Doccia
La
prima volta che aveva richiesto il suo aiuto
aveva pensato che fosse solamente un caso isolato, perché era disperata. Cosa
che aveva pensato anche la seconda, la terza, e la quarta volta. Alla quinta, aveva
pensato che forse le serviva uno stilista personale.
Ora,
alla … bè, aveva perso il conto di tutte le volte che aveva richiesto il suo aiuto; comunque, quella volta si
ritrovava costretta ad ammettere che non c’era nessuno meglio di lui, se era
una questione di stile.
Semen si stava fissando
allo specchio da circa mezz’ora, e non riusciva proprio a decidere che cosa
indossare per gli Hecho Award. Ed Era proprio per quello che aveva fatto
chiamare Bill. Quel Bill.
Bill
Kaulitz, con il quale condivideva l’appartamento da quasi tre mesi –con il gemello cattivo,
l’orsacchiotto puccioso e l’Adone tedesco annessi – per colpa di suo zio/nonché
manager David, Bill era diventato il suo stilista personale.
Era
vero, vivere con i Tokio Hotel non era
il massimo se eri una ragazza precisa –soprattutto se eri anche solamente una ragazza – ma aveva i suoi risvolti
positivi.
«Mi
ha chiamato, Milady?» Sbuffò la voce
acidamente acuta di Bill, appena comparso sulla porta della camera della
ragazza. Giocava tanto a fare lo scocciato, ma tanto si notava che si divertiva
come un matto ad usare la coinquilina come “barbie gigante”.
«Che
cosa mi metto?»
«Per
me puoi anche rimanere così!» disse malizioso Tom, che passava proprio in
quell’istante di fronte alla camera di Semen.
In
effetti, il povero pervertito con gli ormoni allo sbando non aveva proprio
tutte le colpe. E che cavolo, non si può mica dargli sempre torto: Semen se ne stava tranquillamente in biancheria intima, con
la porta aperta, in una casa abitata da tre uomini.
Tre,
perché Bill non contava. Era come una sorella, per Semen.
Niente vergogna, quindi, tra loro.
«Già,
io concordo!» si aggiunse Georg, a dar manforte a Tom.
Un
lieve rossore si fece spazio sulle guancie della ragazza, che afferrò subito il
primo paio di scarpe che aveva sotto mano e le lanciò contro i due ragazzi, che
si dileguarono sghignazzando.
Bill
si portò istintivamente le mani perfettamente smaltate alla bocca . «Eresia!»
aveva gli occhi spalancati, e l’espressione di uno che sta per avere un
collasso per mancanza di ossigeno. Semen gli si
precipitò accanto, preoccupata. «Hai osato tirare le scarpe di Dior che ti ho
regalato per Natale!»
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«Dai!
Oh, si, così! » La voce di Gustav proveniva distintamente dal salotto
dell’appartamento, stanza che era meta
del Kaulitz cattivo e di Georg, nonché custode delle numerose consolle dei
ragazzi.
«Ehi,
Gus, non ti scopare la Play!» esclamò beffardo Tom, fine come sempre. In
confronto a lui, le farfalline delicate che in primavera volteggiano sui fiori
sono degli elefanti.
«Deficiente!»
«Oh,
GusGus! Mi fai fare una partita?» lo pregò Georg,
sporgendo il labbro, cercando di imitare la smorfia che faceva sempre Bill
quando voleva ottenere qualcosa.
«Levatelo
dalla testona! »
«Dai, GusGus!»
«Neine!» rispose imperterrito il biondino, che nel frattempo
si era lanciato di nuovo all’inseguimento dell’autovettura virtuale che
precedeva la sua, cercando di conquistare il primo posto sul podio della
Formula Uno.
«Stà a vedere come si fa!» Sussurrò il rasta a Georg, che
nel frattempo si era lasciato sprofondare nel divano.
«Come
se tu ci riuscissi…» rispose il suddetto bassista,
che era già nella fase di sconforto
“GustavQuandoSiImpuntaNonMiFaGiocareAllaPlay”. Riuscivano entrambi ad essere
estremamente infantili tutte le volte, nonostante avessero quasi più di
quarant’anni divisi per due.
«Gusti… » Cominciò Tom persuasivo, con la migliore delle
voci suadenti, che di solito usava per rimorchiare le ragazzine in piena tempesta
ormonale.
«Tom,
la risposta è no anche per te!»
«Ti
lascio usare la doccia per primo, per una settimana» ribatté risoluto,
pregustando la vittoria.
Vittoria
che non tardò ad arrivare, visto che il batterista non poté rinunciare a
quell’occasione, offerta su un piatto d’argento. Tom, alle volte, era peggiore
di Bill: riusciva ad occupare il bagno per ore intere, dato che al contrario
della principessina non aveva tutto quello che gli serviva anche in camera.
Il
rasta si vide praticamente lanciare il joystick tra le mani, e si esibì in un
sorriso sornione, mentre Gustav si dileguava nella sua camera, onde evitare
qualsiasi ripensamento del ragazzo.
«Il
bagno per una settimana? Per primo? » Sussurrò esterrefatto Georg, che guardava
a bocca aperta l’amico.
«Io
ho detto “la doccia”. Può usare quella in giardino, se vuole!»
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Wow.
La prima storia che pubblico. Una shot demenziale, lo
riconosco, e mi scuso xD
Beh,
che dirvi…. È stata scritta un sacco di tempo fa, quando
uscì Scream, più o meno. A quel tempo era così che mi
immaginavo quei quattro scellerati. Semen è solo una
poveraccia ficcata lì a caso xD
Spero vi sia piaciuta.. non fa ridere, lo so. Ma mi piaceva, quando l’ho
scritta, davvero.