Questa storia è frutto
dell’immaginazione dell’autrice.
I
personaggi non sono di mia invenzione e con questa fanfiction non intendo
mancare di rispetto a nessuno.
Chiedo scusa in anticipo a Viggo Mortensen e ad Orlando
Bloom.
Il
brano musicale è tratto da “Canzone per un’amica”, di Francesco Guccini cantata
dai Nomadi.
Grazie a chi leggerà e soprattutto a chi
recensirà.
NOTA: In questa
fanfiction si parla della morte di uno o più personaggi.
NOTA 2: Fate finta che Viggo, il protagonista di questa storia, non abbia figli e che non sia mai stato sposato.
VIVERE, AMARE,
SOFFRIRE
Due amici ubriachi. La notte ancora giovane. Tutta per loro. Perché non viverla nel “giusto modo”? Siamo mortali, la vita è una sola e la morte è sempre dietro l’angolo. Quell’occasione, quel momento non sarebbero mai più venuti. Così i vestiti di Viggo e Alison scivolarono dai rispettivi proprietari, che si abbandonarono alle lenzuola fresche e accoglienti. Forse troppo accoglienti.
*****
3 SETTIMANE
DOPO
-Parliamone-
-Di cosa?-
-Non fare lo stupido. Lo sai di
cosa-
-Non vedo di cosa dobbiamo
parlare-
-Viggo! Smettila di fare finta di
niente!-
-È stato un errore quello che è
successo!-
-Oh. Un errore. Siamo stati a letto
insieme per un errore? Credo proprio che sia tutto chiaro. È stato solo un
passatempo allora per te?
-Non eravamo molto lucidi quella sera...
e poi potrei essere tuo padre-
-Se ti interessa, papà, sono incinta di
tre settimane-
-Cosa? Ma...
come...-
-Non dirmi che non sai come nascono i
bambini. Mammina non te l’ha spiegato?-
-Sei sicura che sia io il
padre?-.
-Di chi vuoi che
sia?-
-E ora cosa vuoi
fare?-
-Cosa dovrei fare, secondo
te?-
-Non so, sei tu la
madre-
-Tu invece non hai nessuna
responsabilità, vero?-
-Beh... No, non ho detto
questo-
-A me sembra proprio di si. Senti, vai al
diavolo. Io me ne vado-
-Perché te ne vuoi
andare?-
-Perché è inutile continuare a
fingere-
Alison uscì sbattendo la porta, prese la macchina e se ne andò.
*****
Viggo provò più volte a
contattarla ma, poco dopo, Alison cambiò numero. Otto mesi più tardi, arrivò sul
suo cellulare un sms con un numero sconosciuto.
“È nato. È un maschio. Sta
bene”
Tutto ciò che sapeva di suo figlio era questo. Nient’altro.
*****
Erano passati più di tre anni da
quel sms, quando qualcuno suonò la porta. Viggo aprì e davanti si ritrovò
Alison.
-Ciao...-
-Alison! Che ci fai
qui?-
-Pensavo ti facesse piacere
vedermi!-
-Certo... ma dopo quello che è
successo...-
-Volevo solo dirti che va tutto
bene e che Mattew sta bene-
-C’è anche lui qui con
te?-
Alison
sospirò.
-Sì...-
-E dov’è?
Alison si voltò verso la panchina
che era nel giardino. Un bambino dai capelli castano-rossicci vi sedeva. Era
tranquillo, e faceva dondolare le gambe, prima l’una e poi l’altra. Non sapeva
il motivo della sua presenza lì. Sua madre lo era venuto a prendere all’asilo
prima del previsto, avevano fatto un piccolo viaggio al termine del quale Alison
si era fermata per una buona mezz’ora davanti a una casa, prima di suonare il
campanello.
-Così lui
è...-
-... tuo figlio. Nostro
figlio-
-Prima voglio chiarire alcune
cose...-
-Non puoi rimediare ad un errore
di quattro anni fa-
Alison si girò versò il
figlio.
-Mattew!-
Il bambino la guardò e poi si
avvicinò.
-Ti presento un
amico...-
Viggo la guardò piuttosto
male.
-Un amico?-
-Sì, un
amico-
Mattew tese la sua
manina.
-Piacere,
Mattew-
Viggo strinse la mano del
figlio.
-Anche per me è un piacere. Ma io
non sono un semplice amico per te. Io sono...-
-Viggo! Non voglio che lo
sappia!-
-Che cosa non deve
sapere?-
-Io sono sua madre e io
decido...-.
-E io sono suo
padre!
-Papà...?
-Sì, Mattew, sono tuo
padre-
-Lui non doveva saperlo. Dovevi
lasciarlo fuori da questa storia-
-Cosa non doveva
sapere?-
-Non doveva sapere che razza di
bastardo sei! Non doveva sapere che tu mi hai messo incinta e poi mi hai
abbandonata!
-Io ti ho abbandonata? TU te ne
sei andata! TU NON SEI STATA MALE PER MESI E MESI!-
-ANCHE IO SONO STATA
MALE!-
-NESSUNO TI HA OBBLIGATA AD
ANDARTENE! QUANTE VOLTE TI HO CERCATA? QUANTE VOLTE, DIMMELO! POI QUALCUNO HA
CAMBIATO NUMERO!-
-Ma se qualcuno non avesse detto
una certa cosa... andiamo Mattew-
-La verità? Vuoi la verità? TI
AMO! Lo devo urlare? TI AMO! TI AMO DA MORIRE! TI HO SEMPRE AMATA E TI AMERÒ PER
SEMPRE! SEI CONTENTA?-
-Anche io ti amo... ma è tardi,
ormai. Addio-
Si allontanò e aprì la portiera
della macchina.
-ALISON! LUI È MIO
FIGLIO!-
Ma Alison non si voltò indietro. Uscì per sempre da quella casa.
*Lunga e diritta correva la
strada
L’auto veloce
correva
La dolce estate era già
cominciata
Vicino a lui
sorrideva
Vicino a lui
sorrideva
Forte la mano teneva il
volante
Forte il motore
cantava
Non lo sapevi che c’era la
morte
Quel giorno che ti
aspettava
Quel giorno che ti
aspettava
Non lo sapevi, ma cosa hai
provato
Quando la strada è
impazzita
Quando la macchina è uscita di
lato
E sopra un’altra è
finita
E sopra un’altra è
finita
Non lo sapevi ma cosa hai
sentito
Quando lo schianto ti ha
uccisa
Quando anche il cielo di sopra è
crollato
Quando la vita è
fuggita
Quando la vita è
fuggita
Vorrei sapere a cosa è
servito
Vivere amare
soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni
passati
Se così presto hai dovuto
partire
Se così presto hai dovuto
partire
[...]*
Il telegiornale.
Solite notizie.
Solo morte.
Attentati, omicidi,
incidenti.
Proprio un incidente.
Uno gravissimo.
Un’auto aveva perso il controllo
ed era precipitata da un burrone.
Era esplosa.
Nessun
sopravvissuto.
Solo morte.
-La vittima è Alison Hamilton, ventottenne, madre del piccolo Mattew di soli tre anni morto nell’incidente-.
*****
L’ennesimo bicchiere. Ormai
erano due mesi che Alison era
morta. Se non avessero litigato... lei sarebbe ancora qui.
Colpa sua. Colpa sua. Era solo
colpa sua.
Due mesi che erano morti e due
mesi che continuava a bere.
Orlando cercava di consolarlo, ma era davvero impossibile. Certo, aveva perso un’amica, ma doveva superare questo momento. Molti dubbi affollavano la mente di Orlando e c’era solo una certezza: Viggo stava malissimo e Orlando era tutto ciò che gli rimaneva.
*****
Orlando era arrivato a casa
dell’amico, pronto a trovarlo ubriaco, come al solito. Ma Viggo non c’era. Al
suo posto una lettera.
Caro
Orlando,
quando leggerai questa lettera, io
sarò già in fondo al burrone. Già, quel burrone. Ti sarai chiesto perché
ultimamente sono stato così male... io amavo Alison, e Mattew... Mattew era mio
figlio.
Ti voglio bene. Ricordatelo
sempre.
Viggo
Orlando si precipitò fuori a prendere la macchina e a raggiungere il burrone.
*****
Viggo guardò in basso.
Laggiù, due mesi prima, era morta
la sua anima. Quello che aveva vissuto era solo un’imitazione della vita,
nient’altro.
Guardò di nuovo giù, pronto a saltare.
*****
Orlando aveva raggiunto il
burrone. Viggo era sul ciglio, ma non si era ancora buttato. Frenò bruscamente e
uscì di corsa dall’auto.
-VIGGO!-
Nell’istante in cui terminò di
parlare, Viggo si buttò.
-NO! VIGGO!-
*****
Una brusca frenata dietro di lui.
Una portiera sbattuta.
-VIGGO!-
Orlando. Ti voglio bene.
Grazie.
Guardò di nuovo giù. I suoi piedi
si staccarono dalla terra.
-NO! VIGGO!-
Lo spettacolo a cui assisté
durante la caduta fu il più bello della sua vita.
Ma sì. In fondo, l’aria sulla faccia è così fresca e piacevole!