Abitudine
di slice
Incredibile come sia diventata un'abitudine in fretta.
Incredibile come quella possa essere diventata un'abitudine.
Il bosco profuma sempre, ha quel particolare odore di umido, di vento e poesia che si insinua nei polmoni e nella mente anche senza alcun permesso. La mattina presto quest'odore si accentua, forse è solo colpa dell'uomo che è assopito e rinchiuso in una sterile stanza per tutta la notte e quando esce ogni cosa gli sembra più intensa per i primi minuti, o forse la notte profuma il sottobosco con la sua umida carezza. Non importa, perché si ha comunque la fortuna sfacciata di poter godere di quel miracolo.
Il cervello di
Shikamaru non si ferma, anche di mattina così presto non
riesce a fare a meno di pensare. È quasi un unico ragionamento
il suo, dalla mattina quando si alza alla sera prima di dormire,
pensa talmente tanto che se anche cambia argomento lo fa in modo
graduale. A volte si chiede se sia normale, ma poi gli toccherebbe
analizzare il termine 'normale' e ci rinuncia perché sarà
un genio, ma è anche pigro. Da morire.
Così cammina
in silenzio fra il fogliame, gli alberi e la rugiada.
È difficile seminare Ino, un po' meno lo è seminare Chouji, ma a lui è più difficile mentire che ad Ino. Come al solito vanno pari solo se uniti.
Quando arriva nella
radura che cercava, nota con celato sollievo che lui è
già lì.
È l'ottava volta che succede.
L'ottava che si ritrovano insieme.
L'ottavo mese, nemmeno fosse
una gravidanza.
Pensare che non è stato poi così difficile raggiungere quei livelli mette i brividi. Anzi, è stato decisamente facile in realtà, troppo.
Si sdraia sull'erba,
le braccia dietro la testa in sostituzione del cuscino. Punta gli
occhi al cielo e lo scruta in tutto il suo mattiniero
splendore.
Ancora qualche sprazzo giallastro, che mischiato con
l'azzurro lascia una sfumatura verdastra, adorna l'orizzonte ad est.
L'altro è a
pochi metri da lui.
Seduto.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.
Sì, è
stato fin troppo semplice ritrovarsi lì.
Ha letto qualche
fascicolo in più, giù nelle sale di decriptazione
mentre Shiho arrossiva una volta di troppo, e nella biblioteca
privata di un Hokage che, sbronza, si faceva fregare le chiavi.
La
normale curiosità dell'inizio si è trasformata in
necessità di chiarimenti dopo. C'erano tomi interessanti in
quel buco polveroso e lui aveva molto tempo a disposizione; certo,
aveva saltato qualche sonnellino, ma il sapere non ha prezzo. C'erano
cose su Danzo, sull'intera questione Uchiha e sul Consiglio che non
tornavano, ma dopo essersi fatto quella scorpacciata vi erano dei
collegamenti decisamente ovvi per una mente come la sua.
Un
giorno, deciso a chiedere alla Godaime, viene invece preceduto dalle
parole della donna che in una sorta di materno “Mi hai beccato,
mettiti seduto che ne parliamo” gli rivela la scomoda verità.
È
allibito e capisce benissimo perché è un segreto,
Tsunade gli dice che si aspettava che lui si ponesse domande e anche
che arrivasse a delle risposte, ma non si aspettava che gli rubasse
le chiavi della biblioteca personale e lo sbatte a decriptare codici
per i due mesi successivi.
Poi, ripreso il
normale servizio, va in ricognizione perché ha scambiato il
turno con uno che non sa giocare a shoji e con cui gioca ogni volta
che vuole il suo turno.
Il verde del bosco non lascia scampo a
tracce di sangue e, senza sapere perché, segue quella pista e
non riferisce alcunché.
Ed è così che lo
trova, in quella stessa radura, mentre si sta bendando.
Si guardano a lungo,
in silenzio. Uno con la benda a metà e lo Sharingan attivo e
l'altro agitato e con la fronte aggrottata.
Shikamaru sbuffa, si
guarda intorno e poi si sdraia a qualche metro dal nukenin,
slacciandosi casualmente il medikit e lasciandolo incustodito
mentre lui pisola sereno su quel prato verde.
Probabilmente ha
dormito poco quella volta, ma quando si sveglia sente di essere
riposato e, gli dice il medikit aperto sul prato, anche più
leggero.
Si stropiccia gli occhi con due dita, tirandosi a sedere,
e lui è ancora lì. A pochi metri da lui. Lo
Sharingan che brucia ancora in quegli occhi dal taglio
elegante.
Seduto.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.
A volte si scrutano
nei minimi dettagli, altre fanno entrambi cose diverse senza prestare
troppa attenzione all'altro, a volte lui, con quei profondi
occhi neri, si avvicina.
Piano.
Silenzioso.
Una volta si
addormenta di colpo, il Nara.
È molto stanco, di ritorno da
una missione di qualche giorno, per non mancare all'appuntamento con
quel suo silenzioso nuovo amico, ha avuto tempo solo di fare
rapporto.
Ancora i graffi campeggiano sulla sua pelle senza essere
stati curati, o disinfettati.
Ancora il codino pende
pericolosamente da una parte, il labbro è spaccato e i vestiti
sporchi. Lui stesso è sporco.
E si addormenta quasi subito,
cullato dal silenzio e dal vociare del bosco.
Ricorda di
aver anche sognato.
C'era Ino; che gli
toglieva le foglie e i rametti di dosso, dal giubbetto da jounin,
dalla stoffa a rete sui polsi e sulle caviglie, e dai capelli.
C'era
anche Chouji; che gli disinfettava i tagli sulle braccia e sul viso,
il labbro spaccato frizzava di più dopo che ci aveva passato
la garza imbevuta di acqua ossigenata.
E poi si era svegliato
piano mentre il compagno di team gli sfilava il codino per agevolare
Ino nella missione di togliere i residui del bosco dai sui ciuffi
neri. Ma una volta aperti gli occhi c'era stato un unico movimento
rapido e fluido che aveva permesso all'Uchiha di tornarsene lontano
quei rassicuranti pochi metri.
Shikamaru, improvvisamente
lucido, si era tirato a sedere e una cascata d'ebano lo aveva privato
della vista.
C'era odore di disinfettante.
Il bosco non
infestava più la sua divisa e i suoi capelli.
Si era
passato le mani sul viso, sconvolto, e aveva borbottato qualcosa
mentre si alzava per tornare al villaggio.
L'altro, a pochi
metri da lui.
Seduto.
Composto.
Lo guardava.
Sempre.
Non è stata
semplice come si sarebbe potuto pensare, ci ha ponderato per mesi
prima di scorgere quella macchia di sangue; prima di seguire le sue
tracce e le tracce della verità.
Ed è stato
piacevole. Troppo piacevole.
Tanto piacevole da scordarsi la
verità in favore di quel silenzio, di quegli sguardi.
Si
può dire tutto di Shikamaru, ma non che sia stupido e lui
concorda perché capisce di avere un problema.
Tutto era contenuto
perché sapeva che l'altro non si sarebbe avvicinato. Non
troppo, quantomeno.
Tutto era stato contenuto fino a quel giorno.
Ed è stato
panico scoprire di esserne felici.
Ma il mese dopo tutto quel
panico non ha saputo vincere con la voglia di rivederlo.
E così
passano altri mesi.
La volta precedente,
il settimo mese, si è fatto curare una piccola ferita da arma
da taglio.
Da sveglio, 'sta volta.
Nessun sogno per poter far
finta di niente.
Raramente stacca gli occhi dai suoi e così
fa anche l'altro.
Poi la medicazione è ultimata e gli occhi
sono rimasti incatenati.
Solo loro nella
quiete della natura.
Vicini.
Così vicini da sentire
l'odore dell'altro.
Gli occhi del più
grande scivolano sulle labbra del più piccolo.
Una mano
smaltata si alza, con una lentezza esasperante.
E sempre con la
stessa lentezza sfiora il contorno delle labbra del Nara.
Non è
successo altro.
Ed è bastato perché la confusione
prendesse il sopravvento nella testa di entrambi.
Ora è
sdraiato all'ombra.
L'altro, vicino.
Sdraiato.
Accanto a
lui.
Composto.
Lo guarda.
Sempre.
Ed è bello
sentire quegli occhi scuri come la notte su di sé.
È
bello guardarlo da così vicino.
Ed è un
attimo avvicinarsi. É naturale socchiudere gli occhi.
È
strano e da brividi sentire mani adulte nei capelli sciolti, sulla
nuca, sul viso.
É esaltante sentire quelle labbra premere
sulle sue.
Esaltante come poche
cose nella sua vita.
Bello come poche cose potevano esserlo nel
mondo.
Amaro come il peccato.
Dolce come la verità.
Rilassante
come un'abitudine.
Owari
Questa shot era nella “Raccolta crack”, è stata ripescata e migliorata perché è la prima Itachi/Shikamaru che ho scritto e voglio che faccia parte di questa serie, ma anche che sia la prima shot. Il punto di partenza della serie stessa. Anche se poi temporalmente magari creerò qualcosa di antecedente.
Che posso
dire? Mi piacciono insieme, è logico, altrimenti non sarebbe
la mia coppia preferita, eh. Però credo di doverlo ribadire
perché lasciarlo tra le righe non mi basta.
Mi piace
Itachi, il signore, l'uomo che non rifugge le sue responsabilità
ma anzi fa tutto il possibile per adempiervi. Il cavaliere con la
macchia. Il ninja pacifista, il male buono, quello che serve per
sconfiggere i cattivi poi, no? Detto come se fossimo alle elementari,
ecco.
E poi adoro Shikamaru, “colui che tutto sa e tutto
vede” ho visto scritto da qualche parte trovandolo azzeccatissimo - non ricordo la fonte,
se qualcuno riconoscesse queste parole e non gradisse la loro
presenza qui, è legittimo, me lo dica. Shikamaru - è l'uomo che un giorno spero di
incontrare - è intelligente e pigro perché le due cose
sono correlate. Lo sono perché pensare, o in alternativa non
farlo, è stancante, e lo sono anche perché in disparte e
appisolato si notano un sacco di cose che altrimenti si
perderebbero. Lì dov'è ha un'ottima prospettiva delle
cose che accadono tutto intorno.
Sono entrambi pacati, riflessivi,
intelligenti, uomini d'onore, persone sane ed equilibrate con la
testa sulle spalle e la voglia di pace nel cuore. Dico sane ed
equilibrate, ma è ovvio che gli avvenimenti intorno a loro
attentino a questo aspetto: se il loro fosse un
manga dove non accade niente di incivile e orribile come un genocidio
- ad esempio - lo sarebbero molto di più, sani ed
equilibrati.
In un altro contesto sono sicura, al di là del
loro orientamento sessuale*, che unirebbero i loro sforzi per un
mondo migliore, di sicuro, per raggiungere la pace.
O forse
farnetico. Nessuno afferma che queste siano verità.
È
che quando ho in testa un concetto è molto caotico, poi quando
esce in parole lo diventa ancora di più e mi perdo. Io ho una
malattia curabile, ma molto diffusa che va debellata al più
presto e si chiama ignoranza.
* Cosa che ci voglio vedere io e che
non esiste assolutamente.
Se non vi piace quello che è scritto in queste poche righe gradirei molto che provaste ad astenervi da una qualsiasi critica distruttiva. Se proprio voleste criticare c'è quella costruttiva, ed è oltremodo ben accetta. Grazie.
Non mi sono dimenticata delle persone che hanno commentato e seguito la vecchia versione, anzi me le ricorderò sempre e ringrazio il sito che mi ha dato la possibilità di salvare sul mio hard disk le due splendide recensioni. Grazie, ancora.
Ringrazio tantissimo Rohchan che è la mia beloved beta e vorrei dedicare a lei questo inizio; l'inizio di tutto, perché senza questa shot non avrei mai iniziato a scrivere su di loro, è stata la prima, è la più importante ed è sua. Il pair che prevale non sarà uno di quelli che apprezza, ma ho sempre pensato che il regalo più bello che facciamo ad un altra persona possa essere la cosa più preziosa per noi, invece che per lei, e questo è decisamente il mio pairing preferito. Ci tengo molto a questa serie e a questa shot ed ero tentata di non dedicare niente a nessuno proprio per questo. Ma Rohchan, che la apprezzi o meno, se la merita! Poi fa schifo ed è stupida, però non ci sono errori perché lei è una super beta e se ci sono è colpa mia! Sappiatelo.
I luoghi e i personaggi non mi appartengono, e non c'è lucro.