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Autore: Akrois    13/03/2010    1 recensioni
– Il mio nome è Augusta Baglioni. E nessuno mi ha mai parlato di te. - disse porgendogli la mano.
Baviera non perse il sorriso, stringendo la mano di Perugia – Allora avrò tanto da raccontarle, non crede?
[Oc!Perugia; Oc!Regno di Baviera]
Genere: Sentimentale, Storico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Autore: Akrois
- Titolo: und erwachen mit walzer
- Titolo del Capitolo: und erwachen mit walzer

- Personaggi:  Oc!Perugia (Augusta Baglioni), Oc!Regno di Baviera (Benedikt Becker)

 - Genere: Storico (?), sentimentale (?), slice of life.
- Rating: verde.
- Avvertimenti: One-short,.

- Conteggio parole: 847
- Note: Questa serena short va parallela alla storia di Ludwig e Marianna, il primo Re di Baviera, la seconda nobildonna perugina.  Il nome di Baviera è stato scelto senza troppi criteri e giusto perché Benedikt Becker mi piaceva ù.ù

Perugia parla di “giovane nazione”, perché Ludwig I diventa re di un neonato regno di Baviera (suo padre  Massimiliano Giuseppe di Zweibrücken ottenne il titolo di Re di Baviera il 1 gennaio 1806) ed è proprio con quel re che Perugia viene in contatto con la famiglia reale Bavarese.

Il titolo è tratto da una canzone di De André e significa pressappoco “risvegliarsi con un valzer”.

Ah, Perugia parla di Baldassarre Ferri.

 

 

 

 

und erwachen mit walzer

 

 

 

 

- Sai cosa mi ricordo?- il ragazzo la guardò sorridendo allegro, il sole che entrava dalla finestra spalancata giocava con le ciocche di capelli biondi, facendoli risplendere sfacciatamente come un’aureola.

- No, cosa ti ricordi?- domandò lei, portandosi una ciocca di capelli banalmente castani dietro un orecchio, soffiando sull’inchiostro fresco sul foglio – Mi ricordo il primo giorno che ti ho vista-, disse lui poggiandosi con i gomiti allo scrittoio, poggiando il viso liscio sulle palme delle mani – portavi quell’abito di broccato rosso cupo che luccica sempre quando c’è il sole, avevi i capelli sciolti e una collana di perle bellissima.

- E un occhio di vetro.- disse lei alzando lo sguardo verso di lui – Bhe, l’occhio di vetro aggiungeva quella virgola in più, non credi?- lui fece spallucce, sorridendo.

- Poi ricordo che avevi le spalle scoperte e i guanti, quelli di seta rossa. Avevi delle scarpette bellissime che ti facevano sembrare una fatina.- continuò – Perché non le metti più spesso? Metti sempre questi stivaloni che ti fanno i piedi come due barche a vela. - si lamentò corrugando il labbro. Lei alzò gli occhi al cielo – Hai mai provato a combattere con un paio di scarpette?

- Ma tu non combatti più!- esclamò lui accentuando il broncio – Aspetto sempre l’occasione giusta.- ribatté lei affondando la punta della penna nella boccetta d’inchiostro.

- Vediamo… Ah, ricordo che stavi cantando. Canti davvero bene sai?

- Mi ha insegnato il povero Ferri- disse lei riprendendo a scrivere – era molto bravo. Avresti dovuto sentirlo.

- Per farti dire cose come “era molto bravo”, deve essere stato divino!- esclamò lui con una risata allegra. Lei corrugò le sopracciglia, sbarrando alcune parole – Talmente divino che per lui si è fermata una guerra.- disse tranquilla, scrivendo qualche altra parola.

- Cosa cantavi? Non ne capivo le parole.

- Una vecchia canzone di quando era libera- disse lei ponendo la sua firma al foglio, uno svolazzo unico che recitava il nome “Augusta Perusia” –tanti, tanti anni fa.

- Ma tu sei libera!- esclamò lui stupito. Lei sorrise - Adoro l’innocenza di voi nazioni neonate.- aprì uno dei cassetti dello scrittoio, estraendone un pezzo di lacca rossa e un timbro – Siete deliziosi nelle vostre convinzioni.

- Non sono un neonato.- bofonchiò lui, ripetendo il broncio

.– Per me lo sei. Potrei essere la nonna della nonna della nonna dell’antenata di tua nonna, Baviera.

Si sentiva bene con lui. Era talmente allegro e pieno di vita da mettere allegria anche a lei.

- Io invece ricordo una cosa di te. - disse, sciogliendo qualche goccia di lacca sulla busta – Ricordo che ti ho odiato fin dal primo momento.

- Cosa?- Baviera la guardò sconvolto – Mi hai odiato?- esclamò.

- Certamente- rispose lei calma – erano i tuoi occhi a renderti odioso.-, premette il timbro sulla goccia rossa, osservando critica il risultato – Avevi quegli occhi grandi, pieni di vita, di sogni, di curiosità…

Perugia sospirò, poggiando la busta su una pila di sue gemelle – Li odio, quegli occhi. Sai perché?- non attese risposta – Perché una volta anch’io ero così.

Perugia si passò un dito sulla benda scura che copriva l’occhio sospirando – Poi ho perso tutto.

Baviera la guardò a lungo – E ora?- domandò con un fil di voce – Ora mi odi?

Lei lo guardò. Guardò la pelle candida e liscia del viso, le labbra rosee, i grandi occhi neri che sembravano voler assorbire tutto. Sorrise – No. - disse – Ora no.

Baviera sorrise felice, gongolando stupidamente. Perugia lo guardò – Ma- disse prendendo un altro foglio – c’è una cosa di te che tuttora odio.

- Cosa?- domandò Baviera, già prossimo alle lacrime. – Mi obblighi a ballare- sibilò lei stendendo malamente il foglio tutto arrotolato – mi obblighi a ballare il walzer. Io odio il walzer.

Baviera rise di nuovo, gettando indietro la testa bionda, girando poi attorno allo scrittoio e passando le braccia dietro alle spalle di Perugia – Ma tu sei bravissima a ballare il walzer, Augusta!- esclamò tutto sorridente. – Alle sei del mattino, Benedikt?- disse lei sbuffando – Come diavolo posso voler ballare il walzer quando il gallo canta?-.

Baviera rise ancora.

 

 

 

 

 

 

 

 

Augusta aprì gli occhi, osservando il cielo terso del tramonto sopra di sé. Passò una mano fra i ciuffi d’erba, ricacciando nel fondo del cervello la voce che la faceva notare che le macchie di terra non se ne sarebbero mai andate dal suo prezioso abito di broccato.

Due occhi neri e lucenti entrarono nel campo visivo dell’occhio buono. Perugia lo guardò – Chi sei tu?- domandò lei, maledicendo l’occhio di vetro che le tagliava il campo visivo.

- Il mio nome è Benedikt Becker, signora- disse il giovane sorridendo allegramente, piombando in ginocchio accanto a lei – sono il Regno di Baviera. Lei è la città di Perugia, vero? Il mio re mi ha parlato molto di lei!- esclamò, scandendo lentamente il nome “Perugia” e riuscendo a storpiandolo orribilmente lo stesso. Perugia sospirò – Il mio nome è Augusta Baglioni. E nessuno mi ha mai parlato di te. - disse porgendogli la mano.

Baviera non perse il sorriso, stringendo la mano di Perugia – Allora avrò tanto da raccontarle, non crede?

 

 

   
 
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