- Autore:
Akrois
- Titolo: und erwachen mit walzer
- Titolo del Capitolo: und
erwachen mit walzer
-
Personaggi: Oc!Perugia (Augusta Baglioni), Oc!Regno
di Baviera (Benedikt Becker)
- Genere: Storico
(?), sentimentale (?), slice of life.
- Rating: verde.
- Avvertimenti: One-short,.
- Conteggio parole: 847
- Note: Questa serena short va
parallela alla storia di Ludwig e Marianna, il primo Re di Baviera, la seconda
nobildonna perugina. Il nome di
Baviera è stato scelto senza troppi criteri e giusto perché Benedikt
Becker mi piaceva ù.ù
Perugia
parla di “giovane nazione”, perché Ludwig I diventa re di un
neonato regno di Baviera (suo padre Massimiliano Giuseppe di Zweibrücken
ottenne il titolo di Re di Baviera il 1 gennaio 1806) ed è proprio con
quel re che Perugia viene in contatto con la famiglia reale Bavarese.
Il
titolo è tratto da una canzone di De André e significa
pressappoco “risvegliarsi con un valzer”.
Ah,
Perugia parla di Baldassarre
Ferri.
und erwachen
mit walzer
- Sai
cosa mi ricordo?- il ragazzo la guardò sorridendo allegro, il sole che entrava
dalla finestra spalancata giocava con le ciocche di capelli biondi, facendoli
risplendere sfacciatamente come un’aureola.
- No,
cosa ti ricordi?- domandò lei, portandosi una ciocca di capelli
banalmente castani dietro un orecchio, soffiando sull’inchiostro fresco
sul foglio – Mi ricordo il primo giorno che ti ho vista-, disse lui
poggiandosi con i gomiti allo scrittoio, poggiando il viso liscio sulle palme
delle mani – portavi quell’abito di broccato rosso cupo che luccica
sempre quando c’è il sole, avevi i capelli sciolti e una collana
di perle bellissima.
- E un
occhio di vetro.- disse lei alzando lo sguardo verso di lui – Bhe, l’occhio
di vetro aggiungeva quella virgola in più, non credi?- lui fece
spallucce, sorridendo.
- Poi
ricordo che avevi le spalle scoperte e i guanti, quelli di seta rossa. Avevi
delle scarpette bellissime che ti facevano sembrare una fatina.-
continuò – Perché non le metti più spesso? Metti sempre
questi stivaloni che ti fanno i piedi come due barche a vela. - si
lamentò corrugando il labbro. Lei alzò gli occhi al cielo –
Hai mai provato a combattere con un paio di scarpette?
- Ma tu
non combatti più!- esclamò lui accentuando il broncio –
Aspetto sempre l’occasione giusta.- ribatté lei affondando la
punta della penna nella boccetta d’inchiostro.
-
Vediamo… Ah, ricordo che stavi cantando. Canti davvero bene sai?
- Mi ha
insegnato il povero Ferri- disse lei riprendendo a scrivere – era molto
bravo. Avresti dovuto sentirlo.
- Per
farti dire cose come “era molto bravo”, deve essere stato divino!- esclamò lui con una
risata allegra. Lei corrugò le sopracciglia, sbarrando alcune parole –
Talmente divino che per lui si è fermata una guerra.- disse tranquilla, scrivendo
qualche altra parola.
- Cosa
cantavi? Non ne capivo le parole.
- Una
vecchia canzone di quando era libera- disse lei ponendo la sua firma al foglio,
uno svolazzo unico che recitava il nome “Augusta Perusia” –tanti, tanti anni fa.
- Ma tu
sei libera!- esclamò lui stupito. Lei sorrise - Adoro l’innocenza
di voi nazioni neonate.- aprì uno dei cassetti dello scrittoio,
estraendone un pezzo di lacca rossa e un timbro – Siete deliziosi nelle
vostre convinzioni.
- Non
sono un neonato.- bofonchiò lui, ripetendo il broncio
.–
Per me lo sei. Potrei essere la nonna della nonna della nonna dell’antenata
di tua nonna, Baviera.
Si
sentiva bene con lui. Era talmente allegro e pieno di vita da mettere allegria
anche a lei.
- Io
invece ricordo una cosa di te. - disse, sciogliendo qualche goccia di lacca
sulla busta – Ricordo che ti ho odiato fin dal primo momento.
- Cosa?-
Baviera la guardò sconvolto – Mi hai odiato?- esclamò.
-
Certamente- rispose lei calma – erano i tuoi occhi a renderti odioso.-,
premette il timbro sulla goccia rossa, osservando critica il risultato –
Avevi quegli occhi grandi, pieni di vita, di sogni, di curiosità…
Perugia
sospirò, poggiando la busta su una pila di sue gemelle – Li odio,
quegli occhi. Sai perché?- non attese risposta – Perché una
volta anch’io ero così.
Perugia
si passò un dito sulla benda scura che copriva l’occhio sospirando
– Poi ho perso tutto.
Baviera
la guardò a lungo – E ora?- domandò con un fil di voce –
Ora mi odi?
Lei lo
guardò. Guardò la pelle candida e liscia del viso, le labbra
rosee, i grandi occhi neri che sembravano voler assorbire tutto. Sorrise –
No. - disse – Ora no.
Baviera
sorrise felice, gongolando stupidamente. Perugia lo guardò – Ma-
disse prendendo un altro foglio – c’è una cosa di te che tuttora
odio.
- Cosa?-
domandò Baviera, già prossimo alle lacrime. – Mi obblighi a
ballare- sibilò lei stendendo malamente il foglio tutto arrotolato –
mi obblighi a ballare il walzer. Io odio
il walzer.
Baviera
rise di nuovo, gettando indietro la testa bionda, girando poi attorno allo
scrittoio e passando le braccia dietro alle spalle di Perugia – Ma tu sei
bravissima a ballare il walzer, Augusta!- esclamò tutto sorridente. –
Alle sei del mattino, Benedikt?- disse lei sbuffando – Come diavolo posso
voler ballare il walzer quando il gallo canta?-.
Baviera
rise ancora.
Augusta
aprì gli occhi, osservando il cielo terso del tramonto sopra di sé.
Passò una mano fra i ciuffi d’erba, ricacciando nel fondo del
cervello la voce che la faceva notare che le macchie di terra non se ne
sarebbero mai andate dal suo prezioso abito di broccato.
Due
occhi neri e lucenti entrarono nel campo visivo dell’occhio buono.
Perugia lo guardò – Chi sei tu?- domandò lei, maledicendo l’occhio
di vetro che le tagliava il campo visivo.
- Il mio
nome è Benedikt Becker, signora- disse il giovane sorridendo
allegramente, piombando in ginocchio accanto a lei – sono il Regno di
Baviera. Lei è la città di Perugia, vero? Il mio re mi ha parlato
molto di lei!- esclamò, scandendo lentamente il nome “Perugia”
e riuscendo a storpiandolo orribilmente lo stesso. Perugia
sospirò – Il mio nome è Augusta Baglioni. E nessuno mi ha
mai parlato di te. - disse porgendogli la mano.
Baviera non
perse il sorriso, stringendo la mano di Perugia – Allora avrò
tanto da raccontarle, non crede?