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Autore: Mikayla    27/03/2010    2 recensioni
Sophie, Howl, un cesto vuoto e una passeggiata per le colline.
Genere: Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Meglio un cesto vuoto oggi, che...




«Mi puoi dire dove diavolo stiamo andando?!» gridò per la millesima volta Sophie, tentando di tenere dietro il passo del Mago.
«Howl! Howl! Maledizione, Howl, rispondimi!» s’impuntò la ragazza, piantando i piedi in terra, non accennando alcuna intenzione di smuoversi da lì previa una spiegazione degna di quel nome.
Il Mago era entrato nella sua stanza d’improvviso, quella mattina, posando un cesto sul tavolino.
“Preparati” le aveva detto “E non rompere le uova nel paniere” aveva continuato prima di uscire e lasciarla lì impalata, a fissare la porta chiusa.
«Potresti cortesemente smettere di urlarmi nelle orecchie?» le sbotta contro Howl, voltando la testa a destra e a sinistra come in cerca di qualcosa in particolare «Non ero ancora sordo, prima che tu insistessi tanto» le rinfacciò, ostinandosi a non degnarla nemmeno di uno sguardo. «Quando saremo arrivati lo saprai, contenta?»
Sophie storse bocca e naso, per nulla contenta della non-risposta rifilatale.
Corricchiò in avanti per raggiungerlo e poter attaccare nuovamente. Prima che riuscisse ad aprire bocca, però, il mago si voltò e le mise una mano sulle labbra.
«Zitta e ascoltami, per una volta» le intimò severo, non del tutto convinto dell’efficacia delle proprie parole «Vedi di non correre, non voglio che il paniere ti cada.»
Quel cesto che Sophie teneva tra le mani era il secondo mistero della giornata: una volta vestitasi era scesa, aveva salutato Calcifer e aveva portato il paniere davanti agli occhi del Mago.
“Hai dimenticato questo in camera mia” gli aveva detto ostile.
Howl aveva alzato le sopracciglia in un gesto teatrale, fingendo spudoratamente sorpresa “Non ci hai già infilato il tuo lungo naso dentro?” le aveva chiesto scettico.
Al che Sophie fu indecisa se offendersi o vergognarsi per aver fatto proprio quello che il Mago le aveva detto. Aveva infine scelto una via di mezzo, oscurandosi in viso.
“Poteva essere pericoloso, dovevo per forza vedere cosa c’era dentro!”
Howl aveva risposto, poi aveva alzato le spalle noncurante “Allora sai già cosa contiene. Poco male: facci attenzione.”
Sophie si era imbronciata ancora di più, se possibile: non l’avrebbe mai ammesso, ma dentro quel maledetto paniere non c’era proprio nulla, e lei era andata a restituirlo al Mago solo per poter ficcanasare sul perché fosse importante.
«Che vuoi che succeda anche se cade?» si schernì Sophie stufa dello stupido gioco che il Mago si stava dilettanto a portare avanti.
Howl la guardò distrattamente, continuando a cercare con gli occhi «Sophie, l’importante è che tu non lo faccia cadere, d’accordo?» fece in un miserevole tentativo di blandirla.
Sapeva fin troppo bene che la testardaggine della ragazza superava di gran lunga ogni immaginazione, ma doveva tenerla a bada ancora per poco.
Sophie si strinse nelle spalle, tenendo saldo il manico del paniere mentre il Mago continuava concentrato la propria caccia al nulla.
«Vorrei proprio sapere cos’hai di speciale» domandò al cesto. Speranzosa aspettò di ricevere una risposta dall’oggetto in questione, ma quello rimase ostinatamente muto - forse per dispetto o perché, infondo, si trattava sempre di un oggetto di Howl.
La ragazza sbuffò decidendo di sedersi in terra, tanto non sembrava che si sarebbero mossi da lì per un bel pezzo.
«Vorrei proprio sapere cosa teme quel Mago da strapazzo! Non penserà di certo che possa far cadere un paniere vuoto con due manici così solidi e robusti! L’unico modo sarebbe che si consumassero d’improvviso, o che il fondo si aprisse in due...» borbottò quasi esasperata dalla situazione.
In quel momento sarebbe dovuta essere al castello, a mettere in ordine il disastro che Howl aveva lasciato dopo aver creato qualche nuovo, strano incantesimo. Invece stava seduta in terra, un paniere sulle gambe, a guardare il Mago con il naso all’aria.
«Per di qua, Sophie!» la richiamò Howl dai suoi pensieri, indicando proprio davanti a loro, l’esatto luogo dove si stavano dirigendo prima.
Sophie scrollò le spalle, per nulla stupita dalla cosa, e tornò ad inseguire Howl.
«Stiamo andando dalla signora Fairfox?» chiese d’improvviso, trovando alquanto familiare il paesaggio che la circondava.
Vero era che da quando viaggiava sul Castello Errante aveva potuto vedere quasi tutta Ingary, ma quel posto le ricordava davvero qualcosa di particolare.
«Il cielo ce ne scampi!» esclamò in risposta Howl «Non voglio vederla per altri dieci anni! Dopo l’ultima volta che mi ha domandato di spiegarle un incantesimo - e ho risposto per colpa tua - sono rimasto rauco per quasi un mese!» lamentò plateale, abbellendo il monologo con una gestualità drammatica.
Sophie sapeva bene che aveva solo finto di essere rauco per sottrarsi ai propri doveri, e aveva riacquistato la voce due ore e un infuso d’erba dopo. Ma Howl non sapeva fare a meno di essere teatrale, e doveva sopportarlo così.
«Non mi sento minimamente in colpa.»
«Dovresti, invece!»
Si lanciarono occhiate di fuoco, pronti a rimproverarsi tutto il rimproverabile fin da quando si erano conosciuti quel Calendimaggio.
«Oh, siamo arrivati» sventò l’imminente litigio proprio Howl, guardando d’improvviso alla propria destra.
Non c’era nulla, lì, quando Sophie ebbe spostato lo sguardo nella stessa direzione. Il sospetto d’essere vittima di un altro stupido scherzo fin da quella mattina si fece vivido e pungente in lei. Era pronta a scoppiare, recriminando l’essere stata presa in giro quando il cesto cadde a terra senza che Sophie se ne accorgesse: in mano teneva i manici di corda, improvvisamente logori e sciupati.
«Sophie!» esclamò Howl con tono teatralmente disperato, ma forse con una punta di sincero rammarico «Era l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare: non rompere le uova nel paniere!»
La ragazza incrociò le braccia al seno, guardando lievemente colpevole il paniere a terra. «Tanto era vuoto, Howl. E se ci tenevi così tanto potevi portarlo tu!» ribatte piccata.
Lo raccolse per dare al Mago prova di quello che dice, che di uova da rompere in quel maledetto cesto non ce n’erano, ma quando lo aprì vi trovò ben otto uova di poco più grandi di quelle di gallina e dai variopinti colori.
«Quante se ne sono rotte?» domandò mesto il Mago.
Lei le passò una a una, conteggiando i danni fatti «Sei su otto, sono rimaste solo quella viola a fiori neri e una con degli strani ghirigori rossi e verdi» lo informò colpevole.
Howl scrollò le spalle infastidito «Con te fare una sorpresa è pressoché impossibile» le rimbeccò «Rompi anche le ultime due e andiamo; e dire che ci avevo impiegato un sacco di tempo per creare quegli incantesimi» borbottò contrito.
Sophie lo guardò con l’aria di chi non aveva capito un bel nulla, e che reputava la sorpresa ancora sorpresa.
«Le rompi o no? Guarda che non ho tutto il tempo...» le mise fretta, prestando impazientemente col piede.
La ragazza s’irritò maggiormente e lanciò ambo le uova a terra, furibonda, immaginando che fossero proprio il Mago lì davanti a lei. Come le altre si infransero appena toccato il terreno, versando a terra il contenuto, ma non accadde nient’altro.
«E ora?» domandò irritata Sophie, decisamente seccata di non aver ricevuto risultati - escludendo il sorrisino sghembo che era comparso sul volto di Howl.
La ragazza attese invano che qualche magia accadesse, ma quando fu chiaro che il Mago l’aveva presa in giro puntò i gomiti sui fianchi guardandolo in cagnesco. «Dov’è la fantomatica magia di queste straordinarie uova che non dovevo assolutamente rompere?» rimbrottò furibonda, inacidita da tutto quel mistero andato a vuoto.
«Sophie, Sophie, Sophie!» fece con quel suo tono teatrale Howl, per nulla intimorito dalla ragazza e la sua ira «Se non dici le parole magiche l’incantesimo non può funzionare» le spiegò quasi con distrazione, roteando nel vuoto la mano.
Leggermente più calma, ma ugualmente irritata Sophie si rassegnò a stare al gioco «E, di grazia, quali sarebbero queste parole magiche?»
Vide il Mago rifletterci, cosa che la indispose - soprattutto perché Howl non era il tipo da lavorare su un incantesimo per poi scordarsi le parole per attivarlo!
Si muoveva di qualche passo sul suo posto, muovendo le dita in un gesto che ricordava a Sophie il modo in cui lei cuciva i cappelli quando ancora lavorava alla Cappelleria. Lo osservò sempre più stupita, dimenticando perfino d’essere arrabbiata con lui, fino a quando non si portò alle sue spalle, posando il mento sulla sua spalla destra e guardando fissamente avanti.
Sophie lo imitò, osservando diritto davanti a sé.
«Buon compleanno, Sophie» le mormorò all’orecchio, e prima che lei potesse ribattere il paesaggio davanti a lei cominciò ad ondeggiare e d’istinto lei tese le dita per poter scostare quel pezzo di collina, montagna e cielo.
Davanti agli occhi sgranati di Sophie si trovava la casa della signora Fairfox e il Castello errante; sul vialetto, tra i fiori stavano tutti sorridenti Fanny, Lattie, Martha, Michael, Calcifer, la signora Fairfox e il Mago Suliman.
«Buon compleanno!» dissero in un coro poco unisono, mentre Martha si lanciava per il viale per gettarle le braccia al collo.
«Le uova…?»
Howl si scostò per evitare di trovarsi nel raggio d’azione della ragazza e sorrise «Per tenerti occupata mentre loro preparavano tutto» spiegò sorridente, felice della bella riuscita come della lacrima che traditrice lasciò gli occhi di Sophie.





[Ci tengo a ringraziare Angioran la recensione a "I can't even convince myself"]
   
 
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