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Autore: Elentari    12/08/2005    5 recensioni
Solo quando perdi qualcosa ti accorgi di non poterne fare a meno. Una stupidaggine uscita dalla mia bocca ha ucciso coloro che amavo. E loro non ci sono più, ora. Non l’ho potuto conoscere a fondo, sapevo solo il suo nome. E ora è morto. Morto con lei. Lei... il mio amore... la mia vita... il mio errore... uno sbaglio pagato con la vita. Un prezzo troppo alto per qualsiasi cosa. Io ho ucciso. Ho ucciso, si. Ho ucciso il mio amore e con lei la mia vita.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vivere, amare, soffrire

Questa storia è frutto dell’immaginazione dell’autrice.

I personaggi non sono di mia invenzione e con questa fanfiction non intendo mancare di rispetto a nessuno.

Chiedo scusa in anticipo a Viggo Mortensen e ad Orlando Bloom.

Il brano musicale è tratto da “Canzone per un’amica”, di Francesco Guccini cantata dai Nomadi.

Grazie a chi leggerà e soprattutto a chi recensirà.

NOTA: In questa fanfiction si parla della morte di uno o più personaggi.

NOTA 2: Fate finta che Viggo, il protagonista di questa storia, non abbia figli e che non sia mai stato sposato.

VIVERE, AMARE, SOFFRIRE

 

Due amici ubriachi. La notte ancora giovane. Tutta per loro. Perché non viverla nel “giusto modo”? Siamo mortali, la vita è una sola e la morte è sempre dietro l’angolo. Quell’occasione, quel momento non sarebbero mai più venuti. Così i vestiti di Viggo e Alison scivolarono dai rispettivi proprietari, che si abbandonarono alle lenzuola fresche e accoglienti. Forse troppo accoglienti.

*****

3 SETTIMANE DOPO

 -Parliamone-

 -Di cosa?-

 -Non fare lo stupido. Lo sai di cosa-

 -Non vedo di cosa dobbiamo parlare-

 -Viggo! Smettila di fare finta di niente!-

 -È stato un errore quello che è successo!-

 -Oh. Un errore. Siamo stati a letto insieme per un errore? Credo proprio che sia tutto chiaro. È stato solo un passatempo allora per te?

 -Non eravamo molto lucidi quella sera... e poi potrei essere tuo padre-

 -Se ti interessa, papà, sono incinta di tre settimane-

 -Cosa? Ma... come...-

 -Non dirmi che non sai come nascono i bambini. Mammina non te l’ha spiegato?-

 -Sei sicura che sia io il padre?-.

 -Di chi vuoi che sia?-

 -E ora cosa vuoi fare?-

 -Cosa dovrei fare, secondo te?-

 -Non so, sei tu la madre-

 -Tu invece non hai nessuna responsabilità, vero?-

 -Beh... No, non ho detto questo-

 -A me sembra proprio di si. Senti, vai al diavolo. Io me ne vado-

 -Perché te ne vuoi andare?-

 -Perché è inutile continuare a fingere-

Alison uscì sbattendo la porta, prese la macchina e se ne andò.

*****

Viggo provò più volte a contattarla ma, poco dopo, Alison cambiò numero. Otto mesi più tardi, arrivò sul suo cellulare un sms con un numero sconosciuto.

“È nato. È un maschio. Sta bene”

Tutto ciò che sapeva di suo figlio era questo. Nient’altro.

*****

Erano passati più di tre anni da quel sms, quando qualcuno suonò la porta. Viggo aprì e davanti si ritrovò Alison.

-Ciao...-

-Alison! Che ci fai qui?-

-Pensavo ti facesse piacere vedermi!-

-Certo... ma dopo quello che è successo...-

-Volevo solo dirti che va tutto bene e che Mattew sta bene-

-C’è anche lui qui con te?-

Alison sospirò.

-Sì...-

-E dov’è?

Alison si voltò verso la panchina che era nel giardino. Un bambino dai capelli castano-rossicci vi sedeva. Era tranquillo, e faceva dondolare le gambe, prima l’una e poi l’altra. Non sapeva il motivo della sua presenza lì. Sua madre lo era venuto a prendere all’asilo prima del previsto, avevano fatto un piccolo viaggio al termine del quale Alison si era fermata per una buona mezz’ora davanti a una casa, prima di suonare il campanello.

-Così lui è...-

-... tuo figlio. Nostro figlio-

-Prima voglio chiarire alcune cose...-

-Non puoi rimediare ad un errore di quattro anni fa-

Alison si girò versò il figlio.

-Mattew!-

Il bambino la guardò e poi si avvicinò.

-Ti presento un amico...-

Viggo la guardò piuttosto male.

-Un amico?-

-Sì, un amico-

Mattew tese la sua manina.

-Piacere, Mattew-

Viggo strinse la mano del figlio.

-Anche per me è un piacere. Ma io non sono un semplice amico per te. Io sono...-

-Viggo! Non voglio che lo sappia!-

-Che cosa non deve sapere?-

-Io sono sua madre e io decido...-.

-E io sono suo padre!

-Papà...?

-Sì, Mattew, sono tuo padre-

-Lui non doveva saperlo. Dovevi lasciarlo fuori da questa storia-

-Cosa non doveva sapere?-

-Non doveva sapere che razza di bastardo sei! Non doveva sapere che tu mi hai messo incinta e poi mi hai abbandonata!

-Io ti ho abbandonata? TU te ne sei andata! TU NON SEI STATA MALE PER MESI E MESI!-

-ANCHE IO SONO STATA MALE!-

-NESSUNO TI HA OBBLIGATA AD ANDARTENE! QUANTE VOLTE TI HO CERCATA? QUANTE VOLTE, DIMMELO! POI QUALCUNO HA CAMBIATO NUMERO!-

-Ma se qualcuno non avesse detto una certa cosa... andiamo Mattew-

-La verità? Vuoi la verità? TI AMO! Lo devo urlare? TI AMO! TI AMO DA MORIRE! TI HO SEMPRE AMATA E TI AMERÒ PER SEMPRE! SEI CONTENTA?-

-Anche io ti amo... ma è tardi, ormai. Addio-

Si allontanò e aprì la portiera della macchina.

-ALISON! LUI È MIO FIGLIO!-

Ma Alison non si voltò indietro. Uscì per sempre da quella casa.

*Lunga e diritta correva la strada

L’auto veloce correva

La dolce estate era già cominciata

Vicino a lui sorrideva

Vicino a lui sorrideva

Forte la mano teneva il volante

Forte il motore cantava

Non lo sapevi che c’era la morte

Quel giorno che ti aspettava

Quel giorno che ti aspettava

Non lo sapevi, ma cosa hai provato

Quando la strada è impazzita

Quando la macchina è uscita di lato

E sopra un’altra è finita

E sopra un’altra è finita

Non lo sapevi ma cosa hai sentito

Quando lo schianto ti ha uccisa

Quando anche il cielo di sopra è crollato

Quando la vita è fuggita

Quando la vita è fuggita

Vorrei sapere a cosa è servito

Vivere amare soffrire

Spendere tutti i tuoi giorni passati

Se così presto hai dovuto partire

Se così presto hai dovuto partire

[...]*

Il telegiornale.

Solite notizie.

Solo morte.

Attentati, omicidi, incidenti.

Proprio un incidente.

Uno gravissimo.

Un’auto aveva perso il controllo ed era precipitata da un burrone.

Era esplosa.

Nessun sopravvissuto.

Solo morte.

-La vittima è Alison Hamilton, ventottenne, madre del piccolo Mattew di soli tre anni morto nell’incidente-.

*****

L’ennesimo bicchiere. Ormai erano  due mesi che Alison era morta. Se non avessero litigato... lei sarebbe ancora qui.

Colpa sua. Colpa sua. Era solo colpa sua.

Due mesi che erano morti e due mesi che continuava a bere.

Orlando cercava di consolarlo, ma era davvero impossibile. Certo, aveva perso un’amica, ma doveva superare questo momento. Molti dubbi affollavano la mente di Orlando e c’era solo una certezza: Viggo stava malissimo e Orlando era tutto ciò che gli rimaneva.

*****

Orlando era arrivato a casa dell’amico, pronto a trovarlo ubriaco, come al solito. Ma Viggo non c’era. Al suo posto una lettera.

Caro Orlando,

quando leggerai questa lettera, io sarò già in fondo al burrone. Già, quel burrone. Ti sarai chiesto perché ultimamente sono stato così male... io amavo Alison,  e Mattew... Mattew era mio figlio.

Ti voglio bene. Ricordatelo sempre.

Viggo

Orlando si precipitò fuori a prendere la macchina e a raggiungere il burrone.

*****

Viggo guardò in basso.

Laggiù, due mesi prima, era morta la sua anima. Quello che aveva vissuto era solo un’imitazione della vita, nient’altro.

Guardò di nuovo giù, pronto a saltare.

*****

Orlando aveva raggiunto il burrone. Viggo era sul ciglio, ma non si era ancora buttato. Frenò bruscamente e uscì di corsa dall’auto.

-VIGGO!-

Nell’istante in cui terminò di parlare, Viggo si buttò.

-NO! VIGGO!-

*****

Una brusca frenata dietro di lui. Una portiera sbattuta.

-VIGGO!-

Orlando. Ti voglio bene. Grazie.

Guardò di nuovo giù. I suoi piedi si staccarono dalla terra.

-NO! VIGGO!-

Lo spettacolo a cui assisté durante la caduta fu il più bello della sua vita.

Ma sì. In fondo, l’aria sulla faccia è così fresca e piacevole!

  
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