IN
EINER MONDLOSEN NACHT
IN UNA
NOTTE SENZA LUNA
1
Un vento gelido sferzava le cime dei pochi alberi dei
dintorni e ne muoveva le chiome in una danza silenziosa che sembrava
voler
rivaleggiare con quella della piccola falena.
Alcune nubi portate dal vento avevano finito con il coprire
quasi per intero la luna, nascondendola alla vista dei pochi passanti.
Ma chi avrebbe mai avuto il tempo e la voglia di indugiare
sotto quella luce ad un’ora così tarda?
Forse qualcuno così forte da non temere la notte o
così
spaventato da non essere in grado di sfuggirle.
Ad un tratto, una macchina accostò al lato del marciapiede e
ne scese una figura minuta, un poco incerta sui tacchi alti.
Dopo una rapida occhiata da parte dell’autista, il veicolo
ripartì sgommando.
La nuova arrivata si avvicinò al lampione e ripose
distrattamente alcune banconote nella borsetta, dalla quale estrasse
anche un
piccolo specchietto.
Ad un primo sguardo si sarebbe detto che avesse tra i 20 e i
25 anni, ma i fini lineamenti del viso, incorniciato da lunghi capelli
castano
dorati, rivelavano un’età ancora acerba.
Sotto una frangetta impertinente ammiccavano due occhi
vivaci, contornati da uno spesso strato di trucco.
L’incavo del collo rilasciava un profumo forte, ingenuo e
malizioso allo stesso tempo, che ben poco si accordava con quegli occhi
da
cerbiatto.
La giovane si passò sulle labbra un rossetto vermiglio,
regalo di un cliente affezionato senza il quale non avrebbe mai potuto
permetterselo.
Si guardò attorno e per un attimo il suo aspetto
sembrò tradire
un fare smarrito.
Per tutto questo tempo, la piccola falena era rimasta
immobile, intenta a domandarsi se la nuova venuta costituisse una
minaccia
oppure no.
La fissava dall’alto, come incantata, e il suo battito
d’ali
sembrava invitarla ad avvicinarsi.
Come se avesse sentito il suo silenzioso richiamo, la
ragazza alzò il viso e, vedendola in controluce, sorrise.
Intanto in
lontananza, una campana batteva lenta le ore.
Tra gli applausi e le repliche dei brani aveva temuto che
quel concerto non finisse mai.
Se ne stava seduto da solo nel suo camerino, per una volta
tanto in grado di concedersi una tregua dopo le lunghe ore di lavoro.
A tenergli compagnia c’era solo la sua immagine che lo
fissava imperterrita da dietro lo specchio.
Era l’immagine di un ragazzo dal viso stanco, la cui
pallidezza sembrava accentuata dalla poche ore di sonno concesse.
Ancora qualche minuto e niente avrebbe più potuto separarlo
dal suo adorato cuscino. Ormai portarselo dietro durante le
tournée era
diventata un’abitudine e quel suo profumo di casa
l’aiutava a sentirsi meno
solo.
Mentre indugiava in queste dolci fantasie, qualcuno spalancò
la porta.
“Bill! Ma dico, ti sei addormentato un’altra volta
davanti
allo specchio? Muoviti su, gli altri sono già in macchina ad
aspettarci”.
Si alzò di malavoglia, cercando il lungo cappotto nero con
lo sguardo.
Alla fine lo trovò, semi-nascosto tra i morbidi cuscini del
divano di pelle, e raggiunse suo fratello nel corridoio.
“Sembra che un gruppo di fan stia piantonando
l’entrata.
Dovremo far uscire le due auto passando dall’ingresso
secondario, ragazzi”.
“Ci risiamo!” rispose Tom, incapace di nascondere
un sorriso
sfacciato. “Anche stasera sarò costretto a
spezzare qualche cuore innamorato”.
Il sorriso gli morì sulle labbra quando vide lo sguardo
malinconico del fratello.
“Ehi! Di un po’, che hai oggi? È da
stamattina che sei
strano e non dici una parola. Per caso sei caduto dal letto mentre ti
alzavi?”
disse, nel vano tentativo di farlo ridere.
“Niente, lascia perdere. Ho solo voglia che questa giornata
finisca il più presto possibile”.
Anche per lei la serata sembrava non
finire mai, ma chi è
abituato a fare il suo lavoro sa bene che a quell’ora il
turno è appena
cominciato.
Una parte di lei sperava che arrivasse presto un nuovo
cliente, almeno così avrebbe potuto stare al caldo e
togliersi per un po’
quelle dannatissime scarpe.
L’altra pregava in silenzio che quell’auto non si
fermasse
mai.
Due uomini le passarono accanto. Non ebbe nemmeno il tempo
di alzare lo sguardo su di loro che l’odore di alcol e di
sigarette la investì
in pieno, togliendole quasi il respiro.
Tale era la loro capacità di concentrazione che nessuno dei
due parve accorgersi di lei, tanto che fu costretta a farsi da parte
per non
essere travolta.
Rimasta sola, si strinse ancora più forte nella giacca di
pelle, ben consapevole che un capo così corto non sarebbe
mai stato sufficiente
a riscaldarla in quella lunga notte gelida.
Due BMW nere comparvero lungo la strada, rallentando in
vista del semaforo rosso a pochi passi da lei. Nessuno
abbassò i finestrini e
nessuno le urlò apprezzamenti osceni, eppure era certa che
gli occupanti
l’avessero vista.
Una parte di lei, probabilmente la stessa che pregava, aveva
come la sensazione che qualcuno la
stesse fissando da dietro quei finestrini.