♥ Chat Love ♥
♥ Prologo ♥
# La situazione di lui.
“La vita da single è uno spasso!”
Era da quando si era alzato dal letto che se lo
ripeteva mentalmente.
Per la prima volta nei suoi ventiquattro anni, al
suono pimpante e fastidioso della sveglia
non aveva risposto con una cuscinata poderosa ed un ringhio impastato,
ma tutto allegro era saltato giù dal letto col piede giusto, aveva fatto
cessare quel drin
diabolico ed era saettato in piedi. Un sorriso a dir poco raccapricciante, che
mai gli si era visto in volto, pareva far risplendere la stanza.
Non c’era da stupirsi che entrando, come era solito
fare per tirargli via le coperte e gettarlo giù dal materasso, suo fratello
fosse rimasto imbambolato sulla soglia a guardarlo, mentre questo, tutto allegro,
gli dava il Buongiorno nel medesimo
istante in cui passava dallo stretching alle flessioni.
“Chi diavolo sei tu?” quella domanda uscì spontanea
per lo sconcerto di vederlo alle prese con simili attività. Quello non poteva
essere il suo fratello minore! Era impossibile fosse la stessa persona convinta
che premere i tasti del telecomando fosse uno sport olimpionico!
“Fratellone!” sorrise sornione, mentre terminava la
serie di piegamenti e si avviava verso di lui. Più gli si avvicinava più
l’altro percepiva brividi lugubri lungo la schiena. Era inquietante!
Solo un cieco non si sarebbe accorto di quanto la
sua espressione fosse falsa e lui ci vedeva perfettamente per sua sfortuna. La
goccia che fece traboccare il vaso, però, fu quando incrociandosi, nell’uscire
dalla stanza, ebbero un contatto che solo il giorno prima si sarebbero sognati.
“Anche io sono felice di vederti!” esordì gioioso il
minore, poggiando una mano sulla spalla del fratello, praticamente abbandonato
sullo stipite.
Questo si contenne dalla solita reazione, che
normalmente li avrebbe condotti ad un incontro di wrestling sul tappeto. “Togli
quella mano prima che te la stacchi.” lo minacciò pacato, con lo stesso tono
con cui si è soliti chiedere di passare il sale a cena. In altri momenti si
sarebbe venuti agli insulti, ma non quel giorno. Chi diavolo era
quell’individuo? Che uno spirito positivo l’avesse posseduto?
Sesshomaru era allibito, mentre l’espressione
insulsamente positiva d’Inuyasha non dava cenni d’intacco. Rimase immobile,
mentre il canticchiare di questo lo preoccupava enormemente. Lo osservò
allontanarsi nel corridoio e rinchiudersi nel bagno per una doccia ritemprante.
Sesshomaru si scosse da quell’orribile sensazione di
vade retro Satana e decise di lasciar
perdere il suo lunatico consanguineo per sbrigarsi ad andare al lavoro. Poteva
capire che la rottura di una lunga storia d’amore fosse difficile da
affrontare, ma il suo voler mascherare il suo stato d’animo era ancora più
inquietante di qualsiasi rabbioso sfogo. Attraversò il corridoio, superando la
porta da cui si udiva appena lo scrosciare dell’acqua calda, per scendere al
piano inferiore e bere qualcosa. Ignorava che il vero sfogo stava avvenendo silenzioso
sotto il vapore. Inuyasha stava cercando di lavarsi
via quella spiacevole sensazione, quella morsa al petto che nei momenti in cui
nessuno lo guardava l’assaliva. “Kikyo …” quel nome
gli saltava perennemente in mente, così da quando la loro storia era finita
senza preavviso. Tutti quei progetti fatti assieme sgretolati in un istante da
un’ondata, come castelli di sabbia.
“La vita da single? Ma chi prendo in giro!” mormorò,
lasciandosi andare allo scroscio dell’acqua.
Non c’era più accenno del finto sorriso che a tutti
mostrava.
La maschera era stata lavata via.
***
“Come
sta il mio amore oggi?”
…
“No,
io sto benissimo solo quando ti sento.”
…
“Quando
sei rossa sei adorabile!”
…
“Certo,
a dopo dolcezza.”
***
Che fastidioso!
“Tutte queste smancerie mi danno la nausea, Miroku!”
L’ultima cosa che gli occorreva era un migliore
amico, strainnamorato della sua donna per giunta.
Amore di qua, tesoro di là, attacca tu, no prima tu,
blablabla.
Come faceva a stare meglio se ovunque si voltasse
vedeva sbaciucchiamenti ed effusioni fra coppiette? In più il sorrisone sincero
di Miroku era la mazzata finale.
Queste telefonate lo avvilivano spaventosamente e
non poteva far nulla per evitare che le cose andassero positivamente intorno a
lui, escludendolo.
“Inuyasha, che faccia da
funerale. Non devi pensarci!” cercò di tirarlo su l’amico, colpendolo
vigorosamente alla schiena. In risposta Inuyasha lo
fulminò, sottolineando l’eccessiva energia impiegata. “Come ti sentiresti se la
tua Sango ti mollasse di punto in bianco?” volle
colpirlo al suo punto debole, la sua donna per l’appunto.
“Non dire assurdità! Io e Sango
non ci lasceremo mai.” Il bagliore di ferrea e pura convinzione, negli occhi
dell’amico, lo raccapricciarono. Era proprio cotto e stracotto!
Inuyasha
sospirò, anche lui era fermamente convinto di questo, prima che la dura realtà
si scontrasse coi suoi sogni. Il suo volto era permeato di un’amara tristezza.
Miroku
smise di sorridere alla vista di quel suo sguardo avvilito. La ferita
infertagli da Kikyo era ancora profonda e marcata, ma
sicuramente, col tempo, ci sarebbe stata solo una rilevante cicatrice.
Dovevano trovare qualcosa che lo distraesse e cosa
meglio poteva scacciare un chiodo se non un altro chiodo? Fu in un istante che
gli si accese la lampadina. Per scordare una donna ce ne voleva un’altra, ma
dove trovare quella giusta?
# La situazione di lei.
“Non trovi che
sia ingrassato, amore?”
“Koga, per l’ennesima volta … No!”
Una ragazza
infilata sotto le coperte e con un libro fra le mani, era stata nuovamente
interrotta in quella lettura così appassionante ed avvincente.
Un ragazzo dai
muscoli ben definiti invece, il responsabile, si contemplava allo specchio.
Kagome
si sistemò gli occhiali sul naso, sbuffando e riportando la sua attenzione su
quel magnifico libro.
“Dov’ero
rimasta?” mormorò fra sé scorrendo il testo con lo sguardo e sorridendo nello
scorgere la riga abbandonata.
…
Guarda
come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss'io
un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!
Giulietta: Ohimè!
Romeo: Essa parla. Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! poiché tu sei
così luminosa a questa notte, mentre sei lassù sopra il mio capo come potrebbe
esserlo un alato messaggero del cielo agli occhi stupiti dei mortali, che
nell'alzarsi non mostra che il bianco, mentre varca le pigre nubi e veleggia
nel grembo dell'aria.
Giulietta: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e
rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed
io non sarò più una Capuleti.
Romeo (fra sé): Starò
ancora ad ascoltare, o rispondo a questo che ha detto?
Giulietta: Il tuo nome soltanto è mio nemico: tu sei sempre tu stesso,
anche senza essere un Montecchi. Che significa "Montecchi"? Nulla:
non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte
qualunque del corpo di un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è in un
nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe
lo stesso odore soave; così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe
quella preziosa perfezione, che egli possiede anche senza quel nome. Romeo,
rinunzia al tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stes ...
“Amore?”
Kagome,
seccata, alzò nuovamente il naso da quelle righe così piene di passione, che ad
ogni rilettura avevano il potere di catapultarla in una dimensione estranea e a
lei gradita.
Quanto adorava
Shakespeare ed in particolare la scena del balcone di Romeo e Giulietta!
“Che cosa c’è
tesoro?” chiese, cercando con tutta se stessa di mascherare il suo tono da
serial killer.
“Stai sempre lì
a leggere …” constatò Koga, saltando sul materasso
accanto a lei con uno sguardo che conosceva fin troppo bene.
“Perché non ti
dedichi ad una attività di coppia?” ammiccò malizioso, mentre le sfilava il
libro dalle mani con suo grande disappunto.
“Allora?” ribadì
l’intenzione, avvicinandosi sensuale e posando il libro sul comodino.
Kagome
cercò di trattenersi dal mandarlo al diavolo per l’averla interrotta ancora. Si
tolse gli occhiali, evitando il suo sguardo e lasciandosi sfuggire un
sorrisetto nervoso.
“Tesoro, stasera
ho mal di testa!” disse in rapidità, schioccandogli un lieve bacio sulle labbra
e infilandosi totalmente sotto le coperte. “Buonanotte.” mormorò, spegnendo la
lampada sul comò.
“Buo-buonanotte amore …” rispose rassegnato il ragazzo,
rimasto altamente deluso per il rifiuto della sua proposta.
L’ennesima
nottata magra per lui.
Kagome
ne era consapevole, ma che poteva farci?
Ultimamente
iniziava a trovare Koga noioso e non era affatto un
bene dopo solo cinque mesi di convivenza.
Erano parecchie
notti che prima di addormentarsi si chiedeva se fosse stato un gesto avventato
il suo e soprattutto se Koga fosse davvero l’uomo giusto
per lei.
Come faceva ogni
volta che i dubbi l’assillavano, si addormentò profondamente.
*** continua ***
ANGOLINO AUTRICE:
Eccomi
dopo parecchia inattività. Lo so non dovrei produrre nuove fan fiction prima di
finire le precedenti, ma è più forte di me! >__<
Volevo
scrivere una storiella semplice, non troppo lunga e senza troppe pretese. Spero
non sia troppo noiosa, ma sentitevi pure liberi di dirmi la vostra.
Al
prossimo aggiornamento! =D
KissKiss
KiraKira90