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Autore: bluemary    02/04/2010    4 recensioni
Era la prima volta che al tavolo della colazione si ritrovava con una compagnia diversa dalle rare apparizioni di William. Una compagnia totalmente non voluta, visto che non appena era entrato aveva cercato di azzannargli un piede.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la Caccia alle uova (iniziativa di Fanworld). Un grazie ad Armonia per il consulto!

Uovo n°10



Breakfast Time

Lavorando al servizio della Umbrella Corporation ci si abituava a molte stranezze, ma questa era la prima volta che al tavolo della colazione si ritrovava con una compagnia diversa dalle rare apparizioni di William. Una compagnia totalmente non voluta, visto che non appena era entrato aveva cercato di azzannargli un piede.
Impassibile come al solito, caricò la pistola da cui non si separava mai e mirò al cranio della strana creatura, ma questa si ritrasse sibilando sotto a una sedia, gli artigli inquietantemente lunghi stretti a un cosciotto di agnello crudo e sanguinante.
Fu allora che comprese di cosa si trattasse.
- William! – chiamò, con un tono di voce che non nascondeva in minima parte la sua irritazione, mentre studiava con blando disgusto la voracità con cui la bestia stava spolpando il cibo, senza per questo smettere di fissarlo.
Subito lo scienziato apparve in un misto di appunti, occhiaie e il suo onnipresente camice bianco tutto sgualcito, pieno di buchi sospetti e macchiato di quello che sperava ardentemente fosse solo cioccolato.
- Spiega. – gli disse, accennando con il volto imperturbabile alla creatura, adesso impegnata a sgranocchiare placidamente l’osso ben ripulito e di tanto in tanto a far saettare la lingua verso di lui, in un gesto che non sapeva se interpretare come una sfida o un tentativo di approccio.
- È il soggetto n°544, quello che stavamo monitorando assieme.
Wesker gli lanciò un’occhiataccia da sopra le lenti scure, occhiataccia che come al solito non venne recepita e instillò nella parte più istintiva della sua mente l’impulso di prendere la pistola e simulare un terribile incidente nella cucina, da cui lui solo sarebbe uscito vivo.
- Lo so cos’è. – disse in tono mortalmente calmo – Quello che voglio sapere è perché non è rinchiuso nella sua gabbia ma si trova qui.
Sotto il suo sguardo disgustato, l’amico si abbassò sull’orribile creatura e le accarezzò la testa priva di pelle, dove emergeva la superficie irregolare e gelatinosa del tessuto cerebrale.
- Volevo farti una sorpresa. Hai visto quanto è cresciuto il nostro piccolo esperimento? – replicò con un orgoglioso tono paterno che, lui ne era sicuro, non aveva mai usato con Sherry.
Sospirando, il capitano della S.T.A.R.S. si mise a preparare la sua solita porzione di uova e bacon, fingendo di non vedere William che aveva cominciato a fare i grattini sullo stomaco alla bestia e le parlava con versi e gorgheggi vari, come gli idioti normali fanno con i propri figli neonati o al massimo con il chiwawa di famiglia.
Tra quella pazzoide di Alexia Ashford, con annesso inquietante gemello, il suo defunto ma non compianto maestro Marcus e quello che qualche minuto prima riteneva il suo migliore amico, gli veniva da chiedersi se fosse lui l’unico impiegato normale della Umbrella.
Si passò una mano tra i capelli biondi, come al solito perfettamente pettinati all’indietro, ansioso di tornare nel proprio ufficio e proseguire il suo personale esperimento; il primo passo verso il suo predominio assoluto.
Fortuna che lui almeno era sano di mente.
   
 
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