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Autore: Chartraux    04/03/2010    2 recensioni
Io sono già morta, molti anni fa, quando tutta la mia famiglia è stata sterminata per il capriccio di uno sconosciuto e dopo lungo cercare, ecco che per un caso fortuito, conosco suo figlio. Tutto quello che vuole vedere, è lo scorrere del sangue. Vendicarsi è la sua unica ragione di vita. E pare tutto così semplice... ma i sentimenti possono mutare certe scelte?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memorie di un Killer

  

L’unica cosa che voglio vedere, è il suo sangue.
E’ l’unica cosa che ho sempre desiderato.
Vederlo morto.
 
In questo momento noto il terrore nei suoi occhi; tremano più del suo corpo, mi guardano in un modo che non avrei mai sperato. Sono spaventati.
Il suo volto mi ricorda quello dei cani che sanno che stanno per essere ammazzati e  cercano in tutti i modi di convincerti, con quegli occhi, che non è giusto, che non è il loro momento; ma la cosa che differenzia i cani da noi umani è che, fondamentalmente, loro si accaniscono sul nemico.
Ringhiano, corrono, mordono.
Il più delle volte, noi, rabbrividiamo impauriti da quello che abbiamo di fronte.
L’ho sempre pensato e continuo a pensarlo, però ora, eccomi qui a puntare una pistola sulla fronte di questo ragazzo che ho da sempre amato.
Il mio corpo è diritto, per nulla teso, anzi, quasi rilassato nonostante il momento; i miei capelli neri leggermente lunghi sono spettinati dalla corsa e la frangia è appiccicata alla fronte per il sudore. I miei occhi scuri sono stretti in due fessure, come per cercare di percepire tutte le emozioni che lo percuotono. E che mi percuotono.
Voglio vedere in quel viso un’espressione di terrore e di dolore, voglio farlo soffrire talmente tanto da non poter mai dimenticare questa giornata; di lui e la sua paura.
Potrei vivere solo del ricordo di quello sguardo.
Alzo leggermente la testa, mi rendo conto che le sue labbra si muovono, mi parlano; ma io non riesco ad udire il suono di quelle frasi perché la mia mente è sigillata, ovattata, immune ad una qualunque richiesta di supplica.
Esisto solo io, la mia pistola ed il ragazzo che devo uccidere.
Non posso farmi distrarre dalle sue parole futili; non sarei una professionista.
Assaporo quegli istanti di tensione e paura, come se fosse l’ultimo desiderio prima dell’esecuzione; ma non la mia.
Io sono già morta, molti anni fa, quando tutta la mia famiglia è stata sterminata per il capriccio di uno sconosciuto e dopo lungo cercare, ecco che per un caso fortuito, conosco suo figlio.
Del quale mi innamoro in un istante.
Più dei suoi capelli biondi, più di quel suo fisico perfetto, più di quei suoi occhi azzurri ed espressivi, mi innamoro del suo sorriso.
E della sua gioia di vivere.
Scomparsi, seppelliti dal terrore e dall’incredulità di questo momento.
Ancora una volta le sue labbra si muovono sinuosamente sul suo viso, e di nuovo mi domando, quante volte io le abbia baciate veramente… non ricordo se gli ho mai detto quello che provo, non ricordo se i miei sentimenti trapelassero da quel contatto.
In questo momento non riesco a ricordare nulla; il mio solo pensiero è di vedere il suo sangue.
Voglio vedere il suo colore, voglio vedere come si spande sul pavimento, voglio capire se è uguale a quello dei miei genitori, di mio fratello; voglio assaporare ogni singola goccia mentre mi scorre sulle mani che odorano ancora di polvere da sparo.
Anche se non sono tesa, preoccupata, intimorita dalla situazione, mi rendo conto che sto tentennando, dubito di questa mia scelta e degli anni di rancore profondo che mi hanno mantenuto in vita perdendomi solo in quel turchese spaventato.
Mi devo dare una regolata! Non posso essere indecisa su qualcosa che avevo già programmato da tempo.
Scuoto piano la testa, per mandare via questi pensieri stupidi e lo guardo.
I miei occhi neri si perdono in quelli azzurri di lui.
E tutto il mio amore torna in superficie.
Il mio corpo si tende, la mia mente si riempie di ricordi, il mio viso impallidisce davanti all’arma che tengo stretta tra le dita affusolate e le mie orecchie si aprono.
E la sento.
Sento la sua voce.
Sento pronunciare il mio nome.
Piano, tremolante, ma carico di affetto.
Com’è possibile che, nonostante il momento, nonostante le mie menzogne, lui usi quel tono così delicato?
E dov’è finita la mia voglia di sangue?
Scomparsa? In un solo istante?
Non è possibile! Non può essere possibile!
Sono anni che voglio la mia vendetta ed ora che ce l’ho a portata di mano, inizio a pensare che sia stato solo tempo perso; allenarmi a sparare, ad essere gelida ed imperturbabile, essere quella che sono diventata… è stata solo fatica sprecata?
Impreco mentalmente verso me stessa, come per espiare questo momento di debolezza, come per ridimensionare la mia ragione, la mia mente che ricorda il dolore e la sofferenza; lo devo uccidere.
Devo ammazzarlo!
O tutto non avrebbe più senso.
Ancora la sua voce che sussurra il mio nome…
Maledizione, voglio…
Cosa voglio?
Cosa voglio davvero?
Se il suo viso prende forma, ed il ricordo dei miei famigliari sfuma, qualcosa non funziona in me; qualcosa deve essersi rotto nella mia mente, nel mio corpo, nella mia anima.
L’amore non può essere diventato una parte di me, io che ho vissuto di solo odio per anni…
Abbasso leggermente la canna della pistola ed avverto una fitta allo stomaco, posso percepire anche un dolore lancinante più in alto, nel petto, dove pensavo che il mio cuore si fosse pietrificato per non affrontare sentimenti inutili come questo.
Ed invece batte, veloce.
Preoccupato.
Terrorizzato.
Si comporta peggio di un amico che cerca di farmi desistere dalla scelta di violenza che sto per mettere in atto.
Ma io non posso, non posso fermarmi!
Deve udirsi il suono di uno sparo.
Deve fumare la pistola.
Deve schizzare sangue dal corpo.
Qualcuno deve morire.
Ed io non posso farci nulla, devo solo seguire gli ordini impartiti dal mio cervello e basta.
Premere il grilletto, tenere gli occhi fissi sul ragazzo di fronte a me, immagazzinare l’immagine del  suo viso spaventato e rimanere impassibile di fronte alla sua fine.
E’ tutto così semplice.
L’ho immaginato più e più volte, godendone ogni istante, fotogramma per fotogramma.
Eppure, ora…
Mi scuoto e risollevo l’arma che tengo nella mia mano destra e la punto fermamente verso di lui, in mezzo agli occhi azzurri e cerco di ricordarmi il sapore dell’attesa ed il gusto che proverò quando lo vedrò rivolto inerme sul cemento freddo.
E mentre sto per premere il grilletto lo sento farfugliare delle scuse; le mani grandi ricoprono il suo volto nascondendo le lacrime che escono dai suoi occhi, delle quali non mi ero accorta.
Si sta scusando.
E nemmeno sa per cosa.
Vuole solo che torniamo a casa, insieme, come abbiamo sempre fatto in questi ultimi tredici mesi…
Mi piacerebbe e lui lo sa.
Sposta la mano e mi sorride; triste ed impaurito, ma non dalla situazione, no, ma per la scelta che sa perfettamente prenderò. Prima ancora di me, lui sa come finirà.
Perché mi conosce.
Un sospiro mi esce silenzioso tra le labbra strette e lui mi sorride nuovamente, incapace di fare altro, di ribellarsi alla mia scelta di tenere la sua vita tra queste mie mani sottili e fredde.
Che stupida sono.
Capisco molte più cose in questa frazione di secondo che in tutta la mia vita; che errore sciocco perdermi in lui, più di una volta.
Allungo la mano sinistra ed afferro il bavero della maglia stropicciata e lo strattono con violenza verso di me.
Lo bacio.
Come non l’ho mai baciato prima.
Assaporo le sue labbra carnose, le divoro, divoro ogni singolo istante di lui e mi approprio della sua anima limpida.
Lecco quella bocca che mi ha sempre accettato e mordo la parte inferiore facendola sanguinare; il sapore di quel liquido ferroso mi rimane in bocca facendomi girare la testa, lasciandomi un non so che di disgustoso nel palato.
Ma un piccolo marchio glielo ho lasciato, rendendolo mio per l’eternità.
Lo vedo barcollare sedendosi con un tonfo sul cemento e sollevo l’arma.
Di nuovo quel terrore dipinto nel suo cielo azzurro.
Che invidia…
Ti ho sempre amato, davvero. Non mento, non potrei mai farlo; questo sentimento è troppo serio per essere una bugia.
Come hai potuto accettarmi per quello che sono ancora me lo chiedo, come hai potuto fare in modo da non farmi pesare il dolore della perdita della mia famiglia ancora me lo domando, come tu sia riuscito a non farmi sprofondare nell’odio eterno ancora non lo comprendo.
Ti amo così tanto…
…così tanto…
Ma queste cose non gliele rivelerò mai e lo sa.
Premo il grilletto, il rumore dello sparo mi rompe i timpani ed il sangue esce dalla testa.
La mia.
Mentre il mio corpo cade al suolo ti vedo muovere le labbra in un grido disperato, ti vedo alzarti e lanciarti verso di me prendendomi prima che l’asfalto diventi l’ultima cosa che il mio corpo sentirà nell’impatto.
Piangi lacrime amare, lo so.
Ti stai chiedendo il perché l’ho fatto, il perché non ti ho ucciso come speravi, il perché ho voluto risparmiare la tua vita…
Beh, convivere con un dolore come questo è la punizione che ti meriti.
Per avermi fatto innamorare di te.
E mentre esalo l’ultimo respiro sento le tue braccia stringermi delicatamente, come se fossi una statuetta di cristallo, e odo parole letali. 
Ti amo anch’io.
  
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