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Autore: Marty_rurulove    31/07/2005    2 recensioni
Una tenera doujinshi mi ha dato l'ispirazione per l'ennesima RuHana. C'è chi ha l'innata capacità di curare fiori e piante, ma non vuole neppure sentirne parlare, e chi darebbe tutto per poter innaffiare un fiore senza farlo morire...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: Avvisaglie di primavera

TITOLO: Avvisaglie di primavera

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

PARTE: 1/1

PAIRINGS: RuHana

RATING: AU, Angst, PG.

DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: la dedico tutta a Silene, perché ricordo che il suo compleanno è in questi giorni…auguri sis!

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, la trama si ispira ad una doujinshi a dir poco adorabile dal titolo “Forecast of life’s springtime” ed è la prima di una serie che ho intenzione di usare come spunti per fanfics.

NOTA 01: POV Rukawa, tranne fra le linee di asterischi in cui si ritorna alla narrazione in terza persona.

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono…la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!

Spero vi piaccia!

Marty

 

 

Avvisaglie di primavera

di Marty

 

 

 

Mi chiamo Kaede Rukawa.

Sono molto alto e dinoccolato, ho lunghi capelli neri e la pelle alabastrina. Sul mio volto spiccano degli occhi a mandorla del colore degli opali.

Mio padre scrive libri sul giardinaggio giapponese, e mia madre è una designer floreale, si occupa cioè di progettare giardini ed aiuole. Recentemente ha anche iniziato a condurre un programma televisivo.

Il loro nido d’amore è stato trasformato in un immenso giardino vecchio stile, dentro e fuori.

Insomma, casa mia non è altro che fiori, fiori, fiori…ed io sono stufo!

Sono un normale sedicenne, maledizione, come possono pensare che mi senta a mio agio in mezzo ai fiori?!

Per fortuna oggi è il mio primo giorno  di scuola, così almeno sarò impegnato per gran parte della giornata lontano da questa serra melassosa!

 

Non appena mi ritrovo davanti alla bacheca delle attività extra scolastiche, mi rendo conto che ce ne sono davvero tante.

Calcio, rugby, baseball, nuoto…

“Certo, gli sport sono un ottimo passatempo, ma non fanno per te, Rukawa.”

Mi volto e davanti a me c’è un gigante dalla carnagione ambrata ed i capelli rossi. Nei suoi occhi nocciola c’è un caldo sorriso.

Ma non è nel mio carattere essere cordiale, e poi che vuole da me?!

“Chi diavolo sei?”

“Hanamichi Sakuragi. È un vero piacere per me conoscere il purosangue del mondo del giardinaggio!”

Purosangue?! Cos’è, mi ha preso per un cavallo?!

Comunque il subdolo individuo finalmente svela le sue vere intenzioni.

“Faccio parte del club di giardinaggio…”

Lo gelo con un’occhiataccia delle mie.

“Che c’è? Non ti interessa?” mi domanda con disarmante sorpresa.

“Assolutamente no!” ribatto “un ragazzo normale non si interessa di questa roba da donnicciole!”

Ops…forse ho esagerato…eppure questo pazzo non sembra offeso. Mi studia per un momento, poi scrolla le spalle, senza mai smettere di sorridermi, e mi strattona verso il cortile.

“Vabbè, vieni almeno a dare un’occhiata alle nostre attività” dice. Ma non mi ha ascoltato per niente, allora!

Alla fine non ho niente da perdere, perciò lo seguo.

Non appena entriamo nello spiazzo dedicato al club, un ragazzo con gli occhiali chinato su un vaso lo chiama.

“Oh, meno male che sei arrivato, Hanamichi! Per favore, vammi a prendere una vanga nel capanno degli attrezzi!”

“Ok, solo un momento Kiminobu!” risponde allegramente il rossino. Con un cenno mi indica una sedia di vimini e, mentre mi siedo, si infila un buffo grembiale. Prima che me ne renda conto mi ha servito una tazza di tè.

“Hana, per favore!” lo richiama l’occhialuto.

“Ecco, ecco, arrivo! Tu rilassati e mettiti a tuo agio, io torno subito!” dice, indirizzato a me. Poi corre verso il capanno.

Visto che non c’è altra soluzione, mi guardo intorno. C’è una bella ragazza con dei lunghi ricci neri che sta potando degli arbusti, e quando vede Sakuragi tornare con la vanga lo chiama: “Hana, versami del terriccio qui, dai!”

“Okay!” risponde il rossino accorrendo.

“Ehi, Hanamichi, porta del fertilizzante!” chiede un moro con una cicatrice sul mento e un rastrello in mano.

“Arriva!”

La sua espressione non è più quella allegra e serena che aveva quando si è presentato a me. Sembra velata di tristezza.

Dopo un altro paio di minuti, eccolo tornare.

“Vuoi dell’altro tè?”mi domanda.

“Senti” dico, diretto “ma perché fai tu tutti i lavori pesanti? Non ti ho visto ancora toccare un fiore!” Mi è sembrato strano, ecco. Il suo modo di parlare del club era caldo ed appassionato, quindi non capisco.

“Te ne sei accorto, eh?” risponde in un sussurro, e il suo sorriso si piega in una smorfia piena di amarezza.

“Purtroppo, non posso fare altro. Sono stato colpito da una maledizione” mi spiega mostrandomi le mani. Io salto in piedi.

“Ma che diavolo vai blaterando?!” esclamo.

Lui sospira, e poi prende in mano un fiore in perfetta salute. Non appena il fiore tocca il suo palmo, si spampana e muore. Spalanco gli occhi; non è possibile!

“Ok, dov’è il trucco?” chiedo, acido.

“Non c’è trucco, Rukawa. È così da quando andavo alle elementari.

Mio padre era un giardiniere, e metteva il lavoro sempre al primo posto. Anche quando prendeva un impegno con me era pronto a rimandarlo se un cliente aveva bisogno di lui.

Così fece quel giorno. Io, furibondo, corsi fino a non reggermi più in piedi e mi ritrovai ai piedi di un enorme ciliegio. Per scaricare la mia rabbia, lo presi a calci finché una vocetta stridula mi intimò di smetterla.

Era lo spirito dell’albero.

Mi chiese perché ce l’avessi tanto con mio padre, che era un grande giardiniere, e io risposi che non lo era. Era invece un bugiardo e un traditore, e io avrei voluto che smettesse di fare il giardiniere. Lo spirito si infuriò e mi condannò a non poter più toccare un fiore, in modo da rendermi conto di quanto fosse grande il dono che avevano ricevuto le persone come mio padre. Ed ora, eccomi qua. Alla fine ho capito che lo spirito aveva ragione, e che mio padre è molto bravo, anzi io vorrei essere il suo erede…” Sakuragi sospira. “Comunque non mi arrendo! Farò del mio meglio, e per quanto mi è possibile voglio restare nell’ambito del giardinaggio” conclude ritrovando il suo coraggio e la sua energia.

Questo pazzo mi è simpatico. È assurdo ma mi è simpatico, penso, sorridendo appena.

Nel vedermi sorridere, il rosso mi afferra le mani. “Ti prego, Rukawa! Passami un po’ del tuo potenziale genetico!” mi implora.

“E come potrei farlo?!” ribatto.

“Ecco…io non ci avevo ancora pensato…prima volevo chiedertelo….” Balbetta imbarazzato.

“Do’hao” commento, caustico. Però alla fine accetto di unirmi al club, anche se ancora non ho capito perché l’ho fatto.

 

È il mio primo giorno.

“Ti ricordo che è solo una cosa PROVVISORIA” gli scandisco, perché gli entri bene in quella testaccia dura.

“Certo, certo…” risponde, ridacchiando, e poi eccolo partire in quarta per portare dei semi ad una ragazza che glieli ha chiesti.

Mi ritrovo solo in mezzo al piazzale.

Beh, mi sento un cretino a restare immobile, quindi afferro un annaffiatoio e mi metto a dare l’acqua alle piante.

“Wow! Sei favoloso, proprio come ci aspettavamo, Rukawa-kun!” esclama apparendo da chissà dove la moretta, facendomi sobbalzare.

“Guarda come sono radiose!” le fa eco l’occhialuto.

“Ehi, io non ho fatto nulla…” borbotto cercando di calmarli, ma non c’è verso.

“Senti, cretino, guarda qua!” sbotta lo sfregiato afferrandomi per la cravatta e facendomi avvicinare all’aiuola.

In effetti hanno ragione: i fiori che ho innaffiato io sembrano quasi luccicare.

Mi sono sempre rifiutato di aiutare i miei con le piante…avevo quest’abilità e non lo sapevo?!

I loro strilli richiamano l’attenzione di Sakuragi, che accorre saltellando.

“Ci provo anch’io!” pigola, pieno di aspettativa, innaffiando una piantina.

La poveretta si affloscia su se stessa.

“Do’hao!” lo rimprovero “è questa la quantità giusta!” annaffio la stessa pianta che si riprende immediatamente.

Non ci posso credere.

“Darei qualsiasi cosa per riuscirci…” sospira il rosso.

E a me viene un’idea.

Afferro l’annaffiatoio vicino all’impugnatura.

“Sakuragi, vieni qui” lo chiamo. “Metti la mano qua.”

E così, stringendo entrambi, annaffiamo una piantina. Come mi aspettavo, non splende, ma neppure marcisce. Rimane esattamente com’era, come se l’avesse annaffiata chiunque altro di loro.

“Non…non sono morti! Questi fiori non sono morti!” gioisce il rosso, con un’espressione raggiante che scalda il cuore.

“Non sono mai stato tanto felice…grazie, Rukawa” dice sorridendomi con gratitudine. Il mio cuore manca un battito.

“Possiamo farlo insieme d’ora in avanti?” mi chiede speranzoso.

Io recupero la mia freddezza.

“Ti ho promesso che ti avrei aiutato, e io non manco mai alla parola data” ribatto.

 

“Finalmente sei qui!” mi saluta il rosso “presto, dobbiamo annaffiare!”

Restiamo in silenzio per qualche minuto, e il solo suono che riecheggia nel cortile è lo scroscio dell’acqua.

Poi di colpo Sakuragi dice “Sembriamo una coppietta felice, eh?” io, per la sorpresa, mollo la presa, e per un istante è solo la sua mano a reggere l’annaffiatoio. Tanto basta per far morire i fiori che si trovano sulla traiettoria.

“Do’hao” borbotto, imbarazzato.

Sakuragi si inginocchia a guardare l’aiuola. Sembra triste, ma non credo che abbia capito il motivo per cui ho tolto la mano. Me la afferra e stringe. “Stavolta, tienilo bene” mi ingiunge, sorridendomi ancora.

Forse questo club non è così male, dopo tutto.

 

“Rukawa! Rukawa!” mi sento chiamare per il corridoio e mi volto. Sakuragi sta correndo verso di me con un vasetto in mano.

“Guarda!” mi dice mostrandomi dei germogli verdi “le piantine di riso che abbiamo piantato insieme stanno crescendo! È la prima volta” aggiunge profondamente felice “che riesco a coltivare qualcosa…ed è tutto merito tuo! Per questo ho voluto fartele vedere subito” si scusa, arrossendo.

Io però non lo scaccio: mi limito a sorridere appena e a fargli un cenno d’approvazione col capo.

Vederti felice rende felice anche me, Hanamichi…ma non te lo dirò di certo!

 

“Kaeduccio! Mi hanno detto che ti sei iscritto al club di giardinaggio! Finalmente segui le nostre orme, eh?” cinguetta mia madre.

“Ma veramente, io…”

“Aspetta che lo dica a tuo padre!” neanche mi ascolta, e saltella via ancheggiando.

Stringo i pugni.

“IO ODIO IL GIARDINAGGIO!” ruggisco, quando ormai non può più sentirmi.

 

************************

 

“Cosa? Rukawa è assente?” I grandi occhi nocciola di Sakuragi si spalancarono. Com’era possibile che il moro non fosse andato a scuola? Gli risultava che fosse uno degli studenti più coscienziosi del liceo! E poi si era dimenticato del club?

“Già. Però se è urgente posso darti il suo numero…” rispose gentilmente un colosso dalla carnagione scura e le labbra prominenti. Impallidendo, il rossino declinò l’offerta e si allontanò.

- Senz’altro si sarà ammalato - pensava mentre si avviava verso il cortile - Ma come faccio ad annaffiare le piante senza di lui?-

Sakuragi sedette sulla panca che si trovava accanto alla fioriera, tenendo fra le mani il vasetto con i germogli che avevano ottenuto lui e Rukawa con tanta fatica.

- Che posso fare - si chiese Sakuragi mordicchiandosi il labbro - è ora di annaffiarla, ma non posso farlo…però non voglio neanche chiedere l’aiuto di qualcun altro…questa è la NOSTRA piantina! -

Sospirò, affranto, guardandosi le mani.

Si stavano formando dei piccoli calli tra il pollice e l’indice, che denotavano il suo avvicinarsi finalmente al suo obiettivo, anche se di poco.

- Ultimamente non ho avuto problemi…chissà, magari la maledizione si è esaurita! Sarebbe fantastico, così non dovrei più stressare Kaede chiedendogli aiuto! Anche se mi piaceva fare le cose con lui…no! No! Basta con questi pensieri idioti, e diamoci da fare! Sì, però…se invece fosse tutto come prima? Se finissi con l’uccidere questi germogli per cui abbiamo faticato tanto?-

 

************************

 

Ormai sono le otto di sera.

Il club è finito da almeno quattro ore.

Ma sì, meglio così.

In fondo, io non volevo entrarci. Sono stato obbligato da quell’idiota.

Certo che è così bello quando sorride…

Argh!

Non ci siamo proprio!

Lasciamo perdere.

Devo cercare di non pensarci.

Non ce la faccio!

Io corro a scuola!

 

Lo sapevo. È tutto spento…un momento! C’è un’ombra seduta sulla panchina.

Ma ha la schiena curva…

“Sakuragi!”

Si volta.

È proprio lui.

“Rukawa…” mi rivolge un sorriso tirato, diverso da quelli che sono soliti illuminargli il volto.

“Ti senti meglio?” domanda, e mi rendo conto che deve aver creduto che fossi malato. E mi sento un bastardo.

“Non…lascia stare, io…” mi blocco, vedendo che stringe ancora fra le mani il “nostro” vasetto.

E i germogli…sono tutti marciti. Morti.

“Oh…mi…mi dispiace…ho fatto del mio meglio, però…sembra proprio che io non sia in grado di fare niente se non ci sei tu con me…” un singhiozzo gli spezza le parole in gola, e le lacrime gli iniziano a rigare il volto. China il capo, forse non vuole che lo veda così.

“Mi dispiace!” esclama con voce tremante “Non potrò mai sostituire mio padre nel suo lavoro, e non sono altro che un peso per te!”

A questo punto una tenerezza sconosciuta mi invade il petto, e io sento il bisogno di stringerlo a me fino a che non si calma. Poi con due dita gli sollevo il mento, e con le labbra asciugo le lacrime dalle sue guance.

Sento che il suo tremito si è fermato, così sposto lo sguardo sul suo viso e mi scontro con i suoi occhi spalancati e sorpresi.

Mi stacco precipitosamente da lui, mentre un rosa tenue mi imporpora le guance, e mi siedo anch’io sulla panca cercando di evitare le occhiate che mi lancia.

“Cercavo solo di tirarti su il morale” preciso, acido, ma Sakuragi sembra non prendersela.

Dopo qualche minuto di silenzio, mi volto appena e gli rivedo quell’espressione raggiante e calda che tanto mi scuote.

Sorride.

“Ha funzionato” mi risponde “Grazie, Rukawa. Sai” aggiunge, pensoso “Ora credo di capire cosa provano i fiori quando ci si occupa di loro con tutto il cuore…”

Io tossicchio, per recuperare un po’ di contegno, anche se temo che le mie guance siano sempre più rosse.

“Non sei un fastidio” borbotto “piantiamone altre e ricominciamo daccapo. Kaede Rukawa non può fallire, in nessuna cosa, sia chiaro!” aggiungo con tono risoluto.

Hanamichi scoppia a ridere ed annuisce, appoggiando la testa sulla mia spalla.

“Ok, capo.”

 

************************

 

“Oooh…che carini…ma perché diavolo ti nascondi, Akira?! Tanto non possono vederti!”

Uno spirito dai muscoli abbronzati infilati in un kimono bianco si passò una mano tra i capelli color del miele e scoccò uno sguardo severo verso un altro spirito, con indosso un kimono rosa ricamato a petali di ciliegio e capelli neri diritti come gli aculei di un porcospino.

“Quando la smetterai, di essere così cocciuto…” sospirò poi “per questo dico che sarai sempre un bambino…”

“Ehi, Shinichi! Solo perché tu sei così VECCHIO non puoi dare del bambino agli altri!” si inalberò il moro.

“E poi” aggiunse con aria saccente “c’è una ragione se ho mantenuto la maledizione in atto fino ad ora…”

“Quale?” domandò lo spirito biondo con voce curiosa.

Akira sorrise furbescamente e scostò le fronde dell’albero dietro al quale si trovavano.

Sulla panchina, Hanamichi e Kaede si stavano baciando teneramente.

Quando si separarono il rossino nascose il volto nella camicia dell’altro.

“È un ringraziamento per prima” mormorò, mentre il moro se lo stringeva contro.

Shinichi tirò un sospiro di sollievo, soprattutto quando lo spirito del ciliegio schioccò le dita e il filo dorato che lo collegava a Sakuragi scomparve.

Lo attirò fra le braccia, baciandogli la fronte.

Akira emise un miagolio soddisfatto.

“Abbiamo creato il fiore più bello di tutti” mormorò chiudendo gli occhi.

 

*OWARI*

 

Ma che tenerezza……

Spero vi sia piaciuta!

Commentate, mi raccomando!

E ancora tanti auguri, sis!

Marty

  
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