Notti insonni
La notte.
Finalmente.
Un’attesa spasmodica
mi ha logorato i nervi per tutto il giorno: le ore non mi sono mai parse così
lunghe e monotone, eppure un fremito eccitante mi attraversava, quando il mio pensiero
metteva a fuoco questo istante.
Per tutta la
giornata ho lasciato che i miei propositi ossessivi invadessero la mia mente
malata; ho fantasticato, immaginato ogni dettaglio di questa notte fatale.
Nessuno sa niente o
sospetta quello che sto per fare, neppure i miei fratelli che pure hanno visto
la mia strana agitazione di quest’oggi, camuffata abbastanza bene per la
verità; sono bravo a mentire.
Alice non sembra
aver visto niente; strano davvero.
Però questo
pomeriggio, nel parcheggio, mi ha rivolto uno sguardo indecifrabile; che sappia
e comunque non voglia fermarmi? Volevo scoprirlo e, chissà perché, mi ha
impedito di sondarle la mente come avrei voluto.
Non importa ormai.
Nessuno potrebbe
fermarmi.
Io ho deciso tutto,
dal momento esatto in cui sono uscito da quell’aula di biologia; ho calcolato
ogni cosa e ho scelto la soluzione più semplice. Ho sofferto per un’ora
interminabile lì dentro quest’oggi, sforzandomi di trattenere il demone che mi
possedeva, ma stasera smetterò di soffrire.
E ora sono qui che
pregusto la mia vittoria.
Senza fretta. Senza
testimoni.
E una sola vittima:
lei.
Dovrebbero
ringraziarmi; questa mattina, per averla, meditavo di sterminare un’ intera
classe.
Niente sensi di
colpa: è la mia natura, è ciò che sono.
Ci sono già passato,
in fondo. Devo pensare che sia normale.
Sono nascosto nel
buio tra gli alberi che circondano il lato est della sua casa, osservo la sua
finestra; c’era la luce accesa fino a una decina di minuti fa.
Concedo qualche
minuto ancora alla sua vita… e a me.
E lei non avrà
scampo questa volta.
Non è colpa mia; lei
non doveva venire qui, a sedurre col suo sangue provocante un vampiro in
astinenza.
Lo dico per
giustificarmi.
Non posso farci
niente se lei è così… così… ci penso e tremo ancora, mentre un fiotto di veleno
mi scende in gola.
Tutto gioca a mio
favore con questa luna nera: è vero che porta male.
Ha portato me, qui.
Ha portato lei
nell’unico posto dove non sarebbe mai dovuta venire.
Protetto dall’oscurità
mi sono avvicinato; sono qui sotto la sua finestra, come un innamorato che
viene a farle una serenata… e sulla mia faccia si dipinge stirandosi un ghigno
sadico, perché non sono qui per un motivo così romantico.
Ho intenzioni molto
meno nobili.
Sono un predatore
che dà la caccia alla sua preda.
Ancora un minuto,
prendo un respiro profondo; il suo odore è stampato a fuoco nella mia mente.
Mi basta un balzo
per raggiungere facilmente la sua finestra. Guardingo, sbircio all’interno per
assicurarmi che dorma; non voglio spaventarla, almeno questo; morirà nel sonno
e non si accorgerà di niente.
Se voglio posso
essere magnanimo: non la farò soffrire.
La stanza è avvolta
dall’oscurità e regna il silenzio; in casa tutti dormono.
Mi prendo il tempo
per osservare ogni dettaglio, vedo chiaramente anche se non c’è luce: la porta
chiusa sul lato opposto, la scrivania colma di libri e il computer, riconosco i
suoi vestiti gettati su una sedia, quadretti alle pareti, il suo letto; la
sagoma di un corpo minuto sotto le coperte.
Entro.
L’impatto con
l’ambiente saturo del suo odore mi stordisce qualche minuto, e non so come,
riesco a non avventarmi immediatamente su di lei, che ignara dorme tranquilla
nel suo letto.
Quel profumo
dolcissimo e sensuale mi rapisce e barcollo come un drogato in overdose, mentre
lo aspiro e godo di quell’ aroma che mi inonda sensi, cuore e cervello. È
davvero magnifico.
Lo assaporo, ancora
e ancora, senza fretta perché non voglio farlo finire; se la mordo, la
dissanguerò velocemente e quel profumo, il suo sapore sicuramente fantastico
svaniranno per sempre. Io voglio che duri il più possibile.
Tutta la notte
magari; mi sfamerò di lei tutta la notte.
Sarà la mia orgia di
sangue.
Sono accasciato sul
pavimento in preda al tormento della sete che mi artiglia ferocemente la gola:
emetto dei ringhi bassi e gutturali che lei per fortuna non può sentire.
La mia fantasia
perversa e depravata vola a briglia sciolta; ho solo voglia di affondare i
denti nella sua carne tenera e sentire finalmente il sapore di quel liquido, il
suo sangue caldo e vitale che finora ho solo immaginato.
Cerco disperatamente
di riprendere un minimo di autocontrollo e non è per niente facile; la
situazione è decisamente peggiore di stamattina e per una frazione di secondo,
penso con subitaneo terrore che potrei fare scempio del suo corpo e straziarlo.
Vorrei morderla
ovunque da quell’essere immondo che sono: il collo di cigno, le spalle,
scendere sul pendio del seno candido e poi i polsi, i fianchi, le cosce tornite
e morbide.
Domani suo padre
troverebbe il corpo della figlia martoriato, irriconoscibile e devastato dalla
mia furia selvaggia, lasciva e assassina: Jack lo Squartatore non sarebbe nulla
in confronto.
Ma forse dopo il
primo morso non riuscirei più a staccarmi.
La finirei in
fretta, troppo in fretta, anche se una morte rapida sarebbe il solo atto di
pietà che potrei fare per lei.
Sì, almeno questo
devo concederglielo.
Ritrovo un briciolo
di volontà, aiutato dall’aria fresca che entra dalla finestra lasciata aperta;
scivolo leggero e silenzioso sul pavimento come un serpente, mi avvicino a lei
per osservarla. È la prima volta che lo faccio davvero e mi perdo a
contemplarla, mentre il suo profumo mi cattura avvolgendomi completamente; la
sua carnagione è di un colore deliziosamente delicato, la pelle fine e serica
profuma di un lieve odore di sapone che si confonde con quello del sangue: è
sublime. I capelli scuri dai riflessi ramati, sparsi sul cuscino, le
incorniciano il viso fresco e pulito; penso con stupore che è veramente bella,
non solo di nome.
Le sue braccia nude sono abbandonate sopra la testa
e lei si agita un po’ nel sonno; forse sente freddo?
Neppure mi rendo
conto da quanti minuti sono qui fermo e immobile, che la guardo rapito, in ginocchio
al suo fianco; realizzo improvvisamente che mi sento affascinato e che resterei
qui ancora a lungo a guardarla.
Una notte dopo
l’altra. Che pensiero strano…
Potrei passare così
tutte le mie notti insonni e sento che non mi stancherei.
Assurdo…
Ho quasi dimenticato
che volevo ucciderla.
Non pensavo neppure
al suo sangue invitante.
Poi improvvisamente
accade l’imprevisto; lei si agita ancora prima di emettere uno stano mugolio
sofferto, poi parla nel sonno e le deboli parole che pronuncia mi frantumano
qualcosa dentro.
“Mamma… mi manchi…
non mi piace stare qui…”
Ed ecco che una
piccola lacrima s’ impiglia tra le sue ciglia.
Una sensazione
ignota, come un nodo che stringe all’altezza del cuore che non ho più, mi
coglie impreparato.
Lei non è tranquilla…
e non è felice.
Soffre.
I suoi sogni sono
inquieti.
Perché?
Vorrei leggerle i
pensieri e non ci riesco.
Il mio stupore è
così grande che arretro di colpo verso la parete; improvvisamente provo una
strana pena per lei.
Ma non ero venuto
per ucciderla?
Alla luce di quella
lacrima i miei propositi mi sembrano così abominevoli, che ne ho orrore.
Io volevo uccidere
una creatura innocente, che non ha fatto niente tranne trovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato: sulla mia strada già segnata da delitti orrendi
e rimorsi pesanti come macigni.
Penso subito a
Carlisle; lui che mi ha sempre perdonato, non potrebbe questa volta.
E forse neppure io
riuscirei a convivere con un peso simile a schiacciarmi il cuore.
Come potrei?
Fisso di nuovo la
piccola, delicata umana; il suo viso venato di leggero tormento mi meraviglia.
Un'altra lacrima le
riga una guancia e una nuova ondata di dolore, più forte della precedente, mi
squassa il petto.
Può una sola piccola
goccia avere tanto potere su di me?
Di nuovo, parla nel
sonno.
“Piove… non voglio…
mi odia…”
Le sue parole hanno
un che di oscuro eppure mi fanno tremare: di cosa o di chi parla?
Di me, forse?
Allora stamattina
aveva capito?
Aveva accolto
smarrita l’odio che tingeva di nero i miei occhi.
Dov’è finito ora?
Sono allibito.
Disarmato, la vedo piangere nel sonno; non capisco
cosa sia questo strano sentimento che mi germoglia dentro, tanto potente da
aver spaventato il demone che è fuggito via.
Ora vorrei solo
proteggerla.
E devo farlo innanzitutto
da me stesso. Perché stanotte ero il suo peggior nemico e adesso non so più che
cosa sono.
So solo che non
posso farle del male.
Non voglio, non
devo.
Ora la guardo con
tenerezza confusa.
Come ho fatto a
pensarlo? Come ho potuto rischiare di cedere a un’idea così turpe?
Adesso capisco
perché mia sorella non ha cercato di trattenermi: lei sapeva!
L’aria fredda della
notte continua a entrare nella stanza; forse è la mia e la sua salvezza, perché
ha placato la mia smania furiosa di averla.
Un istante di
lucidità mi rischiara la mente e capisco che devo andarmene in fretta prima che
il mostro torni ad assalirmi. Mi avvicino ancora a lei solo per prendere
delicatamente le sue braccia e portarle al caldo sotto le coperte: il contatto
con la sua pelle mi brucia, ma resisto e mando giù il mio veleno.
Ondate di tenerezza
sbriciolano la roccia di cui sono fatto.
Mi sento vinto e non
so bene da cosa: è qualcosa di molle che si scioglie nello stomaco e apre una
voragine.
Non so dove trovo la
forza ridotta a una debole scintilla: come un fulmine, mi getto dalla finestra
e fuggo nella notte attraverso la foresta, il più lontano possibile da Forks,
il più lontano possibile da lei.
******
Finalmente.
Sono qui anche
stanotte.
Come tutte le notti
da oltre un mese a questa parte.
Sono stregato
completamente e non lo credevo possibile.
Perché ci ho
provato, ci provo ancora, ma non riesco a ignorarti.
Non riesco a far
finta che tu non sia entrata con prepotenza nella mia vita.
Eppure mi ostino, da
giorni, a non rivolgerti nemmeno la parola, anche quando mi sei seduta accanto
in aula e avido, respiro il tuo odore che mi brucia di piacere, e se mi saluti,
ti rispondo a malapena con un cenno del capo.
Non sai che fatica
sia per me.
Fingo e intanto ti spio.
Non mi sfugge
neppure il più piccolo movimento che fai, nessuna delle tue espressioni
contrariate.
Conto i tuoi
sospiri. Mi nutro dei tuoi gesti perché non potrei più farne a meno.
Invidio ogni sguardo
che non è per me.
Trattengo tutte le
parole con cui vorrei sedurti.
Invece sono io che
resto sedotto dal tuo mistero.
Come vorrei poter
leggere la tua mente.
Oh, magari ci fosse
un genio benevolo ad aprire uno spiraglio per lasciarmi entrare.
Cosa pensi di me? Di
quello che è successo fra noi?
Ti ho salvato la
vita e non solo una volta, come tu credi.
Che cosa hai capito
davvero?
Non puoi aver
intuito la verità.
Non dovrai scoprirla
mai; equivale a troppo orrore, quello della realtà che ci divide.
Una realtà
spaventosa. Come potresti accettarla?
Se fossi furba mi
eviteresti; non sai, ma è tremendamente vero che non possiamo essere amici.
Eppure vorrei essere
qualcosa per te… No. In verità voglio essere tutto.
Se non fossi così
paurosamente pazzo ti starei lontano.
Ti voglio troppo;
voglio il tuo odore che ha invaso i miei sensi e mi fa tremare di un desiderio
sconosciuto, che si è acceso in me dopo tanto tempo, che mi attanaglia le
viscere in una morsa di tormento ed estasi.
Voglio toccarti la
pelle con queste mie mani fameliche e sentire la scossa che mi darà il tuo
calore e cogliere i brividi che ti correranno addosso appena ti sfiorerò le
guance delicate.
Non mi importa del
male che potrei farti, perché non te ne farò.
Faccio male solo a
me stesso, da quel masochista che sono, mentre cerco di soffocare questa brama
che ho di prendere quello che, lo so, mi daresti senza riserve.
Ci sforziamo di
evitarci eppure ci cerchiamo, in un duello che ci logora reciprocamente le
menti e la volontà.
Perché tu sei solo
una fragile, piccola umana e non potresti resistere al richiamo che getterei
fra noi per trascinarti con me. Sarebbe così facile.
Invece vengo qui di
notte come un ladro a spiare i tuoi sogni, a rubarti pensieri che non posso
sentire. Spero che tu mi stia sognando; spero di essere la tua ossessione come
tu sei la mia, il chiodo fisso delle mie notti insonni.
E non rinuncerei a
nessuna di queste ore buie per nulla al mondo; attendo impaziente che il giorno
finisca solo per raggiungerti qui, nella tua stanza, come un amante segreto
verrebbe a prendere il suo piacere. Perché io sono proprio come un amante
clandestino, godo del tuo corpo mentre ti osservo dormire e seguo ogni curva
che si solleva mentre respiri.
Mi avvicino nel buio
e trattengo il respiro sulla tua bocca schiusa che pronuncia il mio nome e il
suono esplode potente nel silenzio della notte e scuote con forza il mio animo
spento.
È il richiamo della
sirena, il laccio con cui mi hai fatto prigioniero.
Perché ormai ho capito
cosa sono diventato: un vampiro stupido, innamorato dell’unica ragazza a cui
non dovrebbe neanche avvicinarsi, la più sbagliata.
E tremo ancora
mentre cerco di resistere al desiderio di sfiorare quelle labbra calde e
profumate.
E mille volte ho
pensato di rubarti quel bacio che ho atteso da sempre e vorrei solo da te.
Eppure ho paura di
posare le mie labbra fredde sulla pelle bollente delle tue, e solo il timore di
sporcarti col mio veleno, frena ma non placa il mio ardore che cresce come la
luna.
E pensare che la
prima notte che sono venuto qui, volevo ucciderti, dissetarmi di te.
Non ricordo neppure
come ho fatto a immaginarlo; ricordo solo una specie di pugno violentissimo che
ho sentito quella maledetta prima volta che un galeotto colpo d’aria portò il
tuo profumo verso di me. È l’unico istante che è rimasto indelebile, scolpito
nella mia carne morta come un’incisione perenne che tu hai lasciato sulla tela
della mia anima, graffiandola per sempre.
Tutto il resto è
stato cancellato, dimenticato, portato via dall’alta marea di questo assurdo,
inquietante, impossibile e folle sentimento d’amore che ha investito e sommerso
il cuore estinto che mi porto in petto.
E la risacca che
torna indietro ha lasciato sulla sabbia detriti e polvere dell’odio che ho provato.
Fine
Non ho ancora finito la storia su Carlisle, lo so, ma nell’attesa,
ho pensato di proporvi questa ff. L’ho scritta tempo fa.
Non pensavo che avrei mai scritto qualcosa su Edward o Bella, perché
lo hanno già fatto in tante e temevo di ripetermi, poi mi è venuta quest’idea,
pensando al loro primo incontro e alle possibili cattive intenzioni di Edward
che però alla fine non si concretizzano. Probabilmente non è nulla di
originale, ma spero che vi sia piaciuta almeno un po’.
Se per qualche motivo vi avesse colpito nel bene o nel male, magari
fatemi sapere che ne pensate.
Ringrazio JeanGenie di Anonima Autori per l'immagine che ha realizzato per la mia storia. Un saluto.