Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Ray    26/06/2003    0 recensioni
Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E gridarono a gran voce: ‘Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia vendicando il nostro sangue sugli abitanti della Terra?’
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ray’s

The Sixth

Part 07 – Second Chance

Vegeta portò lentamente lo sguardo su Adam, accigliato come mai lo aveva visto prima. Sogghignando, il Saiyan puntò un dito verso il suo avversario e gli fece segno di avvicinarsi. Prima che Adam potesse muovere un passo, Mesembria si mise tra loro: "Non credere di avermi impressionato!" esclamò puntando un artiglio contro il Super Saiyan 4. "Io posso…" "Fatti da parte" lo interruppe Adam. Il guerriero dalla bianca armatura si girò verso il compagno, sorpreso. "Non sei in grado di sconfiggerlo" continuò l’uomo dagli occhi neri e rossi "A lui ci penso io. Tu sistema il ragazzino - indicò Ub - Nelle condizioni in cui si trova, dovresti farcela". "Cosa significa?" protestò Mesembria "Che non potrei batterlo se lui fosse al massimo della forma?"

"Certo che no"

"Come?"

"Ho detto di no. Lui ha sconfitto Arton, che era più forte di te, quindi tu non avresti alcuna speranza. Considerato che ora è molto indebolito, però, potresti anche farcela"

Mesembria deglutì. Un Lilim che gli era superiore? Per di più, un Lilim che gli era talmente superiore da spingere anche uno come Adam a riconoscerlo? Il guerriero dalla corazza bianca puntò un dito contro Ub, sospeso in aria qualche metro avanti a lui: "Tu devi morire. Assolutamente". Un attimo dopo si era già lanciato contro di lui a velocità inaudita. Il ragazzo si sentì sbalzare verso l’alto da un calcio in pieno mento, poi avvertì le lame affilate delle sproporzionate unghie metalliche del nemico che gli laceravano le carni. Ben presto, i due contendenti si trovarono a volare rapidamente nel cielo notturno, stagliandosi contro la luna, enorme e scarlatta.

"Quello che hai fatto è un sacrilegio, lo sai?" domandò Adam a Vegeta, indicando con il pollice le rovine del tempio dietro di sé, abbattuto poco prima dal Final Shine Attack che aveva annientato Disi. "Falla finita con queste assurdità" lo apostrofò il Principe dei Saiyan; poi, indicando il cielo: "Andiamo anche noi a combattere in un posto più spazioso". Le figure dei due guerrieri sembrarono svanire, mentre si muovevano a supervelocità e ricomparivano tra le nubi sopra Yunzabit. Fu Vegeta, fiducioso nella sua nuova potenza, a prendere l’iniziativa. Si cagliò contro l’avversario e tirò un poderoso pugno, che Adam bloccò con il gomito, per poi rispondere subito con un calcio. Il Super Saiyan 4 lo evitò ruotando su se stesso e scagliando a propria volta un colpo di piede al termine della rotazione. Di nuovo, il Cavaliere dell’Apocalisse sembrò scomparire; quando tornò visibile, era dietro il nemico, mentre cercava di colpirlo con il taglio della mano. Avvedendosi dell’attacco, Vegeta alzò l’avambraccio per parare e si girò in un unico movimento, centrando al volo il viso dell’opponente con il proprio tallone. Sfruttando la spinta del colpo che aveva subito, Adam volteggiò su se stesso a propria volta a riuscì anch’egli a centrare la mandibola dell’avversario con un calcio. I due si separarono in un attimo, ciascuno desideroso di mettere qualche metro di distanza tra sé e il pericoloso rivale. Si scambiarono un sogghigno soddisfatto e si prepararono al secondo round.

L’aereo di Marron atterrò al Santuario di Dio. La ragazza ne scese con circospezione, mentre teneva in mano il fagotto che conteneva le Sfere del Drago. Era già stata al Santuario, durante la battaglia contro Majin Bu. Ma allora era stata molto piccola: il fatto di essere morta lì non la turbava più di tanto. Si guardò attorno con circospezione. Come si sarebbe dovuta rivolgere a Dio? Fece un tentativo: "Signor… ehm… Dio? È in casa?". Quasi dal nulla, sbucando fuori dalle tenebre della notte, un bizzarro omino nero si materializzò davanti a lei. "Chi sei?" le chiese inquisitorio. Quel tale… Marron se lo ricordava. Era un tipo che le faceva paura. Anche da bambina, si era sempre rifugiata tra le braccia di suo padre quando lo aveva visto avvicinarsi. Però, sapeva che era un collaboratore di Dio. "Ho portato le Sfere del Drago" spiegò porgendo il fagotto allo strano uomo. Poi, dall’edificio in fondo all’ampio cortile che occupava buona parte del Santuario, vide uscire un individuo verde ancora più strano. Quello era Dio, se lo ricordava. "Le Sfere del Drago!" esclamò Dende correndo verso la ragazza "Bene, le aspettavo" accolse tra le braccia il fagotto e lo passò a Mr. Popo: "Popo, per favore, va’ subito a metterle nella Stanza dello Spirito e del Tempo, non c’è un momento da perdere – poi, girandosi verso Marron – Grazie mille per avermele portate… anche se ormai temo sia inutile". La ragazza deglutì: "Come sarebbe? E perché?" "Perché ormai mancano meno di ventiquattr’ore prima che la luna si schianti sulla Terra – quella era una novità assoluta per Marron – La nostra idea era quella di mettere le Sfere nella Stanza dello Spirito e del Tempo per farle ricaricare prima, ma, dopo che sono stati esauditi i desideri, ci vuole un anno intero perché le si possa usare di nuovo. E, nella Stanza dello Spirito e del Tempo, un anno passa in un giorno". Marron sospirò. Aveva avuto la speranza di poter fare qualcosa di utile, ma, a quanto pareva, non era servito a niente.

A Yunzabit infuriava la battaglia. Vegeta tempestò Adam con una raffica i pugni, per poi subire a propria volta una serie di colpi incessanti dall’avversario; nonostante faticasse a prendere il sopravvento, il Principe dei Saiyan era esaltato dalla sua nuova potenza, che gli permetteva di combattere alla pari contro un nemico tanto forte.

Il Cavaliere dell’Apocalisse si disimpegnò con un calcio e si allontanò dall’opponente, rivolgendo verso di lui la mano: "Vediamo se resisti anche a questo!" gridò in tono di sfida, mentre piccoli nuclei di energia violacea brillavano vorticando sulle punte delle sue dita "Il Tabris Blaster alla massima potenza!". Un secondo dopo, dalla mano di Adam esplose il raggio distruttore che vegeta conosceva già bene. Stavolta, però, sapeva di poterlo ribattere. Puntò il palmo contro la morte viola che gli volava contro: "Final Shine Attack!". L’esplosione dei due colpi che si incontravano a mezz’aria illuminò la notte come un milione di fari, rendendo ancora più innaturale l’atmosfera che pervadeva quel luogo. Quando finalmente il bagliore diminuì, entrambi i combattenti erano ancora lì, che fluttuavano l’uno davanti all’altro.

Ub e Mesembria avevano interrotto il loro scontro, sorpresi alla vista del combattimento tra i Cavaliere dell’Apocalisse e il Super Saiyan 4. "Hai visto?" mormorò il ragazzo rivolto all’avversario "Ormai per voi è finita. Adesso possiamo battervi". Il guerriero dai lunghi artigli lanciò un’occhiata feroce al suo interlocutore: "Non ti esaltare troppo solo perché il tuo amico è diventato più forte… Ricordati che la luna si schianterà comunque contro la Terra, anche se io e Adam dovessimo morire". Già, questo era un problema. Ormai non c’era più speranza. "No, c’è ancora speranza!" esclamò qualcuno, come se avesse letto nei pensieri di Ub. Quando i due avversari si girarono verso il punto da cui era venuta la voce, quello che videro li lasciò sorpresi. Fluttuando solo a pochi metri di distanza dai due, Goku continuò: "Le Sfere del Drago dovrebbero già essere arrivate a Dende e lui le avrà messe nella Stanza dello Spirito e del Tempo: è solo questione di poche ore e potremo salvare la Terra". Ub, nonostante la bella notizia, era rimasto comunque sbalordito dall’arrivo del suo maestro: "Goku…" chiese esterrefatto "ma cosa ti è successo?". "Non saprei esattamente" replicò il Saiyan guardandosi le braccia e l’addome, ricoperte di un corto pelo rosso e scuotendosi dal viso i capelli, improvvisamente diventati lunghissimi "A un certo punto, mi sono sentito male e, quando mi sono ripreso, ero diventato così… Ah, e guarda qua". Una lunga coda scimmiesca spuntava dai pantaloni di Goku. "Be’, non ha molta importanza, quello che conta è che sono diventato fortissimo". "Fortissimo?" sbottò Mesembria con un sogghigno "Adesso ci penso io a eliminarti!". Lanciandosi contro il Saiyan ad artigli protesi, il guerriero dall’armatura bianca volò velocissimo verso il nemico, menando un fendente che però tagliò solo l’aria. Mesembria si guardò intorno spaesato: possibile che non avesse visto lo spostamento del Malkut? Fu la voce di Goku, che proveniva direttamente dalle sue spalle, a fargli capire dove si trovasse: "Meglio che tu non ci riprovi" ammonì il Saiyan "Non hai alcuna speranza di battermi. Vattene e abbandona i tuoi propositi di distruggere questo pianeta". Mesembria si voltò di scatto, sferzando l’aria con un nuovo colpo d’artiglio, anche questo a vuoto: "Non se ne parla, maledetto Malkut!". Stavolta, lo percepì per istinto. Goku era ancora dietro di lui. Si girò nuovamente e stavolta vide l’avversario davanti a lui; cominciò a mulinare gli artigli selvaggiamente, in un disperato tentativo di colpire quell’insolente Malkut che aveva osato superarlo. Senza alcun risultato. Goku bloccò il suo ultimo colpo afferrandogli il polso al volo; con un rapido movimento del braccio, scagliò lontano il nemico e giunse le mani, tra le quali stava crescendo una sfera turbinante di energia scarlatta: "Adesso assaggerai la mia Onda Kamehameha a potenza decuplicata!". Mesembria non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo: vide solo un’ondata di potenza rossa che lo investiva. Poi, il suo corpo fu ridotto in cenere.

Vegeta cadde tra le macerie del tempio, atterrato da un attacco di Adam; un secondo dopo, un’esplosione di energia scarlatta proclamò la sua rinascita tra i detriti, mentre il Principe dei Saiyan si lanciava sull’avversario e lo colpiva con un pugno in viso, seguito subito dopo da un calcio al fianco. In un disperato tentativo di contrattaccare, Adam scagliò una gomitata in avanti, per colpire soltanto l’aria; scomparso improvvisamente da dove si trovava prima, Vegeta riapparve sopra il Cavaliere e lo colpì con un calcio, spedendolo a schiantarsi tra quelle stesse macerie in cui lui stesso era stato sbattuto. Adam s rialzò lentamente, mentre stringeva i denti fino a farli sanguinare. Non riusciva a crederci! Non solo non avvertiva più l’aura di Mesembria, ma adesso quel Malkut si stava dimostrando addirittura più forte di lui. "Allora?" domandò Vegeta sarcastico "Sembra che tu non sia poi tanto potente! Perché non provi ad attaccarmi di nuovo con quel tuo colpo?". "Maledetto bastardo…" ringhiò Adam sottovoce. I Cavalieri dell’Apocalisse non potevano essere battuti! Se così fosse stato, la distruzione della Terra non avrebbe avuto lo stesso significato! E, mentre pensava a tutto ciò, la solita domanda gli si riaffacciò insistente nella mente: ma che significato aveva la distruzione della Terra? Andava realizzata, ma perché? La sesta estinzione globale doveva compiersi, ma a beneficio di chi? Per mondare la Terra dei suoi peccati, sì, ma poi? Quali erano i peccati della Terra? Adam scosse il capo e ricacciò quei dubbi nel profondo della sua mente. Era nato con questi dogmi scolpiti nel suo cervello e non poteva sottrarsi a essi; o forse non voleva farlo. Non aveva intenzione di ubbidire ai suoi creatori, ma lui, in fin dei conti, era una forma di vita artificiale. Gli era stata data la vita, ma non un motivo per vivere. Lui voleva un motivo! Voleva una maledettissima ragione che giustificasse la sua esistenza!

Si rialzò in volo, fronteggiando nuovamente l’avversario. E lo vide. Dietro Vegeta, che fluttuava con un sorrisetto idiota sulle labbra, c’era un altro Malkut con la coda e coperto di peluria rossa. Senza nemmeno girarsi, il Principe dei Saiyan ringhiò: "Che diavolo ci fai qui, Kakaroth? Posso vedermela da solo con questo tizio". "Sono venuto a vedere come stessi" replicò Goku "Sai, Bulma mi era sembrata preoccupata". Vegeta sbuffò, poi il suo viso si contrasse in un sogghigno: "Comunque, vedo che stavolta sono stato io il primo a raggiungere il nuovo livello di potenza… Come è giusto che sia, del resto, visto che io sono più forte di te". Il guerriero più giovane ridacchiò: "Come vuoi… Allora qui te ne occupi tu?". A Goku un po’ dispiaceva di non poter mettere a frutto la propria nuova forza contro un nemico come Adam, ma considerò che lasciare che fosse Vegeta a occuparsene avrebbe potuto risistemare i loro rapporti, irrimediabilmente guastati dopo quella rivelazione sulle code.

Prima che il primo Super Saiyan 4 potesse rispondere, però, Adam proruppe in una risata: "A quanto pare, non è ancora finita!" esclamò lanciando ai suoi due avversari un’occhiata di sfida "Tutto sommato, i Cavalieri dell’Apocalisse non sono ancora sconfitti!". "Che diavolo stai dicendo?" sibilò Vegeta "Ormai non sei più in grado di spaventare nessuno!" "Possibile," convenne il guerriero dall’armatura viola "ma c’è un fatto che non avete considerato. Vedervi di nuovo insieme mi ha fatto venire un’idea interessante. Metterò in pratica quello che mi avete insegnato!". Un’aura di energia violacea eruppe dal corpo di Adam, espandendosi sempre più, avvolgendo tutto nella sua funerea luce oscura, inglobando il tempio, e poi tutta Yunzabit, e poi espandendosi ai più remoti angoli della Terra. La falce di Arton, abbandonata vicino al tempio da Ub, iniziò a vibrare incontrollata e si alzò dal terreno, liberando una sorta di fumo verdastro. Le ceneri di Disi si sollevarono a propria volta, una nebbiolina rossastra che si innalzava da esse. Anche quelle di Mesembria, sospinte dal vento, si bloccarono come congelate in aria e divennero una foschia bianca.

Altrove, il corpo dilaniato di Anaton liberò un fumo nero e denso, che volò verso Yunzabit.

Nel giro di pochi minuti, sotto lo sguardo esterrefatto di Goku e Vegeta, quattro nubi di fumo multicolore iniziarono a turbinare vicino ad Adam, avviluppandolo in un’unica nuvola cromatica e densa, impossibile da penetrare con lo sguardo. Un’esplosione di energia viola disperdette il fumo in un secondo, spazzando via ciò che occultava la vista e mostrando lo spettacolo di un nuovo guerriero.

Adam non sembrava nemmeno più lui. I suoi capelli si erano allungati, quasi quanto quelli di Anaton. Aveva quei due ciuffi sul davanti che avevano caratterizzato Mesembria. Al centro della testa, sembravano innalzarsi verso l’alto come quelli di Arton, ma ricadevano sui lati come quelli di Disi. L’armatura era ornata dello stesso corto mantello a bordo frastagliato di Mesembria, ma era nero, come quello di Anaton. Dalla sua schiena, si levavano due lunghe lame seghettate, come quelle della falce di Arton. I guanti metallici coprivano ora tutte le falangi e avevano delle corte unghie biancastre sulle punte delle dita. Un panno verde, come quello del mantello di Arton, era avvolto attorno al collo di Adam e la sua corazza sembrava una fusione di quelle dei suoi compagni, pur mantenendo lo stesso colore viola cupo che aveva avuto in origine.

"Vi devo ringraziare per il consiglio" sogghignò Adam "Mi avete insegnato quella bizzarra tecnica di fusione che avete usato l’altra volta e io ho cercato di imitarla. Certo, se i miei compagni fossero stati vivi, avrei ottenuto una potenza maggiore, ma, anche così, sono in grado di massacrarvi. Inoltre, in questo modo, i Cavalieri dell’Apocalisse vivono tutti in me e la sesta estinzione globale proseguirà come previsto!". "Cosa credi di aver concluso?" domandò Vegeta sarcastico, mentre puntava un dito verso il nemico "Hai cambiato un po’ aspetto, tutto qui!". Quasi a voler confermare con i fatti le proprie parole, il Principe dei Saiyan si lanciò verso l’avversario. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso: il suo pugno fu evitato facilmente e venne subito seguito da una ginocchiata allo stomaco e da una gomitata letteralmente tra capo e collo. Di nuovo, il Super Saiyan 4 si abbatté al suolo. Adam non ebbe tempo di dare la spiegazione che avrebbe voluto fornire, perché Goku fu subito su di lui, mulinando le braccia in un disperato tentativo di colpirlo, tanto feroce quanto infruttuoso. Non passò molto prima che il cavaliere dell’Apocalisse afferrasse un braccio dell’avversario e, dopo averlo fatto roteare per aria, lo mandasse a schiantarsi vicino al suo simile. "Mi dispiace per voi," disse Adam guardando i suoi opponenti dall’alto in basso "ma ormai non sono più lo stesso di prima. Ho assorbito le anime vaganti degli altri Cavalieri dell’Apocalisse e ho ottenuto una potenza molto superiore a prima. Ormai posso sconfiggervi anche tutti e due senza alcun problema". Vegeta fu il primo a rialzarsi: "Ti stai dimenticando che noi abbiamo ancora un asso nella manica!" dichiarò deciso, puntando un pugno verso il suo avversario che fluttuava in cielo. Poi, girandosi verso Goku, ormai anche lui in piedi: "Kakaroth, ti ordino di fonderti come me!". ‘Kakaroth’ restò sbigottito per un attimo, ma le parole successive di Vegeta dissiparono i suoi dubbi: "Sei un guerriero di livello inferiore, quindi tu non potresti mai competere contro questo nemico. Ti userò come mezzo per aumentare la mia potenza! Avanti, preparati per la Fusion!". Goku sorrise: "Mi sembrava strano che proprio tu mi chiedessi di fondermi con te… Comunque va bene". Prima ancora che il Saiyan più giovane potesse mettersi in posizione, un raggio di energia viola si schiantò tra i due. "Avete sbagliato i calcoli" tuonò Adam, la mano destra ancora avvolta in un’aura violacea "Se pensate che vi lasci fondere, evidentemente avete davvero una bassa opinione di me!". Poi, percependo qualcosa alle proprie spalle, il Cavaliere si girò di scatto, appena in tempo per respingere un raggio di energia che era stato mirato alla sua testa. Dietro di lui, il braccio ancora teso, Piccolo si era sollevato in volo. "Avanti, fondetevi!" gridò il namekiano "Qui ci penso io a tenerlo a bada!". "E anch’io!" esclamò Gohan volando al fianco del suo maestro. Subito dopo, silenziosamente, anche Ub si unì al gruppo. Goku sorrise tristemente: non gli piaceva l’idea che i suoi amici lo coprissero a rischio della propria vita, ma non c’era alternativa. "State sbagliando i calcoli!" ringhiò Adam, mentre un’aura viola si espandeva dal suo corpo "Anche se tre incapaci come voi mi attaccassero, non potrebbero comunque scalfirmi!". Prima ancora che potesse terminare la frase, Trunks e Goten fluttuarono dietro di lui: "E se siamo in cinque?" domandò provocatorio il presidente della Capsule Corporation. "Non fa comunque una gran differenza…" sorrise sarcastico l’uomo dai capelli bianchi e neri. Goku si girò verso Vegeta: "Non perdiamo tempo!". "Non darmi ordini, Kakaroth!" sibilò il Principe dei Saiyan prendendo posizione.

Trunks e Goten attaccarono insieme, una raffica di colpi che Adam non ebbe alcun problema a evitare. Nemmeno quando gli arti estensibili di Piccolo si unirono all’attacco ci fu molta differenza. Adam si liberò di tutti e tre i suoi avversari in un attimo, distribuendo calci e pugni che loro non riuscirono nemmeno a capire di aver subito. Con una mossa calcolata, Ub e Gohan si unirono alla mischia, ma nemmeno loro ebbero più fortuna: nel giro di una manciata di secondi, il Cavaliere dell’Apocalisse li colpì pesantemente, mandandoli a schiantarsi al suolo. Poi, si girò verso i due Saiyan che stavano per fondersi. Avevano quasi terminato la danza, ma non sarebbe stato un problema fermarli ora. Alzò un braccio, con la precisa intenzione di scagliare una raffica di energia che avrebbe interrotto la ridicola sequenza di movimenti tanto pericolosa. Sulla sua mano si formò una piccola sfera di energia violacea. Si ingrandì. Ancora di più. Poi, fece per partire. Un secondo prima di mollare il colpo, però, il braccio di Adam fu investito da un’ondata di energia, che lo spostò lateralmente e deviò la traiettoria del colpo, mandando la sfera viola a infrangersi a terra senza danno. Più sorpreso e irritato che ferito (il colpo non gli aveva causato alcun danno), Adam si girò nella direzione dalla quale era venuta l’interferenza: con le mani giunte, avvolto in pensati indumenti da viaggio, un uomo calvo e con un terzo occhio in mezzo alla fronte stava guardando la scena mantenendo a stento un’espressione impassibile. "Tenshinhan!" esclamò Gohan alzandosi in piedi. L’uomo dai tre occhi si voltò verso l’amico: "Ho sentito delle aure spaventose scontrarsi… Immaginavo che ci fossero di mezzo Goku e Vegeta, ma non riuscivo a identificare chi fosse questo tizio". "Sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa" sibilò Adam alzando la mano verso il nuovo arrivato. Tenshinhan impallidì: aveva voluto fare qualcosa per i suoi amici, ma sapeva benissimo di non poter competere con quell’avversario. Ma non ce ne fu bisogno: prima di poter attaccare, il guerriero dall’armatura viola fu colpito in pieno viso da un calcio che lo mandò a schiantarsi contro una prete rocciosa, facendola praticamente crollare su se stessa. Un secondo dopo, apparentemente per niente turbato dall’attacco subito, Adam balzò fuori dalle macerie con un’agile mossa. Quello che vide non mancò di preoccuparlo: i due Malkut erano riusciti a fondersi. Coperto di peluria bruna, sfoggiando un’insolita capigliatura rossa, Vegeth in versione Super Saiyan 4 guardava il suo nemico con un’espressione di sfida. Gli puntò contro il dito, indicandolo quasi scherzosamente; poi, quel gesto si trasformò in un chiaro invito, la mano del guerriero che indicava se stesso con il movimento delle dita. Senza farsi pregare, Adam si scagliò contro il nuovo avversario: aveva già battuto quel tizio e non sarebbe stato certo il suo improvviso aumento di potenza a salvarlo. Ma, contrariamente alle sue più rosee aspettative, il Cavaliere dell’Apocalisse fu respinto in un attimo e cadde tra le macerie del tempio, dove ormai i crateri causati dagli impatti di corpi umani stavano diventando fin troppo comuni. Rialzandosi con un ringhio rabbioso, Adam puntò la mano contro il nemico: "Tabris Blaster!" gridò, mentre il flusso di energia viola che ormai era tanto noto e temuto si scagliava contro Vegeth. Senza fare una piega, il Saiyan intrecciò le dita delle mani e colpì al volo la raffica, deviandola in un attimo; il getto volante viola scomparì nel cielo notturno, trapassando la luna e disperdendosi nello spazio. Con un sorriso di scherno dipinto in volto, Vegeth atterrò davanti al suo nemico: "Credo che ti convenga arrenderti" disse con calma "La tua inferiorità mi sembra evidente". Adam restò per un attimo a squadrare il suo avversario. In quel momento gli sembrava enorme, un colossale opponente che non poteva essere spazzato via. Poi decise. Doveva portare a termine la missione, a qualsiasi costo. "Va’ al diavolo!" gridò, lanciandosi a pugno teso contro il Saiyan. La raffica di pugni e calci che Adam distribuì era di una velocità inaudita. Gohan, Goten, Ub, Trunks, Piccolo e Tenshinhan non riuscivano a distinguerne uno. Eppure, sembrava che Vegeth li evitasse tutti senza alcun problema. A occhi chiusi. Poi, d’improvviso, il guerriero dai capelli bianchi e neri si fermò. Ansimava in preda alla stanchezza, tenendo ancora il pugno teso. Aveva attaccato solo per cinque o sei minuti, ma il ritmo che aveva tenuto lo aveva sfiancato. Il Super Saiyan 4, che si stagliava contro la luna, sembrava anche più minaccioso della possibilità che il mondo fosse distrutto. "Hai finito?" domandò Vegeth avvicinandosi fino a toccare il pugno del nemico con il proprio torace. Nessuna risposta. "Allora faccio io" concluse. A quel punto, nessuno poté dire cosa stese succedendo. Un lampo scarlatto sembrò esplodere tra i due combattenti, mentre Vegeth scagliava la propria potenza contro l’avversario inerme, riempiendolo di colpi a ripetizione, spaccando l’armatura pezzo dopo pezzo, annichilendo l’avversario in maniera totale. Passò solo una manciata di minuti, prima che Adam cadesse a terra stremato.

Gohan, che era rimasto per tutto il tempo a osservare la scena, era rimasto esterrefatto dalla potenza incredibile che suo padre e Vegeta avevano ottenuto grazie alla Fusion. Adesso, però, c’era una sola cosa da fare: "Presto!" disse rivolgendosi agli amici "Diamogli la nostra energia, così potrà creare una Sfera Genkidama e infliggergli il colpo di grazia!". "No!" lo interruppe Vegeth "La Genkidama è troppo lenta, non avrebbe alcun problema a schivarla! E poi, posso abbatterlo anche così!". Un attimo dopo, una sfera di energia turbinante comparve sulla mano del Super Saiyan 4, tesa verso il nemico. "Per eliminarlo sarà sufficiente la mia Big Bang Hameha". Adam alzò la testa verso il nemico e vide la propria fine. Che gli si scagliava addosso, nella forma di un globo di luce esplosiva. Quando fu investito dal colpo, pensò che non doveva finire così… Non poteva essere sconfitto in quel modo… Intorno a lui, la terra tremava a andava in pezzi, scagliandogli contro una pioggia di detriti che gli fece comprendere d’un tratto la propria impotenza. Era stato creato per essere l’uomo supremo e definitivo, colui che non avrebbe avuto confini, colui che avrebbe ottenuto il potere divino raggiungendo tutte le Sephiroth. A quanto pareva, però, la sua evoluzione non era stata sufficiente.

Vegeth contemplò la scena. Era confuso. La parte di lui che era Vegeta era soddisfatta di aver affermato la propria forza, sia su Kakaroth che su Adam. La parte di lui che era Goku era preoccupata per le sorti della Terra e un po’ amareggiata per la morte di un guerriero tanto forte. La massa di energia della Big Bang Hameha stava ancora turbinando a terra, vorticando su se stessa mentre consumava quel che restava di Adam… Poi, all’improvviso, accadde qualcosa. La luce esplosiva del colpo cominciò a restringersi, a contrarsi, a ritirarsi su se stessa, come se stesse venendo assorbita da qualcosa. Rimpicciolendosi sempre più a ogni attimo, sembrava però conservare intatta la propria potenza distruttiva. Vegeth si alzò in volo di qualche metro: voleva avere un quadro più chiaro della situazione. Poi, senza alcun preavviso, l’energia lucente scomparve. Al posto del sibilo causato dal suo turbinare e del rumore della terra e delle macerie che si spaccavano, una risata echeggiò nell’aria. In piedi nel cratere formato dall’impatto del colpo, Adam stava ridendo soddisfatto, voltando le spalle al nemico. Prima che Vegeth potesse dire qualsiasi cosa, notò un elemento: dai pantaloni del suo avversario spuntava una coda coperta di pelo rossiccio. E i capelli di Adam erano diventati più lunghi. Il Cavaliere dell’Apocalisse si girò di scatto, rivolgendo al suo nemico un’occhiata sarcastica. "Avevi fatto male i calcoli" dichiarò "Vedi? È questo che differenzia quelli come me dai voi Malkut. Io sono stato generato usando i Malkut come base, ma la mia consapevolezza delle Sephiroth è completamente diversa dalla vostra". Vegeth deglutì. Ma che diavolo stava dicendo? "Mi è venuto in mente proprio all’ultimo momento" continuò Adam "Voi Malkut siete stati dotati del sigillo affinché la vostra forza fosse contenuta, ma stanotte siete riusciti a capire come sfruttarlo a vostro vantaggio; inoltre, la vicinanza della luna ha fatto sì che vi spuntasse nuovamente anche se vi era stato tagliato alla radice. Il sigillo vi era stato imposto usando la Macchina per l’Inversione dell’Evoluzione, che aveva fatto arretrare parzialmente il vostro stadio sulla scala delle Sephiroth, in modo da farvi acquisire una caratteristica primitiva. Ma io sono in grado di alterare la mia evoluzione anche da solo, perché posso controllare lo sviluppo delle Sephiroth senza bisogno di alcuna macchina. Ammetto che era un rischio, ma ormai era la mia unica possibilità di salvezza. Ho invertito parzialmente la mia evoluzione, sperando che mi spuntasse il sigillo, così avrei potuto usarne l’energia per ottenere una potenza maggiore… E infatti, così è stato". Vegeth non aveva capito molto di quella spiegazione, ma riusciva chiaramente a percepire l’aura del suo nemico: in qualche modo, aveva subito una trasformazione simile a quella che aveva portato Goku e Vegeta a diventare Super Saiyan 4 e un relativo aumento della forza. Adam alzò un braccio verso il suo avversario: "Io vi ho chiamati Malkut, ma lo ritiro. Siete riusciti a fare quello che non pensavo fosse possibile, quindi meritate il mio rispetto. Però, adesso siete morti". Un attimo dopo, dalla mano del Cavaliere dell’Apocalisse scaturì una lama di energia violacea che, scavando nel terreno innalzandosi per chilometri, sembrava quasi voler tagliare in due la Terra, mentre cominciava la sua folle corsa contro Vegeth. Impossibilitato a schivare un colpo tanto veloce, il Saiyan ne fu centrato in pieno. L’ultima cosa che i suoi amici videro fu il suo corpo tagliato in due; poi, esplose.

"Maledizione, avete sentito?" domandò Crilin fermandosi all’improvviso. "Certo," replicò Yamcha "come avrei potuto non accorgermene?". Crilin, Yamcha e 18, avvertendo lo scontrarsi delle aure dei loro amici, avevano cominciato a volare verso Yunzabit per dare loro una mano. Pur sapendo di non poter competere contro degli avversari come quelli che stavano affrontando, avevano pensato che avrebbero comunque potuto aiutare, in qualche modo. Non erano riusciti a impedire a Pan e Bra di seguirli, ma ormai questo era il minore dei problemi. Durante il volo, avevano avvertito chiaramente le aure di Goku e Vegeta che acquisivano una potenza straordinaria e che poi si univano per dare luogo a una forza ancora più incredibile. Ma poi, avevano sentito quella stessa forza scomparire all’improvviso, avvolta da un’altra energia, di una portata semplicemente inconcepibile. Era come se tutte le speranza della Terra fossero morte in quel preciso momento, insieme con gli unici due guerrieri che avrebbero potuto fare qualcosa per salvare quel pianeta. "Nonno…" mormorò Pan, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Bra deglutì vistosamente. Non parlò, né emise alcun suono, né una singola lacrima le solcò il viso. Vegeta le aveva insegnato che non bisognava mai mostrare la propria debolezza, anche nelle situazioni più disperate. Stavolta, però, stava facendo veramente fatica a trattenersi dallo scoppiare a piangere, mentre sentiva gli ultimi residui dell’aura di suo padre che si dissolvevano nel vento.

Fu Gohan il primo a farsi avanti, levitando fino ad atterrare a pochi passi da Adam. Nonostante l’armatura del cavaliere dell’Apocalisse fosse stata spaccata in più punti dai colpi di Vegeth, quella figura oscura e maestosa non aveva perso niente del terrore che la sua presenza trasmetteva. L’uomo dai capelli bianchi e neri si girò verso il giovane Saiyan: "Cosa hai intenzione di fare? Vuoi forse attaccarmi? Eppure hai visto come stanno le cose: nemmeno la fusione tra quei due Malkut ha potuto tenermi testa. Vuoi un consiglio? Io non ho alcun interesse a ucciderti: siediti comodo e aspetta la fine del mondo pregando per la tua anima". "Mi dispiace, ma non posso farlo" replicò Gohan "So di non poterti sconfiggere, ma, se adesso mi arrendessi, renderei vana tutta la fatica che mio padre e Vegeta hanno fatto". Adam non rispose: aveva capito al volo che, qualunque cosa avesse detto, non sarebbe cambiato nulla. Schivò il primo pugno di Gohan senza difficoltà, evitandone poi un’intera raffica e continuando a eludere i suoi attacchi come in un balletto sadico, quasi fosse in attesa di colpire dove avrebbe fatto più male. Quando anche Piccolo si unì allo scontro, la scena diventò più confusa, ma l’andamento della battaglia non sembrò cambiare…

"Non capisco" disse Trunks alzando lo sguardo verso la luna. "Cosa?" Domandò Goten perplesso.

"Hai sentito quello che ha detto Adam? Ha parlato del sigillo, che, se non ho capito male, dovrebbe essere la coda dei Saiyan"

"E allora?"

"Ha detto che ai nostri padri era spuntata a causa della vicinanza della luna, no? Ma allora perché non ricresce anche a noi?"

"Non saprei… Non sapevo nemmeno che la luna c’entrasse qualcosa con la coda"

"Io sì. Me l’aveva raccontato mio padre da piccolo: un Saiyan dotato della coda è in grado di trasformarsi se vede la luna piena"

"Ho capito! Allora, quella che hanno subito i nostri padri è proprio la trasformazione di cui stai parlando!"

"No, quel tipo di trasformazione dovrebbe essere completamente diverso. Normalmente, un Saiyan che vada la luna dovrebbe diventare uno scimmione gigante. Sto cominciando a pensare che i Saiyan puri siano più sensibili alla luna rispetto a noi, che siamo per metà terrestri. O forse, per trasformarsi come è successo ai nostri genitori, bisogna prima aver raggiunto un certo livello di potenza"

"D’accordo, ma perché ci pensi tanto?"

"Perché, se potessimo suscitare una mutazione del genere anche in noi due e Gohan, avremmo ancora qualche speranza"

"Sì, ma…".

Prima che Goten potesse finire, Gohan e Piccolo si schiantarono ai suoi piedi. "Abbiate cura di loro!" esclamò Adam sarcastico "Non vorrei che si perdessero la sesta estinzione globale!".

Le sesta estinzione globale stava avendo luogo. La gente si era da appena ripresa dall’effetto deleterio che i Cavalieri dell’Apocalisse avevano causato sulla popolazione, ma la situazione non stava affatto migliorando. La luna, ormai pericolosamente vicina alla Terra, stava influenzando il pianeta con la propria gravità. I mari erano in subbuglio: intere isole furono inghiottite dalle acque, intere città marittime furono spazzate via da ondate di potenza inaudita. Altrove, il terreno si spaccava, ingoiando impietoso le costruzioni dell’uomo. Ironia della sorte, la distruzione della Terra stava riportando alla luce le rovine della civiltà perduta che aveva ucciso il proprio dio: i resti dei templi e delle abitazioni riaffioravano, come se la volontà degli uomini che erano stati causa della propria caduta avesse voluto riprendersi, per quelle poche ore che restavano al pianeta, il possesso dell’antico splendore.

Al Santuario di Dio, Dende e Mr. Popo guardavano impotenti il mondo che si spaccava in due, sapendo che le Sfere del Drago non sarebbero mai tornate utilizzabili in tempo utile.

Poco più sotto, al Santuario di Karin, il gatto parlante osservava sconsolato i fulmini che lampeggiavano all’orizzonte, mentre le nubi non riuscivano comunque a nascondere l’avvicinarsi della luna.

Alla Kame House, il Maestro Muten era stato incredibilmente distratto dalla quotidiana consultazione dell’archivio di riviste erotiche: dopo tanti anni, aveva dovuto nuovamente usare un’Onda Kamehameha per deviare un cavallone che altrimenti avrebbe completamente coperto la sua isola.

Nelle chiese, le statue si spaccavano e piangevano sangue, mentre i fedeli stavano cominciando a capire che quello era l’ultimo giorno della Terra.

Vegeta tossì violentemente, mentre cercava di sputare la polvere che gli era finita in bocca. Sollevò la testa da terra e si guardò attorno, cercando di riordinare le idee. Si trovava in un’ampia radura circondata di pini. Apparentemente, l’impatto del suo corpo sul terreno aveva creato una sorta di piccolo cratere, nel quale erano caduti un paio di alberi. In cielo, la luna era sempre più vicina. Vegeta ricordava di essersi trasformato in Super Saiyan 4 e di essersi fuso con Kakaroth per sconfiggere Adam. A un certo punto, però, anche Adam era diventato un Super Saiyan 4, per assurdo che potesse essere, e aveva colpito Vegeth, tagliandolo letteralmente in due. E allora, si chiese il Principe dei Saiyan, come era possibile che lui fosse ancora vivo? Certo. La Fusion si era sciolta un attimo prima che Vegeth fosse effettivamente colpito, proiettando entrambi i suoi componenti a svariati chilometri di distanza. Ma perché si era sciolta? In teoria, l’unione sarebbe dovuta durare mezz’ora… Be’, anche questo non era difficile da capire: la trasformazione in Super Saiyan 4 consumava fin troppa energia e non poteva essere mantenuta a lungo. Si portò una mano all’osso sacro e toccò il vuoto: la sua coda era sparita. Possibile che spuntasse solo quando si trasformava in Super Saiyan 4? Comunque, non era il caso di pensarci: a quel punto, era ovvio che la Terra non avesse più speranze. Adam era diventato invincibile, anche per Vegeth Super Saiyan 4. Questo significava che non esisteva più alcuna possibilità di vittoria. Vegeta sbuffò, mentre si rimetteva faticosamente in piedi. Come aveva sospettato, la peluria rossa era scomparsa dal suo corpo e i capelli erano tornati alla lunghezza normale. Sentiva di potersi trasformare nuovamente in Super Saiyan 4, ma la cosa sarebbe stata completamente inutile. Picchiò un piede per terra in un impeto di rabbia, mentre pensava che quel pianeta sarebbe stato distrutto. E si sorprese di se stesso. Il Pianeta Vegeta era andato in pezzi quando lui era stato solo un bambino e non aveva dato molto peso al fatto: un pianeta era solo un posto in cui vivere e l’universo era pieno di posti in cui vivere. Nessuno era più forte di lui su Vegeta, quindi anche i suoi abitanti non rivestivano il minimo interesse. Eppure, nel corso degli anni, sebbene non l’avesse mai ammesso nemmeno a se stesso, era arrivato a rimpiangere quella perdita. Non aveva più una patria, non aveva più un’identità; era stato un reietto, un membro di una razza estinta, un paria. Come aveva sempre fatto, aveva trasformato la propria tristezza in rabbia e rancore da sfogare su chiunque, che c’entrasse o meno con i suoi problemi. Poi era arrivato sulla Terra ed era cambiato tutto. Anche dopo essersi legato a Bulma, per anni aveva rifiutato di dire che la Capsule Corporation fosse "casa sua": non c’era un posto che sentisse come una casa, né teneva a che ve ne fosse uno. Eppure, adesso che anche la Terra stava per essere distrutta, non poteva che provare un senso di rabbia, tristezza e nostalgia che non ricordava di aver sentito da anni. Sarebbe rimasto ancora una volta senza una casa. Strinse il pugno e si alzò da terra, levitando a qualche centimetro dal suolo. Non poteva battere Adam, eh? Be’, questo era da dimostrare.

Altrove, su di una piccola isola del nord, Son Goku si rimise faticosamente in piedi. Era rimasto sorpreso da quell’incredibile aumento di potenza di Adam. Aveva affrontato Freezer, Cell, Majin Bu e Vegeta, ma nessuno dei suoi avversari più forti era mai stato potente quanto il Cavaliere dell’Apocalisse. Per la prima volta in vita sua, mentre percepiva l’avvicinamento della luna, non era contento di trovarsi di fronte un nemico tanto temibile. Dandosi un’occhiata alle braccia e constatando l’assenza della coda, capì di essere regredito allo stato usuale, ma la cosa non gli sembrava un grosso problema. Per istinto, sapeva di poter tornare a trasformarsi in quello che stava cominciando a identificare come Super Saiyan 4. Sapeva che tornare a Yunzabit non sarebbe servito a niente, ma non gli andava di restare lì ad autocommiserarsi. Però, a questo punto, il tempo stava diventando un fattore secondario: se Adam non fosse stato sconfitto, anche recuperare le Sfere del Drago non sarebbe servito a niente.

"Mano male!" esclamò Dende "Sono entrambi vivi!". Il giovane namekiano, fermo sul bordo del Santuario di Dio, stava guardando il mondo sottostante. Erano passate parecchie ore dalla sconfitta di Vegeth; Gohan e gli altri guerrieri rimasti a Yunzabit avevano cercato di sconfiggere Adam, ma nemmeno le loro forze unite erano servite. L’arrivo sul posto di Crilin, Yamcha, 18, Pan e Bra non aveva cambiato la situazione. Ammesso che ci fosse qualcuno in grado di capovolgere la situazione, quelli erano Goku e Vegeta. Però, lanciando un’occhiata alle proprie spalle, all’edificio nel quale c’era la Stanza dello Spirito e del Tempo, il Dio della Terra non poté fare a meno di pensare che, per salvare il pianeta, si sarebbero dovuti inventare qualcosa…. Prima che fossero trascorse ventiquattr’ore dal momento in cui le Sfere erano state messe nella misteriosa sala che si apriva su di un altro universo, la lune si sarebbe schiantata sul mondo. "Mi scusi" disse Marron avvicinandosi timidamente "Ho sentito dire che lei è in grado di vedere quello che accade sulla Terra da qui. Come sta Trunks?".

Trunks cadde al suolo per l’ennesima volta, colpito al volto da Adam. Accanto a lui, Gohan, Ub e Tenshinhan erano già stati atterrati. "Non capisco perché vi ostiniate" commentò il cavaliere dell’Apocalisse, mentre la sua coda dardeggiava nell’aria. "Dici sempre le stesse cose!" commentò Piccolo scagliandosi all’attacco. Adam stava cominciando ad annoiarsi. Per quanto questi incapaci potessero cercare di colpirlo, non ce l’avrebbero mai fatta, nemmeno unendo le proprie forze. Si liberò del namekiano con un singolo manrovescio e lanciò una rapida occhiata agli altri suoi nemici, che si erano disposti a circondarlo. Perché volevano salvare quel pianeta con tanta ostinazione? Perché non capivano che sarebbe stato molto meglio se fosse andato distrutto? Perché doveva essere distrutto? Scosse la testa, per un attimo disorientato dai suoi stessi pensieri. Si riprese appena in tempo per vedere una donna bionda che cercava di colpirlo al viso; con un rapido gesto, anticipò la sua mossa e la afferrò per il collo. Un attimo dopo, quel basso ometto anziano gli si stava lanciando addosso, apparentemente nel tentativo di salvare la donna. Adam scagliò la gamba direttamente sulla faccia di Crilin, spedendo anche lui a terra; poi, riportò la propria attenzione su 18. "Non hai un’aura" disse incuriosito "Sei anche tu una creatura artificiale. Sei anche tu un essere che non ha passato né futuro. Qual è lo scopo della tua vita?". 18 gemette per il dolore della stretta, dibattendosi disperatamente ma senza successo. Proprio in quel momento, le tornarono in mente le parole che suo fratello 17 le aveva detto molti anni prima, quando erano appena stati riattivati dopo un lungo periodo di sospensione vitale: "Odio farmi comandare dal dottor Gero, ma anche noi androidi abbiamo bisogno di un obiettivo nella vita…". Al momento, quell’idea le era sembrata sensata: non ricordava niente della propria vita prima della trasformazione in androide e avere qualcosa su cui concentrare le proprie forze sarebbe stato utile. Necessario. Indispensabile. In quel momento, 18 capì: possibile che Adam, in quanto creato in laboratorio, agisse per lo stesso motivo? Nonostante fosse in pericolo di vita, l’androide non poté fare a meno di provare un moto di comprensione per quel guerriero tanto potente ma, in un certo senso, prigioniero della propria stessa natura. Perché anche lei, prima di trovare dentro di sé la forza per accettare quello che era diventata, aveva provato qualcosa di molto simile. Avrebbe voluto rispondere. Avrebbe voluto dire ad Adam che non avrebbe dovuto eseguire a tutti i costi quello che credeva fosse un suo volere. Prima che potesse parlare, però, una voce la anticipò: "Perché non ti preoccupi dei tuoi scopi?". Adam lasciò cadere a terra 18 e si voltò verso la voce che aveva già riconosciuto. Vegeta stava fluttuando verso il Cavaliere dell’Apocalisse. "Ma tu non eri morto?" chiese il guerriero dai capelli bianchi e neri. "Sì," replicò il Principe dei Saiyan trasformandosi in Super Saiyan 4 "ma sono venuto a cercare qualcuno che mi faccia compagnia all’inferno. Che ne dici di essere tu?".

Dende deglutì, mentre Marron aspettava una risposta. Se il Dio della Terra aveva una debolezza, era quella di essere troppo timido e insicuro. Si era sempre affidato a Piccolo per prendere delle decisioni e, quando si trovava a dover rispondere alle aspettative di coloro che avrebbe dovuto proteggere, non poteva fare a meno di tentennare. Cosa avrebbe dovuto fare? Forse avrebbe dovuto dire la verità alla ragazza: Trunks stava venendo massacrato, insieme a tutti i suoi amici. E non è che l’arrivo di Vegeta, in fin dei conti, avesse cambiato molto la situazione… Il namekiano si voltò verso la giovane; doveva sostenere il suo sguardo e parlarle onestamente. Ma come? I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti dall’improvvisa comparsa di Goku. "Dende!" esclamò il Saiyan "Mi sono ricordato di una cosa: Adam aveva detto di avere esaudito solo due desideri!". Un attimo dopo, era scomparso di nuovo. Goku era sempre stato un tipo strano. Adesso, poi, con quella peluria rossa sul corpo, la coda e i capelli lunghi, sembrava anche più bizzarro del solito. Il Dio della Terra riprese il problema da dove lo aveva interrotto. Allora, doveva parlare a Marron. "Ehm…" cominciò "Vedi, il fatto è che…" Maledizione! Stava per bloccarsi! Maledetta insicurezza! Doveva arrivare al punto per vie traverse…. Doveva trovare un altro argomento e poi dire quello che avrebbe voluto dire collegandolo in qualche modo. Disse la prima cosa che gli venne in mente "Il fatto è che Adam ha esaudito solo due desideri, quindi…". Quelle sue parole lo colpirono profondamente. Quando le aveva dette Goku, forse perché soprappensiero, non ci aveva fatto caso, ma ora le loro implicazioni stavano diventando evidenti: "Di conseguenza, dato che le Sfere del Drago impiegano quattro mesi per desiderio a ricaricarsi, potrebbero essere pronte tra qualche minuto! Ma te ne rendi conto?" a questo punto, Dende era euforico "Forse abbiamo ancora una speranza!". Marron lo guardò pensosamente.

Vegeta era al limite. Non si era illuso di poter battere Adam, ma aveva voluto provarci. Aveva voluto fare il possibile. E il possibile non era stato abbastanza. Mentre le nubi tempestose si addensavano in cielo, pur non riuscendo a nascondere il bagliore spettrale della luna, i fulmini cadevano a terra, aprendo delle bianche ferite accecanti sul cupo sfondo dell’orizzonte. "Resta dove sei" disse Adam volgendo le spalle al Saiyan "Non puoi battermi, dovresti averlo capito. Accetta il fatto che questo pianeta sarà distrutto e muori con esso". "Va’ al diavolo!" ringhiò il Principe dei Saiyan lanciandosi sul nemico. Senza nemmeno girarsi, il Cavaliere dell’Apocalisse evitò il pugno e rispose con una gomitata nello stomaco. Mentre Vegeta cadeva a terra per l’ennesima volta, Goku comparve, materializzandosi davanti al nemico. "Sei vivo anche tu…" commentò Adam con un sogghigno. "Mi dispiace di averti deluso" replicò Goku. "Nessuna delusione" il guerriero dall’armatura viola agitò una mano, come a fugare i timori dell’interlocutore. Poi, afferrò per i capelli Vegeta, che giaceva ai suoi piedi, e lo scagliò davanti all’altro Saiyan: "Unitevi, come avete fatto prima. Ormai ho capito che non vi arrenderete mai all’idea di dover morire con questo pianeta, quindi vi farò fuori. Fondetevi, così potrò ammazzarvi entrambi in un colpo solo".

Ci vollero diversi minuti, prima che Dende e Mr. Popo smettessero di esultare e ricordassero la gravità della situazione: dopo aver estratto le Sfere del Drago dalla Stanza dello Spirito e del Tempo e averle trovate completamente ripristinate in seguito a sedici ore di riposo, avevano finalmente capito che la Terra aveva ancora una speranza.

Quando Vegeth Super Saiyan 4 comparve di nuovo di fronte a lui, Adam sbadigliò e alzò distrattamente un braccio, una sfera di energia violacea che turbinava sulla sua mano. Voleva chiudere la questione il prima possibile. Doveva annientare i due Malkut e voleva concludere la faccenda subito. Quando Ub e Piccolo lo attaccarono alle spalle, ne fu veramente seccato. Si girò si scatto ed effettuò un rapido movimento del braccio. Senza nemmeno poterlo raggiungere, i due guerrieri furono sbalzati dal suolo per lo spostamento d’aria; si bloccarono durante la caduta e ripartirono all’attacco. Ben presto, Crilin, Yamcha, Tenshinhan e 18 si unirono ai due, cercando di colpire Adam con una tempesta di attacchi che non stava dando alcun frutto. "Che idiozia!" esclamò il Cavaliere dell’Apocalisse. Un attimo dopo, espanse improvvisamente la propria aura attorno a sé. I sei combattenti furono scagliati a terra. "Non avete avuto già abbastanza dimostrazioni della mia forza? Non potrete mai battermi, nemmeno attaccando insie…". Adam si bloccò di colpo. Avvertiva un’aura enorme provenire da dietro di sé. Si girò di scatto e vide. Vegeth era circondato da Gohan, Goten, Trunks, Pan e Bra, che, avvolti di un’aura dorata, gli stavano trasmettendo la propria energia. L’atacco di quei cinque era stato solo un diversivo! "Goku! Vegeta!" gridò Piccolo alzando il braccio al cielo "Prendete anche la mia forza!" Un flusso di potenza scarlatta fuoriuscì dalla mano del namekiano, descrivendo un ampio arco in cielo e ricadendo proprio sul Super Saiyan 4. "Anche la mia!" esclamò Yamcha imitando il guerriero dalla pelle verde. Allo stesso modo, Tenshinhan, Crilin e Ub stavano contribuendo a propria volta. Prima che Adam potesse fare alcunché, un lampo dorato avvolse completamente Vegeth, bruciando come un sole che volesse rischiarare le tenebre che erano calate sul mondo, spazzando via le nubi e permettendo alla luna di sfoggiare il proprio disco scarlatto in tutta la sua maestà, mentre il guerriero nato dall’unione di due rivali si stagliava contro di esso in atteggiamento di sfida. Carico di una potenza oltre ogni immaginazione, Vegeth avanzò di qualche passo, mentre, attorno a lui, il cielo tornava cupo. Innaturalmente cupo, come se fosse scesa la notte all’improvviso. Adam aveva già visto qualcosa di simile. Vegeth indicò il cielo: "Hai visto?" disse "Le Sfere del Drago stanno venendo usate. Questo significa che il tuo piano è fallito".

Al di sopra del Santuario di Dio, il Dio Drago agitava le sue spire da serpente davanti a quella stessa creatura che permetteva la sua esistenza. Dende si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto mentre guardava la propria creazione. O meglio, la creazione del Dio precedente, che lui aveva rielaborato. "Dimmi quali sono i tuoi desideri! Ne esaudirò tre qualsiasi!" esclamò la maestosa creatura con la sua voce tonante. "Il mio primo desiderio" replicò il namekiano "è che la luna ritorni nella sua posizione originaria!". Gli occhi scarlatti del Dio Drago brillarono per un attimo. "Fatto!" dichiarò "Ora la luna ha cominciato ad allontanarsi dalla Terra e sta per tornare al suo posto naturale". "Poi," continuò il Dio della Terra "voglio che torni a essere materiale e tangibile". Di nuovo, gli occhi dell’enorme bestia divina luccicarono. "Ora la luna è di nuovo tangibile" disse la creatura. "Infine," concluse Dende "voglio che tutte le persone morte per colpa dei Cavalieri dell’Apocalisse tornino in vita!". Questo desiderio impiegò più secondi a essere esaurito, quasi che i Dio Drago dovesse impiegare del tempo a resuscitare tanta gente. "Fatto!" tuonò infine "Addio!". Un attimo dopo, l’enorme sagoma scomparve e le Sfere del Drago si alzarono in volo, per poi disperdersi, come al solito, in sette direzioni differenti, sette stelle cadenti che annunciavano la rinascita della speranza.

Adam scoppiò a ridere. Sembrava non doversi fermare più. Il suo riso sguaiato, forse isterico, stava diventando insostenibile. "Non capisco proprio a cosa vi sia servito, sapete?" domandò insolente "Anche se avete impedito la collisione della Terra con la luna, potrò sempre distruggere questo pianeta con le mie mani una volta che vi avrò battuti. Non sarà la stessa cosa, ma sarà sempre meglio che niente". Senza aspettare la replica dell’avversario, Adam si scagliò contro di lui, colpendolo al viso con un pugno; sfruttando la spinta del colpo, Vegeth girò su se stesso e centrò il mento del nemico con il tallone, per poi atterrare in piedi e attaccare con un pugno. Adam deviò il colpo con l’avambraccio e tentò un affondo a propria volta, solo per trovare il suo attacco bloccato; il Saiyan cercò nuovamente di colpire con una raffica di pugni, che il suo avversario evitò abilmente, prima di rispondere avanzando all’improvviso in gomitata. Vegeth si spostò di lato e cercò di colpire il nemico con un calcio alla nuca, ma il suo piede sibilò nell’aria senza danno. Adam, come comparso dal nulla alle spalle del Super Saiyan 4, tirò un pugno che, in un primo momento, sembrò centrare il bersaglio. Ma non fu che un attimo: Vegeth bloccò le nocche del nemico con le proprie. Per qualche secondo, i due guerrieri restarono in quella posizione, ciascuno spingendo con il proprio pugno verso l’altro, in un disperato tentativo di superare la forza del rivale; poi, si separarono con un agile balzo, atterrando a una decina di metri l’uno dall’altro. Entrambi stavano sogghignando, pregustando quello che stava per accadere. Entrambi rivolsero la mano verso il nemico. Entrambi cominciarono a generare un turbinate vortice di energia tra le proprie dita. Entrambi scagliarono i colpi l’uno contro l’altro: "Big Bang Hameha!" "Tabris Blaster!". Le due potenze si scontrarono a mezz’aria, mentre tutti guardavano esterrefatti un tale sfoggio di forza distruttiva. L’energia dei suoi amici aveva dato a Vegeth una potenza ancora superiore alla precedente, ma non sembrava comunque sufficiente per sconfiggere Adam. Dopo pochi, brevissimi, interminabili secondi di confronto tra i due colpi, entrambi i guerrieri lanciarono un ulteriore attacco con la mano libera, aumentando ancora di più la portata delle potenze in gioco. "Non ce la fa" commentò Piccolo "Il colpo di Adam di potenza superiore". Era vero. L’energia violacea del Tabris Blaster stava lentamente sopraffacendo la forza azzurrina della Big Bang Hameha. Adam mise le proprie forze in un ultimo sfogo di potenza e stavolta la sua vittoria fu netta: il Tabris Blaster inghiottì completamente il colpo del nemico, investendo Vegeth con un turbine di fiamme viola cupo, avvolgendolo in una danza mortale e macabra. Ma Adam non si lasciò ingannare da tutta quella scena: sapeva che un solo colpo non poteva aver abbattuto il suo nemico: con un balzo coprì la distanza che li separava e fu sull’avversario. Vegeth, accovacciato a terra, vide il Cavaliere dell’Apocalisse stagliarsi su di lui, oscurando con il proprio corpo la luce della luna. E fu allora che Adam capì il proprio errore. Il suo avversario aveva lasciato che il proprio colpo venisse annullato per attirarlo. Girandosi rapidamente su se stesso, Vegeth alzò il pugno, che brillava di una luce dorata: "Ryuken!". Prima ancora di toccare terra, Adam fu investito da un’ondata di energia scintillante che lo avvolse completamente, come le spire di un drago d’oro che cercassero di stritolarlo. Si sentì trascinato verso l’alto, mentre la sua armatura andava rapidamente in frantumi, insieme con i suoi progetti.

"Che diavolo ho fatto nella mia vita?". Mentre il Ryuken lo trascinava in cielo e dilaniava il suo corpo, Adam non poteva fare a meno di porsi le domande alle quali si era sempre rifiutato di rispondere. "Non ho voluto che altri mi dicessero quale fosse lo scopo della mia esistenza, eppure, per paura di una vita priva di senso, ho accettato di fare qualcosa che sentivo mio senza conoscerne la natura. Ho fatto esattamente quello che mi ero ripromesso di non fare… Ho avuto paura di capire quali fossero le mie vere ambizioni e mi sono lasciato guidare da qualcosa che mi era stato imposto…. Ho fallito. Non perché non sono riuscito a distruggere la Terra, ma perché non sono riuscito a vivere veramente…. Adesso vorrei una seconda possibilità, ma… Be’, peccato".

Adam e il Ryuken esplosero in un lampo di luce dorata abbagliante. Quando il bagliore si dissolse, Goku e Vegeta, ormai regrediti allo stadio usuale, erano divisi. "Appena in tempo, eh?" domandò il guerriero più giovane. Il Principe dei Saiyan si limitò a sbuffare.

Gohan, Goten, Trunks, Pan, Bra, Ub, Tenshinhan, Crilin e Yamcha corsero attorno ai due guerrieri Saiyan, esplodendo in grida di gioia. Sembrava che lo sventato pericolo avesse avuto l’effetto di fare riguadagnare a tutti le energie che avevano appena donato a Vegeth. Solo Piccolo e 18 non si unirono ai festeggiamenti, il primo perché non era il tipo, la seconda perché non riusciva a essere veramente felice per la morte di Adam, che aveva sentito così vicino a sé.

"Be’," disse infine Goku "torniamo a casa?". "Buona idea" convenne Tenshinhan alzandosi in volo "Allora addio!". Senza aspettare una risposta, il guerriero dai tre occhi, partì verso est. "Vado anch’io" disse Yamcha "Pual sarà preoccupato". "E io vorrei andare ad accertarmi delle condizioni della mia famiglia" aggiunse Ub decollando a propria volta. "Ah, Crilin," fece Goku girandosi verso l’amico "Marron dovrebbe essere al Santuario di Dio, nel caso tu voglia andarla a prendere" "Oh, grazie!" rispose il piccolo guerriero; poi, rivolto a sua moglie: "Allora, andiamo?" "No," replicò 18 "ci va lui". Indicò Trunks, che arrossì quasi istantaneamente. "Be’, sì," disse poi "suppongo che dovrei… Papà, Bra non vi dispiace se non vengo a casa con voi?". Vegeta si limitò a fare un cenno con la testa, ma Bra non fu altrettanto silenziosa: "Ma guardalo! Trunks va a prendere la sua ragazza! Sai che sei diventato rosso quando 18 te l’ha chiesto?" "Oh, sta’ zitta!" ritorse il presidente della Capsule Corporation, mentre sua sorella scoppiava a ridere. Pan, discretamente seccata, pensò che non avrebbe potuto seguirlo e si sarebbe persa un’altra occasione per capire come andassero le cose tra fidanzati. "Allora, papà?" domandò Gohan "Andiamo a casa?". "Andate avanti" rispose Goku "Io resto qui ancora un po’, ho bisogno di riposarmi". "E tu?" chiese Bra rivolta a suo padre. "Rimango un po’ anch’io" disse Vegeta "Di’ a tua madre che tornerò presto".

Quando Goku e Vegeta furono rimasti soli a Yunzabit, con il mare che si stava calmando e la luna che non sembrava più tanto minacciosa, restarono in silenzio per parecchi minuti. Fu Goku il primo a parlare: "Perché?". "Perché cosa?" chiese Vegeta. "Perché è andata così?" replicò il Saiyan più giovane "Hai sentito anche tu gli ultimi pensieri di Adam, vero? Nonostante tutto, non posso fare a meno di chiedermi perché sia dovuto morire, quando gli sarebbe bastato trovarsi un altro scopo nella vita". Vegeta scrollò le spalle: "Facciamo sempre quello che rimproveriamo agli altri. I terrestri condannano l’omicidio, eppure esiste la pena di morte. Quello che è stato è stato, chiedersene il perché è inutile". Così dicendo, il Principe dei Saiyan si alzò in volo e partì verso sud. La pioggia cominciò a scendere, leggera e gentile, come a salutare la partenza del guerriero. Goku si sollevò dal suolo a propria volta: stava incominciando ad avere fame. Prima di volare verso casa, però, non poté fare a meno di alzare lo sguardo al cielo: "Re Enma…" mormorò "Per favore…".

Piovve per tutta la notte. Una pioggia incessante, battente, quasi violenta. Sembrava che il mondo volesse mondare se stesso dei peccati che i Cavalieri dell’Apocalisse avevano voluto spazzare via dalla sua faccia. Quando finalmente arrivò la mattina, il sole fece capolino tra le nubi, come a salutare il nuovo giorno con un’esplosione di felicità della quale si sentiva veramente bisogno. Nelle città principali della Terra, i lavori di ricostruzione erano già ricominciati; ovviamente, con il benestare di Goku e Vegeta, Mr. Satan si era preso nuovamente il merito della sconfitta dei nuovi nemici. Nonostante la nuova iniezione di gloria, però, l’anziano campione di arti marziali non poté reprimere una lacrima, quando seppe che Bu non sarebbe mai più stato con lui.

Trunks, tornato in ufficio, telefonò a Marron dicendole che avrebbero potuto rimandare a venerdì prossimo l’uscita che non erano riusciti a mettere in pratica per lo scorso week end. Sorprendentemente, la ragazza rifiutò. La risposta fu qualcosa del tipo: "Non c’è bisogno che tu cerchi di farmi piacere facendo qualcosa che non ti diverte. Io non sono certo a mio agio con un uomo che mi porta fuori solo perché ci si sente costretto: Perché non passiamo la serata a casa insieme?". Il giovane presidente restò sbalordito da quella replica. Poi, con la sua solita flemma, chiese: "A casa di chi?".

Goten tornò a fare quello che gli riusciva meglio: niente. Saltò bellamente tutte le lezioni della settimana all’università, con la scusa che doveva riprendersi dalla fatica fatta, e passò tutto il tempo con Palace a girarsi tutte le gelaterie della Città dell’Ovest.

Ub, arrivato a casa, apprese che i suoi genitori e i suoi fratelli stavano bene, nonostante un’isola vicino a quella su cui abitavano fosse stata tranciata in due da quella che loro descrissero come "un’onda tagliente", ma che non poteva essere stato che il colpo di Arton.

Crilin e 18 ripresero la loro tranquilla vita quotidiana alla Kame House. Il Maestro Muten non fece domande circa quello che era successo.

Yamcha, che, ritiratosi dalla carriera di giocatore di baseball professionista, conduceva una trasmissione sportiva, non lavorò: quella domenica, ovviamente, non c’erano state partite.

Piccolo ricominciò ad allenarsi presso la cascata, solo per rendersi conto che adesso andare lì a meditare gli trasmetteva un senso di inquietudine.

Di Tenshinhan, come al solito, si perse ogni traccia.

Pan si guadagnò qualche giorno di vacanza: la scuola che frequentava, nella Città dell’Est, era rimasta chiusa a causa dei danni subiti dal centro urbano. Dopotutto, pensò, la venuta dei Cavalieri dell’Apocalisse aveva avuto anche qualche lato positivo. Lo stesso accadde ai suoi genitori, che lavoravano nella Città dell’Est.

Bra non fu altrettanto fortunata: la Città dell’Ovest non aveva subito grossi danni e dovette tornare a scuola come ogni lunedì. Ne approfittò per proporre al consiglio dei rappresentanti di classe un’autogestione di sei mesi. Dopo averla vista arrabbiata, nessuno osò contestare.

Vegeta riprese subito ad allenarsi: non aveva certo intenzione di lasciarsi superare ancora da Kakaroth per pura fortuna. Si ripromise di sfidarlo tra qualche mese, per mettere alla prova la potenza di entrambi.

E Goku fece lo stesso: dopo quello che aveva sentito in merito alla coda dei Saiyan, non voleva che qualcuno potesse dire che lui era il più forte solo perché gli era stata tagliata da giovane. Prima di cominciare i suoi allenamenti, però, non mancò di concedersi una colazione pantagruelica, dopo aver passato tutta la notte a dormire della grossa.

Quella notte piovve ancora. Ma era un pioggia mite e gentile, un saluto all’autunno che stava arrivando, non un flagello dal quale gli uomini si nascondevano. In un piccolo villaggio di montagna nei pressi della Città del Nord, un’anziana coppia di coniugi sedeva davanti alla televisione. I loro figli avevano ormai lasciato il nucleo familiare da molti anni e ormai era sempre più il tempo che passavano da soli. Forse, come pensavano talvolta, non avevano più motivo di vivere. Poi, all’improvviso, tra i tuoni del temporale, alla donna sembrò di sentire un vagito proveniente da fuori la casa. Tanto disse e tanto fece, che convinse il marito ad alzarsi e andare a controllare. Riparandosi sotto un vecchio ombrello e facendo spaziare la luce della torcia elettrica davanti a sé, l’uomo, fermo sulla porta aperta, si guardò attorno. E cominciò anch’egli a sentire quel vagito. Puntando il raggio della pila poco avanti a sé, illuminò la forza delicata di un neonato; completamente nudo, immerso in una pozzanghera, sembrava sul punto di mettersi a piangere. Con un improvviso ritorno di istinto paterno, il vecchio raccolse il bambino. Era un maschio e sembrava sano, ma quello che catturò l’attenzione dell’uomo erano quei pochi capelli che gli spuntavano in testa. Erano di un nero cupo, a eccezione di una sottile striscia bianca proprio nel centro.

Ray’s

The Sixth

End

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Ray