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Autore: beat    22/03/2010    7 recensioni
“Te ne offrirei, Aquarius, ma credo che ai Santi di Athena non sia permesso di indugiare nei piaceri terreni.” e rise tra i denti, ingollando una buona dose di whisky.
Camus/Rhadamantis
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Salute!
Personaggi: Wyvern Rhadamantis, Aquarius Camus
Genere: Generale, Commedia
Avvertimenti: One-shot; What if..? post-Hades
Controindicazioni: Fiction ad alto tasso alcoolico
Altro: Autrice folle che si diverte con crack pairing assurdi.
Trattato di pace tra Athena e Hades: Qui e qui, e lo dice Hadessama stesso, quindi è vero! <3
Dedicaayay
. E' di nuovo colpa sua. Cioè, non proprio sua… sono io che mi faccio venire idee folli leggendo le sue fiction! In particolar modo questa è nata dopo aver letto la sua Kanon/Milo. XD
Ti voglio bene!


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Salute!

Si squadravano, attenti, occhiate dure e affilate.
Senza abbassare la guardia nemmeno per un attimo.
Rhadamantis fece un movimento con la testa, un infinitesimale cenno, che però venne colto immediatamente dal servitore che stava addossato alla parete, in perfetto silenzio. Solerte, l'uomo servì il thè al suo padrone e dopo un altro impercettibile cenno del capo fece altrettanto con l'ospite, seduto dall'altra parte del tavolo. Poi si ritirò, silenzioso come era arrivato, lasciando da soli i due uomini.
Rhadamantis afferrò la tazza, lasciando ondeggiare il liquido ambrato per qualche istante, prima di portarselo alle labbra e bere.
Solo quando riappoggiò la tazza sul tavolo il suo ospite si concesse di imitarlo.

“Non ho intenzione di avvelenare i miei ospiti” commentò secco Rhadamantis, notando la nemmeno tanto celata cautela dell'altro.

Camus dell'Aquario sorrise, un sorriso quasi invisibile sulle labbra sottili. Non disse nulla, ma nella sua espressione si poteva leggere senza problemi quello che stava pensando: fidarsi è bene ma non fidarsi è immensamente meglio.
Rimasero in silenzio, i due, un silenzio carico.
Massimi esponenti di due fazioni che da sempre si davano battaglia, non sapevano nemmeno loro che cosa dire, in quella situazione. Essere nella stessa stanza senza cercare di farsi fuori vicendevolmente.

La tregua stipulata tra Athena e Hades aveva lasciato tutti quanti senza parole. C'erano state proteste, e non poche, da entrambi gli schieramenti. Ma la dea dorata aveva sorriso, il mite sorriso di chi Sa, di chi è Giusto e sa Perdonare. I suoi Cavalieri non avevano potuto fare altro che inginocchiarsi, obbedire, e pregare che la dea sapesse davvero quello che stava facendo.
Non da meno, gli Specter di Hades avevano protestato, e assai più vigorosamente dei Saint. Ma la parola del sommo Hades non si doveva discutere, per cui tutte le proteste erano state repentinamente azzittite.

E ora erano lì, Rhadamantis Generale di Hades e Camus Cavaliere di Athena.
Le due divinità avevano scelto loro come rappresentanti tra le loro schiere.
Era stata una scelta quasi ovvia: entrambi erano più che ligi al loro dovere, estremamente fermi e decisi. E soprattutto erano tutti e due molto, molto calmi e posati. Non era certo il caso di far guidare le trattative a delle teste calde, come Aiacos o Milo.
No, in questo frangente doveva vigere la diplomazia, e l'incredibile contegno inglese di Rhadamantis poteva essere eguagliato solo dal temperamento impassibile di guerriero dei Ghiacci di Camus.

“Allora? Quali sono i termini della resa?” fu Rhadamantis alla fine a prendere la parola per primo.
“Si tratta di una tregua, non di una resa.” commentò leggero Camus.
Rhadamantis lo squadrò con fastidio, il monosopracciglio pericolosamente accigliato.
“Queste sottigliezze linguistiche non cambiano il fatto che è stata Athena a vincere. Ci avete sconfitto, quindi è di una resa che si parla.”
Camus annuì.
Era perfettamente d'accordo, anche se la Dea aveva particolarmente insistito perché si parlasse di tregua.
“La dea Athena concede a voi Specter la possibilità di abitare sulla terra, potete tornare alle vostre vecchie vite se volete. Naturalmente vi è proibito fare del male a chicchessia, e non saranno tollerati in nessuna maniera comportamenti bellicosi.”
Rhadamantis si alzò, spostandosi verso il mobiletto stipato vicino alla grande finestra. Il thè non era particolarmente indicato per il suo umore attuale. Si versò una generosa dose di whisky, che bevve in un solo fiato. Si riempì di nuovo il bicchiere, prima di tornare a sedere.
“Immagino che questo sia il minimo” rispose poi, concordando su quel primo punto. Non poter attaccare nessuno. Era logico dal punto di vista strategico, anche se profondamente contrario alla loro natura di Specter.
“E che cosa altro chiede la vostra Dea?”
Camus sorrise, di nuovo quel sorriso sottile.
“Null'altro.”
Rhadamantis cercò di controllare la sua espressione, ma non era sicuro di essere riuscito a nascondere la sorpresa. Con un'armata infernale alla sua mercé, e Hades disposto alla pace, quella sciocca ragazzina si accontentava solo che gli Specter se ne stessero buoni?
“Athena è la dea della Giustizia, voglio ricordarle.”
“Questo cosa c'entra?”
“Non è nella sua indole approfittarsi.” Camus sorseggiò il thè “La dea è pienamente soddisfatta dal solo fatto che Hades abbia resuscitato i suoi guerrieri. Non ha altro da chiedere.”
Rhadamantis rimuginò a lungo su quelle parole.
Alla fine si limitò a svuotare di nuovo il suo bicchiere. Non capiva come facesse una Dea ad essere così poco egoista. Nonostante l'enorme potere che le era stato concesso, quello che più le premeva era il benessere e la salvaguardia degli esseri umani.
“Molto bene. Riferirò al sommo Hades le vostre richieste. Immagino che non avrà nulla da obiettare.”

I due parlarono ancora, a lungo. Anche se sembrava che il più era stato fatto – decidere i termini della tregua – in realtà rimaneva un'infinità di cavilli burocratici da sistemare. Perché anche se Athena non voleva approfittare della sua posizione di vantaggio, anche lei doveva aver pensato la stessa cosa di Camus, quando gli era stato offerto da bere: fidarsi è bene, ma forse è meglio stipulare un patto con regole di ferro, assolutamente impossibili da aggirare.
E dopo le prime due ore di quel lavoro Rhadamantis quasi si pentì di essersi offerto volontario per quel compito. Doveva ingaggiare Rune, lui si che si divertiva con quelle cose noiose. Aquarius invece non sembrava particolarmente infastidito. Si destreggiava bene tra incartamenti e burocrazia. Beato lui, borbottò tra sé e sé la Viverna, cercando di nuovo conforto nel suo fidato bicchiere di whisky.
Il tempo intanto passava, lento ma scorreva. Solo verso l'imbrunire Camus ebbe pietà di Rhadamantis.

“Credo che per oggi sia sufficiente” decretò, raccogliendo le carte che avevano sparpagliato sul tavolo, riordinandole in un unico fascicolo.
Rhadamantis annuì ma non rispose, un po' perché non era nelle sue abitudini dar ragione ad un Saint, e un po' per non farsi vedere eccessivamente contento dalla fine di quello strazio.
Si alzò dalla sedia, felice di potersi sgranchire le gambe. Con il bicchiere in mano, si avvicinò di nuovo al mobiletto dei liquori.
“Te ne offrirei, Aquarius, ma credo che ai Santi di Athena non sia permesso di indugiare nei piaceri terreni.” e rise tra i denti, ingollando una buona dose di whisky.
Camus, dal canto suo, lo guardò parecchio sorpreso.
“Cosa?”
“Beh, siete al soldo di una divinità vergine e particolarmente incline alle virtù morali più disparate. Immagino che pretenda anche dai suoi guerrieri un comportamento irreprensibile.”
Camus sollevò le sopracciglia.
“È questa l'opinione che avete di noi Cavalieri?”
“Non è così, forse?”

Camus si mosse alla velocità della luce, portandosi di fronte a Rhadamantis. Il quale non si era certo aspettato una mossa del genere, per cui ci mise un millesimo di secondo di troppo nel reagire. E intanto Camus gli aveva elegantemente sfilato il bicchiere dalle mani.
Rhadamantis si bloccò, indeciso su come reagire.
Rimase quindi immobile, a fissare stupito Aquarius che vuotava tutto d'un fiato il bicchiere pieno fino all'orlo. E senza battere ciglio glielo restituì.
“Voi Specter avete un'opinione molto approssimativa su di noi. Forse è per questo che in migliaia di anni non siete mai riusciti a sconfiggerci.”
Rhadamantis reagì d'istinto, afferrando con rude fermezza la maglia di Camus.
Il quale vestì repentinamente la sua espressione più dura. L'aria attorno a loro si raffreddò istantaneamente.
I due rimasero immobili per qualche secondo.
Poi Rhadamantis sciolse lentamente la presa, indietreggiando cautamente di un passo. Fortunatamente non era così sciocco da andare avanti ad attaccar briga. Sarebbe stato molto sconveniente se il trattato di pace fosse stato violato proprio dalle persone che lo stavano stipulando.
Camus indietreggiò anch'egli, stirandosi le pieghe della maglia sul petto.
“Tornerò domani” sentenziò alla fine, voltandosi.
Si dileguò in fretta, anche se nella stanza rimasero ad aleggiare gelidi spifferi.



Si ripresentò il giorno dopo, come promesso, perfettamente puntuale.
Il thè era alla temperatura giusta.
Discussero ancora, per molte ore, sbuffi spazientiti bloccati sul nascere per non inficiare quel lungo lavoro estenuante.
Si trattenne tutto il pomeriggio, Aquarius, come il giorno precedente, come avrebbe poi fatti anche nelle giornate seguenti.
Solo che questa volta, poco prima del congedo, Rhadamantis cedette alle buone maniere e offrì anche al Cavaliere un bicchiere di liquore.
Camus, che stava raccogliendo gli incartamenti, lo guardo obliquo, di nuovo con quel sorriso invisibile sulle labbra.
“Il whisky non è di mio gradimento, Lord Rhadamantis.”
“Capisco. Effettivamente questa marca è molto forte.”
Se non fosse che non aveva ancora bevuto niente in tutta la giornata, Rhadamantis avrebbe attribuito all'alcool lo scherzo che l'udito gli aveva appena tirato.
Aveva appena sentito l'impassibile Cavaliere dell'Acquario… ridere?
Si voltò a guardarlo, lentamente, cercando di controllare i muscoli del collo che se fossero stati liberi si sarebbe mossi di scatto.
No, non si era sbagliato. Aquarius stava ridendo sommessamente.
“Cosa ho detto di tanto divertente?”
“Nulla.”
“Non mi sembra.”
“Semplicemente non ho trovato per nulla forte quella sua bevanda.”
Il monosopracciglio di piegò minacciosamente verso il basso.
Anche se non lo conosceva bene, Camus era sicuro che in quel momento la Viverna fosse offesa. Molto offesa.
Mantenne il suo gelido contegno, come sempre, anche se gli fu difficile questa volta non sorridere a quell'espressione di compassato sdegno.
E con assoluta nonchalance, Camus tirò fuori dalla borsa che si era portato appresso una bottiglia. La poggiò sul tavolo, il rumore del pesante vetro che si sparse per tutta la stanza.
Rhadamantis la fissò, diffidente. Non aveva etichetta, e il liquido che la riempiva era trasparente.
“Vodka” si premurò di informarlo Camus.
Rhadamantis spostò gli occhi dalla bottiglia su di lui. E poi di nuovo sulla bottiglia.
Vodka” ripeté lui. Usando lo stesso tono di voce di quando doveva dire “tacchino” il giorno del Ringraziamento.
“Ho pensato che sarebbe stato un interessante scambio di culture. E forse così comincerete a smetterla di sottovalutare noi Saint.”
Rhadamantis continuava a guardare diffidente quell'anonima bottiglia.
E fu sempre più diffidente quando Camus si alzò per porgergli un bicchiere pieno di quell'anonimo liquido trasparente.
Lord Rhadamantis fu estremamente combattuto: era un nobile inglese, Goodness Gracious, e i nobili inglesi non bevono liquori da quattro soldi come la vodka! Ma d'altra parte sarebbe stato estremamente scortese rifiutare quel gentile omaggio.
Fu quindi con somma, immane controvoglia, che afferrò il bicchiere che Aquarius gi stava porgendo.
Il vetro sotto i polpastrelli era gelido.
“Cheers…”
“Ура!”
Rhadamantis sentì la gola bruciargli. Nonostante la vodka fosse quasi sul punto di diventare ghiaccio, stava mandando a fuoco il suo povero esofago.
Inghiottì, e poi deglutì a vuoto, mentre un brivido gli partì dallo stomaco sconquassandolo tutto.
“Spero che non sia troppo forte per voi, Lord Rhadamantis.”
Camus si aspettò un'occhiata inceneritrice, o una qualche altra reazione simile, ma Rhadamantis riuscì a mantenere un superbo contegno.
“Se ci riuscite voi Saint, noi non siamo da meno.”
“O, sono felice di sentirlo. Dalle mie parti si dice che la vodka è la sola bevanda per veri uomini.”
Rhadamantis assottigliò lo sguardo rapace.
“Tsk, mera prova di resistenza fisica. Un buon liquore va assaporato. Sarà anche molto forte la tua vodka, ma non ha minimamente carattere.”
“Abbiamo punti di vista diversi.”
“Indubbiamente.”
“Su questo almeno siamo perfettamente d'accordo.”
Camus si riempì di nuovo il bicchiere.
“Ne vuole un altro, Lord Rhadamantis?”
“Per carità divina, assolutamente no!”





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Angolo dell'Autrice:

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Per prima cosa voglio chiedere scusa a Camus.
Temo che ogni tanto non sia perfettamente IC…
E inoltre, mi sono biecamente lasciata tentare da uno dei clichè del fandom: Camus e la vodka.
Sono una persona pessima, ne sono consapevole, ma mentre leggevo la Kanon/Milo mi è partito un filmino con Rhada e Camus, intenti a sorseggiare liquori con l'aria compassata di chi la sa lunga! *rotola*
Senza contare che mi è anche venuto in mente un episodio di Star Trek in cui Scotty e Chekov discutono su quale sia la vera bevanda per uomini, se lo Scotch o la Vodka… capitemi, ho dovuto scrivere questa fiction! éOè *cerca di farsi voler bene*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat


   
 
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