There’s a Time
To Lead And a Time to Follow
Brian Haner era da sempre
stato considerato un maschio alpha.
A scuola tutto il suo
gruppetto di alternativi combina guai vedevano in lui il capo, chi
decideva.
Era sempre stato
invidiato/odiato/ammirato per il suo grande sex appeal e la sua aria da bello e
dannato che gli permetteva di avere tutte le sere una conquista
differente.
Nessuno dei suoi vecchi
compagni di scuola avrebbe mai pensato che a “sottomettere” la sua personalità
dominante sarebbe stato Robert McCracken. Il pazzo, il drogato, lo svitato, lo
strano, il perdente del liceo.
Tutti si guardavano bene
dal parlargli, dall’avvicinarsi, dal considerarlo e così aveva fatto anche
Brian, che alla sua reputazione e al suo ruolo da leader, dopotutto, ci
teneva.
E non avrebbe mai
immaginato che meno di quattro anni dopo la fine del liceo avrebbe diviso un
appartamento con il pazzo, strano, svitato Robert
McCracken.
Si erano rincontrati in un
locale, qualche anno dopo.
Brian inizialmente non lo
aveva riconosciuto, quando Bert gli si era presentato davanti, in quel locale,
con un sorriso strafottente così tipico di lui, e un po’
alticcio.
- Ehi, ti ricordi di me?
–
Brian odiava fare brutte
figure così si era concentrato sul suo viso.
Ricordò i suoi lineamenti
e gli occhi blu, solo i suoi capelli lo avevano tratto in inganno. Erano sempre
disordinati ed intrattabili, ma tinti di nero.
Un nero che faceva
risaltare ancora di più il colore blu oceano dei suoi
occhi.
Si, si ricordava di
lui.
Erano finiti a discutere
quella sera perché, avrebbe scoperto in seguito, avere una conversazione decente
con un Bert ubriaco e di cattivo umore era pressoché
impossibile.
Ma alla fine, ritrovandosi
in quel locale sera dopo sera, erano diventati amici.
Brian non avrebbe saputo
dire il perché. Ma Bert era diverso.
Aveva ancora il debole per
l’alcool, le droghe e il cacciarsi nei guai, ma era
diverso.
Era più socievole e Brian
si rese conto che la sera del loro incontro era forse la terza volta in vita sua
che sentiva la sua voce.
Seppe in seguito che era
andato via da casa dei suoi genitori che lo avevano soffocato per tutta
l’infanzia e che non li vedeva da moltissimo.
Ora abitava con Gerard, un
ragazzo che frequentava la facoltà d’arte, si vestiva sempre di nero e che Bert
si tirava dietro ovunque andasse.
Anche prima che Bert
glielo confidasse, aveva capito immediatamente che tra loro c’era qualcosa di
più di una semplice amicizia.
E così erano diventati
amici.
La prima sera Bert, quando
lo aveva visto, era andato da lui con tutta l’intenzione di attaccare
briga.
Aveva riconosciuto
immediatamente il grande Brian Haner, il playboy del suo
liceo.
Era alticcio e di mal
umore, aveva litigato con Gerard quella sera, e aveva semplicemente voglia di
divertirsi un po’. E cosa c’era di meglio di infastidire un po’ quel presuntuoso
di Haner?
Non lo aveva mai potuto
sopportare al liceo. Dio, se la tirava troppo con tutto il suo bel gruppetto di
cheerleaders e adulatori al seguito.
Ma poi, nei giorni a
venire si era accorto che Brian – si, aveva smesso di chiamarlo solo Haner – era
cambiato.
Non fisicamente. Insomma,
era diventato ancora più grosso. Le spalle e braccia erano almeno cinque volte
più grandi delle sue ed era circa una decina di centimetri più alto di
lui.
I suoi capelli scuri erano
più lunghi e ora aveva qualche tatuaggio in più e un piercing al
naso.
Aveva ancora il suo
carattere da maschio dominante, ma ora tutto quello che gli interessava era la
sua chitarra e il conservatorio.
Aveva messo al testa
apposto e ora voleva fare la rock star.
Bert aveva riso quanto
l’amico aveva detto quella frase perché sembrava davvero una contraddizione in
parole.
Ad un certo punto Bert si
era reso conto di potersi fidare di Brian. Aveva davvero dato a poche persone la
sua fiducia, solo a Gerard prima dell’arrivo, anzi, al ritorno nella sua vita di
Brian.
In seguito si accorse che
quella decisione lo aveva salvato dalla solitudine
°°°
- Bert…sai che puoi
rimanere quanto vuoi…- disse Brian in piedi davanti al divano su cui era seduto
Bert, con un giornale sulle ginocchia.
- Non voglio pesare su
nessuno Brian…- rispose subito il ragazzo, senza neanche alzare la testa e
continuando a cerchiare un trafiletto con un pennarello
rosso.
- Non dire cazzate. Mi fa
piacere averti qui. Ti ho detto più di una volta che puoi restare. – ribatté il
più grande, sedendosi poi accanto a lui.
Bert sospirò e alzò lo
sguardo su di lui.
- Grazie Bri. Non sapevo
davvero dove andare dopo che, sai, Gerard mi ha mollato. Sei stato gentile con
me e mi hai invitato a stare da te nonostante il mio carattere di merda. Te ne
sono davvero grato, ma non posso rimanere qui. – disse, con tono calmo, ma più
che calmo sembrava spento, come spenti erano i suoi occhi.
Brian alzò gli occhi al
cielo e sbuffò silenziosamente.
Perché Bert non capiva che
Brian lo voleva li con lui, nel suo maledetto appartamento
vuoto?
Decise di lasciar perdere
per ora. Ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo prima che Bert riuscisse a
trovare un appartamento in cui trasferirsi.
Gli posò una mano sulla
spalla e abbozzò un sorriso.
- Lasciamo perdere per
ora, okay? Che ne dici di uscire stasera così ti distrai un po’? – gli propose
poi.
Bert lo guardò un secondo
poi scosse la testa.
- No grazie, non sono
dell’umore adatta per uscire. – gli disse poi.
- Dai, avanti Bert.
Andiamo a bere qualcosa e poi a ballare. Ci divertiremo. Fidati di me. – cercò
di convincerlo ancora il più grande, scuotendolo un po’.
Bert lo guardò negli
occhi. Sapeva di starsi comportando come un ragazzino a cui avevano appena
spezzato il cuore.
Non mangiava più, non
usciva di casa se non era Brian a costringerlo, da quando Gerard lo aveva
lasciato senza una motivazione. Oh beh, forse la motivazione c’era, ma era
maledettamente sicuro del fatto che non fosse solo un suo
problema.
Gerard aveva detto che la
droga lo stava distruggendo. Stava distruggendo lui e la loro relazione, che
Bert doveva smetterla e che lui non poteva più continuare così, che con lui
accanto non sarebbe riuscito ad uscirne.
Bert gli aveva detto che
insieme ce l’avrebbero fatta a smettere con quella roba, ma Gerard non aveva
sentito ragioni. La loro relazione era finita.
E ora lui era li, con il
cuore spezzato, senza una casa in cui si sentisse davvero a casa, e la
voglia sempre più pulsante di una dose.
Doveva riprendersi. Se
Gerard poteva farlo, anche lui avrebbe potuto.
Con l’aiuto di Brian,
anche, ce l’avrebbe fatta, no?
Quindi abbozzò un
sorriso.
- Okay. Va bene. – accettò
infine, con un filo di voce, annuendo leggermente.
Vide le labbra di Brian
stendersi in un sorriso e poi lui scattare in piedi.
- Bene! Vado a farmi una
doccia allora. Inizia a prepararti! – disse, prima di scomparire in
bagno.
Bert sospirò e chiuse gli
occhi. Doveva solo prepararsi. Solo andare a vestirsi.
- Bert! Sono pronto! Tu a
che punto sei? – urlò Brian, dal corridoio mentre si avviava verso la stanza
degli ospiti, ora occupata da Bert.
Entrò nella stanza senza
bussare, né annunciare in qualche modo il fatto che stesse per entrare e quello
che vide lo fece congelare sul colpo.
Bert era in piedi vicino
al suo borsone aperto sul letto, con una bustina piena di polvere bianca tra le
mani.
Il ragazzo alzò gli occhi
blu su di lui, sgranandoli e si irrigidì da capo a piedi.
-
Brian…-
- Che cazzo è quella
roba!? – esclamò Brian, interrompendolo, con voce e occhi arrabbiati. Aveva
contratto i muscoli del volto e sentì un nodo formarsi nello
stomaco.
- N-non è niente…- cercò
di dire Bert, rimettendo la bustina nel borsone, tra i
vestiti.
- Niente? Hai portato la
tua cazzo di droga in casa mia Bert? Maledizione, non avevi smesso? – urlò
ancora il padrone di casa gesticolando, avvicinandosi a
lui.
Bert nascose il viso tra
le mani – Ci ho provato Brian! Non è così facile! – esclamò, cercando di
difendersi.
- Non dire cazzate! Non ci
hai provato! – ribatté Brian e in un attimo lo prese per le
spalle.
- Devi smetterla,
maledizione! Ti stai uccidendo non lo capisci?! – esclamò, guardandolo ad occhi
sgranati.
Bert aveva la testa bassa
e ora le braccia abbandonate lungo i fianchi, con i pugni
stretti.
- Sei tu che non capisci
Brian. Tu non capisci quello che provo. Gerard era l’unico che poteva capire. –
le sue parole erano solo un sussurro ma che arrivavano forti e chiare alle
orecchie di Brian. Dure come la pietra.
Abbandonò le braccia lungo
i fianchi e si zittì, allontanandosi da lui.
Allora non poteva fare
nulla.
Non lo capiva? E lui che
pensava di essere suo amico, di poterlo aiutare, di contare qualcosa…di capirlo.
Annuì, accettando le
parole di Bert. Aveva capito, ora.
Avrebbe voluto dire che
voleva davvero aiutarlo e cercare, almeno, di capirlo e comprendere le sue
ragioni, ma non aveva la forza per dire nulla ora.
Sentiva un dolore
all’altezza del petto che gli impediva di parlare, quindi indietreggiò, uscendo
silenziosamente dalla stanza.
Si ritirò nella sua camera
e si stese sul letto, su un fianco, con gli occhi fissi sulla parete bianca
accanto al suo letto.
Non sapeva in che modo
avrebbe dovuto reagire, cosa fare affinché Bert riuscisse a stare meglio, ma
forse lui non poteva fare nulla.
Forse Bert non voleva che
lui facesse qualcosa.
°°°
Uscì dalla sua camera
circa una ventina di minuti dopo. Aveva pensato che mettendosi sul letto si
sarebbe addormentato e avrebbe riposato la sua mente stanca e il suo corpo
spossato, ma non era riuscito a chiudere occhio. Aveva pensato e ripensato alle
parole di Bert, aveva rivisto mille volte nella sua testa la scena e aveva
cercato di capire cosa sarebbe stato meglio fare.
Arrendersi? Lasciar
perdere tutto con la convinzione che lui non avrebbe mai e poi mai potuto
prendere il posto di Gerard? Che non avrebbe mai potuto capirlo come tanto
avrebbe voluto?
E infine si era accorto
che non poteva farlo. Semplicemente non ce la faceva.
Gli avrebbe confessato i
suoi sentimenti, se questo poteva servire.
Avrebbe fatto di
tutto.
Era ormai consapevole che
ora tutta la sua vita girava attorno al pazzo, svitato, strano Bert McCracken. E
non poteva farci assolutamente nulla.
Quando uscì dalla sua
camera andò dritto spedito verso quella di Bert. Aveva intenzione di parlargli
immediatamente, di mettere subito in chiaro le cose.
Lui lo amava. Lo sapeva,
era la cosa più assurda del mondo, ma era la verità.
Aveva un bisogno quasi
fisico di dirglielo, si rendeva conto di non riuscire più a tenersi tutto
dentro.
Aprì la porta chiusa della
stanza senza neanche bussare, la spalancò semplicemente aspettandosi di vedere
Bert magari steso sul letto dandogli le spalle.
Oppure seduto sul bordo,
ascoltando il suo mp3.
Ma rimase fermo immobile
sulla soglia quando si rese conto che non c’era nessuno nella
stanza.
- Bert? – chiamò,
guardandosi intorno. Non ottenne nessuna risposta.
Si fece velocemente il
giro della casa, ma di Bert nessuna traccia.
Tornò in camera e vide che
comunque il borsone del ragazzo era ai piedi del letto, quindi Bert non se ne
era andato. Fece un profondo respiro e si avvicinò ad esso, tirandolo su da
terra per poggiarlo sul letto.
Si mise a frugarci dentro
e sperò in tutti i santi del paradiso di trovare quello che stava cercando,
rivoltando tutti i vestiti dell’amico.
Ma purtroppo, dopo aver
svuotato tutto, si rese conto che della bustina con la droga non c’era alcuna
traccia.
Bert se ne era andato, era
uscito, e l’aveva portata con se. Non c’erano altre
spiegazioni.
Sentì un’ondata di panico
travolgerlo con la forza di uno tsunami.
Si passò una mano tra i
capelli, con gli occhi spalancati e il fiato corto.
Non sapeva cosa
fare.
Dove cazzo poteva trovarsi
in quel momento Bert? Dove poteva essere andato?
Si rese conto che era
troppo agitato per riuscire a pensare razionalmente, quindi si sedette sul
letto, sporgendosi un po’ in avanti, e posando i gomiti sulle ginocchia si prese
la testa fra le mani. Doveva calmarsi e cercare di
ragionare.
Dove poteva essere andato
Bert?
Ripercorse con la mente
tutti i posti di cui erano stati insieme, o quelli di cui gli aveva
parlato.
Ripensò a tutti i posti
che Bert associava a Gerard. E a quelli che avrebbe potuto associare a lui. Ma
quale di preciso?
Decise che avrebbe pensato
in macchina a quale posto controllare per primo e prese la giacca
dall’appendiabiti, il cellulare e le chiavi, prima di precipitarsi giù dalle
scale.
Controllò per primo il
locale in cui si erano rincontrati, ma di lui nessuna traccia, poi un altro in
cui avevano passato tante altre serate, poi un altro ancora, ma nulla di
fatto.
Trovandosi completamente
nel pallone decise di andare a chiedere a Gerard.
Lo sapeva che se Bert lo
avesse saputo probabilmente lo avrebbe ucciso, ma avrebbe rischiato di tutto pur
di riuscire a trovarlo, per potergli parlare e assicurarsi che stesse
bene.
Perché lui doveva
stare bene.
Arrivò a quella che era
stata la casa che Bert aveva condiviso con Gerard e parcheggiò velocemente la
macchina, andando poi velocemente verso il portone dello
stabile.
Si fermò un attimo solo
poco prima di suonare al citofono.
E se Bert fosse stato
davvero li da Gerard? E se fossero tornati insieme?
Perse tutta la sua
sicurezza e si accasciò su uno dei gradini che portava al portone,
massaggiandosi le tempie che pulsavano dolorosamente.
Sapeva che avrebbe dovuto
alzarsi e continuare la sua ricerca, trovare il coraggio di suonare a casa di
Gerard, ma sentiva di non averne la forza.
Improvvisamente però sentì
il rumore di una bottiglia di vetro che va in mille pezzi e alzò la testa di
scatto, spaventato dal suono improvviso.
Voltò la testa verso una
vietta chiusa e buia che affiancava il palazzo, da dove era provenuto il rumore.
In un attimo si alzò in
piedi e scese li scalini velocemente, girando poi verso la
stradina.
Si affacciò cautamente,
non si poteva mai sapere, e cercò di essere pronto a tutte le evenienze.
Ma quello che vide, una
volta che la luce di un lampione lo aiutò ad orientarsi nel buio, lo spaventò
molto più di come avrebbe potuto fare una qualsiasi
aggressione.
C’era Bert, seduto per
terra con la schiena contro il muro. Sembrava incosciente ed aveva le braccia
stese a terra, senza forza, e le gambe aperte. La bottiglia di vetro in mille
pezzi, proprio vicino al muro davanti a lui.
Dopo il primo minuto in
cui si era sentito nuovamente invaso dal panico corse verso di lui,
inginocchiandosi poi li accanto e prendendolo per le
spalle.
- Bert! Bert maledizione
svegliati! Bert! – lo chiamò ripetutamente.
Vide che Bert cercava di
aprire gli occhi e di pronunciare il suo nome, ma non ci
riusciva.
Gli prese il viso fra le
mani e cercò di farsi guardare.
- Bert, ascoltami, devi
dirmi cosa hai preso! Mi capisci? Cosa hai preso Bert? – gli chiese, tirandogli
su le palpebre con il pollice.
Il ragazzo scosse la
testa, faticosamente, ma non riusciva a tenere gli occhi
aperti.
Il suo viso era pallido,
era caldo ma tremava per il freddo.
Brian decise che stava
perdendo tempo.
Non sapeva cosa fare.
Avrebbe dovuto portarlo all’ospedale?
Bert aveva preso qualcosa
o aveva solo bevuto?
Lo prese in braccio e
trovò la cosa semplicissima. Bert era dimagrito tantissimo da quando lo aveva
rivisto.
Arrivò alla macchina e lo
fece stendere sul sedile posteriore, sussurrandogli all’orecchio che sarebbe
andato tutto bene e che doveva riprendersi, ma ormai Bert aveva perso
completamente conoscenza.
Aveva avuto paura di
portarlo all’ospedale. Era quasi sicuro che Bert avesse ancora della droga con
se e sapeva che avrebbe potuto passare dei guai una volta
ripresosi.
Allora decise di portarlo
a casa.
La prima cosa che fece
appena arrivato fu quello di metterlo davanti al water e fare in modo che
vomitasse tutto quello che aveva nello stomaco. Erano ovviamente solo liquidi,
tutto l’alcool che aveva ingerito.
Poi lo mise a letto, con
una pezza intrisa di acqua fredda sulla fronte per cercare di far scendere la
febbre.
Controllò nelle tasche dei
suoi jeans e in quelle della sua felpa quando lo spogliò per metterlo a letto e
fece un profondo respiro di sollievo quando vide che la bustina di polvere
bianca, che Bert si era portato dietro quando era uscito di nascosto da casa,
era ancora integro.
Non l’aveva presa,
ringraziando Dio.
Rimase li vicino a lui
poi, stringendo una mano tra le sue e guardando il viso addormentato e quasi
sereno di Bert.
Ma cosa ci faceva Bert
sotto casa di Gerard, in quelle condizioni?
Una parte di lui sapeva la
risposta, ma un’altra continuava a voler negare.
No, non era
così.
Avrebbe avuto le sue
risposte solo quando Bert si fosse svegliato.
Ma non era ancora tanto
sicuro di volerle, quelle risposte.
°°°
Quando Bert si svegliò si
rese conto di avere un peso contro il suo fianco.
Brian era addormentato
accanto a lui, con la testa appoggiata sul materasso.
Aveva un forte mal di
testa, ma non ci fece neanche caso. Ormai era abituato ai postumi con i fiocchi.
Si tirò un po’ su e guardò
distrattamente l’orologio.
Erano le tre di notte e
l’ultima cosa che ricordava era quando era uscito da casa di Brian e si era
avviato verso un bar.
Aveva bevuto fino a non
capirci più nulla, il resto era un buco nero.
Ed ora si ritrovava di
nuovo li, a casa con Brian che dormiva accanto a lui.
Cosa era
successo?
Avvicinò lentamente una
mano alla testa di Brian e gli accarezzò i capelli, in modo da farlo svegliare
in modo non brusco.
- Bri…- sussurrò,
accompagnando il gesto.
Il ragazzo si lamentò un
po’ prima di aprire gli occhi e di conseguenza alzare un po’ la testa dal
materasso.
Ma si svegliò
completamente quando vide che Bert era sveglio e lo guardava, con gli occhi
lucidi e circondati da profonde occhiaie.
Si sfregò gli occhi con
forza, prima di puntarli sull’amico.
- Bert? Stai bene? – gli
chiese immediatamente, con sguardo preoccupato ma ancora un po’
assonnato.
Bert annuì lentamente –
Si. Sto bene. Ma penso di avere un po’ di febbre. – disse, toccandosi
distrattamente la fronte.
Brian allora si alzò dalla
sedia e fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi.
Era stanco, era davvero
stanco di tutta quella situazione.
Era stanco di Bert che si
comportava come se niente fosse successo.
Era semplicemente
stanco.
Bert lo guardò
attentamente.
- Devo intuire dalla
situazione che sei venuto a riprendermi in qualche bar ubriaco fradicio. Mi
dispiace, ma ti giuro Brian, ti giuro che non ho preso quella roba. Non l’ho
fatto, vero? – gli chiese, sottovoce, senza avere però il coraggio di guardarlo
negli occhi.
Brian scosse la
testa.
- No, non l’hai presa. –
confermò. – Ma no, non sono venuto a riprenderti in un bar. Eri sotto casa di
Gerard, Bert. Ti ho ritrovato lì. – gli disse.
Vide Bert spalancare gli
occhi sorpreso, ma poi ebbe dei flash di quello che era successo ore
prima.
Era andato davvero da
Gerard? Quelle strade che faceva, traballante, erano quelle che portavano a casa
sua?
- Ti ha lasciato li per
strada, Bert? Non ti ha fatto salire? – gli chiese ad un certo punto Brian. Notò
rabbia nelle sue parole.
Bert cercò di pensarci, di
ricordare.
Ma non ricordava di aver
mai suonato al citofono. Forse, anzi, molto probabilmente, non ne aveva avuto il
coraggio.
Sospirò e scosse la testa
– No. Non penso di aver suonato. – ammise.
Brian annuì e fece un
sospiro. Pensò che Gerard aveva decisamente evitato di fare una gran brutta
fine.
- Ricordi perché sei
andato li? – gli chiese allora, sottovoce.
Bert si passò una mano tra
i capelli disordinatissimi.
- Immagino che avessi
voluto parlargli. Ma alla fine non ne ho avuto il coraggio. Beh, meglio così,
avrei combinato solo casini. – rispose, facendo spallucce.
Il ragazzo rimase un
attimo in silenzio – Quindi tenterai di parlare ancora con lui? Vuoi riprovarci?
– gli chiese ancora.
Bert lo guardò
attentamente, lo studiò.
Poi scosse la testa.
- Ha ragione lui. Se
fossimo rimasti insieme nessuno dei due sarebbe riuscito ad uscirne. Almeno lui
ci sta riuscendo. – aggiunse, con voce appena udibile.
- Anche tu puoi riuscirci.
– disse Brian a quel punto, convinto al cento per cento delle sue
parole.
Bert però lo guardò un po’
scettico, ma poi annuì lentamente, come a voler chiudere il
discorso.
Brian accettò la sua
decisione e non disse null’altro, ma si voltò e fece per uscire dalla
camera.
- Brian! Dove vai? – lo
richiamò subito indietro il ragazzo, con una punta di panico nella
voce.
- Vado a prenderti
qualcosa per la febbre e qualcosa da mangiare. – rispose lui, semplicemente,
senza neanche voltarsi e uscendo subito dopo.
°°°
Brian era rimasto li con
lui mentre mangiava ma non accennava a voler parlare con lui, né aveva mai
alzato lo sguardo dal suo libro.
Bert invece aveva tenuto
lo sguardo fisso su di lui, aspettando che dicesse
qualcosa.
- Ce l’hai con me, vero? –
gli chiese ad un certo punto.
Il moro alzò lo sguardo su
di lui e lo guardò con occhi penetranti.
- Non so cosa fare con te
Bert. Forse non c’è niente che io possa fare. Mentirei se ti dicessi che non mi
hai deluso. – gli rispose, dopo qualche secondo di
silenzio.
Bert abbassò
immediatamente lo sguardo.
Si sentì male quando si
rese conto di aver deluso Brian, l’unica persona che ora gli fosse accanto, ma
il suo orgoglio non gli permise di chiedergli scusa, né di fare o dire
altro.
Alzò lo sguardo, ora più
duro e lo guardò – Allora perché sei ancora qui? Perché mi ospiti ancora da te?
Io non ho bisogno di nessuno Brian. Non ne ho mai avuto. – disse, con tono
serio.
Brian lo guardò. Si
aspettava una reazione del genere da lui.
- Lo faccio solo ed
esclusivamente per me. Sono un egoista, lo sai bene. Lo faccio perché ora come
ora non credo di riuscire a immaginare una vita senza di te. Non voglio vederti
in una fottuttissima bara a causa della tua merda. Non riesci davvero a capire
quando io ci tenga a te, vero? È cosi difficile capirlo? – chiese.
Il suo tono era quasi
arrabbiato, come se gli portasse rancore per il modo in cui gli aveva parlato.
Aveva ancora bisogno di salvaguardare il suo orgoglio, con
Brian?
Non aveva davvero capito
nulla?
Bert lo guardò, con le
sopracciglia corrugate.
Poi un mezzo sorriso
apparve sul suo viso.
- Brian Haner si è
innamorato di Robert McCracken? Il mondo deve essersi rovesciato mentre mi
accasciavo ubriaco negli angoli della strada. –
°°°
Sei Mesi
Dopo
Brian rise ad un'altra
battuta di Jimmy e prese un sorso dalla sua birra
analcolica.
- E così gli ho detto “eh
no baby, non puoi giocare in questo modo con me. Ma se vuoi, puoi usarmi come
tuo schiavo sessuale!” –
Rise ancora e con lui
anche Matt, seduto accanto a lui, che attirò la sua attenzione subito
dopo.
- Ehi Bri…dov’è Bert? –
gli chiese.
Matt, Jimmy, Johnny, Zacky
e altri ragazzi, come Jeph, Quinn e Dan, facevano parte della nuova comitiva che
lui e Bert avevano iniziato a frequentare.
Erano dei ragazzi okay e
la maggior parte di loro suonavano uno strumento in che rendeva più reale il
sogno che Brian covava da tempo.
- È ad una riunione degli
A.A oggi. Non è potuto venire ma vi manda i suoi saluti. – gli rispose,
sorridendo.
Matt annuì e sorrise –
Come sta andando? –
- Va bene. Sono quasi sei
mesi che non tocca alcool, né altro. Le cose stanno migliorando. – gli disse,
poi si ritrovò a guardare l’orologio.
- Oh, maledizione. Sta per
tornare a casa, forse è meglio che vada. – disse poi, accorgendosi dell’ora che
si era fatta. Si alzò di scatto, attirando su di le occhiate dei ragazzi che
erano ancora presi dal racconto erotico di Jimmy.
- Ragazzi io vado, a
presto! – disse, salutando tutti con un gesto della mano.
Quando tutti risposero
riprese la giacca e si avviò verso la porta e poi verso la sua macchina.
Voleva tornare a casa
prima che lo facesse Bert.
Quando entrò in casa si
rese conto che il suo coinquilino lo aveva battuto sul
tempo.
Infatti Bert era seduto
sul divano a fare zapping alla tv, ma quando lo sentì entrare si affacciò oltre
lo schienale e gli sorrise.
- Bentornato. Sei stato
dagli altri? – gli chiese subito, mentre Brian faceva il giro del divano e si
sedeva accanto a lui.
- Si, ti mandano i loro
saluti. – gli disse Brian, sorridendogli.
Bert gli lanciò
un’occhiata divertita – Zack ci ha provato ancora con te? – gli chiese poi,
sorridendo un po’.
Brian alzò gli occhi al
cielo – Bert…Zack non ci prova con me. – disse ed era forse la cinquantesima
volta che lo diceva da quando avevano iniziato ad uscire con
loro.
Bert si avvicinò a lui e
lo fece stendere con la schiena sul divano e la testa poggiata al bracciolo,
così da poter prendere posto su di lui.
- Oh si invece. Ogni volta
ti guarda come se fossi una fetta di torta al cioccolato. – gli disse, con tono
basso, mentre passava le labbra sulla sua mascella.
Brian non poté fare a meno
di ridacchiare.
- Una torta al cioccolato?
– chiese, scettico.
Bert annuì – Sono sicuro
che a Zack piacciono le torte al cioccolato. – rispose, mentre i suoi occhi
erano già sulle labbra di Brian, pensando a quando le avrebbe
assaggiate.
Brian stava per rispondere
ma le labbra di Bert catturarono le sue, prepotentemente e con passione,
spingendolo contro il divano.
- E anche a me piacciono
molto. – aggiunse quando si furono allontanati, con un po’ di
fiatone.
Il ragazzo rise e alzò una
mano per potergli accarezzare i capelli.
- Come è andata oggi? –
gli chiese poi, più seriamente, guardandolo negli occhi.
Bert cercò di abbozzare un
sorriso – Bene. Sentivo di averne bisogno. – disse, ancora comodamente steso sul
suo corpo.
Brian si era accorto della
grande fatica che stava facendo Bert, ma sapeva anche che aveva una grande forza
di volontà e che ce l’avrebbe fatta ad uscirne. Ormai ne erano tutti convinti,
lui compreso.
Non disse più nulla, ma si
limitò a guardare il suo ragazzo negli occhi.
Bert gli sorrise, forse un
po’ imbarazzato. Brian aveva imparato che a Bert non piaceva essere guardato
fisso negli occhi, anzi tendeva sempre a distogliere lo sguardo. Con lui lo
faceva un po’ di meno, fortunatamente.
- Ti va di passare un po’
di tempo insieme? – chiese poi Bert, leggermente
malizioso.
Brian sollevò le
sopracciglia – Una partita a carte? – gli chiese, con un mezzo
sorriso.
Il ragazzo rise e scosse
la testa – No, non è quello che avevo in mente. – gli rispose, ancora ridendo,
poi si alzò e lo prese per il polso tirandolo su dal
divano.
Lo guidò in camera da
letto, e Brian lo seguì docilmente, con un sorriso sulle labbra, pregustando
quello che sarebbe successo da li a poco.
Fare l’amore con Bert dava
assuefazione, nel modo più assoluto. E non c’era possibilità di disintossicarsi.
Non che Brian volesse disintossicarsi, ovviamente.
Arrivati sulla porta Bert
si voltò e si attaccò alle sue labbra, prendendolo di sorpresa e andò subito a
sfilargli la t-shirt nera che indossava.
Passò subito dopo le mani
sul suo petto leggermente abbronzato e coperto da qualche tatuaggio colorato.
Il suo tocco fece
accendere la passione di Brian che, con la sua forza nettamente maggiore, lo
prese di peso e lo adagiò sul letto cercando almeno di essere
delicato.
Lo spogliò velocemente,
mentre mangiava con gli occhi il suo corpo e si beava dello sguardo ardente di
Bert posato su di lui.
Ma Bert si lasciò usare da
bambolina per pochissimo tempo, infatti quando rimase solo con i boxer addosso,
afferrò l’avambraccio di Brian e se lo tirò addosso, rotolandosi poi in modo da
mettersi a cavalcioni sul suo bacino.
In seguito gli prese i
polsi e li portò in alto, sui cuscini, tanto che le sue mani andarono a cozzare
contro la spalliera di legno del letto.
Scese a baciarlo con
forza, non prima di spostare i capelli lunghi di lato con un gesto secco della
testa.
Gli morse le labbra con
forza e sorrise soddisfatto quando sentì Brian gemere nella sua bocca. Adorava
avere il controllo su di lui. Era una cosa piuttosto rara, e quando ne aveva la
possibilità, voleva godersene in ogni attimo.
Infatti, solo qualche
minuto dopo Brian, con un corpo di reni, tornò ad avere il controllo su di lui,
sovrastandolo con il suo corpo. Gli baciò il collo, alternando veloci lappate a
morsi che molto probabilmente avrebbero lasciato il segno.
Ogni loro incontro
ravvicinato non passava mai inosservato, lasciava sempre qualche segno dietro di
se.
Bert tirò indietro la
testa, con un leggero sorriso. – Possibile che debba sempre avere tu il
controllo? – disse, un po’ divertito.
Brian lo guardò,
aggrottando le sopracciglia – Io ho sempre il controllo? –
- Si, certo! Non sia mai
che lasci che sia io a fare qualcosa, devi sempre avere tu la situazione sotto
controllo. Sei davvero abituato male, amico mio. – gli disse, scuotendo la testa
ma appoggiandola un secondo dopo sul cuscino.
Il suo tono comunque non
era arrabbiato, era solo leggermente divertito e stava cogliendo l’occasione per
dirgli la verità, sottoforma di scherzo.
- Abituato male? – ripeté
Brian, non avendo capito a cosa si riferisse il compagno.
Bert annuì – Si, abituato
male. – confermò – Sei sempre stato abituato ad essere il leader, a tenere tutto
sotto controllo, ad essere sempre il primo e il più forte. E lo fai anche con
me, anche a letto. – rispose.
Brian lo guardò ancora,
dubbioso.
Davvero si comportava in
quel modo?
Sapeva di aver sempre
avuto un carattere molto forte, da leader. Non amava prendere ordini, per questo
già da ragazzo sapeva che sarebbe stato difficile per lui intraprendere
qualsiasi tipo di lavoro. Odiava stare sotto qualcuno, odiava sottostare a
comandi altrui.
Lui era libero di fare
quello che voleva, e amava avere il controllo, quello era
vero.
Era vero anche che a letto
tendeva ad essere lui quello che dava piacere al partner, lo soddisfava
enormemente, ma non aveva mai pensato che questo potesse essere un problema per
Bert.
Brian era rimasto in
silenzio per qualche attimo quindi Bert continuò. Non voleva che il compagno la
prendesse male, non voleva litigare né tantomeno
offenderlo.
- Io penso che ci sia un
momento per guidare e un momento per seguire. Ogni tanto vorrei essere io a
guidare. – ammise, abbassando un po’ la voce ma non esitando a guardarlo negli
occhi. Non era tipo che si imbarazzava facilmente Bert, anzi, aveva una faccia
di bronzo non indifferente.
Brian lo guardò ancora a
lungo negli occhi, mentre l’altro
lo guardava in attesa.
Poi, improvvisamente,
sorrise.
- Bert…a letto è l’unico
posto in cui posso essere io a guidarti. – disse,
sottovoce.
Il ragazzo aprì un po’ di
più gli occhi, confuso.
- Che vuoi dire? – chiese
subito, non avendo capito cosa il moro volesse dire con quella
frase.
Lui scosse la testa,
divertito – Non ti rendi conto che, fuori dalla camera da letto, tutta la mia
vita gira intorno a te? Con un tuo semplice gesto o con una piccola parola puoi
cambiare la mia giornata. Ogni pensiero, da quando mi sveglio a quando vado a
dormire, è in qualche modo collegato a te. Non c’è niente nella mia vita, che
non risenta della tua esistenza. – disse, ridacchiando un po’ in
conclusione.
Bert socchiuse la bocca,
sorpreso, ma non disse niente.
- Penso che in questa
relazione sei tu che comandi, amore mio. L’unico posto in cui posso ancora
essere me stesso e qui, tra le coperte, dove tu sei in tutto e per tutto
dipendente da me, dai miei gesti e dalle mie parole. Vuoi davvero togliermi
anche questo? –
Neanche le sue parole
erano arrabbiate, sembrava quasi che stesse parlando ironicamente, ma Bert
sapeva che in fondo era serio.
E allora successe una cosa
più unica che rara per lui: arrossì. Arrossì e distolse lo sguardo, non
riuscendo a guardare ancora Brian negli occhi. Perché, oddio, quella era una
dichiarazione d’amore in piena regola. Come mai ne aveva ricevute in via
sua.
Niente a che fare con
quelle poco lucide, stranamente poetiche, filosofiche e vagamente inquietanti di
Gerard.
Sentì Brian mettergli un
dito sotto il mento per sollevargli il viso e costringerlo a tornare a
guardarlo. Vide che sorrideva.
- Dai, sta tranquillo.
Scherzavo. Sono tutto tuo oggi. Ti giuro che non farò nulla. Sono nelle tue
mani. – gli disse. I ciuffi
anteriori di capelli neri erano sfuggiti alla consuetudine di Brian di mettergli
dietro le orecchi e ora gli penzolavano davanti al viso, nascondendoglielo un
po’ con la loro ombra.
Bert era ancora
evidentemente in imbarazzo, quindi si limitò a fare spallucce e mettere su una
specie di broncio protettivo.
- Beh…non ho mai detto che
non mi piace quando sei tu ad avere il controllo. -
Eccomi tornata il giorno
dopo il mio compleanno! Ebbene si, sono maggiorenne!
La festa di ieri è stata
un successo! Sono venuti tutti i miei amici, i miei parenti dalla Puglia e
abbiamo fatto abbastanza casino! xD Mi sono davvero divertita, ma ora come mi
hanno scritto in parecchi biglietti di auguri: LA PACCHIA è FINITA!
=( non sono più una
bambina ora, ora arrivano le responsabilità e non lo so se sono pronta
ancora!
Comunque questa è la prima
cosa che pubblico dal mio nuovo PORTATILE! *_*
Finalmente ho un pc tutto
mio! Sono felicissima!! ^o^
Ora devo solo imparare ad
usarlo! E devo familiarizzare con il word di Windows 7!
Riguardo la shot, okay, lo
so, è una coppia assurda! xD Però mi è rimasta nel cuore da quando ho scritto su
di loro nella Just 4 Fun! E mi sono sbizzarrita con una bella AU!
Mi sono invasata non poco
a scriverla anche se ci ho messo un bel po’ perché tra camposcuola in Spagna che
è durato sei giorni, scuola, e preparativi per il compleanno è stato un casino!
Ditemi cosa ne pensate,
okay? =D
Un
bacio!
Vale