Muore.
Ti avvicini tremante. Lei giace sul terreno bagnato e logoro, i capelli rossi sono ingarbugliati e si mischiano con le foglie d'autunno.
Le sfiori la pelle nuda del braccio; la vita sembra averla già abbandonata.
«Le tue mani, sono calde» sussurra lei, e subito dopo tossisce, permettendo ad un rivolo di sangue di scivolarle via dalle labbra che un tempo avevi baciato.
Ti senti in colpa, e vuoi scappare via. Codardo.
Non resisti. Non riesci a vederla morire davanti ai tuoi occhi. Vorresti solo tornare indietro a quei giorni dove la vedevi felice e viva. Ma è tardi.
Perché lei sta morendo. Lei muore.
Perché tu l’hai uccisa.
Perché tu l’hai tradita e non ne avevi diritto.
Lei ti guarda, ma non riesce a vederti con quei suoi occhi stanchi. Ti chiede solamente di rimanere lì, accanto a lei.
I tuoi occhi affogano nelle lacrime, e il suo viso di un pallore mortale sembra riflettere la luce delle stelle che ti guardano pietose.
Le sfiori i capelli incrostati di sangue e fango, e appoggi il capo sul suo petto scheletrico.
Il Sole non sorge, non vuole vedere ciò che le hai fatto.
Solo quando hai perduto tutte le tue lacrime, ti alzi. I suoi occhi si sono già chiusi e il battito del cuore si è lenito durante la notte.
«Ti amo», riesce a dire, prima del suo ulimo respiro. Ma tu sei ormai lontano, e non odi le sue parole, che portate via dal vento, non giungeranno mai alle tue orecchie, né al tuo cuore, troppo superficiale per capirle, troppo distante per percepirle e troppo freddo per permetterti di capire che anche tu, malvagia creatura terrestre, l’amavi.