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Autore: Layla    08/04/2010    3 recensioni
-Non puoi scappare da ciò che non ha corpo!-
“Si che posso, è quello ch sto facendo!”
Urlò chiudendo istericamente il trolley con un gesto secco che risuonò come una fucilata nella stanza vuota.
Mentre percorreva il suo appartamento, ed afferrava le chiavi della macchina,diretto verso un posto ignoto, sentiva di stare dando addio a moltecose.
Ma il futuro? Il tanto decantato, il fottuto futuro, come sarebbe stato?
Ingranò la retro, uscì di nuovo dal lussuoso parcheggio sotterraneo, con un cd dei Green Day di sottofondo.
La strada ora era davanti a lui che si accese una sigaretta, ora era certo di una cosa.Era certo di non avere risposte, di essere solo una foglia in balia del vento della vita.
Solo.-

[SEQUEL DI "FRANCESCA"!! ]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Black Down TH.

Grazie per avermi dato l’idea, collega.

Spero ti piaccia^^.

35)) Il mio ritorno a casa passa attraverso te-Fratelli

 

Francesca guardava fuori dal piccolo oblò del aereo, Tom dormiva accanto a  lei, Derek invece dormiva beato tra le sue braccia.

Alla fine, a distanza di un anno , Tom era riuscito a farsi piacere quel nome per suo figlio, un maschietto di dieci mesi  .

Nonostante l’apparente tranquillità era energia allo stato puro che aveva ereditato da Tom insieme a quegli occhi nocciola in cui aveva amato perdersi e  con dei capelli corvini che aveva ereditato da lei.

Bill era orgoglioso che somigliasse a lui ed era una cosa che ne lei ne Tom capivano fino in fondo, avrebbe dovuto chiederglielo ora che quei tornadi stavano dormendo.

O forse poteva aspettare ancora un attimo e guardare quelle nuvole chiare che scorrevano sotto di lei.

Stava tornando in Sicilia dopo sette anni, anni in cui non aveva più avuto contatti con nessuno, ne con i suoi nonni ne con suo padre.

Pensava che non ci sarebbe tornata mai, invece era lì con la mano stretta in quella del suo uomo addormentato a pensare che la vita era strana.

Strana nel modo in cui ripresentava i suoi conti dopo anni, nella forma di una telefonata ricevuta un mese prima da parte di suo padre Antonio.

Era stato un piccolo trauma per lei  risentire quella voce, ora bassa e roca, le aveva fatto tornare alla mente tanti ricordi, alcuni per nulla piacevoli.

[Erano circa le otto di sera, in casa c’erano solo lei e Tom, Bill se l’era filata prima di cena per uscire con la sua ragazza.

Era un uomo fortunato , in un certo senso, suo cognato, pensò in modo incoerente la mora guardando suo figlio che sguazzava nella vasca, lavandola da capo a piedi.

Dove la trovava tutta quell’energia un bambino così piccolo?

-Somiglia a Tom, questo di base!-

Da lontano sentì lo squillo del telefono invadere l’appartamento e lei non poteva certo rispondere conciata com’era e abbandonare il bambino a sé stesso.

Toooom rispondi!” urlò come una scaricatrice di porto e riprese a fare il bagno al cucciolo di casa.

Cinque minuti dopo il ragazzo era sullo stipite della porta con una strana espressione.

“Che c’è?”

“C’è un uomo che ti cerca al telefono, sto io con il bambino.”

Lei annuì stranita, chi diavolo era?

Rispose con il cuore in gola, non era preparata a risentire quella voce.

“Ciao Fay, sono io, papà.”

Strinse più forte la cornetta.

Ciao… come stai?”

Com’era difficile iniziare una conversazione con lui dopo tanti anni.

“Sono uscita dal carcere, piccola.

Lo so che non ho alcun diritto di chiederlo ne a te ne ai tuoi fratelli, ma mi piacerebbe vedervi e se ti fa piacere porta anche il tuo ragazzo , i tuoi amici …” lo sentì trattenere il fiato”e mio nipote.”

“Mi dispiace di non avertelo potuto dire.”

“Non ti preoccupare ci ha pensato tua madre”

Non voleva sapere come glielo avesse annunciato, dati gli strepiti che aveva riservato all’accoglienza della notizia.

Chiacchierarono stentatamente per qualche altro minuto, non era facile per lei mettere da parte tutto.

“Fammi sapere, qualsiasi cosa tu decida di fare.”

Le dettò un numero telefonico, si salutarono, a lei rimase un magone assurdo.

Camminò come una sonnambula verso il bagno e riuscì a calmarsi solo dopo aver visto suo figlio e il suo ragazzo schizzarsi.

Quella era la  sua felicità, però le sarebbe piaciuto riallacciare i rapporti con suo padre e chiudere finalmente con quella parte di passato.]

La mora constatò che c’era riuscita, trascinandosi dietro un po’ di gente.

Bill e Leila in primis, Luca e Lene, Georg, Gustav e Shirin, non c’era stato modo di lasciare a casa nessuno.

La ragazza sospirò, era arrivato il momento di parlare a Bill.

“Bill, ehi Bill?” Chiamò piano.

Vide il ragazzo girarsi lentamente, ora sfoggiava una cresta nuova di zecca.

“Ehi ciao! Qui dormono tutti!

Gli unici giovani siamo noi!”

La ragazza ridacchiò divertita.

“Ehi, Derek ci ha fatto impazzire questa notte! Mi chiedo come tu abbia fatto a dormire.”

“Tappi per le orecchie, cara.”

“Che bastardo! Ringrazia che tuo fratello non abbia sentito o te li faceva mangiare quei tappi!”

Bill rise.

“Posso chiederti una cosa?”

“Certo, chiedi pure.”

“Perché sei così felice che Derek ti assomigli?”

“Non lo so di preciso … credo che mi faccia piacere notare come i miei affetti siano tutti legati da qualcosa, anche solo una somiglianza fisica.

Poi.. sarà molto fortunato a somigliare a un figo come me!”

Lei ridacchiò per nasconderne la commozione, pensando che era fortunata a tornare da suo padre e a condividere la sua vita con loro.

“Non parli, Fra?

Ti ho commossa?”

“Si che l’hai commossa Bill, ora non metterla anche in imbarazzo!”

La voce mezza assonnata di Leila li sorprese.

“Tu non stavi dormendo?”

“Ma ora sono sveglia! E ti dico che Fra è in imbarazzo.”

La mora arrossì.

“Ok, ragazzi basta, vedo se riesco a farmi un po’ di sonno.”

Avrebbe voluto accoccolarsi contro Tom, ma il cucciolo che dormiva tra le sua braccia glielo impedì, in ogni caso riuscì lo stesso ad addormentarsi.

Fu svegliata dopo un po’ dal lieve scuotere di Tom, che la guardava divertito.

“Forza bambini siamo arrivati!”

“Bambini?” biascicò , non afferrando la battuta appena sveglia.

“Ti sei addormentata come Derek!”

“Ha parlato quello che è caduto in coma non appena è salito sull’aereo.”

Si alzò e percorse il corridoio dell’aereo, solo quando furono scesi si fermò ad aspettare il ragazzo perché montasse la carrozzina.

“Sei nervosa Fay?

Pensavo fosse passata la fase permalosa.” Le chiese mentre armeggiava  con l’oggetto.

“Si, che sono nervosa!Sono sette anni che non torno in Sicilia e che non vedo mio padre!”

 “Non ti preoccupare, andrà tutto bene.”

“Lo spero proprio!” esclamò cupa lei.

“Fatto!”

Una volta messo Derek nel passeggino proseguirono verso il ritiro bagagli, nonostante fosse solo primavera il sole era rovente e gocce di sudore le scivolavano lungo la schiena.

“Che caldo!” Si lamentò Bill.

“Te l’avevo detto che avrebbe fatto caldo e abbiamo anche beccato una bella giornata.”

“Adesso capisco perché trovavi fredda la Germania all’inizio.”

Ritirarono i bagagli, l’agitazione di Fay saliva di minuto in minuto ed esplose quando arrivarono vicino all’uscita, strinse più forte la mano di Tom per non scappare via.

Suo padre li aspettava li, curvo con i capelli mossi e scuri come i suoi raccolti in una coda in cui si iniziava a vedere qualche filo bianco.

Il tempo era passato anche per lui e non era stato clemente, ma quell’aria vissuta lo rendeva più affascinante.

Sorrise quando li vide e lei ricambiò un po’ forzata, l’ultima volta che aveva per così  rivisto lui e quel sorriso era stato durante l’incubo che aveva fatto a Venezia quando era caduta in un canale.

Anche Bill sobbalzò vedendolo e,  se non fosse stata certa che fosse impossibile, avrebbe pensato che anche per il ragazzo fosse stato lo stesso.

“Ehi, ti somiglia.”

Fu  grata alla voce di Tom per aver interrotto quel momento e gli sorrise.

“Cia papà!” disse incerta quando fu più vicina.

“Ciao Tesoro, ti trovo bene!”

Lanciò un’occhiata a tutte le persone che erano li con lei alla ricerca di Luca, che si fece vedere timido.

“Ciao papà.”

“Ciao piccolo,anche se non lo sei più tanto.

Sei alto ora, decisamente più alto di me.

Come stai?”

Bene… bhe come al solito…sai come è mamma…

Lo sguardo che l’uomo lanciò a suo fratello diceva che se la ricordava chiaramente Anna e che forse dimenticarla era impossibile.

“E Andrea?”

I due Girardi scossero la testa, il fratello non aveva voluto sentire ragioni, per lui era troppo presto per affrontare quei demoni del passato.

“Lo sapevo … Chi è il tuo ragazzo Francesca?”

Lei indicò Tom.

“Papà lui è Tom, il mio ragazzo e questo è Derek tuo nipote.”

L’uomo porse la mano a Tom,che la strinse sorridente, mugugnò un:”Trattala Bene “ e si dedicò al nipote.

Scrutò nel passeggino, soffiò qualcosa al bambino e  fece penzolare un dito al quale Derek si attaccò gorgogliando felice.

“è proprio bello,  ti somiglia Francesca.”

Lo sguardo di suo padre passò a tutti gli altri, curioso.

“Lui è Bill, il gemello di Tom.”

Si salutarono, suo padre guardava leggermente perplesso la cresta, ma non disse nulla.

“Lei è Leila la ragazza di Bill.”

La rossa alzò una mano in un cenno timido di saluto.

“Loro sono Georg e Gustav e lei è Shirin la ragazza di Gustav.”

La mora tacque, ci avrebbe pensato Luca a presentare  Lene.

“Lei invece è Lene, la mia ragazza.

È la sorellastra di Georg.”

L’uomo lo guardò frastornato.

“Piacere di conoscerti!” l’abbracciò goffo.

“Mio figlio ha buon gusto,sembri davvero carina.

Ora dovremmo andare, anche se temo non ci staremmo tutti nella mia macchina.”

A Francesca sembrava così strano che suo padre sapesse il tedesco, ma non disse nulla.

“Non si preoccupi signor Girardi, ho noleggiato una macchina.”rispose Gustav

“Anch’io” sorrise Georg.

Per fortuna il loro pragmatismo aveva salvato la situazione

L’uomo annuì e li scortò fuori dall’aeroporto, nel sole cocente della mattina.

Si divisero equamente sulle macchine, lei ,Luca, Tom e il bambino finirono in macchina con suo padre.

Quel viaggio si svolse in silenzio, Francesca guardava fuori dal finestrino, cercando di capire che effetto le facesse passare di nuovo in quei luoghi.

Avrebbe dovuto sentirsi a casa, invece si sentiva leggermente estranea, come se quei luoghi non fossero più i suoi, come se non ci avesse vissuto affatto.

Guardò Luca e scorse quell’espressione vagamente perplessa sul suo volto, l’unica cosa che le fosse familiare era la lingua, le faceva sempre piacere risentire quei suoni molto più dolci e melodici rispetto all’asprezza del tedesco.

“Siamo arrivati!”

L’uomo parcheggiò la macchina, davanti a una grande casa fuori città.

“Bella casa papà … è grande!”

“Me l’ha data tuo nonno, ci ho aperto un agriturismo.”

“Spero che vada bene.”

“Anch’io , voglio rifarmi una vita!”

Li aiutò a scaricare i bagagli e a portarli in camera loro.

Gli aveva assegnato una camera dalle pareti bianche vista mare, con un grande letto matrimoniale.

“Che fine ha fatto casa nostra?”

“Tua madre l’ha venduta.”

“Capisco.”

L’uomo li lasciò soli, lei tuttavia lo seguì. Voleva chiedergli una cosa.

“Papà perché hai imparato il tedesco?”

“Perché voi eravate in Germania e un giorno mi sarebbe piaciuto venirvi a trovare.”

La ragazza rimase di stucco, poi tornò in camera, aveva bisogno di guardare tutto quello che aveva per non pensare a quello che le era stato tolto.

“Come va?”

Tom la guardava preoccupato.

“Bene, tranquillo, solo fa ancora un po’ male.”

“Vieni qui!”

La abbraccio e la baciò.

Adesso fa ancora male?”

“Non lo so, riprova, così ti dico …”

In realtà le era bastato il primo bacio, ma riceverne un altro non le dispiacque.

Sentirsi amata ed importante per qualcuno non era mai un dispiacere.

 

Luca guardava il cortile.

Quella casa così grande gli sembrava estranea, avrebbe voluto rivedere la villetta dove aveva trascorso l’infanzia , non quel luogo che non gli suscitava alcun ricordo.

“Luca tutto bene?”

Lene  era arrivata dietro di lui  silenziosa, appoggiando una mano sulla sua spalla.

“Non mi aspettavo questo in realtà …”

“Volevi la tua vecchia casa?”

“Si …”

“Forse tuo padre se l’è comprata per iniziare una nuova vita.

Deve essere dura per lui rifarsene una in un posto pieno dei suoi vecchi errori.”

Il ragazzo sospirò.

“Hai ragione …. Vieni qui …”

L’abbracciò.

“No pensavo potessi provare sentimenti così contrastanti venendo qui.”

“Scavare nel proprio passato non è mai semplice.. ora vogliamo entrare o rimanere in eterno in cortile?”

“Si, dai andiamo.”

La ragazza lo trascinò dentro, era una casa semplice nonostante le grandi dimensioni, dopo aver lasciato i bagagli nella sua stanza e in quella di Lene, Luca scese in cucina.

Suo padre era seduto al tavolo a fumare.

“Posso farti compagnia?”

L’uomo annuì, Luca spostò una sedia e si sedette.

“Come ti va?”

“Cerco di rimettere in sesto la mia vita.

Sono uscito dal carcere per buona condotta, tuo nonno pur di levarmi dai piedi mi ha aiutato  comprando questa villa e aiutandomi nel far partire l’agriturismo, ora vedremo.”

“Spero ti vada bene, te lo meriti …

Per tutto il resto?”

L’uomo sospirò.

“è dura reinserirsi, la gente lo sa che sei stato in carcere e ti evita, ma stringo i denti.

Passerà, tu?

Cosa mi racconti?”

Il ragazzo scosse la testa.

Bhe a casa le cose vanno come vanno .

Mamma non è contenta che Frankie abbia avuto un figlio o forse rosica perché è riuscita ad averlo con uno ricco, non so, forse nella sua logica perversa vorrebbe che lo incastrasse meglio.

Frankie se ne frega, ha trovato una sua stabilità tra maternità e lavoro e le va bene così, dice che Derek le dà molte soddisfazioni e le credo.

Ha un’aria felice che non le avevo mai visto prima.

Ero un po’ scettico anch’io ad essere sinceri vista la storia non semplice che aveva avuto con lui e il fatto che non fosse stato in passato un bravissimo ragazzo.”

“è il ragazzo per cui in passato ha tanto sofferto?

Quello famoso?”

Chiese l’uomo tirando una boccata dalla sigaretta.

“Si, lui. Non gli avrei permesso di tornare nella sua vita se non fossi stato almeno quasi certo che non avrebbe sofferto ed è andata bene.

Alti e bassi, ma è andata bene.”

“Lo spero!!”

“Come è diventare nonni?”

L’uomo sbuffò.

“è successo troppo presto, mi devo abituare all’idea …”

“Capisco anche a me fa strano essere zio.”

“Che mi racconti di te e di Andrea?”

Luca scrollò le spalle.

“è cresciuto troppo con mamma, crede alle sue bugie e quando Fra è andata a Venezia l’ha presa come un tradimento nei suoi confronti.

Sembra non voler guardare in faccia la realtà, ne ammettere le colpe di mamma, come se …”

“Fosse tutta colpa mia e di tua sorella se le cose sono andate a rotoli?”

“Una cosa del genere, non ha ancora voluto vedere Derek, lo rifiuta completamente.”

L’uomo sospirò.

“Dagli tempo, prima o poi capirà.

Tu?”

“Io … Finalmente mi sono messo con Lene.

È una ragazza fantastica, ci capiamo al volo ed è molto bella.

È l’unica mia ragazza con cui sia riuscito a parlare della mia famiglia senza preoccuparmi delle sue reazioni.”

“Sono contento per te.”

“Non è stato facile.

Prima che stessimo insieme Lene ha attraversato un brutto momento, aveva scoperto di avere un fratellastro che non la voleva conoscere e si era messa a frequentare brutta gente …

Stava con un ragazzo a cui non importava nulla di lei, ma ora è tutto finito.”

Non si aspettava di poter parlare con lui così a lungo, ma fu piacevole farlo, ovviamente saltò la parte degli intrecci che c’erano tra Leila e Farid e la fine di quest’ultimo, non era ancora pronto per parlarne.

Forse se quel rapporto sarebbe riuscito a proseguire ce l’avrebbe fatta, era dura aprirsi dopo anni di silenzio o di sporadici contatti.

“L’importante è che ora vada tutto bene, non importa come sia andato in passato.”

Suo padre spense la sigaretta con un colpo secco.

“Ti va di fare due tiri a pallone?”

Luca annuì, suo padre raccattò un pallone da terra ed insieme, come quando era piccolo uscirono nel cortile inondato di sole.

Che bel ritorno al passato.

Ricordava benissimo quel contendersi la palla durante l’infanzia e il sogno infantile di diventare un calciatore, coltivato in quelle lunghe domeniche pomeriggio in cui suo padre dedicava tempo a lui.

Ricordava Francesca seduta in un angolo a guardarli, leggermente invidiosa.

Tutto era destinato a ripetersi,

Non sognava più di fare il calciatore e sua sorella era al piano di sopra con suo figlio.

Solo loro due erano rimasti quasi gli stessi e fu meraviglioso ritrovare la stessa sintonia di prima, come se quegli anni non fossero mai passati.

Erano solo padre e figlio in quel momento, il resto non contava.

[Era un pomeriggio di fine agosto.

Era domenica e il crepuscolo si avvicinava così come la fine delle vacanze e  lui non sapeva che fare.

Contrariamente ai suoi amichetti sommersi dalla marea dei compiti della vacanze lasciati indietro durante l’estate lui li aveva già finiti tutti.

Nemmeno a dieci anni sapeva godersi bene la vita.

Bella fregatura! Ora nessuno poteva giocare con lui che,sdraiato sul letto, guardava pigro fuori dalla finestra.

All’improvviso qualcuno bussò, con uno scatto fu in piedi,se fosse stata sua madre sarebbero state rogne, lei odiava vederlo poltrire a letto.

Fortunatamente era suo padre che gli sorrise di buon umore.

“Ehi campione, ti va di fare due tiri?”

“Certo!” si illuminò

Lo seguì fuori dalla stanza e iniziò una partitella con lui.

Non era nulla di che, ma gli piaceva.

Gli piaceva da morire]

Luca sorrise, era di questo che aveva sentito la mancanza in tutti quegli anni ed improvvisamente considerò stupido il suo risentimento per non aver trovato la casa della sua infanzia.

Cosa era davvero importante?

L’edificio o i rapporti che aveva coltivato con chi vi abitava?

Optò per la seconda.

Uff sono stanco! Non ho più il fisico di una volta!”

L’uomo si  sedette per terra, al castano non rimase che sedersi accanto a lui, sudato per riprendere fiato.

“In effetti sono stanco anch’io.. il fumo ci uccide i polmoni.”

Fece due respiri pesanti e profondi

Papà… mi era mancato questo.

Grazie.”

“Grazie a te per essere venuto, era mancato anche a me.”

Il castano sorrise.

Stava ritrovando qualcosa che gli era stato tolto e non poteva che esserne felice.

 

Lene era affacciata alla finestra.

Guardava Luca e suo padre giocare a pallone,contendersi quella sfera di cuoio e sorrideva.

Amava vederlo divertirsi, ridere, sorridere, l’aveva sempre ritenuto un po’ troppo  serio, ma forse era anche per questo che le piaceva.

Conosceva la sua storia e sapeva che non sarebbe mai potuto essere un allegrone di quelli che rimbecilliscono la gente di battute, tuttavia le andava bene così a patto che non  cadesse in depressione.

La ragazza scosse la testa, era esagerato come timore, sebbene avesse a volte avesse visto il suo ragazzo perdersi in chissà quali pensieri, ma non le dava tregua.

Voleva che stesse bene, tutto qui.

Sapeva che gli mancava il contatto con quel padre e del pessimo rapporto con la madre.

Per quello non poteva fare molto, la donna aveva un caratteraccio leggendario, aveva sempre rifiutato la sua primogenita, senza cambiare atteggiamento nemmeno ora che l’aveva resa nonna.

Luca le diceva che la picchiava e lei non faticava a crederci, visto l’atteggiamento che stava iniziando a riservare anche al  suo secondogenito.

Luca sembrava fregarsene, ma dentro stava male, lo aiutava un po’  stare con il nipotino, ma non poteva starci in eterno, perciò ora era felice di vederlo così.

Anche lei da poco aveva instaurato un rapporto con suo padre ed incredibilmente stava procedendo cautamente bene.

[Era in un Mac Donald con Georg, Lene stava addentando un panino con un po’ troppa voracità, ma aveva fame e il ragazzo la guardava.

Chissà che voleva, forse riprenderla in modo scherzoso come al solito.

 “Lene!”

“Si?”

“Papà vorrebbe che tu  venissi a cena da lui.”

Rischiò di strozzarsi.

Da-davvero?”

“Si, te la senti?”

Io… preferirei che ci fossi anche tu. Non è un problema?”

Lui le aveva sorriso e le aveva preso una mano.

“No, verrò anch’io.”

E così aveva accettato.

Due giorni dopo si era ritrovata davanti all’appartamento di suo padre con Georg al suo fianco.

Il ragazzo suonò il campanello e un uomo venne ad aprire, somigliava a loro.

“Ciao papà!”

Georg sorrise e l’abbracciò.

“Ciao ragazzo mio!

Ciao Lene!” mormorò emozionato.

La scrutò per un po’ mettendola a disagio, sentirsi scrutata da due occhi così simili a quelli di suo fratello era  una sensazione che la faceva sentire quasi nuda.

Ciao…”rispose.

“Dai papà facci entrare o ci servi la cena sulla porta?”

“No entrate pure!”

Li fece accomodare, l’appartamento era semplice e la tavola già apparecchiata.

“Credevo non mi avresti voluto vedere.” Disse l’uomo.

“Nemmeno io, ma ora sono qui no?”

Si sedettero a tavola, un piccolo passo era stato fatto.

Parlare fu il secondo e scoprire che forse quella figura che tanto aveva disprezzato nei mesi passati non  era poi così pessima come credeva.]

Si staccò dalla finestra e uscì dalla stanza, in corridoio incontrò Francesca.

“Ehi ciao!”

“Ciao! Come ti sembra la casa?”

La domanda era un po’ stupida, Lene lo riconosceva.

“Bella, di sicuro enorme.”

“Giusto, Derek lo hai lasciato a Tom?”

“Si, vanno così d’accordo, tu come mai sei in giro?”

“Luca e tuo padre si stanno massacrando con una partita  a pallone in cortile, mi sarebbe piaciuto uscire da perfetta massaia, con dell’acqua.”

“Ottima idea!” sorrise la mora.”Ora scendo e ti do una mano a cercarla.”

Scesero le scale in silenzio, a quanto pareva al momento erano gli unici ospiti.

“Come va con tuo padre?”

Bene… Bhe non è facile iniziare da zero e mettere da parte i risentimenti,ma per il momento va.”

La mora annuì.

“Sono davvero felice per te, io devo riallacciare i rapporto con lui, questo viaggio è una sorta di ritorno al passato.

Molte volte quando ero piccola vedevo Luca e papà giocare dalla finestra e scendevo anch’io guardarli  giocare, a volte poi portavo loro da bere.

Mi sembra una vita fa.

Mi sembra di aver vissuto qui una vita fa e dire che desideravo ardentemente tornarci …

Ma forse volevo solo tornare ai luoghi che la mia mente ricordava esattamente come erano allora, non come sono oggi.”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Che discorso complicato … meglio che cerchiamo la cucina, quei due sono dei pazzi ad essersi messi adesso a giocare.”

Lene la seguì senza fiato, Francesca aveva ragione.

Lei  per anni aveva cercato il padre delle sue fantasie, non l’uomo reale con i suoi difetti e  difficoltà ed era rimasta infantilmente delusa quando non l’aveva trovato.

Aveva dovuto  arrivare a conoscerlo bene prima di riuscire ad accettarlo fino in fondo e Georg era stato fondamentale in questo.

L’aveva ascoltata e calmata, fatta ragionare e le aveva fatto capire quando sbagliava e quando  no, gli doveva molto.

Per un po’ di tempo aveva persino invidiato Luca e Francesca per il loro rapporto,ci aveva messo un po’ a capire che era una cavolata, che non aveva senso farlo.

Erano arrivati in un grande salone con un tavolo, doveva essere la sala da pranzo.

“La cucina non dovrebbe essere lontana.”

“Sono d’accordo.”

Sulla destra c’era una porta, la raggiunsero e trovarono l’agognata cucina, Francesca recuperò due bicchieri, lei acqua.

Uscirono in cortile e trovarono i due uomini seduti a terra.

“Stanchi?”

“Un po’.”

“Siete fortunati, vi abbiamo portato l’acqua!”

I due sorrisero, si somigliavano come era un giusto tra un padre e un figlio, Lene e Fra porsero bicchieri e acqua che loro bevvero avidamente.

“Ci voleva proprio..”

“In effetti.”

“Siete stati incoscienti.”

“Su, non fate le guastafeste!”

Le due sbuffarono e Lene non poté reprimere un altro sorriso.

Luca era stato incerto su quella vacanza,ma sembrava che dopotutto stesse andando bene, lui era sereno e suo padre pure, cosa poteva esserci di meglio?

Nulla, si rispose.

Doveva godersi l’attimo  ossia quella vacanza inaspettatamente piacevole.

 

Shirin trovava troppo caldo quel clima.

Sbuffava in continuazione e si faceva aria con le mani come se quel clima le desse davvero fastidio, ma  la verità era un’altra, a metterla a disagio era quel bambino.

Derek il figlio di Francesca e Tom le ricordava quel bambino che non aveva mai avuto e la faceva sentire meschina per quel sentimento.

Non era colpa di nessuno se era andata come era andata eppure non poteva farne a meno.

“Tutto bene, Shirin?”

Si… è solo il caldo, non credevo mi desse così fastidio.”

“Ti va se andiamo da Tom? “

Lei annuì, andare dal moro significava vedere il bambino e lei non ne aveva voglia, tuttavia sarebbe stato troppo complicato spiegarlo al suo ragazzo.

Lo seguì, desiderando non sentirsi in quel modo.

Gustav bussò, Tom aprì poco dopo.

“Ciao ragazzi, dai entrate!”

Non se lo fecero ripetere due volte ed entrarono nella stanza, seguendo il sorridente neopapà Tom.

“Dove è la tua ragazza?”

“è scesa di sotto, quei due pazzi di suo padre e suo fratello si sono messi a giocare in cortile.”

“Con questo caldo?”

Chiese stupita la mora.

“Così pare… ci sono abituati.”

“Come sta Derek?”

La domanda di Gustav pose fine al suo intervento nella conversazione per fortuna, ma il pianto del bambino rispose alla domanda del suo ragazzo.

“Piange, non so come calmarlo.

Fra ci riesce, io non sempre.” Si rabbuiò l’ex rasta.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Tom la guardò mettendola a disagio, cosa voleva?

“Forse c’è bisogno di una mano femminile.”

Dove voleva arrivare?

Lei non l’avrebbe preso in braccio e calmato!

“E allora?”

“Sei l’unica ragazza in questa stanza, Shirin, ti andrebbe di provarci?”

No, non le andava!

Arrossì e cominciò a sudare, sentendosi un’idiota, anche perché il moro non la smetteva di guardarla.

“No, dai! Non ci so fare con i bambini!”

“Provaci, dai un piccolo tentativo.”

Alzò le mani davanti a se per sottolineare la sua volontà si stare lontano da quell’esserino.

“No e se lo facessi cadere? E se non si calmasse?”

“Dai Shirin, non farti pregare!”

La mora lanciò un’occhiata disperata a Gustav che la guardò sorpreso, si diede della stupida.

Come poteva sapere cosa le passava per la testa se non gliene aveva mai parlato?

“Dai, piccola, sarà per poco.

Se non funziona Tom si riprende il bambino.”

Era senza via d’uscita, titubante prese quel fagotto urlante tra le sue braccia, sentendosi inesperta ed inadeguata, non aveva nemmeno fratelli più piccoli!

-E adesso cosa faccio?-

Decise di seguire il suo istinto che le suggerì di cullarlo piano, questo sembrò calmare un po’ il bambino, tutti la guardavano incuriositi, lei ormai era bordeaux.

“Cosa avete da guardare?”

“Nulla, il bambino si è calmato!”

La ragazza abbassò gli occhi ed incontrò quelli di Derek, scuri, calmi e sereni che la guardavano curiosi.

Cercò di afferrarle un dito e quando ci riuscì sorrise, facendola arrossire ancora di più.

Fu come un colpo al cuore, un regalo ricevuto dal suo bambino mai nato, lentamente rispose a quel sorriso, sentendosi più leggera.

“Vedi che ci sai fare con i bambini?”

Lo cullò ancora un po’, prima di ripassarlo a Tom incerta.

“Penso che sia arrivato il momento di lasciarti solo con la prole….”

La frase di Gustav li sorprese.

“Ok.”

Tom lo guardò senza capire, lei non era da meno, ma si lasciò trascinare fuori dalla stanza senza protestare.

“Perché?”

Appena furono fuori Shirin glielo chiese.

“Volevo sapere perché hai reagito così quando Tom ti ha chiesto di prendere in braccio il bambino.”

La ragazza abbassò gli occhi e rimase in silenzio.

“Perché non parli? Mi devo preoccupare?”

“Non so se ti piacerebbe quello che ti sto per dire.”

“Dimmelo lo stesso.”

“Ero gelosa di quel bambino, pensavo al mio.

Solo quando l’ho preso in braccio ho capito di essermi sbagliato e che lui non ha nessuna colpa.”

Gustav rimase in silenzio.

“Perché non  me ne hai mai parlato?”

“Non lo so, mi vergognavo.”

“Capisco ….”

La ragazza rimase in attesa, avrebbe voluto un abbraccio, qualcosa che le facesse  capire cosa pensasse lui.

“Vieni qui.”

Si avvicinò titubante  al ragazzo, venne abbracciata come aveva desiderato.

“Non tagliarmi più fuori, ok?”

Lei annuì e si sentì immensamente fortunata.

Non aveva un figlio, ma aveva lui e questo le bastava per mettere le basi della sua vita futura.

 

Georg ai aggirava inquieto per la casa.

Aveva visto Lene, Francesca, Luca e il padre di Fra seduti per terra nel cortile, Gustav che si sbaciucchiava con Shirin nei corridoi e Tom con ogni probabilità stava badando a Derek.

Lui solo non sapeva cosa fare.

Scese le scale e si ritrovò in sala da pranzo, svoltò a sinistra e si ritrovo in quello che doveva essere un salotto a giudicare dal divano e dalla televisione.

Con suo grande stupore sul divano c’era spaparanzato Bill, che faceva zapping annoiato da una canale all’altro.

“Che ci fai qui?”

Il cantante lo guardò annoiato.

“Secondo te? Faccio zapping!

Ma non capisco nulla, è tutto in italiano!”

“Siamo in Italia sai che strano!

Comunque… intendevo dire.. credevo fossi con Leila.”

Lui sbuffò.

“è crollata sul letto e io sono stufo di stare qui!”

“Usciamo allora… c’è un giardino no?”

“Tu come mai in giro?”

“Non sono stanco e non ho nulla da fare se non esplorare i dintorni.”

“D’accordo.”

Il cantante si alzò pigramente dal divano, spense la tv e seguì il bassista.

Trovarono una porta che conduceva in un grande giardino ombroso che lui accolse con gratitudine, era primavera ma lui aveva già caldo.

“Come va Bill?”

Sorprese anche se stesso con quella domanda.

Mha… ti riferisci a questo momento preciso o in generale?

Se ti riferisci a questo momento preciso ho caldo e sto meditando di andare in camera a mettermi dei pantaloni più corti, se ti riferisci al resto va così e così.

Gli incontri con i produttori mi hanno un po’ demoralizzato e so che è stupido in una certa misura visto che sono io che sono un ex tossico e che non avrei il diritto di  lamentarmi.”

Georg ammutolì.

Bhe.. lo sapevi non sarebbe stato facile…

“Lo so, lo so, ma non credevo fosse così.”

Il cantante sospirò sconsolato, a Georg in quel momento più che un ragazzo di ventitre anni sembrava un bambino di cinque.

“Capisco.. ce la faremo.

Ce l’abbiamo fatta anche la prima volta ce la faremo anche adesso, non ti scoraggiare.”

“Hai ragione, scusa lo sfogo.”

Il piastrato gli batté amichevolmente una mano sulla spalla.

A volte avere a che fare con lui era come avere a che fare con sua sorella nei momenti peggiori.

[“Lui non si deve intromettere Georg! Hai capito?”

L’urlo di Lene gli perforò i timpani, seguito dal fragore della mano sbattuta sul tavolo.

“Lene, papà si preoccupa solo per te, non vuole fare il guastafeste!”

La sorella lo fulminò con un’occhiataccia da manuale.

“Mi sta trattando come una bambina, è fuori tempo massimo e non può impedirmi di dormire a casa di Luca!”

La frase era stata un crescendo, culminato nel calcare in modo esagerato il nome del suo ragazzo.

“Lene è solo preoccupato…

“Georg, non mi può trattare da bambina.

Quando da bambina avevo bisogno di lui, lui non c’era!”

Eccolo, il punto centrale era l’assenza del padre.

“Lui non sapeva di te, non puoi fargliene una colpa.”

Ossì certo, ma io non mi faccio trattare da mocciosa solo perché lui non ha potuto trattarmi come doveva all’epoca.

Io a casa di Luca ci vado con o senza il suo permesso!”

La terza guerra mondiale stava per scoppiare e lui ci era finito in mezzo.

“Lene ti prego pensaci, parla con parlane prima con papà prima, potrebbe prenderla male.

Non vorrai chiudere con lui?”

“Forse hai ragione…

Uno spiraglio di luce in cui seppe di avercela fatta a convincerla a non farlo.

Si fece i complimenti da solo.]

Quella volta poi era finita bene, parlare con il padre aveva portato all’agognato permesso e non c’erano state conseguenza per fortuna.

“Come va con Tom?”

Bill lo guardò stranito.

Bene… insomma la paternità lo ha ammorbidito e reso più ansioso.

Abbiamo parlato, anche della droga.

Insomma, ha ammesso che un po’ è arrabbiato con me, che a volte non potrà fidarsi come prima, ma che è contento del fatto che io ne sia del tutto fuori.

Siamo convinti che prima o poi anche il piccolo problema della fiducia si risolverà, solo che io mi sento in colpa.”

“Cioè?”

“è per colpa mia se adesso dovete ricominciare da capo, lui non me lo fa pesare, non so nemmeno se lo pensi, basta il mio cervello a farlo.”

“La colpa non è solo tua, ficcatelo in testa, anche noi abbiamo preferito non vedere cosa ti stesse succedendo e siamo da biasimare per questo.

Non siamo stati ne buoni compagni di band, ne buoni amici, se ce ne fossimo accorti prima sarebbe potuta andare in modo diverso, non credi?

Come vedi, ognuno ha la sua parte di colpe, è inutile decidere chi ne ha la fetta maggiore, non ci porterebbe da nessuna parte.

Tu stai bene e questo conta.

Seppelliamo il passato e pensiamo al futuro, ok?”

“OK.” Mormorò commosso Bill.”Mi impegnerò affinché tutto torni come era prima. Ok?”

“Tutto è già come prima, solo che non l’hai notato.”

Il moro sorrise e continuò a camminare, erano arrivati alla fine del giardino, trovarono un piccolo cancello che dava sulla spiaggia.

Bill tirò la maniglia e avanzò di qualche passo prima di mettersi a correre sulla spiaggia senza nemmeno aspettarlo, verso il mare.

Forse era pazzo, ma probabilmente era proprio per questo che sarebbero riusciti a ritornare più forti di prima.

Il loro leader era uno di quei pazzi sognatori che nonostante le cadute sapevano rialzarsi

Thoughts read unspoken
Forever in vow
And pieces of memories
Fall to the ground
I know what I didn't have so
I won't let this go
'Cause it's true
I am nothing without you

All the streets, where I walked alone
With nowhere to go
I've come to an end

[“With me” Sum 41]

 

 

 

 

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Siamo arrivati al penultimo capitolo, che sarebbe  in realtà la prima parte di un epilogo, visto il salto temporale^^.

Spero vi piaccia.

Devo dire che sebbene le scene di pace siano state più difficili da scrivere rispetto a quelle di disperazione(?), sono abbastanza soddisfatta.

Alla prossima, ora passo ai ringraziamenti:

 

.Pulse  :si, finalmente per loro un po’ di tranquillità XD! Non ne potevano più di tragedie XD!

Sono contenta che ti sia piaciuta la rimpatriata, Bill ne aveva bisogno, no?

Si, Samy deriva da Samy Deluxe(che è in effetti l’unico rapper tedesco che io conosca, a parte Bushido… ma insomma…con tutto il rispetto, non si può chiamare un bambino Bushido XD).

Spero che questo capitolo ti piaccia^^.

Alla prossima

 

Utopy  :decisamente viva l’ottimismoXD!

Anche in questo capitolo direi che abbonda^^.

Sono contenta che ti piacciano Bill e Leila, sono stati così in bilico per tutta la storia XD!

Spero che anche Derek ti piaccia, anche se in effetti non compare molto…spero che questo ti piaccia^^.

Alla prossima.

 

Lady Cassandra :sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto, credo anche io che ci volesse un podi tranquillità per tutti^^.

Mi fa davvero piacere che tu abbia apprezzato l’incontro tra Bill e Leila, era la parte che mi lasciava più perplessa, visto che sono una frana a descrivere scene lemon.

Tom e Fra ormai sono “un classicodi questa storia XD.

Anche io a volte ho pensato che quei quattro non si sarebbero più ritrovati insieme, ma è successo e come lascia presagire Georg alla fine di questo capitolo sembra che tornino anche sulle scene musicali^^.

Spero che questo ti piaccia^^.

Ciao^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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