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Autore: GiulyMad94    26/04/2010    5 recensioni
Ranma Saotome è un uomo che non teme niente e nessuno, lo sanno tutti a Nerima. Eppure basta un piccolo segreto tra sua moglie e suo figlio a mandarlo in crisi... Il grande Ranma deve forse temere qualcosa di terribile?
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata! Scusate la lunga attesa ma ho realizzato di essere dipendente dal computer e quindi ho dovuto fare una specie di disintossicazione che è durata una settimana e mezzo circa... Purtroppo non è servita a molto... T___T... Ho deciso però che verrò sull pc solo di domenica! Così magari mi abituerò ad usarlo poco!!! =__=... Sono molto determinata!

E' successo però che, rileggendo la seconda parte della storia e modificandola, la lunghezza si sia raddoppiata! XD

Dunque vi esorto a non disperare perché la prossima domenica (non prima dato che il computer non lo devo toccare! è_é *l'autoconvinzione non funziona mai*) aggiornerò la terza, e, spero, ultima parte!

Comunque passiamo ai ringraziamenti:

mapi_m: ti ringrazio moltissimo! La parte dei biscotti in effetti è stata anche una delle mie preferite... Inoltre sono contenta che tu non sia normale altrimenti non potresti comprendere bene questa fan-fiction dato che io stessa di normale ho ben poco! XD Non so bene come mi sia venuto in mente il piccolo Aki... All'inizio non avevo intenzione di dargli molto carattere però dopo mi ci sono affezionata ed è venuto fuori così! ^^ Spero ti piaccia anche questo capitolo!

akanetendo96: Grazie anche a te! Sono contenta ti sia piaciuto il primo capitolo, ora però valuta il secondo! ^^

maryku: se Akane non fosse la solita violenta ed incapace di cucinare non sarebbe Akane! XD Insomma... Non piacerebbe per niente nei panni della mogliettina perfetta, no? In quanto ad Aki... Non avrei mai pensato che potesse piacere tanto! Io lo avevo creato solo come contorno ma poi mi sono fatta prendere la mano e ho fatto un mix dei caratteri di Ranma e Akane con un pizzico di Nabiki! XD Lo noterai meglio in questa seconda parte!

apple92: in questo capitolo ti verrà data l'età di Aki ma quella di Ranma e Akane non è indispensabile... In fondo basta sapere che sono adulti anche se sempre un po' bambini... XD

DolceMella: la tua curiosità sarà soddisfatta in questa seconda parte! Non anticipo niente! U_U............. (comunque, sì... Povero Ranma! XD)

 

 

 

 ...La Domanda...

Ovvero: Paure di un artista marziale

[Seconda parte]

 

Ranma rientrò in casa e subito se ne pentì. Dalla cucina provenivano rumori sinistri che interpretò come i soliti tentativi di Akane di avvelenarlo. Un po' titubante, decise di dare una sbirciatina alla sua... Ehm, cena...

«Stupido, stupido, stupido

Sua moglie stava inveendo contro di lui a bassa voce tagliuzzando con foga un povero cetriolo.

«Ma chi me l'ha fatto sposare un individuo simile?! Ah sì, mio padre! Adesso gliela faccio vedere io a quell'ingrato! Ranma, preparati! Perché questa sarà la cena peggiore della tua vita... Ahahaha!»

Ranma deglutì sudando freddo e corse in camera ad accertarsi che i digestivi regalatigli da Tofu l'altro Natale fossero ancora nascosti sotto il palchetto. Più tranquillo, andò in bagno e si immerse nella vasca alla ricerca di un po' di relax... Che purtroppo non trovò. Era talmente pieno di preoccupazioni che si dimenticò di spegnere il cervello per evitare di cominciare a crogiolarsi nella paranoia.

“E se volesse sapere come nascono i bambini?!” pensò disperato. “Non sono ancora pronto per affrontare un argomento del genere con lui! E poi ha solo cinque anni... No, no... E' qualcosa a cui posso rispondere soltanto ed esclusivamente io... Altrimenti l'avrebbe fatto Akane, no? Dunque...”

Ranma cominciò a partorire svariate ipotesi, una più improbabile dell'altra.

“Un nuovo gioco? No... Gli ho comprato l'ultimo l'altra settimana! Prima che si stufi di quello ci vorrà ancora un mesetto... Forse vuole che gli insegni a cucinare, in modo da non aver bisogno di lavande gastriche ogni volta che Akane prepara qualcosa... Ma no, lei non potrebbe mai essere complice di qualcosa che espliciti troppo chiaramente la sua incapacità con la cucina... E se... Oh, no! E se volesse chiedere informazioni sulla zia Ranko?! Sono fritto! Non posso dirgli che io e lei siamo la stessa persona!”

Quando Aki era nato, Ranma e Akane avevano deciso di non metterlo davanti ad un padre che si trasformava in donna perché avrebbe potuto confondere troppo le sue idee di uomo. Così era nata la zia Ranko, che veniva spesso a fare visita alla famiglia Saotome, comparendo solitamente nel laghetto di casa. Data la grande somiglianza tra il padre e la zia, Aki aveva deciso da solo che i due erano gemelli, sollevando in questo modo i genitori dal cercare una scusa plausibile.

“No, impossibile... Akane non lascerebbe mai tutta la responsabilità a me... E poi abbiamo deciso di dirglielo quando compirà sei anni...”

Ranma impallidì improvvisamente e facendo mente locale si mise a contare sotto voce aiutandosi con le dita.

“Cavoli! Ma è tra quattro mesi!!! Oh, Kami! Ora come farò a dormire la notte?”

Ranma ebbe un veloce flash di lui disteso rigidamente a pancia in su nel letto con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Scosse la testa e guardò un punto indefinito del bagno con determinazione.

“No! Adesso non è il momento di pensare a questo! Piuttosto... Che cosa faccio con quella stramaledetta domanda?!”

E si afflosciò nell'acqua facendo delle bollicine con la bocca.

“Non potrebbe andare peggio di così...” si disse sconsolato.

Improvvisamente, dei passi pesanti ed il rumore di una porta che si apriva furiosamente sbattendo sul muro, lo destarono dalla sua passività. Un ringhio conosciuto arrivò alle sue orecchie.

“Devo smetterla di augurarmi disgrazie con il mio ottimismo...”

Cominciando a sudare freddo nell'acqua bollente, Ranma si girò di scatto verso l'ingresso dell'anticamera del bagno giusto in tempo per vedere la porta scorrevole sradicarsi letteralmente e sua moglie apparire con un'aura blu davvero poco rassicurante.

«Ranma!» ringhiò furiosa. «Come puoi prenderti gioco di nostro figlio in questo modo?!»

Ranma tentò di reprimere i brividi di paura che cominciavano a corrergli per la schiena. Akane sembrava spiritata!

«A-Akane... T-ti p-posso s-spiegare... G-giuro c-che...»

«Come puoi parlargli di scuola e compiti?! Proprio tu che hai sempre copiato da me!» sbraitò lei facendo alcuni passi sino a sovrastarlo.

«A-aspetta, A-Akane... Lascia c-che...»

«Lui non è come te! Lo vuoi capire?!» gridò interrompendolo di nuovo, «Con lui non puoi comportarti come tuo padre faceva con te, Ranma!»

Il cuore di Ranma perse un battito. Akane aveva maledettamente ragione. Si alzò di scatto in piedi per guardarla negli occhi.

«Akane... I-io...» cominciò senza sapere bene come continuare.

«No, Ranma! Sei... Sei solo un codardo!»

Ranma spalancò gli occhi sconvolto. Anche dopo sette anni di matrimonio, riusciva ancora a farla soffrire con la sua stupidità. Non che Akane fosse in un mare di lacrime, ma riusciva a vedere nei suoi occhi bagnati l'enorme delusione che la affliggeva.

«Sei spaventato per una cosa che neanche conosci e...»

Ranma le tappò la bocca con la sua in un dolce bacio. Lei non si oppose ma mantenne un'espressione sostenuta, solo dopo alcuni secondi chiuse gli occhi e si abbandonò a quel contatto appoggiando lievemente le mani sul petto bagnato del marito.

Ranma la lasciò andare, le sorrise un po' amareggiato ed uscì dalla vasca dirigendosi verso la porta. Si fermò e si girò verso Akane che lo fissava corrucciata. Baciarla era servito a farla stare zitta, non ad ammorbidirla.

«Hai ragione tu... Mi sto comportando come mio padre. Mi ero dimenticato che... Io non sono un codardo come lui...» mormorò abbassando lo sguardo, «Adesso andrò a parlare con Aki...»

Akane lo raggiunse e gli mollò uno schiaffo.

Sigh... Ma ora che ho fatto?” pensò lui dolorante.

«Codardo o no, prima di fare qualunque cosa... Ripara la porta che ho appena scardinato!» ordinò uscendo dal bagno a passo svelto e fiero.

Ranma sorrise sconsolato, mentre la guancia rossa gli bruciava fastidiosamente, ed afferrò un paio di attrezzi sotto al lavello. Akane aveva rotto quella porta talmente tante volte in quegli anni che ormai ad aggiustarla ci stava sempre di meno.

 

Aki era seduto sul suo letto a gambe e braccia incrociate. Sua madre era corsa via furiosamente dalla sua stanza solo un quarto d'ora prima, quando, dopo averle rivelato di non essere nuovamente riuscito a fare la sua domanda al padre, lei aveva voluto sapere il perché.

“Oggi ho capito che quando la mamma dice che papà è uno stupido, non scherza affatto...” pensò impettito. “E ho anche capito che quando papà dice che la mamma è una pazza isterica, è altrettanto serio...”

Il bambino abbandonò un momento la sua espressione imbronciata rabbuiandosi.

«Non è giusto...» sussurrò. «Papà deve sentire cos'ho da chiedergli prima di scappare via!»

Aki si alzò dal letto, rianimato da una nuova determinazione, e corse ad aprire la porta. Sbatté però contro qualcosa e cadde seduto a terra.

«Devi migliorare i tuoi riflessi, Aki! Secondo te come faccio ad essere ancora vivo, sposato con quell'isterica omicida di tua madre?» chiese Ranma con sufficienza.

Dal piano terra arrivò l'urlo indignato di Akane leggermente ovattato dalla distanza.

«Ti ho sentito, Ranma!»

L'uomo sussultò e si chiuse velocemente la porta alle spalle. Tossicchiò imbarazzato.

«Ehm, comunque... Aki... Io... Volevo chiederti scusa per non averti ascoltato prima... Devi sapere che in realtà è stata colpa della mamma perché mi ha messo in testa un sacco di cose terribili e...»

«Ti ho sentito di nuovo, idiota!» urlò di nuovo Akane dalla cucina.

Ranma si guardò attorno analizzando tutto ciò che vedeva con circospezione.

«Ma ha piazzato delle cimici o ha sviluppato un super udito dopo aver mangiato qualcosa di radioattivo cucinato da lei?» borbottò Ranma stranito.

«Ranma!!! Al prossimo vengo su!»

Ranma deglutì fingendosi indifferente. Aki inclinò la testa perplesso ancora seduto a terra davanti a lui.

«Comunque... Non è vero, è stata colpa mia... Sai, il non sapere mi intimorisce un po'... Perdonami se non mi sono comportato bene, Aki...» disse accucciandosi all'altezza di suo figlio.

Sapeva che era una paura infondata ma... E se Aki non avesse voluto perdonarlo? Sarebbe potuto cadere in depressione oppure Akane avrebbe potuto chiedere il divorzio oppure...

«Ma certo che ti perdono!»

Ranma sentì qualcosa sciogliersi nel petto ed il calore tipico del sollievo lo invase mentre guardava il viso sorridente di suo figlio.

«Però adesso devi rispondere alla mia domanda... Per favore...» lo supplicò mettendosi in ginocchio a mani giunte.

Ranma deglutì: «Ovviamente... Perché sarei qui, altrimenti?»

«Giusto!» esclamò contento il bambino mentre andava a prendere qualcosa sotto il letto.

Ranma si rimise in piedi mentre guardava suo figlio intenerito. Era stato uno stupido a scappare da lui in quel modo. Sospirò sconsolato. Insomma, cosa mai avrebbe potuto chiedergli di tanto orribile? Era un bambino, sarebbe stata sicuramente una cosuccia da niente e tutto si sarebbe risolto al meglio. Akane li avrebbe risparmiati con la sua cena letale ed avrebbero ordinato la pizza. Sì, sarebbe andato tutto magnificamen...

«Meow...»

Il codino di Ranma si rizzò assieme a tutti gli altri peli presenti sul suo corpo. Se lo doveva essere immaginato, quel verso. Sì, doveva essere certamente così. Non era possibile che...

«Meow!»

Ranma cominciò a provare un enorme disagio mentre sentiva le gambe iniziare a tremargli senza poterglielo impedire. Aki si voltò verso di lui con qualcosa tra le braccia. Era ormai facile intuire cosa fosse. Era grigio, apparentemente morbido, con dei lunghi baffi, due orecchie a punta e degli enormi occhi azzurri dalla forma ben nota. C'erano anche gli artigli. Anche se nascosti dal pelo che ricopriva le zampe, Ranma sapeva che c'erano. Lo conosceva bene quel tipo di artigli, eccome se lo conosceva. Indietreggiò il più possibile fino a trovarsi con le spalle alla porta. Il bambino gli si avvicinò a cinque passi di distanza, in braccio teneva quella cosa pericolosa.

«L'altro giorno, mentre andavo al parco con zia Kasumi, l'ho trovato svenuto per strada e mi ha fatto tanta tenerezza, così... Beh, ho pensato di portarlo a casa per curarlo...» raccontò Aki guardando amorevolmente il piccolo animaletto che teneva tra le braccia.

“N-niente pa-panico... Ni-niente p-pan-nic-co...” pensò Ranma deglutendo sempre più agitato. “N-non puoi r-rischiare che... Che t-tuo figlio veda c-come ti riduci per un semplice ga... Ga... G-g-g-ga... B-beh... Qu-quella r-roba là...”

«Il fatto è che ora, mi è diventato tanto simpatico e mi dispiacerebbe abbandonarlo di nuovo per la strada da solo. Papà... La domanda che volevo farti è... Posso tenerlo, per favore?» domandò il bambino guardandolo supplichevole.

Ranma tentò di respirare profondamente e cercare un modo carino per esplicitare la sua idea riguardo a quell'assurda richiesta, sempre però mantenendosi il più lontano possibile dal figlio. Sentiva il corpo completamente paralizzato.

«Aki... Ma, dico, TI SEI BEVUTO IL CERVELLO?!???» esplose in preda all'isteria staccando la schiena dalla porta per avere più equilibrio.

«Meow...» fece il gattino innocentemente.

Ranma tornò con le spalle spiaccicate alla porta.

«Argh!!! Allontanati da me con quella roba!» intimò terrorizzato a suo figlio.

«Ma, papà... E' un gattino...» replicò Aki confuso.

«APPUNTO!!! Stammi lontano!» esclamò Ranma cercando di fondersi con la porta.

Aki sapeva che suo padre non amava i gatti, ma non lo credeva capace di fare tutte quelle scene. Aggrottò le sopracciglia testardo.

«Ma guarda com'è carino, dai... I suoi occhi hanno lo stesso colore del cielo!»

Quando Aki avvicinò il gattino al viso di Ranma per dimostrargli la sua innocenza non sapeva a cosa sarebbe andato in contro. Suo padre si immobilizzò improvvisamente assumendo diverse tonalità di blu misto grigio fino a raggiungere un bianco cadaverico.

«Meow?»

  

Akane stava pulendo allegramente il tavolo della cucina quando sentì le prime urla di suo marito. Ebbe più volte la tentazione di intervenire ad aiutarlo ma riuscì sempre a trattenersi. Ranma era un uomo e doveva comportarsi da tale. L'improvvisa assenza di rumori però le fece venire un terribile senso di angoscia. C'era troppo silenzio.

Un po' titubante, uscì dalla cucina e si fermò sulla porta tendendo le orecchie preoccupata.

 

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!»

 

L'urlo di Ranma, quel pomeriggio, venne sentito da tutta Nerima.

 

«Non ti sembrava Ranma, Genma caro?» domandò Nodoka perplessa.

«Oh, era sicuramente lui... Di solito urla così quando vede un gatto...» commentò Genma saccente fissando concentrato la scacchiera di fronte a lui.

«Speriamo non trasmetta questa sua fobia anche a nostro nipote! Aha! Ti ho fatto scacco, Saotome!» esultò Soun.

«Non vale, Tendo! Mi ha distratto l'urlo di Ranma!»

«Tutte scuse! Hai perso, amico!»

«Guarda, nevica!»

«Cosa? Ma è impossibile! Siamo in primavera inoltrata e... Ehi! Ti ho visto, Genma! Hai girato la scacchiera!»

«Ma che vai dicendo? Non è affatto vero!»

«Sì, invece!»

 

Akane si precipitò al piano superiore inciampando un paio di volte. Quando giunse in corridoio si diede una manata in fronte esasperata.

«MA SEI IMPAZZITO?!? PORTA VIA QUELL'ESSERE!!!»

Ranma era mezzo disteso sul pavimento e tentava di allontanarsi il più possibile spingendo con le gambe. Peccato che avesse le spalle al muro e più di tanto non potesse arretrare.

«Ranma, calmati, per favore...» disse Akane seccata.

Ranma volse la sua attenzione alla moglie e tutto gli fu improvvisamente chiaro. I suoi occhi divennero due fessure.

«Tu! Sapevi tutto e non mi hai detto niente!» la accusò. «E mi hai anche fatto sentire in colpa se ho tentato di salvarmi la vita!!!»

«Meow...»

«Aaah!»

Ranma fece un salto di due metri e si appiccicò in un angolo tra il soffitto e la parete. Il gattino, ormai sceso dalle braccia di Aki, si mise seduto ad osservare quell'umano che faceva di tutto per diventare parte integrale del muro.

«Bestia immonda, v-vattene! Sciò! P-pussa via!» inveiva Ranma.

«Ranma, avanti... Scendi dal soffitto...» gli intimò Akane mettendosi davanti al gatto.

«Neanche morto! Facevo bene a scappare!!! Altro che codardo! I miei sensi da artista marziale si erano accorti di tutto e me lo comunicavano nel mio subconscio!!!» sbraitò Ranma.

Akane sbuffò e cercò con lo sguardo Aki che era ancora impalato sulla soglia di camera sua. Guardava suo padre con un sopracciglio inarcato e le labbra arricciate in un espressione molto perplessa che però nascondeva una punta di scetticismo. In quel momento le ricordò terribilmente sua sorella Nabiki. Scosse la testa scacciando quel pensiero e, tornando a guardare Ranma, si accorse che il gattino le si era messo davanti. Purtroppo, realizzò troppo tardi che si era accucciato sulle zampe posteriori e stava caricando un salto.

“Oh, no...”

Non ebbe neanche il tempo di pensare di bloccarlo che l'animale si era già lanciato su suo marito aggrappandosi ai suoi vestiti dal taglio cinese. Il tempo si fermò.

Akane deglutì. Aki strabuzzò gli occhi. E Ranma... Beh, Ranma, rigido come uno stoccafisso, mollò la presa dal soffitto e cadde a facciata sul pavimento. Il gatto si spostò sulla sua schiena giusto in tempo prima di essere spiaccicato.

«Ranma!» esclamò Akane preoccupata accorrendo dall'uomo che era scosso da dei tic nervosi all'occhio destro e al piede sinistro. Le dita delle mani erano messe a forma di corna mentre la sua bocca emetteva gemiti strozzati.

«A-Akane... S-sta... P-per... S-succedere...» riuscì a dire tra gli spasmi.

Akane capì subito cosa intendesse. Non voleva che Aki lo vedesse in quel modo.

«Aki, vai a giocare in giardino con il gatto!» ordinò a suo figlio.

Alla parola "gatto", Ranma sussultò e, lentamente, si accucciò in una posa felina.

«Meow?» fece il piccolo micio tra le braccia di Aki.

Ranma alzò lo sguardo, le pupille ormai diventate più piccole e strette. Akane trattenne il respiro.

«Muoviti, Aki! Vai in giardino!!!» ripeté con voce più autoritaria.

Aki corse via intimorito portando con sé l'animale. Akane si voltò verso Ranma con aria combattiva.

«Meeeeoow.........»

Prese un bel respiro e si mise in punta di piedi seduta sui talloni.

«Vieni, micio micio... Avanti... Non aver paura...» disse dolcemente protendendo la mano verso di lui.

Ranma si mise a quattro zampe e soffiò.

«Dai, bel gattino... Sono io, Akane... Sono sempre io...» sussurrò cono tono rassicurante.

Ranma sembrò diventare meno diffidente e si avvicinò a lei.

«Ecco, da bravo...»

Akane stava per appoggiare la mano sulla sua testa per accarezzarlo quando un tonfo sordo attirò la sua attenzione. Ranma si scostò e si diresse incuriosito verso la fonte del rumore.

«Oh no!» esclamò Aki correndo dietro al gattino che gli era sfuggito di mano e stava risalendo la mezza rampa di scale che avevano appena percorso.

Oh, al diavolo!” imprecò Akane nella sua testa tirando fuori il suo martello di legno e colpendo Ranma in piena fronte prima che potesse raggiungere le scale.

Aki apparve in corridoio subito dopo il gattino e guardò perplesso sua madre ansimante.

«Perché hai usato il martello più grande, mamma? Non ti bastava quello medio? Ora papà non si riprenderà più per ore...» disse quasi dispiaciuto.

Akane lasciò cadere l'enorme martello e sospirò sfinita scivolando a terra con la schiena sul muro. Ranma, accanto a lei, dormiva stordito con un vistoso e pulsante bernoccolo nel bel mezzo della fronte.

 

Ma la giornata per loro non era ancora finita...

 

[Continua nella terza e ultima parte...]

 

  
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