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Autore: Lukk    02/04/2010    14 recensioni
Scritta per l'iniziativa Caccia alle Uova di Fanworld.it [Uovo n°8] "Hai capito qual è il problema, e sai già che non basterà a fermarmi. Lo sai tu come lo so io. Eppure, ogni volta, siamo qui a discutere."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dylan Dog, Ispettore Bloch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAMN IT!

Lo so, lo so. Sei qui, con la tua solita stupida richiesta impossibile da esaudire.
Mi farai impazzire.
“Allora, vecchio? La tua risposta?”
Ti fisso. Sento la pressione salire. Tu, con spudorata arroganza, posi i piedi sulla mia scrivania. Osservo le tue Clarks, i tuoi jeans sdruciti, la tua dannata camicia rossa.
Il tuo sorriso beffardo.
Il sorriso di chi sa già che avrà la vittoria.
“La mia risposta è NO.”
Un sorriso che si incrina appena.
“Scherzi?”
“Non scherzo dal ’43, anno in cui ha iniziato ad importarmi qualcosa della mia pensione.”
Torni a sorridere. Hai capito qual è il problema, e sai già che non basterà a fermarmi. Lo sai tu come lo so io. Eppure, ogni volta, siamo qui a discutere.
“Vecchio, non lo saprà mai nessuno.”
Sollevo un sopracciglio, incrociando le dita delle mani.
“Per esser certo di questo dovrei fidarmi di te, Old Boy.”
“Ma tu ti fidi di me.”
Non c’è risposta a questa tua affermazione. Mi fido? Certo che mi fido. Come potrei non fidarmi? Mi sono esposto talmente tante volte per te, senza mai perdere la faccia, che ormai mi fido ciecamente di te.
“Allora, lo farai?”
“NO! ESCI FUORI DI QUI!”
Alzi le mani in segno di resa, sorridendo sornione. Sai già che cambierò idea. Lo sai, e lo so io.
Esci, e sbatti “casualmente” la porta. Vuoi farmi sentire in colpa. Vuoi farmi cambiare idea più velocemente di quanto sai già che farò di mio. Vuoi esser certo che non appena entrerai in casa la mia telefonata ti raggiungerà, puntuale.
Mi alzo, camminando avanti ed indietro per il mio ufficio. Conto i pro. Conto i contro. Che sono più dei pro, come sempre. Riconto i pro. Ce ne aggiungo qualcuno un po’ clandestinamente. Sbuffo. Cammino. Risbuffo. Alzo la cornetta del telefono. La rimetto apposto. Riconto i contro. Sono tanti. Ne levo qualcuno, con un po’ di leggerezza. Qualcuno bussa alla porta.
“Avanti.”
“Avanti dove?”
Alzo gli occhi al cielo. E’ l’idiota.
“Avanti dietro di te.”
“Ma io…”
“VATTENE IDIOTA!”
Rumore di passi che si allontanano… uno scocciatore in meno.
Alzo la cornetta e compongo il tuo numero. Al secondo squillo attacco.
Mi ricordo mentalmente perché dovrei aiutarti.
Perché altrimenti mi scoccerai per tutti gli anni a venire.
Perché altrimenti troverai il modo di farmi sentire ridicolo.
Perché altrimenti mi ricorderai tutte le volte che tu hai aiutato me.
Perché…
Perché per te ho sacrificato mio figlio.
Perché per te gli ho detto addio.
Perché per te l’ho condannato.
Perché ora sei tu, mio figlio.
Perché ti ho visto crescere e sbagliare. Sbagliare e riprovare.
Perché ti voglio bene.
Perché mai e poi mai ti lascerei nella merda.
Damn it!
Ed eccomi qui… Alzo la cornetta, compongo il tuo numero, e aspetto.
“Pronto? Sa qual è la differenza tra una scrivania ed una collana di perle?”
“No e non mi interessa. Passami Dylan.”
“La differenza è…”
“HO DETTO CHE NON MI INTERESSA. PASSAMI DYLAN.”
“Pronto, vecchio?”
“La risposta è sì.”
“Stai scherzando?”
“Ti ho detto che non scherzo dal ’43, Old Boy.”
“Grazie, Bloch.”
“Prego, Dylan.”

  
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