1 + 1 = 10
She dreams in digital,
cause it's better then nothing.
Now that
control is gone,
it seems unreal,
she's dreaming in
digital.
Rei Ayanami, secondo Shinji, è più simile a un computer che a un essere
umano.
Ha un funzionamento a stati discreti, binario: uno o zero, tutto o
nulla, sì o no. Sembra vivere unicamente per ricevere gli ordini della
NERV - di suo padre - e un ordine è un ordine: o lo si esegue, o lo si
elude, non c'è una mezza misura. Uno o zero, acceso o spento. Sì o no, e Rei
Ayanami risponde sempre sì.
Seguendo questo ragionamento, Shinji si dice che,
teoricamente, prevedere il comportamento di Rei dovrebbe essere semplice,
semplicissimo. Banale, direbbe un ingegnere.
Rei Ayanami è sempre settata
su zero tranne quando si tratta di Gendou Ikari. Shinji ha visto il modo in
cui si è trasformata quando suo padre l'ha raggiunta prima che salisse
sull'EVA-00: sorrideva, lo sguardo acceso da una vivacità inaspettata,
sorprendente.
Avrebbe potuto intuirlo dagli occhiali incrinati di suo
padre nell'appartamento di lei, o dallo schiaffo - dalla rabbia, nei suoi occhi
rossi, quando lo aveva colpito. Invece non aveva capito niente, non fino a
quell'istante di terrificante epifania nell'abitacolo dell'EVA-01, quando
gli è esploso nella testa quel pensiero impensabile - Rei e mio padre,
Dio!, mio padre! (uno)
Rei Ayanami è un mistero che Shinji si sente molto lontano dal risolvere,
perché funziona come un computer, ma a differenza del computer non esegue un
numero finito di istruzioni; l'infinita complessità di un essere umano,
codificata in sistema binario: Shinji non riesce ad immaginare qualcosa di
altrettanto imprevedibile.
Come se non bastasse, a differenza di un computer,
Rei è capace di provare sentimenti; sentimenti che, comunque, non sfuggono alla
logica binaria: zero o uno, indifferenza o - Shinji si ferma prima di completare
il ragionamento, perché a quell'uno (riservato soltanto a Gendou
Ikari) preferisce non dover dare un nome.
Rey Ayanami non è l'unica persona a mettere in crisi Shinji: non è
mai riuscito a capire Gendou Ikari, per quanto ci abbia provato; alla
fine, nell'impossibilità di comprenderlo (di amarlo), ha
deciso di odiarlo.
Ha sempre pensato che suo padre fosse
incapace di provare sentimenti, che fosse sempre settato su zero; la
dottoressa Akagi, tuttavia, gli ha raccontato che il
comandante era talmente preoccupato per Rei da bruciarsi i palmi delle
mani per aprire il portellone. Shinji non può e non
vuole credere che l'unico uno disponibile non sia riservato a lui. Ha visto
le ustioni, però, quindi deve.
***
Due parole su questa... uhm... cosa.
Prima di tutto, l'ho scritta
e soprattutto pensata dopo la quinta-sesta puntata, quando ancora non si capiva
bene che tipo di rapporto ci fosse tra Rei e il padre di Shinji.
Poi, il
titolo. Brancolavo nel buio più completo, quindi ho scelto questo 1+1=10 che
tradotto in decimale altro non è che 1+1=2. Potete vederlo con un titolo random,
anche se per me un po' di significato ce l'ha. Ma non mi offendo se non ce ne
trovate! ùù
I versi in corsivo sono di Fiction (Dreams in Digital)
degli Orgy, e non hanno molto a che fare con la fanfiction finita, ma hanno
avuto il loro ruolo nell'ispirarmi, quindi li ho lasciati.
Ah, ho scritto
Gendou Ikari perché Gendo è scritto con la o lunga e ho visto spesso mettere
ou al posto della o lunga (tipo Chouji, in Naruto), ma non so se è
esatto. òò
(se vi interessa, sono quattro drabble di 100 parole
precise - almeno secondo il contatore di Word)