08/04/2010
12 recensioniWould you
kiss me?
«
Ciel… Mi daresti un bacio? »
Il conte Phantomhive quasi si strangolò con il the che stava sorseggiando, arrossendo. « U-un… un che cosa? »
Elizabeth aveva le guance imporporate dall’imbarazzo. Lo sapeva, che avrebbe dovuto essere l’uomo a domandare alla sua donna il primo bacio, ma non era stata capace di trattenere ulteriormente quella richiesta indecente. « U-un bacio » ripeté in un balbettio tremolante. « Uno piccolino, per farmi capire che… che anche tu sei innamorato di me, ecco. Che mi vuoi bene ».
Ciel aveva il volto gonfio di rossa vergogna, l’occhio scoperto sbarrato dallo stupore e la bocca socchiusa nel tentativo di parlare. « I-io… a te… un bacio? » fu tutto quel che l’orgoglioso erede della casata Phantomhive fu in grado di farfugliare.
Al suo fianco, Sebastian commentò, increspando le labbra in un ghigno intriso del più profondo, sadico divertimento: « Dovete riconoscere, signorino, che Lady Elizabeth ha ragione ad aver ceduto ai suoi desideri: dopotutto, quando mai le avete dimostrato il vostro affetto? »
Poter contemplare il suo padrone messo così in difficoltà semplicemente a causa d’un bacio era quanto di più esilarante avesse potuto ammirare in quegli ultimi anni.
« O, forse, ciò che vi impedisce di farla contenta è la vostra inesistente esperienza? Perché, in quel caso, potrei darvi qualche consiglio su come si bacia una ragazza: ad esempio, è considerato rozzo tenere gli occhi aperti, uno dei due deve inclinare il capo di lato e… »
Il ragazzino gli rifilò un’occhiata tagliente nella tacita imposizione di fare silenzio, poi guardò la fidanzata, che non osava sollevare lo sguardo dalle mani che teneva in grembo, soffocate l’una nell’altra. « Non ti preoccupare, Sebastian, non ho alcun bisogno del tuo aiuto » sentenziò infine con quanta più sicurezza riuscì ad ostentare, alzandosi dalla sedia – che il demone se ne andasse all’Inferno, accompagnato da quell’infame gioco di parole.
Il maggiordomo l’osservò, con un misto di beffardo diletto e curiosità – davvero, affinché non potesse godere del suo orgoglio ridotto in pezzi, avrebbe elargito una simile effusione che così poco gli si addiceva? –, mentre si accostava alla giovane, faceva un profondo respiro e la chiamava piano, quasi dolcemente ed al tempo stesso con solennità: « Lizzy ».
Gli occhi di Elizabeth, pregni d’incredulità, incrociarono il suo.
Ciel le cinse le spalle con le mani e si chinò su di lei.
Le loro bocche si sfiorarono delicatamente, impacciate, in una carezza soffice, separandosi dopo pochi istanti.
Ed il conte doveva ammetterlo, che le labbra di lei erano buone, morbide come una caramella – ed anche se lui non le sopportava, le caramelle, quella in particolare non gli dispiaceva poi tanto.
Il conte Phantomhive quasi si strangolò con il the che stava sorseggiando, arrossendo. « U-un… un che cosa? »
Elizabeth aveva le guance imporporate dall’imbarazzo. Lo sapeva, che avrebbe dovuto essere l’uomo a domandare alla sua donna il primo bacio, ma non era stata capace di trattenere ulteriormente quella richiesta indecente. « U-un bacio » ripeté in un balbettio tremolante. « Uno piccolino, per farmi capire che… che anche tu sei innamorato di me, ecco. Che mi vuoi bene ».
Ciel aveva il volto gonfio di rossa vergogna, l’occhio scoperto sbarrato dallo stupore e la bocca socchiusa nel tentativo di parlare. « I-io… a te… un bacio? » fu tutto quel che l’orgoglioso erede della casata Phantomhive fu in grado di farfugliare.
Al suo fianco, Sebastian commentò, increspando le labbra in un ghigno intriso del più profondo, sadico divertimento: « Dovete riconoscere, signorino, che Lady Elizabeth ha ragione ad aver ceduto ai suoi desideri: dopotutto, quando mai le avete dimostrato il vostro affetto? »
Poter contemplare il suo padrone messo così in difficoltà semplicemente a causa d’un bacio era quanto di più esilarante avesse potuto ammirare in quegli ultimi anni.
« O, forse, ciò che vi impedisce di farla contenta è la vostra inesistente esperienza? Perché, in quel caso, potrei darvi qualche consiglio su come si bacia una ragazza: ad esempio, è considerato rozzo tenere gli occhi aperti, uno dei due deve inclinare il capo di lato e… »
Il ragazzino gli rifilò un’occhiata tagliente nella tacita imposizione di fare silenzio, poi guardò la fidanzata, che non osava sollevare lo sguardo dalle mani che teneva in grembo, soffocate l’una nell’altra. « Non ti preoccupare, Sebastian, non ho alcun bisogno del tuo aiuto » sentenziò infine con quanta più sicurezza riuscì ad ostentare, alzandosi dalla sedia – che il demone se ne andasse all’Inferno, accompagnato da quell’infame gioco di parole.
Il maggiordomo l’osservò, con un misto di beffardo diletto e curiosità – davvero, affinché non potesse godere del suo orgoglio ridotto in pezzi, avrebbe elargito una simile effusione che così poco gli si addiceva? –, mentre si accostava alla giovane, faceva un profondo respiro e la chiamava piano, quasi dolcemente ed al tempo stesso con solennità: « Lizzy ».
Gli occhi di Elizabeth, pregni d’incredulità, incrociarono il suo.
Ciel le cinse le spalle con le mani e si chinò su di lei.
Le loro bocche si sfiorarono delicatamente, impacciate, in una carezza soffice, separandosi dopo pochi istanti.
Ed il conte doveva ammetterlo, che le labbra di lei erano buone, morbide come una caramella – ed anche se lui non le sopportava, le caramelle, quella in particolare non gli dispiaceva poi tanto.