«Non
ho mai capito per quale arcano motivo tu debba sempre crederti l'eroe
della situazione.»
«Ma lo vedi che non capisci mai niente? Io
sono
l'eroe della situazione, sono nato apposta per questo! Come faresti
adesso senza di me? Eh? Me lo spieghi?»
«Diamine, mi hai già
fatto venire il mal di test-»
«Ah, ti meriteresti di restartene
appeso lì. Così fai male a bere e a frequentare
Francia e a-»
«Devo
stringere qualcosa tra le mani... Un collo. Ho bisogno di un collo
americano.»
«E poi, se proprio ci tieni a saperlo, sei veramente
diventato vecchio! Ma di un vecchio che-»
«Giuro che se non la
smetti immediatamente, proverai del dolore fisico dalle parti della
Florida o qualcosa, lancio giù il Texas dalle
fine-»
«E quelle
sopracciglia! Ahahah, mio Dio, quelle sopracciglia! Credo che si
commentino da sole!»
Inghilterra tentò di divincolarsi dalla
stretta, le braccia atrofizzate dalle corde, la schiena che faceva
male all'incirca da sempre, per quanto ne sapeva in quel momento. A
testa in giù mentre America continuava a parlare di lui come
se non
fosse stato presente in quella stanza, come se non fosse stato tutta
la notte lì, ridicolamente legato al soffitto (in maniera
piuttosto
improvvisata) con un indecente grembiulino nero addosso.
Qualcosa
come “l'eroe è venuto a salvarti”
seguito da un veramente poco
credibile
“tattaratààà!”
aveva risvegliato il suo cervello
qualche minuto prima (nonostante il sangue distribuito in maniera a
dir poco pessima nel suo corpo) costringendolo a sollevare la testa
quanto poteva per accorgersi di essere (seminudo) nel bel mezzo della
Sala Conferenze deserta.
Ora, nonostante un'acuta voce
americana che blaterava riguardo alle sue invincibili (quanto
improbabili) doti da super-eroe, qualunque gentleman inglese avrebbe
facilmente potuto delineare in quattro e quattro otto il punto della
situazione. O meglio, qualunque gentleman inglese completamente
sobrio, elegantemente sistemato in posizione eretta e, soprattutto,
senza il sedere al vento. Perché se da una parte, bearsi del
fatto
che America fosse arrivato al momento giusto (e cioé quando
i suoi
muscoli avevano ormai cessato di rispondere ai richiami del suo
cervello) era tremendamente appagante perfino per lui, dall'altra non
c'era di certo, come sua più grande aspirazione, farsi
trovare in
quelle condizioni (indecentemente indecoroso mentre mostrava alla
Nazione d'oltreoceano cosa si nascondeva sotto gli eleganti smoking
britannici).
«Per favore, adesso smettila.»
Inghilterra
chiuse gli occhi, la vena sulla fronte che aveva cominciato a pulsare
dolorosamente, le mani che rigiravano mentre i polsi strofinavano
contro le corte e il pavimenti che sembrava ancora troppo lontano ed
irraggiungibile anche per lui. Il silenzio era diventato altrettanto
desiderabile, quasi come il bisogno disperato delle sue orecchie di
staccare la spina ancora per qualche altro minuto. Ah, la quiete
appagante, forse un po' vana in presenza di America, ma comunque
ricercata fino allo stremo delle fo-
«Ahahah! Ma mi spieghi
cosa ci fa uno come te lassù? Finirai per farti male! Non
hai più
l'età per certi giochetti, Inghilterra!»
E poi la voglia di
precipitare al suolo e avere – che ne so – un
trauma che ti
costringe nell'assoluta pace di un letto per qualche giorno o anche
di più. Lontano dal mondo, da Francia e dal resto
dell'Europa,
lontano da America e dal caos che riusciva a scatenare semplicemente
aprendo bocca.
Inghilterra fissò America, dentro quegli occhietti
apparentemente dolci, ma infinitamente ingenui (e stupidi) e su
quella faccia da ragazzino (idiota) che aveva durante i meeting e i
summit, quando si dimostrava un (enorme cretino) egocentrico che
pensava solo e soltanto ai propri interessi, fingendo invece di
curarsi infinitamente del bene delle altre Nazioni. Inghilterra non
lo sapeva nemmeno che ci parlava a fare, visto che alla fine si
ritrovavano sempre a litigare per qualunque – ma veramente
qualunque – cosa.
«Credi che sia qui per divertirmi?! Sei
davvero un idiota! È evidente che a legarmi qui sono stati
quelli
dell'Ass-»
Bloccandosi, però, Inghilterra si rese finalmente
conto che, per quanto la realtà fosse dura da accettare, non
potevano di certo essere stati quelli dell'Asse a legarlo
lassù.
Insomma, l'ultima cosa che ricordava era la brutta faccia di Francia
e poi le sue mani che si allungavano un po' troppo sul suo
grembiulino nero e scandaloso. E adesso che ci faceva caso, gli
faceva anche un po' male il sedere.
Quindi no, non erano stati
proprio quelli dell'Asse.
Ma ricordava ora, America era
fondamentalmente un enorme cretino.
«Quelli dell'Asse. Sono
sicuramente stati quelli dell'Asse.»
America sembrò
perplesso, Inghilterra si ripeteva (come un mantra continuo tra le
pareti del cranio) “fa' che se la beva, ti prego, fa' che se
la
beva”.
«In effetti Italia dice spesso che Germania è un
po'
pervertito.»
«E questo adesso che c'entra?»
«Spiegherebbe
il fatto che tu sei senza mutande.»
Se soltanto avesse avuto un
oggetto contundente in mano, Inghilterra avrebbe colpito America con
tutte le sue forze. America, America, quel dannato idiota di America
che diventava serio al momento sbagliato e che faceva osservazioni
del genere (il che implicava anche che avesse dato una sbirciatina
alle sue parti intime).
«Senti», Inghilterra prese un
profondo respiro e cominciò a parlare, «ti rendi
conto che sono
legati a testa in giù, che tra poco inizierà il
meeting, che sono
mezzo nudo-»
«Io direi completamente nudo.»
«Ma dì pure
quello che ti pare – e che sto per avere un crollo di nervi
che
potrebbe farmi esplodere la testa?»
«Se non sbaglio, ti sta
anche uscendo un po' di fumo dalle orecchie.»
Uno, due, tre,
quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci. Inghilterra raccolse
una bella manciata di autocontrollo e – dannazione, magari
poteva
usarlo come clava e picchiarci America – lo fissò
a lungo.
«Direi
che è arrivato il momento che l'eroe faccia la sua entrata
in
scena», America sembrò spaventarsi per un attimo,
giusto per quel
po' di amor proprio che gli ricordava quanto fossero deleteri (per
Inghilterra stesso e per chiunque si avvicinasse a lui) i postumi da
sbronza, «e che salvi la damigella in pericolo!»
Eppure,
nonostante lo sguardo glaciale di Inghilterra, nonostante le dita che
si serravano contro i palmi, le sopracciglia corrugate, le gote rosse
(non solo per la posizione scomoda, ma anche – e soprattutto
–
per la collera), America era veramente intenzionato a continuare a
trattarlo come una donnicciola in difficoltà. E lo
dimostrava il
fatto che stesse eseguendo ridicoli esercizi di riscaldamento per
prepararsi a slegare una povera Nazione appesa in modo a dir poco
ridicolo al lampadario.
«America, potresti quantomeno evitare
di urlare? Ho mal di testa e la tua voce acuta non fa altro che
aumen-»
«Cina, scelgo te!»
Inghilterra, poi, avrebbe tanto
desiderato passarsi una mano lungo le tempie, provare a rilassarsi e
magari sorseggiare del buon tea caldo.
«Cina! Cina? Cina, ma
dove diamine sei finito?»
Il tutto mentre America girava su se
stesso, strillando il nome di Cina (a meno che non si facesse sentire
dal mondo intero – letteralmente – lui non era
soddisfatto di sé
o delle sue azioni) a gran voce e controllando sotto le suole delle
scarpe e nella giacca nel caso che – birichino –
Cina fosse
nascosto lì.
«Dannazione, queste Nazioni anziane non si sforzano
mai di collaborare. Proprio come te, Inghilterra! Voi vecchi,
ah!»
E
poi, dopo il tea ovviamente, Inghilterra aveva anche il desiderio di
prendere una mazza da baseball (o comunque qualcosa che ci
somigliasse) e provocare del male fisico ad un essere tanto
insopportabile.
«Va bene, vorrà dire che l'eroe dovrà
cavarsela da solo anche questa volta!»
Capire come mai America
avesse inserito quell'anche
questa volta
nella propria frase non fu impresa facile. Visto che era per
eccellenza la Nazione che si infilava negli affari altrui con
prepotenza, mandando qualcuno in avanscoperta in modo da pararsi le
spalle in precauzione di qualsiasi evenienza.
«Senti, ma perché
non vai a chiamare qualcuno di competente? Magari qualcuno che si
faccia gli affari suoi... Non so, tipo Lituania. Non fa tutto quello
che gli dici ogni volta che-»
«Allora, vediamo, se slego qui che
succede?»
Inghilterra vide il suolo avvicinarsi molto
pericolosamente, poi sentì uno strattone alla gamba e infine
si rese
conto che America stava solo e soltanto combinando un bel danno,
liberandolo poco per volta e invitandolo ad assumere le pose
più
strane a causa della forza di gravità e, di conseguenza,
costringendo il suo indecente grembiulino a scoprire quel poco che
già non copriva in precedenza ogni volta che un'anca o una
gamba si
muovevano incontrollate.
«Inghilterra», questi sospirò,
già
pronto ad ascoltare un'altra manifestazione del suo ego smisurato,
«mi spieghi come mai sei così, insomma,
così nudo a quest'ora del
mattino?», ma era evidente che America volesse anche
dimostrargli le
sue doti di veggente e cartomante, «Cioé, so che
ti piacciono certi
giochini, non per niente sei amico di Francia, ma mi sto soltanto
preoccupando per te e per la tua salute. Non hai più
l'età per le
pratiche sadomaso.»
«America, dì solo un'altra parola, una
sola, e sappi che ti uccido.»
«Ahahahah e come? Non so se te ne
sei accorto, ma sei legato!»
«Prima o poi non lo sarò più. Tu
sta' sicuro che in quel momento io- C-che stai facendo lì
dietro,
razza di idiota?!»
«Ti slego!»
«Non toccare!»
«Non
credere che ci stia provando con te!»
«Mi stai toccando il seder
-ah! Smettila!»
«Non ho fatto niente!»
«L'hai fatto di
nuovo!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«Beh se
proprio vuoi saperlo adesso ti sto guardando il sedere. Sembra bello,
ma quando lo tocchi invece non lo è! Hai un sedere bugiardo,
Inghilterra! Proprio come te!»
«Io non sono bugiardo! E nemmeno
il mio sedere lo è!»
«Oh,
sì invece! Dovresti vederlo, mi sta mentendo persino in
questo
preciso istante!»
Inghilterra provò a muoversi, ottenendo
come unico risultato quello di farsi male più o meno
all'altezza di
un ginocchio (stupido alcol, stupido Francia, stupide corde e stupido
America) e di rotolare su se stesso, restando sospeso qualche
centimetro più in basso.
«America», dopo di che prese fiato,
uno stretto nodo terribilmente vicino alla sua giugulare e la
posizione da ginnasta che peggiorava la situazione, «per
favore»,
cercò di mormorare almeno questa parte della frase, che un
po'
suonava come un richiesta (ed effettivamente lo era), «datti
una
mossa.»
«Signor sì, signore!»
America ebbe un moto di
orgoglio (come al solito, insomma) e lasciò perdere per un
attimo (e
forse a malincuore) il sedere di Inghilterra, cominciando ad
armeggiare coi nodi (fatti bene e fatti male) per liberarlo il prima
possibile. Dal canto suo, lo sventurato Inghilterra, lo fissava come
se America fosse stato la sua ultima speranza (beh, in un certo senso
lo era), con la sua lingua tra i denti, gli occhiali storti e
Nantucket che con fierezza sfidava la forza di gravità.
Pensò
anche che avrebbe dovuto ringraziarlo in qualche modo, per averlo
salvato e per aver di conseguenza evitato che le altre Nazioni
potessero vedere tutto quanto il patrimonio Britannico (Dover e
l'intera Cornovaglia) e addirittura la-
Quando sentì il
pavimento raggiungere la sua faccia, una spalla e un fianco,
però,
Inghilterra fu costretto a ricredersi.
Sapeva bene che America
avesse il brutto difetto di essere rude (così come molti
altri
Paesi) nonché tremendamente stupido, ma non pensava che
potesse mai
dimenticare un aspetto importante come la distanza dal
suolo.
«America! Sei un idiota!», sbottò,
mentre si alzava a
sedere massaggiandosi lo zigomo, «Come ti è
saltato in mente di
lasciarmi cadere in questo modo?!»
America sembrò scendere dalle
nuvole, mentre abbassava il mento e lo guardava. Poi si
inginocchiò,
con un'aria schifosamente (almeno per il gusto di Inghilterra)
divertita.
«Un vero eroe, come me, non sarebbe
caduto!»
«Scommettiamo? Visto quanto pesi, avresti fatto un buco
e saresti arrivato da Cina.»
«Ho soltanto un paio di chili in
più...»
«Un paio? Io direi un centinaio.»
«Ehi, pensa per
te, hai qualcosa di fin troppo magro e piccolo, secondo
l'eroe!»
«Che
cosa?»
«Mh, niente. Adesso però rivestiti,
Inghilterra.»
Okay,
la fine è totalmente random, lo ammetto. X°°
Grazie a chi ha
recensito la fic
Just nineteen and dreams obscene. e Il
giorno in cui anche il pallone da football giocò la sua
parte., siete stati molto gentili!
Adesso vorrei
aggiornare quella serie di Usa/Uk a rating rosso, ma mi piacerebbe
provare a scriverne su richiesta, ossia potete aggiungere a una
recensione un prompt (che ne so, tipo “fiocco
rosa”) e vedrò
cosa fare. <3
Baci;