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Autore: ballerinaclassica    02/04/2010    6 recensioni
«Inghilterra», questi sospirò, già pronto ad ascoltare un'altra manifestazione del suo ego smisurato, «mi spieghi come mai sei così, insomma, così nudo a quest'ora del mattino?», ma era evidente che America volesse anche dimostrargli le sue doti di veggente e cartomante, «Cioé, so che ti piacciono certi giochini, non per niente sei amico di Francia, ma mi sto soltanto preoccupando per te e per la tua salute. Non hai più l'età per le pratiche sadomaso.»
[Accenni di FrUK e USUK]
Genere: Commedia, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non ho mai capito per quale arcano motivo tu debba sempre crederti l'eroe della situazione.»
«Ma lo vedi che non capisci mai niente? Io
sono l'eroe della situazione, sono nato apposta per questo! Come faresti adesso senza di me? Eh? Me lo spieghi?»
«Diamine, mi hai già fatto venire il mal di test-»
«Ah, ti meriteresti di restartene appeso lì. Così fai male a bere e a frequentare Francia e a-»
«Devo stringere qualcosa tra le mani... Un collo. Ho bisogno di un collo americano.»
«E poi, se proprio ci tieni a saperlo, sei veramente diventato vecchio! Ma di un vecchio che-»
«Giuro che se non la smetti immediatamente, proverai del dolore fisico dalle parti della Florida o qualcosa, lancio giù il Texas dalle fine-»
«E quelle sopracciglia! Ahahah, mio Dio, quelle sopracciglia! Credo che si commentino da sole!»

Inghilterra tentò di divincolarsi dalla stretta, le braccia atrofizzate dalle corde, la schiena che faceva male all'incirca da sempre, per quanto ne sapeva in quel momento. A testa in giù mentre America continuava a parlare di lui come se non fosse stato presente in quella stanza, come se non fosse stato tutta la notte lì, ridicolamente legato al soffitto (in maniera piuttosto improvvisata) con un indecente grembiulino nero addosso.
Qualcosa come “l'eroe è venuto a salvarti” seguito da un veramente poco credibile “tattaratààà!” aveva risvegliato il suo cervello qualche minuto prima (nonostante il sangue distribuito in maniera a dir poco pessima nel suo corpo) costringendolo a sollevare la testa quanto poteva per accorgersi di essere (seminudo) nel bel mezzo della Sala Conferenze deserta.

Ora, nonostante un'acuta voce americana che blaterava riguardo alle sue invincibili (quanto improbabili) doti da super-eroe, qualunque gentleman inglese avrebbe facilmente potuto delineare in quattro e quattro otto il punto della situazione. O meglio, qualunque gentleman inglese completamente sobrio, elegantemente sistemato in posizione eretta e, soprattutto, senza il sedere al vento. Perché se da una parte, bearsi del fatto che America fosse arrivato al momento giusto (e cioé quando i suoi muscoli avevano ormai cessato di rispondere ai richiami del suo cervello) era tremendamente appagante perfino per lui, dall'altra non c'era di certo, come sua più grande aspirazione, farsi trovare in quelle condizioni (indecentemente indecoroso mentre mostrava alla Nazione d'oltreoceano cosa si nascondeva sotto gli eleganti smoking britannici).

«Per favore, adesso smettila.»

Inghilterra chiuse gli occhi, la vena sulla fronte che aveva cominciato a pulsare dolorosamente, le mani che rigiravano mentre i polsi strofinavano contro le corte e il pavimenti che sembrava ancora troppo lontano ed irraggiungibile anche per lui. Il silenzio era diventato altrettanto desiderabile, quasi come il bisogno disperato delle sue orecchie di staccare la spina ancora per qualche altro minuto. Ah, la quiete appagante, forse un po' vana in presenza di America, ma comunque ricercata fino allo stremo delle fo-

«Ahahah! Ma mi spieghi cosa ci fa uno come te lassù? Finirai per farti male! Non hai più l'età per certi giochetti, Inghilterra!»

E poi la voglia di precipitare al suolo e avere – che ne so – un trauma che ti costringe nell'assoluta pace di un letto per qualche giorno o anche di più. Lontano dal mondo, da Francia e dal resto dell'Europa, lontano da America e dal caos che riusciva a scatenare semplicemente aprendo bocca.
Inghilterra fissò America, dentro quegli occhietti apparentemente dolci, ma infinitamente ingenui (e stupidi) e su quella faccia da ragazzino (idiota) che aveva durante i meeting e i summit, quando si dimostrava un (enorme cretino) egocentrico che pensava solo e soltanto ai propri interessi, fingendo invece di curarsi infinitamente del bene delle altre Nazioni. Inghilterra non lo sapeva nemmeno che ci parlava a fare, visto che alla fine si ritrovavano sempre a litigare per qualunque – ma veramente qualunque – cosa.

«Credi che sia qui per divertirmi?! Sei davvero un idiota! È evidente che a legarmi qui sono stati quelli dell'Ass-»

Bloccandosi, però, Inghilterra si rese finalmente conto che, per quanto la realtà fosse dura da accettare, non potevano di certo essere stati quelli dell'Asse a legarlo lassù. Insomma, l'ultima cosa che ricordava era la brutta faccia di Francia e poi le sue mani che si allungavano un po' troppo sul suo grembiulino nero e scandaloso. E adesso che ci faceva caso, gli faceva anche un po' male il sedere.
Quindi no, non erano stati proprio quelli dell'Asse.
Ma ricordava ora, America era fondamentalmente un enorme cretino.

«Quelli dell'Asse. Sono sicuramente stati quelli dell'Asse.»

America sembrò perplesso, Inghilterra si ripeteva (come un mantra continuo tra le pareti del cranio) “fa' che se la beva, ti prego, fa' che se la beva”.
«In effetti Italia dice spesso che Germania è un po' pervertito.»
«E questo adesso che c'entra?»
«Spiegherebbe il fatto che tu sei senza mutande.»
Se soltanto avesse avuto un oggetto contundente in mano, Inghilterra avrebbe colpito America con tutte le sue forze. America, America, quel dannato idiota di America che diventava serio al momento sbagliato e che faceva osservazioni del genere (il che implicava anche che avesse dato una sbirciatina alle sue parti intime).

«Senti», Inghilterra prese un profondo respiro e cominciò a parlare, «ti rendi conto che sono legati a testa in giù, che tra poco inizierà il meeting, che sono mezzo nudo-»
«Io direi completamente nudo.»
«Ma dì pure quello che ti pare – e che sto per avere un crollo di nervi che potrebbe farmi esplodere la testa?»
«Se non sbaglio, ti sta anche uscendo un po' di fumo dalle orecchie.»
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci. Inghilterra raccolse una bella manciata di autocontrollo e – dannazione, magari poteva usarlo come clava e picchiarci America – lo fissò a lungo.
«Direi che è arrivato il momento che l'eroe faccia la sua entrata in scena», America sembrò spaventarsi per un attimo, giusto per quel po' di amor proprio che gli ricordava quanto fossero deleteri (per Inghilterra stesso e per chiunque si avvicinasse a lui) i postumi da sbronza, «e che salvi la damigella in pericolo!»
Eppure, nonostante lo sguardo glaciale di Inghilterra, nonostante le dita che si serravano contro i palmi, le sopracciglia corrugate, le gote rosse (non solo per la posizione scomoda, ma anche – e soprattutto – per la collera), America era veramente intenzionato a continuare a trattarlo come una donnicciola in difficoltà. E lo dimostrava il fatto che stesse eseguendo ridicoli esercizi di riscaldamento per prepararsi a slegare una povera Nazione appesa in modo a dir poco ridicolo al lampadario.

«America, potresti quantomeno evitare di urlare? Ho mal di testa e la tua voce acuta non fa altro che aumen-»
«Cina, scelgo te!»
Inghilterra, poi, avrebbe tanto desiderato passarsi una mano lungo le tempie, provare a rilassarsi e magari sorseggiare del buon tea caldo.
«Cina! Cina? Cina, ma dove diamine sei finito?»
Il tutto mentre America girava su se stesso, strillando il nome di Cina (a meno che non si facesse sentire dal mondo intero – letteralmente – lui non era soddisfatto di sé o delle sue azioni) a gran voce e controllando sotto le suole delle scarpe e nella giacca nel caso che – birichino – Cina fosse nascosto lì.
«Dannazione, queste Nazioni anziane non si sforzano mai di collaborare. Proprio come te, Inghilterra! Voi vecchi, ah!»
E poi, dopo il tea ovviamente, Inghilterra aveva anche il desiderio di prendere una mazza da baseball (o comunque qualcosa che ci somigliasse) e provocare del male fisico ad un essere tanto insopportabile.

«Va bene, vorrà dire che l'eroe dovrà cavarsela da solo anche questa volta!»
Capire come mai America avesse inserito quell'
anche questa volta nella propria frase non fu impresa facile. Visto che era per eccellenza la Nazione che si infilava negli affari altrui con prepotenza, mandando qualcuno in avanscoperta in modo da pararsi le spalle in precauzione di qualsiasi evenienza.
«Senti, ma perché non vai a chiamare qualcuno di competente? Magari qualcuno che si faccia gli affari suoi... Non so, tipo Lituania. Non fa tutto quello che gli dici ogni volta che-»
«Allora, vediamo, se slego qui che succede?»
Inghilterra vide il suolo avvicinarsi molto pericolosamente, poi sentì uno strattone alla gamba e infine si rese conto che America stava solo e soltanto combinando un bel danno, liberandolo poco per volta e invitandolo ad assumere le pose più strane a causa della forza di gravità e, di conseguenza, costringendo il suo indecente grembiulino a scoprire quel poco che già non copriva in precedenza ogni volta che un'anca o una gamba si muovevano incontrollate.

«Inghilterra», questi sospirò, già pronto ad ascoltare un'altra manifestazione del suo ego smisurato, «mi spieghi come mai sei così, insomma, così nudo a quest'ora del mattino?», ma era evidente che America volesse anche dimostrargli le sue doti di veggente e cartomante, «Cioé, so che ti piacciono certi giochini, non per niente sei amico di Francia, ma mi sto soltanto preoccupando per te e per la tua salute. Non hai più l'età per le pratiche sadomaso.»

«America, dì solo un'altra parola, una sola, e sappi che ti uccido.»
«Ahahahah e come? Non so se te ne sei accorto, ma sei legato!»
«Prima o poi non lo sarò più. Tu sta' sicuro che in quel momento io- C-che stai facendo lì dietro, razza di idiota?!»
«Ti slego!»
«Non toccare!»
«Non credere che ci stia provando con te!»
«Mi stai toccando il seder -ah! Smettila!»
«Non ho fatto niente!»
«L'hai fatto di nuovo!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«Beh se proprio vuoi saperlo adesso ti sto guardando il sedere. Sembra bello, ma quando lo tocchi invece non lo è! Hai un sedere bugiardo, Inghilterra! Proprio come te!»
«Io non sono bugiardo! E nemmeno il mio sedere lo è!»
«Oh, sì invece! Dovresti vederlo, mi sta mentendo persino in questo preciso istante!»

Inghilterra provò a muoversi, ottenendo come unico risultato quello di farsi male più o meno all'altezza di un ginocchio (stupido alcol, stupido Francia, stupide corde e stupido America) e di rotolare su se stesso, restando sospeso qualche centimetro più in basso.
«America», dopo di che prese fiato, uno stretto nodo terribilmente vicino alla sua giugulare e la posizione da ginnasta che peggiorava la situazione, «per favore», cercò di mormorare almeno questa parte della frase, che un po' suonava come un richiesta (ed effettivamente lo era), «datti una mossa.»
«Signor sì, signore!»
America ebbe un moto di orgoglio (come al solito, insomma) e lasciò perdere per un attimo (e forse a malincuore) il sedere di Inghilterra, cominciando ad armeggiare coi nodi (fatti bene e fatti male) per liberarlo il prima possibile. Dal canto suo, lo sventurato Inghilterra, lo fissava come se America fosse stato la sua ultima speranza (beh, in un certo senso lo era), con la sua lingua tra i denti, gli occhiali storti e Nantucket che con fierezza sfidava la forza di gravità.
Pensò anche che avrebbe dovuto ringraziarlo in qualche modo, per averlo salvato e per aver di conseguenza evitato che le altre Nazioni potessero vedere tutto quanto il patrimonio Britannico (Dover e l'intera Cornovaglia) e addirittura la-

Quando sentì il pavimento raggiungere la sua faccia, una spalla e un fianco, però, Inghilterra fu costretto a ricredersi.
Sapeva bene che America avesse il brutto difetto di essere rude (così come molti altri Paesi) nonché tremendamente stupido, ma non pensava che potesse mai dimenticare un aspetto importante come la distanza dal suolo.
«America! Sei un idiota!», sbottò, mentre si alzava a sedere massaggiandosi lo zigomo, «Come ti è saltato in mente di lasciarmi cadere in questo modo?!»
America sembrò scendere dalle nuvole, mentre abbassava il mento e lo guardava. Poi si inginocchiò, con un'aria schifosamente (almeno per il gusto di Inghilterra) divertita.

«Un vero eroe, come me, non sarebbe caduto!»
«Scommettiamo? Visto quanto pesi, avresti fatto un buco e saresti arrivato da Cina.»
«Ho soltanto un paio di chili in più...»
«Un paio? Io direi un centinaio.»
«Ehi, pensa per te, hai qualcosa di fin troppo magro e piccolo, secondo l'eroe!»
«Che cosa?»
«Mh, niente. Adesso però rivestiti, Inghilterra.»










Okay, la fine è totalmente random, lo ammetto. X°°
Grazie a chi ha recensito la fic
Just nineteen and dreams obscene. e Il giorno in cui anche il pallone da football giocò la sua parte., siete stati molto gentili!
Adesso vorrei aggiornare quella serie di Usa/Uk a rating rosso, ma mi piacerebbe provare a scriverne su richiesta, ossia potete aggiungere a una recensione un prompt (che ne so, tipo “fiocco rosa”) e vedrò cosa fare. <3
Baci;


   
 
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