ma prima voglio vederlo soffrire.

Prendo un lembo di stoffa insanguinata e la lascio cadere sulla sabbia. Ghingo.

La riconosci Sennar?

La riconosce, inorridito, ma non dice nulla. Abbandona le braccia lungo i fianchi e mi guarda, vuoto, come se aspettasse la giusta punizione.

“ Perdonami..”

L’ultima parola che dice prima che la lama lo trafigge.

Il sangue sgorga copioso e lui cade a terra in un rantolo soffocato, morendo un istante dopo.

“ Aspettami..”

Per cosa vivo se la ragione della mia vita è morta? Uccisa dalla mia gelosia e dalla mia tristezza?

Sono stupida, ma sono solo una ragazza sopraffatta dal dolore.

Non c’è stato lieto fine alla mia storia.

Ma va bene così.

“ Aspettami Sennar..” mi punto la spada al petto “ Ho tante cose da farmi perdonare”

L’eternità mi sarebbe bastata?

Spero con tutto il cuore di sì…

 

 

Seconda ficcy!!!! ^___^ lo so, Nhial è pazza però Sennar traditore mi intrigava ( grazie…nda Sennar )

Ok ditemi se vi è piaciuta e grazie per eventuali commenti!

Ciaoooooooo!!! P.S. questa ed un'altra storia che ho pubblicato fanno parte di una serie, Pain of a woman, quindi con molta probabilità il prox personaggio che tratterò sarà Dubhe. poi penso che finirò con Reis e Soana. detto questo vi lascio!! Ciao!!!> 

 

 

 

 

 

  
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