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Autore: solandia    09/04/2010    7 recensioni
"Ed io sostengo il suo sguardo di brace e mi accorgo che anche i suoi occhi stanno gridando, senza far rumore, dietro la loro facciata composta.
Come i miei.
...scottarmi col fuoco dei suoi occhi... Ne ho paura.
Ma nonostante questo non me ne andro', perche' ora so che il mio cuore sta gridando in silenzio accanto al suo"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intro:(insomma, due noiosissime righe di presentazione...)

Questo scritto e' nato praticamente per sbaglio, circa una quindicina di giorni fa, alle undici di sera.
Con in testa le immagini di una delle sigle di coda di Inuyasha - Shinjitsu no uta (Canto di verita'), che non e' neanche la mia preferita, ma vabbe'...XD-, mi sono lasciata un po' trasportare e ne e' sortito questo racconto, a meta' fra la prosa e la poesia.
Voleva essere solo una collezione dei pensieri del protagonista, ricamati su alcune immagini di quella sigla, quando lo si vede osservare l'infinito sferzato dal vento, ma anche avanzare ostinato in una foresta dagli alberi ormai spogli. Invece mi e' un po' "sfuggito di mano" ed e' diventato il quadro di un incontro fatale.
Lo dedico a Roberto, (Hiii!! "Roberto" non mi viene da dire!!! Per me e' il "Maestro Yoda"!!!XD) perche'... bhe, in parte perche'se lo merita proprio, un regalo, dopo essersi smazzato le mie paturnie per quindici giorni filati! E in parte perche'... chi meglio di lui puo' apprezzare questa scena?! :P

SHINJITSU NO UTA

Vento.
Impetuoso come la rabbia che mi porto dentro.
Gonfia i miei abiti, scompiglia i miei capelli.
Spasmodico.

Mi porta odori lontani,
odori di storie d'uomini che non incrocero' mai.
Vi sento il profumo di una lacrima di donna,
del sorriso di un bambino,
dell'ultimo respiro di un vecchio.
L'aroma di una sposa, il tanfo di una guerra,
l'alito della Vita e della Morte che si avvicendano nel mondo.

Il mondo degli altri.

E vorrei dire che non mi importa.

Cio' che bramo da sempre

E vorrei poter dire che basto a me stesso.

Ma al Vento non riesco a mentire.

Mento a me stesso quando resto nascosto per ore
ad osservere l'andirivieni degli uomini
e mi dico che lo faccio solo per scacciare la noia.
Mento a me stesso quando passo le notti
a sbirciare i bambini addormentati fra le braccia della loro mamma
e mi dico che inganno cosi' il tempo perche', tanto, non ho sonno.
Mento a me stesso quando scorgo gli amanti
incontrarsi nei boschi e scambiarsi carezze e passione
e mi dico che resto ad osserverli solo per ridere di loro.

Ma al Vento non riesco a mentire.

Perche' quando il Vento mi sferza, sa infilarsi nelle fenditure del mio animo
trascinando via la polvere con cui mi adopero da sempre a seppellire il mio cuore.
E mi sento spogliato, cosi' nudo da far male.

E allora vorrei gridare,
gridare all'unisono col Vento
che ho bisogno di carezze anch'io,
dell'abbraccio di una madre anch'io,
di un posto a cui tornare anch'io.

Ma indurisco il volto e cammino.
Cammino. Cammino ancora.
In silenzio.
Perche' ogni grido pretende una risposta.
Ma io so che nessuno risponderebbe al mio.

Cammino da duecento anni.
Per sfuggire a me stesso
o forse per ritrovarmi, chissa'...
I miei piedi erano i piedi di un bambino quando mi misi in viaggio.
Ora sono i piedi di un uomo. Lordi di polvere e fango.
Le mie mani erano le mani di un bambino, quando iniziai a vagabondare.
Ora sono le mani di un demone, impregante dell'odore del sangue.
Ma il mio cuore e' sempre quello di allora.
Soltanto, ho imparato a non ascoltarlo piu'.

Giungero' mai ad un luogo
dove io possa sfuggire al suo grido assordante?
...o dove io possa acoltarlo senza sentire cosi' male?

Boschi spogli, languide risaie
un pendio scoseso, una radura.
Poi, la cima di un colle.
Ai miei piedi, un panorama infinito.
Vorrei dissolvermi nel Vento e annegare in questo squarcio di cielo
cosi' che rabbia e dolore si stemperino in una polla d'oblio.

Ma il Vento corre a fondovalle e io resto inchiodato qui,
al mio destino ramingo.

Ecco, un odore nuovo.

Sembra che il Vento me l'abbia portato in dono,
attingendolo fra i boschi della vallata.
E' un odore di donna.
Forte, Triste, Buono.

Acuisco la vista: una miko avanza fra gli alberi.

Il vento sembra sospingermi giu'.
No. Non andro'.
Pero'... questa tristezza...
ha lo stesso amaro profumo della mia.

Sciolgo le briglie della mia ritrosia
e mi lascio guidare lungo il pendio
di albero in albero, a pochi passi da lei e,
malcelato fra le fronde,
resto a guardare dall'alto di un ramo
il suo incedere mesto e sicuro.

E' bella.

D'un tratto sento la sua aura riverberarmi dentro:
s'e' accorta di me.
Ecco: m'ha scorto.
Mi guarda.
Vede i miei capelli d'argento, l'oro delle miei iridi feline, le mie orecchie bastarde.
Eppure non mi scaccia.
Resta semplicemente a guardarmi in silenzio,
mentre la sua aura non cessa di vibrare in armonia con la mia.

E, sostenendo il suo sguardo di brace,
mi accorgo che anche i suoi occhi stanno gridando
senza far rumore,
dietro la loro facciata composta.
Induriti dal tempo.
Ma.
Ancora Vivi.

Sciocca.
La voce del tuo cuore dev'essere bella...
Lasciala urlare, diventerebbe un Canto...
Il Canto della Verita'.

Lei si volta e prosegue il suo cammino.
E' stato un attimo.
Un attimo soltanto.
Ma in quest'attimo io ho deciso che il mio cammino avra' termine.
perche' il mio cuore si e' violentemente incatenato al suo.

Fermarmi...
Lasciarmi guardare ancora...
Scottarmi coi suoi occhi che possono marchiarmi a fuoco il cuore...
Ne ho paura.
Eppure lo bramo, con la stessa impetuosita' del vento d'aprile.

E lo faro'.

Mi alzo, balzo a terra e resto li', completamente esposto.

Guardami ancora, donna.

Lei si ferma.
Si volta.
Mi getta un ultimo, tacito sguardo.
Poi sparisce fra i boschi.

Ora so che non me ne andro' mai piu'.
Perche' il mio cuore sta urlando in silenzio
accanto al suo.

  
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