LA NUOVA CACCIATRICE.
Cimitero
di Sunnydale. Notte. Buffy la Cacciatrice sta combattendo contro i vampiri come
al solito.
Inaspettatamente
venne messa a tappeto da uno dei demoni. Un paio riuscirono a bloccarla a
terra. Un altro si avventò su di lei per morderla. Stava quasi per farcela
quando venne polverizzato.
In pochi
secondi Buffy si ritrovò libera anche dai due che la stavano bloccando.
Si
rialzò in fretta e con suo stupore vide una ragazza che all’incirca doveva
avere la sua stessa età, con capelli lisci castano scuro, lunghi fino a metà
vita e occhi di uno strano colore che con la luce della luna non riusciva a
distinguere. La cosa più incredibile era che in una mano teneva un paletto di
legno.
“E tu
chi sei?” le chiese Buffy.
“Direi
di rimandare le presentazioni a più tardi.” Disse l’altra notando il gruppo di
vampiri che si stava preparando ad attaccarle.
In pochi
attimi, comunque, divennero solo un ricordo.
Buffy,
mentre lottava aveva tenuto d’occhio l’altra ragazza e aveva notato che
combatteva più che egregiamente.
“Però…
non te la cavi affatto male.” Affermò la Cacciatrice.
“Grazie.
Anche tu. Per rispondere alla tua domanda di prima, mi chiamo Karol Erika Inao
ma tutti mi chiamano Kei, dalle mie iniziali.”
“Piacere.
Io sono Buffy Anne Summers.”
“Lo so.
Sei la Cacciatrice.”
“Come
conosci queste cose?” chiese con tono confuso.
“Non so
se hai saputo cosa è successo a Faith.”
“Cosa le
è successo?” chiese Buffy allarmata.
“Non ti
preoccupare. È morta, ma solo per pochi istanti. Com’è successo a te.”
“Ora sta
bene?”
“Sì. Ora
sta benissimo. Tranquilla.”
“Così
adesso ci sono in giro tre Cacciatrici.”
“Già,
per la gioia di tutti i vampiri e demoni.”
Si
sorrisero.
“Giusto
una curiosità. Da quando tu…”
“Da
quando sono diventata una Cacciatrice?”
“Sì.”
“Circa
un mese.”
“Da dove
vieni? Il tuo nome non mi sembra molto americano.”
“Infatti,
non sono totalmente americana. Mia madre lo è, ma mio padre è italiano e io ho
vissuto fino a ieri in Italia.”
“Quindi,
appena arrivata, sei venuta a fare un giretto al cimitero. Se fossi stata in
te, mi sarei presa un giorno di vacanza.”
“Ammetto
che l’idea mi abbia sfiorato, ma a vedere tutti quei pacchi da sballare nella
mia camera, mi è venuta voglia di uscire a smaltire il nervosismo del
trasferimento.”
Rimasero
a parlare ancora per qualche minuto al cimitero, poi, notando che non c’era
nessun altro vampiro in cerca del riposo eterno, decisero di andare al Bronze,
il locale (il poiché l’unico) di Sunnydale.
Quando
arrivarono, Buffy vide i suoi amici e li presentò a Kei.
La nuova
Cacciatrice trovò tutti molti simpatici. Forse Anya era un po’ strana, ma tutto
sommato le piacevano tutti.
La cosa
era alquanto reciproca.
Verso le
tre e mezza, Kei iniziò a sentire la stanchezza del viaggio e salutando i suoi
nuovi amici tornò a casa.
Per
arrivare a casa sua si trovò a passare ancora per il cimitero.
Forse a
causa della stanchezza non si accorse del pericolo imminente.
Quattro
vampiri la attaccarono. Era riuscita ad impalettarne due ma iniziava a fare
molta fatica a combattere.
Solo
l’intervento di un ragazzo la salvò. Finito il combattimento. I due si
guardarono.
“Non ti
ho mai vista da queste parti.” Disse il ragazzo.
“Infatti,
sono arrivata oggi. Mi chiamo Kei.”
“Hai
avuto un bel party di benvenuto.”
“Già.
Grazie per l’aiuto. Non so se ce l’avrei fatta altrimenti.”
“Figurati,
ormai è il mio mestiere.”
“…Ora è
il caso che io vada. Ci vediamo… Ehi, ma come ti chiami?”
“Spike.”
Rispose il ragazzo sorridendo.
Kei
ricambiò il sorriso.
“Allora,
ci vediamo Spike.”
“A
presto Kei.”
Dopodiché
Kei tornò a casa.
La
ragazza, conscia dell’ora tarda, entrò cercando di fare il più piano possibile.
Inutile.
Lib e Gav, le amiche con le quali era venuta in America, si erano svegliate. O
meglio, l’avevano aspettata sveglie.
Kei
arrivò in cima alle scale che portavano alle stanze da letto. Improvvisamente
sentì una voce provenire da dietro l’angolo.
“Com’è
andata la tua prima ronda in America?”
La
Cacciatrice sobbalzò per lo spavento.
“Mi hai
spaventato Lib! Che ci fai ancora sveglia? E poi non parlare a voce altra.
Rischi di svegliare anche Gav.”
“Troppo
tardi.” Disse Gav.
“Non
avrai davvero pensato che saremmo andate a dormire, vero? Ci devi raccontare
tutto.” Fu il commento di Lib.
“E poi
se hai fatto così tardi, vuol dire che hai dovuto lottare contro molti demoni,
giusto?” chiese Gav.
“E va
bene. Avete vinto. Ma andiamo in camera mia così mi preparo per la notte,
intanto.”
Andarono
quindi in camera di Kei. Lib e Gav si sedettero sul letto mentre Kei iniziò a
cambiarsi rimanendo volutamente in silenzio.
Gav
prese un cuscino e lo lanciò addosso a Kei. “Insomma, ti vuoi decidere a
parlare?”
Kei
scoppiò a ridere: “O.K., O.K. Sono andata al cimitero e combattendo contro
alcuni vampiri ho conosciuto Buffy, l’altra Cacciatrice. Abbiamo fatto amicizia
e mi ha invitata ad andare in un locale dove doveva incontrarsi con i suoi
amici. Ci sono andata e me li ha presentati. Devo dire che sono tutti molto
simpatici. Poi, ho iniziato a sentire la stanchezza e sono tornata a casa.”
“Tutto
qui?” chiese Lib.
“Beh…”
“Cos’è
quel beh?” indagò Gav.
“Ecco…
mentre passavo dal cimitero, tornando a casa, mi sono imbattuta in un altro
gruppo di vampiri. Ero stanca e stavano per avere la meglio. Ma…”
“Ma?”
domandarono in coro le amiche.
“E’
arrivato un ragazzo.”
Gav
diede una leggera gomitata a Lib: “Oh, oh la cosa si fa interessante.”
“Come si
chiama? Quanti anni ha? Di dov’è? È figo?” chiese l’altra ragazza.
“Non gli
ho fatto il terzo grado. So solo che si chiama Spike ed è veramente molto,
molto, molto, molto e se non avete capito dico ancora molto figo.”
“Descrivilo!”
Ordinò Gav.
“E' più
alto di me di almeno una decina o forse una quindicina di centimetri, ha i
capelli biondi e una piccola cicatrice sul sopracciglio sinistro. Deve essere
molto forte perché è riuscito ad aiutarmi con i vampiri.”
“Conosco
quello sguardo.” Disse Lib.
“Quale
sguardo?”
“Lo
sguardo di una che si sta facendo già un viaggio mentale.”
“Vi
sbagliate. È solo che… non lo so. Quando l’ho visto ho avuto una strana
sensazione.”
“Che
sensazione?” domandò Gav.
“Potrà
sembrare assurdo, ma credo di poterla definire come nostalgia.”
“Nostalgia?
E di cosa?”
“Non ne
ho la più pallida idea.”
Kei posò
distrattamente lo sguardo sulla sveglia. Si erano fatte le quattro e mezza.
“Ragazze,
vi voglio bene, ma ora andate di là. Fra tre ore mi devo svegliare e so già che
sarò totalmente rincoglionita.” Disse la Cacciatrice.
Lib si
alzò dal letto e si diresse alla porta con Gav. “Ha ragione tua madre.”
Kei,
infilandosi sotto le coperte, chiese: “Riguardo a cosa?”
“La
notte leoni e la mattina…” iniziò Lib.
“Coglioni!”
dissero tutte e tre in coro.
Scoppiarono
a ridere, si augurarono la buonanotte ed ognuna andò nella propria stanza a
dormire.
Tre ore
dopo la sveglia di Kei iniziò a suonare.
Di
malavoglia la ragazza la spense e si mise a sedere.
“Accidenti
alle notti di baldoria, il giorno prima di un appuntamento!”
Ancora
mezza addormentata si alzò e si diresse in bagno. Sbattendo almeno una decina
di volte contro gli scatoloni, i muri e i mobili.
“Devo
imparare in fretta com’è fatta questa casa o inizierò a sembrare un camaleonte
che diventa solo viola.”
Un
quarto d’ora dopo era in cucina a bere di corsa un caffè. Finito ciò corse alla
porta di casa e, uscendo, urlò: “Io esco. Ci vediamo dopo.”
Lib e
Gav si affacciarono alle porte delle loro camere.
“Ma
perché deve fare tutto questo casino?” chiese Lib.
“Non lo
so e non lo voglio sapere. Io non ho programmi per oggi e me ne torno a letto.”
Rispose Gav.
“Sai che
ti dico? Che seguo il tuo esempio. Buonanotte.”
Entrambe
si rimisero a letto e ripresero a dormire.
Alle
otto precise, Kei entrò nel negozio di magia della città.
Si stupì
di vedere Anya.
“Ciao
Anya.”
“Kei!
Che ci fai qui? Vuoi comprare qualcosa?”
“No,
grazie. Ho appuntamento qui con il mio nuovo osservatore.”
“Qui?”
“Sì, mi
è stato detto che questo negozio è suo.”
“Veramente
è mio.”
“Come?”
chiese confusa Kei. “Ma…”
“Questo
negozio è in comproprietà mia e di Anya. Tu devi essere Karol Erika Inao.”
Disse un uomo interrompendola.
“Sì,
sono io, ma preferirei essere chiamata Kei. Lei è Rupert Giles?”
“Precisamente.
Benvenuta a Sunnydale.”
“Grazie.”
In quel
momento entrò nel negozio Buffy.
“Buongiorno
a tutti.” Poi notando Kei. “Ciao Kei. Non pensavo di incontrarti qui.”
“Ciao
Buffy.”
“Vi
conoscete già?” chiese Giles.
“Ci
siamo conosciute ieri al cimitero.” Rispose Buffy.
“Allora
è tutto più semplice. Giusto per la cronaca. Ho ricevuto notizie dal consiglio
riguardo all’arrivo di una nuova Cacciatrice e mi è stato affidato l’incarico
di occuparmene.”
Buffy,
tra l’offeso e il preoccupato, domandò: “E di me chi si occuperà?”
“Sempre
io. Sarò l’osservatore di entrambe.”
Buffy,
allora, speranzosa provò a dire: “Immagino che per oggi, viste le circostanze,
l’allenamento salterà.”
“Non
credo. Anzi. Sarà un buon modo per verificare le capacità di Kei.”
La nuova
Cacciatrice fu portata nella palestra sul retro dove iniziò il suo nuovo
allenamento. Si scontrò con Buffy e, dopo circa un paio d'ore, le due ragazze
dovettero ammettere la bravura della propria contendente.
“Non mi
divertivo così tanto a combattere da un bel po’ di tempo.” Disse Kei.
“Già
anch’io. Con gli altri sono sempre costretta a trattenere la mia forza. Ora
invece ho potuto battermi più liberamente.”
Verso
l’ora di pranzo.
“Si è
fatto tardi per me. Devo tornare a casa.” Disse Kei.
“I tuoi
genitori si arrabbiano se fai tardi?” s’informò Buffy.
“Non i
miei genitori. Le mie amiche. Sono venuta in America con loro.”
“Che ne
dici, allora, di farle venire qua e pranzare tutti insieme? Prometto che
eviteremo di parlare di demoni.”
“Non
sarebbe, in ogni caso, un problema. Loro sanno tutto di me e un paio di volte
mi hanno anche aiutato.”
“Motivo
in più per farle venire.” Disse Buffy sorridendo.
Anche
Kei sorrise e chiamò con il cellulare le sue amiche.
Dopo
circa un quarto d’ora Lib e Gav arrivarono al negozio di magia. Nel frattempo
erano arrivate anche Tara, Willow, Xander e Dawn che fu presentata a Kei.
“Ragazzi,
vi presento Lib e Gav. Le mie migliori amiche.” Disse Kei.
A turno
gli altri si presentarono.
Si
sedettero intorno al tavolo del negozio e ordinarono da mangiare al ristorante
cinese.
Tutti
insieme si trovarono bene. Parlarono di scuola, lavoro, demoni e altro.
Mentre
parlavano saltò fuori il fatto che Tara e Willow fossero streghe.
“Anche
voi?” domandò Lib.
“Perché?
Anche tu lo sei?” chiese a sua volta Willow.
“Sì. Ma
anche Kei lo è.”
“Davvero?
Una Cacciatrice che è anche strega?” disse stupito Xander.
“Già.
L’ho ereditato da mia madre.”
Tara,
interessata, s’informò. “Anche tua madre lo è?”
“Sì. E
non solo lei. Anche sua madre, e la madre di sua madre e così via. Insomma è
una cosa che eredita una delle figlie femmine della mia famiglia per ogni
generazione.”
“In che
senso: una delle figlie femmine?” chiese Dawn.
“Per
quanti figli una donna della mia famiglia faccia, soltanto una tra le figlie
femmine eredita i poteri. Infatti mia sorella non li ha.”
“Quindi
immagino che tu sia la primogenita.” Disse Giles.
“No.
Sono la secondogenita. Mia madre è l’ottava d’otto figli. Mia nonna la quinta
d’undici. Nella mia famiglia si dice che è il potere stesso a scegliere la
persona che lo erediterà.”
“E se
una donna con i poteri non facesse figli? Il potere sparirebbe?” domandò
Willow.
“Non si
è mai verificato un caso del genere. Nella mia famiglia, per le donne con i
poteri, c’è, in pratica l’obbligo di fare figli finché non nasce un bambino che
li abbia.”
“Ma
fintanto che i bambini sono piccoli, come fanno a sapere se li hanno?” fu la
domanda di Giles.
“Dagli
occhi.”
“Dagli
occhi?” chiese stupita Buffy.
“Sì. Se
guardate i miei, noterete che non hanno un colore molto comune.”
Tutti le
fissarono gli occhi.
“E’
vero! Hai gli occhi viola!” Esordì Anya.
“Infatti.
È così per tutte le donne della mia famiglia che hanno ereditato i poteri.”
Rimasero
a parlare ancora a lungo. Verso le due Kei, Lib e Gav decisero di tornare a
casa per finire di sistemare gli scatoloni.
Alle
otto di sera, le tre ragazze tornarono al negozio di magia dove avevano
appuntamento con gli altri.
Mentre
stavano parlando e nonostante il negozio fosse chiuso, la porta si aprì. Tutti
si voltarono a vedere chi fosse. Era Spike.
“Buonasera
a tutti.” Salutò il vampiro.
Il
ragazzo notò che c’erano tre persone in più del solito.
Kei
sorridendo lo salutò. “Ciao.”
Spike,
ricambiò il sorriso e il saluto. “Ciao.”
Per
alcuni istanti parvero non accorgersi di altro. Ci pensò Gav a riportarli alla
realtà.
“Tu sei
Spike, vero?” gli chiese Gav.
“Sì. Tu,
invece, saresti?”
“Gav.”
“E come
sai chi sono?”
“Dalla
descrizione che ho ricevuto da Kei.”
“Ah sì?
E come mi ha descritto?”
“Alto,
biondo, cicatrice sul sopracciglio sinistro, e figo.”
Come
finì di parlare Kei le tirò una gomitata tra le costole arrossendo.
“Mi hai
fatto male!” si lamentò Gav.
“Non
abbastanza. Fidati!” le rispose Kei.
“Che
significa figo?” s’interessò Dawn.
“Significa…”
iniziò Gav.
“Simpatico.”
L’interruppe Kei.
“Beh,
allora la cosa è reciproca. Anche io penso che tu sia… figo.” Fu il commento di
Spike.
Lib e
Gav stavano facendo una fatica immane per non scoppiare a ridere mentre Kei
arrossiva ancora di più e le fulminava con lo sguardo.
Nel
frattempo Buffy si era alzata. “Direi che è arrivata l’ora di andare a caccia.”
“Credo
sia meglio.” Disse la seconda Cacciatrice.
Tutti si
alzarono ed uscirono dal negozio.
Kei
prese per un braccio Gav e sottovoce le parlò. “Lo sai che dopo me la paghi,
vero?”
“Di che
ti lamenti? Ha pure detto che sei… figo.” Rispose Gav anche lei sottovoce. Poi
non ce la fece più e scoppiò a ridere, subito seguita da Lib che aveva sentito
il loro discorso.
“Tutto
bene?” chiese Willow.
Kei
annuì e proseguirono verso il cimitero.
Durante
il tragitto Kei e Spike si guardarono cercando di non farsi beccare l’una
dall’altro e viceversa.
Arrivati
al cimitero decisero di dividersi in tre gruppi. Il primo gruppo composto da
Buffy, Dawn, Tara e Willow. Il secondo da Kei, Lib, Gav e Giles. Infine il
terzo dai rimanenti, Spike, Xander e Anya.
Il
gruppo di Kei stava girovagando da un po’ quando notarono dei vampiri che
stavano prendendo qualcosa da un mausoleo.
Li
attaccarono. Riuscirono a polverizzarne la maggior parte, ma uno scappò con il
malloppo.
“Io lo
inseguo. Voi rimanete qui.” Disse Kei.
Lo
rincorse per un po’ allontanandosi dal gruppo. Lo aveva quasi raggiunto quando
da dietro un albero spuntò Spike. Senza che il fuggitivo ebbe tempo di capire
cosa gli stesse succedendo, diventò polvere.
“Grazie
per l’aiuto. E due.” Gli disse la Cacciatrice.
“Figurati.
E due.”
Scoppiarono
a ridere.
“Il tuo
seguito dove lo hai lasciato?” gli chiese la ragazza.
“Abbiamo
incontrato Buffy e le altre e sono rimasti con loro.”
“E tu?
Come mai non sei rimasto?”
“Per la
verità non sopportavo più il moccioso e la sua tipa. Così ho pensato di venire
a vedere come ve la cavavate voi. E tu? Come mai lontana dagli altri?”
“Stavo
inseguendo il vampiro che hai polverizzato.”
Rimasero
in silenzio. Ad un certo punto sbucò dal nulla un demone che lanciò contro di
loro un’ascia. Spike, istintivamente, si gettò su Kei per proteggerla. Finirono
entrambi a terra. In quel momento si sentirono le voci di Buffy e degli altri e
il demone decise, perciò, di andarsene.
Kei e
Spike quasi non se n’accorsero. Erano presi a fissarsi negli occhi.
Anche
Spike, la prima volta che l’aveva vista aveva avuto una strana sensazione di
nostalgia. Ora che la guardava negli occhi, nei suoi occhi viola, e la teneva
tra le braccia dopo quel gesto di difesa, si ricordò tutto. Ed anche Kei
ricordò.
-----FLASHBACK-----
Quindici
anni prima. Italia. In un cimitero di un paesino sperduto tra la campagna della
Puglia.
Una
bambina stava camminando tra le lapidi, attraversando l’intero cimitero, per
vincere una prova di coraggio fatta con i suoi amici.
Quando
aveva accettato si sentiva sicura di sé. Ma ora, a metà percorso, non lo era
più tanto.
Ad un
certo punto si ritrovò accerchiata da un branco di vampiri. Era spaventata.
Iniziò a correre cercando di scappare. Presto, però, fu catturata.
Due
vampiri si fecero avanti per esaminare la preda. Uno era alto e biondo con una
cicatrice sul sopracciglio sinistro. L’altra era una femmina con lunghi capelli
neri lisci e un vestito, che pareva una camicia da notte, totalmente bianco.
La
vampira iniziò ad avvicinare una mano al viso della bimba, che stranamente non
si mise a piangere. Anzi il suo sguardo divenne duro. Lo sguardo di una persona
coraggiosa pronta a lottare.
Proprio
il suo sguardo attirò il vampiro biondo. La osservò attentamente negli occhi e
vide che erano di uno strano colore viola.
La
bambina prese un profondo respiro e lo rilasciò urlando.
Quello
che stupì tutti, fu che il suo urlo scatenò una specie di piccolo tornado.
La maggior
parte dei vampiri scappò impaurita.
Il
vampiro biondo ordinò ad altri due demoni di portare via la donna al suo
fianco.
La
bambina ebbe la sensazione che la vampira la guardasse con odio, mentre veniva
trascinata via.
Alla
fine rimasero in tre. La bambina, il vampiro biondo ed un altro vampiro con un
cappellino da baseball.
Quando il fiato della bambina si esaurì, il
piccolo tornado si calmò. Tutto tornò come prima, come se non fosse successo
nulla.
Il
vampiro con il cappellino si avventò sulla bambina. Stava quasi per
raggiungerla quando il biondo si mise tra loro. Con un braccio prese la bambina
e con l’altro diede un pugno al secondo vampiro. Questi finì contro un albero e
centrò un ramo spezzato polverizzandosi.
Il
vampiro biondo osservò la bambina che teneva in braccio. I loro visi erano alla
stessa altezza.
La
bambina lo osservò negli occhi e affermò: “Tu non sei cattivo come gli altri.”
Il
vampiro la rimise giù, scosso da quelle parole e da ciò che aveva appena fatto.
Lui che veniva chiamato il sanguinario, lui che aveva ucciso due Cacciatrici,
aveva appena salvato una bambina. Frustrato per il suo gesto le diede le spalle
ed iniziò ad allontanarsi.
La voce
della bambina lo richiamò. “Come ti chiami?”
Lui si
volse a guardarla. Voleva ignorarla ma fu più forte di lui. Per un attimo si
concesse di dire quel nome. “William.”
“Io mi
chiamo Karol Erika. Grazie di avermi aiutato William.”
Lui si
girò alzando un braccio in segno di saluto e se n’andò.
La notte
seguente, partì per andare in Francia.
Qualche
volta gli era capitato di ripensare a quella bambina dagli occhi viola ed ogni
volta non poteva impedirsi di pensare che avesse fatto bene a salvarla.
Dal
canto suo, anche la bambina, crescendo, continuò a pensare a quella notte.
Quando, alcuni anni dopo, le dissero che esistevano demoni e vampiri, non n’era
rimasta affatto sorpresa. Diventando Cacciatrice, in cuor suo, aveva sempre
sperato di riuscire a rivedere il suo salvatore.
-----FINE
FLASHBACK-----
“William.”
Disse Kei sussurrando.
“Karol
Erika.” Fu il sussurro di Spike.
Sentirono
dei passi avvicinarsi e si alzarono, senza smettere di fissarsi.
Pochi
secondi dopo arrivarono sia il gruppo di Buffy, con l’aggiunta di Xander e
Anya, sia il gruppo di Kei.
Lib e
Gav, che conoscevano troppo bene la loro amica, notarono subito che c’era
qualcosa di strano.
“Kei sei
riuscita a fermare il vampiro?” chiese Giles.
“Eh? Ah
non proprio, ci ha pensato Wi… Spike.”
“Quindi
siete riusciti a recuperare ciò che aveva preso.” Domandò l’osservatore.
“Vediamo,
dovrebbe essere caduto…” si guardò in giro. Poi lo vide. “Eccolo è lì.”
Era
un’urna. Giles la prese in mano.
“Sa
cos’è?” gli chiese Buffy.
“Ad
occhio e croce direi che è un’urna molto antica, probabilmente risalente al XII
secolo. Gli intarsi mi sembrano familiari, ma dovrei controllare sui miei
libri.”
“Allora
direi di tornare al negozio di magia e controllare.”
Tutti
iniziarono a camminare.
Kei e
Spike si voltarono per seguire gli altri e si ritrovarono uno di fronte
all’altra a pochi centimetri di distanza. Si guardarono negli occhi. Entrambi
non sapevano cosa dire o cosa fare.
Poi Kei
abbassando lo sguardo fece un passo indietro e raggiunse gli amici.
Spike si
passò una mano sul viso e sbuffando si decise a seguirli.
Lib e
Gav non avevano perso la scena.
Arrivati
al negozio, le due ragazze, con una scusa, si fecero seguire in palestra da Kei
per poter parlare tranquillamente.
“Che
succede?” domandò Lib.
“A che
ti riferisci?”
“Non
siamo cieche. Abbiamo notato che tu e Spike siete strani.” Disse Gav.
Kei
sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno, così si confidò con le sue amiche.
“Ricordate
ciò che vi raccontai riguardo al mio primo incontro con i vampiri?”
“Intendi
come Cacciatrice o quello di quando avevi sette anni?” chiese Gav.
“Quello
dei sette anni.”
Lib e
Gav annuirono.
“Ricordate
che vi dissi che uno del gruppo dei vampiri mi salvò?”
Le due
amiche annuirono ancora.
“Stasera
ho scoperto che quel ragazzo, William, è Spike.”
“Spike è
un vampiro? Com’è possibile? Voglio dire come hai fatto a non accorgertene prima?”
chiese Lib.
“Sono
passati quindici anni. Ero piccola. I miei ricordi si sono affievoliti. Ma
stanotte mi sono ricordata tutto.”
“Ma sei
sicura che sia lui?” indagò Gav.
“Sì. Ne
ho avuto anche la conferma. Al vampiro che mi salvò mi presentai come Karol
Erika, ma a Spike mi sono presentata come Kei. Mentre eravamo a terra lui mi ha
chiamata Karol Erika e quella è stata la conferma definitiva.”
“Eravate
a terra?”
“Un
demone ci ha attaccati lanciandoci contro un’ascia. Spike si è buttato addosso
a me per proteggermi. Le vostre voci hanno fatto scappare il demone. Noi ci
siamo guardati. Vedendo il suo viso così vicino ho ricordato distintamente
quella notte. Ma non è stato solo il suo viso è stata soprattutto la sensazione
che ho avuto. L’avevo già provata solo quella notte di quindici anni fa. E poi
subito dopo che l’ho chiamato William, lui mi ha chiamata Karol Erika. Quindi
non ci sono dubbi che sia lui.”
“Cosa
pensi di fare ora? Lui è un vampiro.” Le ricordò Lib.
“Guarda
che lo so.”
“Allora
sai anche che devi metterci una pietra sopra.”
“Sopra a
cosa, scusa?”
“Kei, ti
conosciamo fin troppo bene. Abbiamo visto la tua faccia, prima e sappiamo che,
in fondo, hai sempre considerato William, o Spike che dir si voglia, il tuo
eroe.” Disse Gav.
“E anche
se non l’hai detto abbiamo capito che sei stata felice di diventare Cacciatrice
nella speranza di poterlo incontrare ancora.” Continuò Lib.
“Ma tra
voi non ci potrà mai essere nulla.” Concluse Gav.
“Ragazze,
vi state facendo un film. Quello che m’interessa avere con lui, caso mai, è una
bell’amicizia. Nient’altro.”
“Spero
per te che sia vero.” Affermò Gav.
“Ma
certo che lo è. Tranquille. Ora torniamo di là o si preoccuperanno.”
Kei
sorrise alle sue amiche e uscì dalla stanza.
Lib e
Gav si scambiarono un’occhiata scettica e la seguirono.
Quando
Giles le vide tornare, disse: “Siete arrivate giusto in tempo. Ho trovato
qualcosa. Dunque…” iniziò a leggere. “L’urna di Gonelb. Creata da un gruppo di
streghe nel XII secolo, l’urna è stata creata per celebrare il rito di Asdif
che ha il potere di aumentare la forza di un demone. A seconda del demone che
compie il rituale si possono verificare diverse condizioni, tra cui… o
Signore…”
“Che
succede? Che dice il libro?” domandò Buffy.
“Può
permettere ad alcuni demoni di annullare ogni tipo di potere impuro, compresi
tutti quelli posseduti dalla Cacciatrice.”
“Chiunque
abbia cercato di rubare l’urna credo proprio che ci riproverà. Non si lascerà
scappare un’occasione come questa. Soprattutto se è a conoscenza del rito per
togliere potere alle Cacciatrici.”
“Però,
dovremmo essere al sicuro. Voglio dire, nessuno sa che siamo stati noi ad
impedire a quei vampiri di rubarla e che ora l’abbiamo noi.” Disse Xander.
Kei e
Spike si guardarono.
“Non è
esatto.” Disse la ragazza.
“Che
vuoi dire?” chiese Willow.
“Io e
Spike, subito dopo aver sconfitto il vampiro che scappava con l’urna, siamo
stati attaccati da un demone.”
“Ma voi
siete riusciti a sconfiggerlo, vero?” chiese preoccupata Anya.
“No. È
scappato prima che potessimo reagire.”
“Un demone
che scappa?” si stupì Dawn.
“Non
appena ha sentito le vostri voci che si avvicinavano si è dileguato.” Le spiegò
il vampiro.
“Che
aspetto aveva questo demone?” s’informò Giles.
“Aveva
un colorito giallo ocra, ricoperto di squame, denti aguzzi e lunghi artigli…”
rispose la Cacciatrice.
“Sulla testa aveva una cresta tipo quella dei
galli di colore viola e poi aveva tre code.” Continuò Spike.
“Tre
code?” domandò Anya, credendo di aver capito male.
“Se
preferisci una coda che si divideva in tre.”
“Ah e
usava un’ascia. Ora che ci penso, se non è tornato indietro a prenderla deve
essere ancora al cimitero.” Aggiunse Kei.
“Ti
riferisci a questa?” chiese Buffy mostrando un’ascia. “Pensavo che fosse uno
degli oggetti di Giles e l’ho presa.”
“Sì, è
quella.”
Giles
prese l’ascia e l’osservò attentamente. Prese in mano un libro e sfogliò alcune
pagine.
“Quest’ascia
viene usata dai demoni Berlbolk.” Disse infine.
“Berlbolk?
Sembra uno scioglilingua.” Disse Buffy sorridendo.
Giles
riprese il libro che parlava dell’urna cercando il nome di quel demone. “Non ci
riderei sopra. È uno dei demoni più potenti. Uno di quelli che potrebbero
rubare i poteri della Cacciatrice.”
“Il che
significa guai.” Affermò Kei.
“Che si
fa ora?” domandò Xander.
Fu
l’osservatore a rispondere. “E’ quasi l’alba e a quanto pare questo demone
utilizza come sottoposti i vampiri. Quindi credo che per il momento siamo al
sicuro. Per ogni evenienza è meglio nascondere l’urna e creare una barriera di
protezione. Willow, Tara?”
“Ci
pensiamo noi.”
Willow
prese l’urna e la mise in un baule. Tara le si mise vicino.
“Se
volete, io e Lib possiamo darvi una mano. Il potere di quattro streghe è più
forte di quello di due.” Offrì Kei.
Tara e
Willow accettarono.
Le
quattro streghe si misero intorno al baule e si presero per mano.
Fu
Willow a pronunciare l’incantesimo mentre le altre tre le infondevano energia.
Intorno
al baule si formò come una bolla verde.
“Ecco
fatto.”
“Rimarrà
così visibile? Un cartello con scritto: ‘ Qui c’è qualcosa di molto importante
’ avrebbe fatto meno effetto.” Chiese Xander.
“Tranquillo,
rimarrà così per poco. Vedi. Sta già iniziando a diventare trasparente. Certo
che è molto più potente di quanto avessimo mai potuto fare io e Tara da sole.
Avete un gran potere.” Gli spiegò Tara.
Ora
mancava veramente poco all’alba.
“E’ il
caso che torni nella mia cripta se non voglio finire arrosto.” Disse il
vampiro.
“Nella
tua cripta? Significa che vivi al cimitero?” chiese Kei.
“Sì.”
“Non mi
sembra un posto molto sicuro.”
“So
badare a me stesso.”
“Sì, ma
tieni conto che il demone ha visto te e me. Se è così potente non ci metterà
molto a trovarti.”
“Quindi
anche tu sei in pericolo.”
“Lo so,
ma essendo, oltre ad una Cacciatrice, anche una strega e vivendo con un’altra
strega e una ragazza capace di usare la telecinesi, direi che sono un po’ più
al sicuro di te. Se scoprono che sei un vampiro, il primo posto dove verranno a
cercarti è il cimitero.”
“Telecinesi?”
chiese esaltata Dawn.
“Già. So
muovere gli oggetti con il pensiero.” Spiegò Gav.
“Fantastico!”
esclamò Dawn.
“Comunque
sia, Kei non ha tutti i torti.” Dichiarò Giles.
“E cosa
dovrei fare secondo voi?” chiese dubbioso Spike.
Kei
guardò Lib e Gav.
“Solo
finché questa storia non sarà finita.” Fu il commento di Lib.
“E a
patto che lavi i piatti per un mese.” Continuò Gav.
“Ma che
amica sei, Gav?” chiese Kei.
“Una che
pensa ai suoi interessi. Prendere o lasciare.”
“Prendo.
Spike puoi venire a stare da noi.”
“Non c’è
bisogno che…” iniziò il vampiro.
“Non
fare il ritroso. Ho dovuto accettare di lavare i piatti per un mese, quindi
vedi di non farmi arrabbiare o li faccio lavare a te.”
“O.K.
non ti scaldare.”
“Devi
passare da te a prendere qualcosa?”
“Se devo
rimanere da voi per qualche giorno, avrò bisogno di qualche vestito.”
“Allora
noi passiamo da te a prenderti il cambio. Voi due venite con noi, tornate a
casa da sole o rimanete qui?”
“Torniamo
da sole.” Rispose Lib.
“Non
approfittarne.” Le disse sottovoce Gav.
“Simpatica.”
Le rispose Kei con lo stesso volume.
“Lo so.”
Concluse Gav.
Il
vampiro e la Cacciatrice uscirono.
Percorsero
tutto il tragitto fino alla cripta di Spike in assoluto silenzio.
Spike
raccolse qualche vestito e li mise in un borsone, dopodiché uscirono e Kei fece
strada fino a casa sua.
“Da
quanto tempo sei vampiro?” chiese di punto in bianco la ragazza.
“128
anni.”
“Però,
te li porti bene.” Disse sorridendo.
Anche
Spike sorrise.
“Perché
quando ti chiesi il nome mi dicesti William?”
“Perché
è il mio vero nome. Era più di un secolo che non lo usavo, ma quella sera ho
pensato che fosse giusto che tu mi conoscessi come William.”
“Perché?”
“Perché
Spike è un mostro. William, invece, era umano. Fragile e debole, ma pur sempre
umano.”
“Come
ragionamento è una cavolata.”
“Cosa?”
“Ma sì.
Scusa… tu dici che Spike è un mostro. Da quello che mi hai detto, credo di non
sbagliare dicendo che usi il nome Spike da quando sei vampiro, giusto?”
Il
ragazzo annuì.
“Però,
tu quindici anni fa, mentre eri vampiro, dato che non si può smettere di
esserlo, mi hai salvata. In più dubito fortemente che mentre eri William tu sia
stato un santo. Penso che almeno una volta nella tua vita tu ti sia comportato
male.”
“Sì,
ma…”
“Non c’è
nessun ma. Spike e William sono la stessa persona. Tu. E come ogni persona hai
fatto le tue azioni buone e le tue azioni cattive. In ogni caso, è per quello
che hai fatto e che sei stato, sia come William sia come Spike, che ora sei
come sei. E per quel poco che ti conosco e che può valere, io credo che tu vada
bene così.”
Gli
sorrise.
Spike,
per qualche motivo che non capiva, o che non voleva capire, si sentì come
sollevato da un peso e sorrise anche lui.
“Grazie.”
“Non
ringraziarmi. Ho solo detto quello che penso. Vivendo insieme inizierai a non
sopportare più che io lo faccia.”
“Io
credo che non potrei stancarmene.”
Si
guardarono negli occhi un istante, poi presi dall’imbarazzo, tornarono a
volgere lo sguardo davanti a loro.
Nel
frattempo erano arrivati.
“Eccoci
qui.” Aprì la porta, entrò e si volse verso Spike. “Entra pure, Spike.”
“Grazie.”
Kei e
Spike si diedero da fare a chiudere tutte le tende in modo che i raggi del sole
non potessero filtrare.
“Carina,
la casa.” Disse Spike.
“Già.
Piace molto anche a noi.”
In quel
momento arrivarono Lib e Gav.
“Ciao
ragazzi.” Disse Lib.
“Ciao.”
Risposero in coro Kei e Spike.
“Buonanotte
ragazzi.” Disse Lib.
Kei e
Spike risero.
“E’
sempre la solita. Comunque vado a dormire un paio d’ore anch’io. Non fate
baccano.” Fu il commento di Gav.
La
Cacciatrice e il vampiro rimasero soli.
“Ehi, ma
quelle due se ne sono andate a dormire!” disse la ragazza.
“Se hai
sonno, vai pure. Rimango io a fare la guardia.”
“Non è
per quello. Dovevano aiutarmi a fare un incantesimo di protezione. Invece, mi
tocca farlo da sola.”
“Se
posso ti do una mano.”
“Grazie,
ma posso farlo da sola. Più che altro volevo che Lib lo facesse con me per fare
una barriera più potente. Ma va bene anche così. Al massimo le chiederò dopo di
potenziarla con i suoi poteri.”
Kei
prese gli oggetti necessari al rito, ovvero una candela, una foto della casa
fatta con una polaroid, un cristallo e un vassoio di metallo.
Si mise
al centro del salotto, seduta per terra con, di fronte a sé, il vassoio.
Dentro
vi posò il cristallo e, appoggiata sopra di esso, mise la foto.
Prese la
candela e…
“Che
testa! Mi sono dimenticata i fiammiferi.”
“Tieni.
Usa il mio accendino.”
Kei lo
prese, accese la candela e glielo ridiede. Iniziò a recitare il suo
incantesimo.
Si alzò
una leggera brezza sia intorno a lei, sia intorno a Spike. Mentre ripeteva la
formula, avvicinò la candela alla fotografia dandole fuoco. Ripeté per la terza
volta la formula e le ceneri della fotografia scomparirono. In compenso il
cristallo, che prima era bianco, ora era diventato verde. Finita la formula la
brezza cessò.
“Ecco
fatto.”
La
Cacciatrice mise a posto ogni cosa.
“Tutto
qui?” chiese il vampiro.
“Sì. Se
il cristallo dovesse cambiare colore e diventare giallo vorrebbe dire che la
casa è in pericolo. Se diventasse rosso, invece, significherebbe che qualche
demone è entrato nella barriera.”
“Significa
che se io uscissi di casa e rientrassi. Il tuo cristallo diventerebbe rosso?
Dovrò avvertire allora o rischio di finire impalettato.” Costatò preoccupato.
“Tranquillo,
tu al momento dell’incantesimo eri dentro casa e sei stato avvolto da quella
sorta di venticello. Ciò significa che l’incantesimo ti riconosce come abitante
di questa casa.” Spiegò Kei.
“Sono
più tranquillo.”
I due
ragazzi si sedettero sul divano a chiacchierare, ignari del fatto che al piano
di sopra anche Lib aveva compiuto il rito di protezione.
Un paio
d’ore dopo Gav si svegliò e scese al piano di sotto.
In fondo
alle scale vide Lib.
“Che
succede?” le chiese.
Lib le
fece cenno di abbassare la voce e le indicò il divano. Gav guardò nella
direzione suggeritale.
Sul
divano c’erano Kei e Spike addormentati. Erano entrambi seduti. Kei aveva posato
la testa sulla spalla di Spike e una mano sul suo petto, mentre lui aveva il
suo braccio intorno alle spalle della Cacciatrice e la testa appoggiata su
quella della ragazza.
Lib e
Gav si diressero in cucina.
“Non so
se abbiamo fatto bene ad accettare che lui stesse qui.” Disse Lib.
“Non
potevamo fare altro. La conosci Kei. Quando si mette in testa una cosa, non c’è
modo di farle cambiare idea.”
“Lo so.
Stanotte ho avuto un presentimento. Sono preoccupata.”
“Anch’io.
Ma non possiamo farci prendere dal panico ogni volta.”
“Ti
assicuro che non lo faccio apposta. È più forte di me. Ho sentito troppe volte
quella storia dalla nonna e dalla madre di Kei per far finta di niente.”
“Appunto.
Era una storia. Non vuol dire che succeda veramente.”
“Questo
non mi tranquillizza. Se potessi leggere il futuro…”
Gav, la
richiamò con un tono tra l’arrabbiato e il preoccupato. “Lib…”
“Tranquilla.
Non lo farei mai. So di non essere abbastanza potente per controllare un
incantesimo del genere.”
“Non è
un fatto di controllo o di potenza. È un fatto di etica. Non puoi usare la
magia per farti i fatti degli altri. E nemmeno per modificare gli eventi.”
“Lo so.
Ma rispondi sinceramente: tu non hai mai pensato a trovare un modo che
impedisse alla storia di avverarsi? Anche se ciò dovesse modificare gli eventi
o qualunque altra cosa?”
“Sì e lo
sai benissimo. Ma non c’è niente che possiamo fare.”
“E anche
se ci fosse, non la fareste.” Disse Kei spaventandole, visto che le altre due
non si erano accorte della sua presenza.
“Kei! Da
quanto sei lì?” chiese Lib.
“Abbastanza
per capire di cosa parlate. Io non temo il mio futuro. Perciò non dovete farlo
nemmeno voi.”
“Sì,
ma…”
“Niente
ma. Quella che raccontano mia nonna e mia madre è solo una storia, una
leggenda. Non è detto che si debba avverare e nemmeno che sia vera. Io non
intendo farmi condizionare la vita da un’insicurezza. Perciò non voglio più
sentirne parlare. Io so chi sono. E lo sapete anche voi.”
Lib e
Gav promisero che non ne avrebbero più parlato.
Quando
Kei si era alzata dal divano, aveva svegliato Spike che, tuttavia, finse di
continuare a dormire.
Senza
che le tre ragazze lo sospettassero, lui aveva sentito tutta la discussione, ed
ora si stava chiedendo di quale storia stessero parlando. Sapeva, però, che non
poteva andarglielo a chiedere. Doveva escogitare un modo per scoprirlo.
Il resto
della mattinata passò tranquillamente.
Dopo
pranzo arrivarono a casa delle tre amiche tutti gli altri eccetto Anya e Xander
che erano al lavoro. Avevano deciso di continuare le ricerche a casa loro.
Poco dopo il loro arrivo, Kei andò in cucina
a prendere qualcosa da bere e sgranocchiare, mentre Lib saliva in camera sua,
Willow andava in bagno e Tara scaricava dalla macchina dei libri.
Non si
accorse che Spike l’aveva seguita.
Stava
prendendo un pacco di patatine da un ripiano, quando la testa iniziò a girarle
dolorosamente.
Spike si
accorse che stava per cadere e la raggiunse sorreggendola e adagiandola
lentamente per terra.
“Che
succede?” le domandò preoccupato.
Kei non rispose.
“Vado a
chiamare gli altri!”
“Aspetta!
Sto bene adesso. Deve essere stato lo stress. Tranquillo.”
Spike
non sembrò tanto convinto, ma vedendo che si rialzava e che si comportava come
al solito si calmò.
L’aiutò
a radunare tutto e a portarlo in salotto.
Però,
per tutto il resto del pomeriggio, senza farsi notare, continuò a tenerla
d’occhio. Nonostante tutto era preoccupato per ciò che era successo.
Quella
sera non avevano ancora trovato qualcosa che potesse essere utile contro quel
demone.
Kei
aveva bisogno di uscire, perciò si offrì per fare la ronda. Buffy, però, non
era dello stesso parere. Insieme agli altri, praticamente, la costrinse a
rimanere in casa mentre lei andava a caccia.
Lib e
Gav ebbero il compito di controllare che rimanesse a casa.
Non
potendo fare nient’altro, Kei diede la buonanotte alle sue amiche e a Spike, e
andò in camera sua a dormire.
O almeno
fu ciò che disse.
Infatti,
dieci minuti dopo, scavalcò la finestra della sua camera e scese aggrappandosi
all’albero vicino alla sua finestra.
“Però! È
comodo quest’albero!” disse la Cacciatrice quando toccò terra.
“Ce ne
hai messo di tempo!” disse Spike dietro di lei, spaventandola.
“Spike!
Che ci fai qui? Dovresti essere in casa!”
“Anche
tu mi pare.”
Si
guardarono alcuni istanti.
“Restiamo
o andiamo?” chiese, infine Spike.
“Muoviamoci,
prima che se ne accorgano.”
Si
allontanarono silenziosamente.
Camminarono
in silenzio per un po’, girando la città senza una meta precisa. Poi decisero
di andare al Bronze.
Iniziarono
a ballare in mezzo alla pista. Si divertirono moltissimo. Dopo alcune ore,
decisero di tornare a casa.
Passarono
per il cimitero.
Mentre
camminavano, rimanendo all’erta, notarono del movimento.
Si
nascosero dietro ad un albero per controllare.
Videro
alcuni vampiri parlare. In mezzo a loro c’era anche il demone della sera prima
che parlava con qualcuno.
Mentre
li osservavano, un paio di vampiri si spostarono di lato permettendo loro di
vedere con chi parlasse il demone.
“Drusilla!”
mormorò Spike.
“La
malefica!” sussurrò Kei contemporaneamente a Spike.
Si
guardarono un attimo e poi tornarono ad osservare il gruppo.
Poco
dopo questo si allontanò.
Quando
furono certi di essere soli, uscirono dal loro nascondiglio e ripresero a
camminare verso casa.
“Quindi
si chiama Drusilla.” Disse Kei.
“Già.”
“Mi ricordo
anche di lei. Era con te quella notte di quindici anni fa.”
“Sì.”
“Tu mi
sembravi molto preoccupato per lei quando ho creato il vortice d’aria.”
“Già.”
Kei
stava iniziando ad innervosirsi. “La pianti di rispondermi a monosillabi?”
“Come?
Ah, scusa.”
“Che
succede, Spike? Mi sembra che il tuo umore sia drasticamente peggiorato da
quando li abbiamo visti. O meglio da quando hai visto lei.”
“E’ una
mia ex.”
“Ah.
Come mai è finita?”
“Ha
preferito un altro.”
“Ne eri
innamorato?”
“Sì.”
“Lo sei
ancora?”
“Non lo
so. Certo rivederla mi ha fatto un certo effetto.”
“Figurati
a me. Mi sono sempre augurata di non ritrovarmi la malefica più davanti.”
“Perché
la chiami malefica?”
“Ti
ricordo che, quella bella personcina della tua ex, ha tentato di assaggiarmi.”
“Se è
per quello, anch’io.”
“Sì, ma
tu alla fine mi hai aiutata. Lei invece… Nei suoi occhi c’era solo cattiveria e
odio. Nemmeno un briciolo di cuore. Il ghiaccio era più caldo. Ho intuito le
sue intenzioni e non mi sono piaciute. Per quello invece di tentare di scappare
ancora, usai il mio potere. Volevo farla smettere di guardarmi così.”
“I suoi
occhi sono così perché il suo sire l’ha resa pazza e visionaria.”
“Visionaria?”
“Ogni
tanto gli capita di avere visioni sul passato e sul futuro.”
“Comunque,
non era pazzia la sua.”
“Come
puoi esserne sicura? Non la conosci nemmeno.”
“Non so
come spiegartelo. È una sensazione molto forte la mia. Era proprio come se ce
l’avesse con me. Non in quanto possibile preda o per il fatto che io fossi
umana e i vampiri si cibano di umani. Era proprio come se ce l’avesse con me,
Karol Erika Inao, solo per il fatto di essere Karol Erika Inao.”
“Secondo
me esageri.”
“Forse.”
“Quello
che mi preoccupa adesso, comunque, è il fatto che il demone Berlbolk e Drusilla
si siano associati. Stando a ciò che ha detto Giles, quel demone è potente. Se
ha dalla sua Drusilla, lo è ancora di più.”
“Magnifico.
Non bastava un demone arrabbiato. Ci voleva anche Madame Maléfique. Quel che è
peggio, è che non mi sento tranquilla. Ho una brutta sensazione.”
Intanto
arrivarono a casa. Kei tranquillamente aprì la porta principale ed insieme a
Spike entrò.
Come
richiusero la porta furono aggrediti verbalmente da Gav e Lib.
“Si può
sapere dove eravate finiti?” chiese Gav arrabbiata.
“Ci
avete fatto preoccupare.” Rincarò la dose Lib.
“Scusate.
Non volevamo. Avevamo bisogno di uscire un po’ a prendere aria.” Disse Kei.
Detto
questo Kei salì al piano di sopra e si chiuse nella sua stanza. Dal canto suo
Spike si buttò sul divano.
Lib e
Gav si guardarono e decisero, per il momento, di non fare domande. Gli altri
due sembravano piuttosto alterati.
Il
giorno dopo, nel tardo pomeriggio, si recarono tutti al negozio di magia.
Compreso Spike, al riparo dal sole da una coperta.
“Avete
scoperto qualcosa durante la ronda di ieri sera?” chiese Giles.
“Nulla.
Nessun vampiro che volesse collaborare.” Disse Buffy.
“Anche
al bar di Willy non c’era nessuno di sospetto.” Aggiunse Willow.
“E voi
due? Avete scoperto qualcosa nella vostra uscita?” chiese Lib. Nella sua voce
si sentiva ancora un pizzico di rabbia.
“Ma non
dovevate rimanere a casa?” domandò Anya.
“Dovevamo.
Ma rimanere con le mani in mano non fa per me. Comunque sì. Abbiamo trovato
qualcosa. O meglio qualcuno. Abbiamo visto il demone Berlbolk parlare con un
gruppo di vampiri. Una di loro è una mia vecchia conoscenza.” Rispose Kei.
“E’
anche una loro vecchia conoscenza. Si tratta di Drusilla.” Spiegò Spike.
“Drusilla
è tornata?” chiese Buffy allarmata.
“Già.”
Rispose Spike.
“E stava
parlando con il demone Berlbolk?” indagò Giles.
“Sì.”
Disse Spike.
“Ecco
che riparte con i monosillabi.” Sussurrò Kei.
Spike, che l’aveva sentita, la fulminò con lo
sguardo. Kei lo sostenne tranquilla.
“Se c’è
anche Drusilla, direi di iniziare a preoccuparci.” Disse Xander.
In quel
momento entrò qualcuno in negozio. Non si trattava di un cliente, però. Era un
fattorino.
“Ho qui
una busta da recapitare ad un certo Spike the Bloody.”
“Sono
io.” Disse Spike sorpreso.
“Mi
metta una firma qui, prego.”
Spike
eseguì e prese la busta. Il fattorino se ne andò.
“Sono
curioso di sapere chi mi scrive.” Commentò il vampiro.
Spike
aprì la busta, estrasse il foglio e lesse il messaggio che c’era scritto.
“La
calligrafia è di Drusilla. Inizio a credere che tu avessi ragione.” Disse
rivolto a Kei.
“A che
riguardo?”
Spike le
diede il foglio. Kei lesse a voce alta.
“Spero
vi sentiate meglio, ora che non avete nulla da perdere.”
“Ma che
significa?” chiese Tara.
“Non lo
so. Ma il mio presentimento è ancora più forte ora.” Fu il commento di Kei.
“Ehi,
calmati o sverrai di nuovo.” Le disse Spike
Stavolta
fu Kei a fulminarlo con lo sguardo. Non voleva che gli altri lo sapessero.
“Sei
svenuta? Quando?” domandò Lib.
“Non
sono proprio svenuta. Ieri, mentre sono andata a prendere da bere ho avuto un
capogiro. Tutto qui.”
“Che strano.
Anch’io più o meno nello stesso momento mi sono sentita male.” Disse Lib.
“Anche
io ho avuto un capogiro in quel lasso di tempo.” Intervenne Willow.
“Pure
io.” Affermò Tara.
“C’è
qualcosa che non mi convince.” Disse Kei.
“Già.
Tutto questo non mi piace.” Si trovò d’accordo Willow.
“Certo
che è una bella coincidenza che tutte insieme siete state male.” Commentò Dawn.
“No… non
può essere stata una coincidenza.” Disse Kei.
“Che
vuoi dire?” chiese Lib.
“Ci deve
essere un nesso.Ma l’unica cosa che abbiamo fatto tutte insieme è l’incantesimo
di protezione dell’urna…”
Si
guardarono un istante, poi tutti si precipitarono ad aprire il baule in cui
avevano nascosto il reperto.
Era
vuoto.
“Maledizione!
Ci ha fregati!” nella voce di Kei si sentì perfettamente tutta la sua rabbia.
“Ma
com’è possibile? La barriera era così potente…” disse Tara.
“Si sta
avverando.” Affermò Gav.
Kei e
Lib la guardarono. Poi Lib si girò verso Kei che scuoteva la testa.
“No. No.
No. NO! Non si sta avverando niente! Quella è solo una storia!” si impuntò Kei.
“Allora
fa un incantesimo.”
“Per tua
informazione, anche ieri sera ne ho fatto uno. Ho fatto l’incantesimo di
protezione per casa nostra ed è ancora attivo.” Mostrò il cristallo verde.
“Ieri
sera, quando?” si intromise Lib.
“Subito
dopo che siete salite di sopra a dormire.”
“Allora
ho paura che Gav abbia ragione.”
“Ma che
stai dicendo Lib. Lo vedi anche tu che il cristallo è perfettamente verde.”
Lib
estrasse dalla tasca della sua giacca un cristallo simile a quelle che teneva
in mano Kei.
“Ieri
sera, dopo essere salita, ho fatto anch’io l’incantesimo di protezione della
casa. Probabilmente l’abbiamo fatto in contemporanea e non ce ne siamo
accorte.”
Kei non
voleva crederci.
“No. Vi
state sbagliando.” Mormorò Kei.
“Allora
provalo. Fa un incantesimo. Uno qualunque.” Disse Gav.
Kei la
guardò con rabbia. Recitò la formula per creare una sfera di luce, ma non
successe nulla. Ne rimase sconvolta.
Gav le
si avvicinò. “Kei…”
Kei
guardò la sua amica come se fosse un’estranea. Allontanò il braccio che Gav
tentò di posarle sulla spalla. Guardò Lib, Spike, Willow, Tara e tutti gli
altri.
“Mi…Mi…Mi
dispiace.” Disse Kei e subito dopo corse fuori dal negozio piangendo.
Fuori
intanto si era fatto buio e Spike senza pensarci due volte le corse dietro. Non
aveva nemmeno pensato a controllare se ci fosse luce o meno. Sapeva solo che
doveva e voleva starle vicino.
Quando
arrivarono al parco Spike riuscì a raggiungerla. Volendo l’avrebbe potuta
raggiungere prima, ma l’aveva lasciata correre un po’ per lasciarla sfogare.
Quando la vide appoggiata ad un albero le si avvicinò.
La
chiamò sottovoce.
“Vattene.”
“Non lo
farò.”
Le posò
una mano sulla spalla e la fece girare.
“Lasciami
stare, ti prego.”
“Non
posso.”
“Perché?”
“Ti ho
abbandonata una volta. Non chiedermi di farlo ancora.”
Kei lo
guardò negli occhi. Il suo sguardo dolce le impedì di trattenere le lacrime. Si
lasciò abbracciare e si sfogò contro il suo petto.
Quando
la sentì più calma le parlò.
“Non
arrabbiarti, ma ho sentito il discorso che hai fatto stamattina, con le tue
amiche, riguardo una storia che raccontano tua nonna e tua madre. È la stessa a
cui vi riferivate anche prima, vero?”
“Sì.”
“Vuoi
raccontarmela?”
“Dice
che ogni tredicesima generazione di potere, esso rischia di scomparire. Io sono
una delle tredicesime generazioni che possiedono il potere.”
Spike,
con tono pratico, disse: “Dovrai abituarti ad essere solo una Cacciatrice.”
“Non ho
finito.”
“Scusa.
Continua.”
“Senza
poteri la tredicesima generazione, sì, insomma, io, diventerò vulnerabile.”
“Ma sei
pur sempre una Cacciatrice.”
“Non
centra. Sarò vulnerabile ad un certo rito.”
“Che
rito?”
“Un rito
che può permettere a chi lo compie di impossessarsi dei poteri della mia
famiglia. Di tutti i poteri. Se qualcuno dovesse fare quel rito e io non riuscissi
ad impedirlo, non solo i miei poteri, ma anche quelli di mia madre, di mia
nonna, delle mie antenate, si concentrerebbero tra le mani di chi ha compiuto
il rito. E i nostri poteri, tutti insieme, hanno la capacità di distruggere il
mondo.”
“Ma ci sarà
una soluzione!”
Kei
scosse la testa.
“Io,
qualunque cosa succeda, ti proteggerò. Lo giuro.”
Lei gli
sorrise tra le lacrime.
Spike
non riuscì a resistere. Avvicinò le sue labbra a quelle di lei in un dolce
bacio che divenne sempre più appassionato.
Nel frattempo,
in negozio, anche Lib e Gav avevano spiegato agli altri dell’esistenza di
quella leggenda nella famiglia di Kei.
Kei e
Spike furono bruscamente riportati alla realtà. Furono attaccati da un
gruppetto di vampiri.
In pochi
secondi li polverizzarono. Quando si ritrovarono una di fronte all’altro si
sentirono in un profondo imbarazzo.
Decisero
di tornare al negozio di magia per evitare di dover parlare.
Mentre
stavano per entrare, però, Kei lo fermò.
“Grazie.
Per tutto. Anche per il bacio ne avevo bisogno.”
Senza
dargli il tempo per rispondere si alzò sulle punte dei piedi, gli diede un
altro bacio a fior di labbra e subito dopo entrò nel negozio lasciandolo per
alcuni istanti interdetto. Quando si riprese entrò anche lui.
Non
appena Gav vide Kei le andò incontro abbracciandola. “Kei scusami, io…”
“Non
scusarti. Sono io che devo farlo. Mi dispiace, per essere scappata così. Ma ho
avuto paura. Però, ora sto bene. Mi sono ripresa. Anche se non potrò più essere
una strega, sarò comunque una Cacciatrice. E posso assicurarti che non
permetterò a nessuno di levarmi anche questo.”
“E noi
ti aiuteremo.” Affermò Lib.
“Lo so.”
Le disse Kei sorridendo.
Poco
dopo tutti stavano cercando qualche indizio tra i libri di Giles, per
contrastare il demone Berlbolk o comunque per impedire il rito, ad eccezione di
Buffy e Willow che erano uscite di ronda.
Ad un
certo punto Tara, avvertì gli altri di aver trovato qualcosa.
Tutti si
misero all’ascolto. Tara iniziò a leggere.
“Nel XII
secolo, un gruppo di streghe seguaci di Gonelb, per vendicarsi della
Cacciatrice, crearono un rituale per toglierle ogni suo potere. Grazie al rito,
denominato Asdif (dal nome del capo delle streghe) e celebrato per mezzo
dell’urna di Gonelb, dei demoni molto potenti possono far sprigionare i poteri
racchiusi nell’urna. Il testo da recitare è andato perduto durante la caccia
alle streghe, ma alcuni punti del rituale rimangono chiari. Esso può essere
celebrato soltanto in un punto medianico tra forze negative e positive, quando
la costellazione dell’Ariete è perfettamente allineata… Non dice altro.”
“Sbaglio
o il prossimo allineamento è tra due notti?” calcolò Lib.
“Sì, è
esatto.” Convenne Giles.
“Quindi
ora sappiamo quando avverrà il rituale. Ci manca di scoprire dove.” Disse
Spike.
“Dice un
luogo medianico tra forze negative e positive. Esiste qui vicino un posto del
genere?” si informò Kei.
“E’
difficile dirlo. Qui siamo sulla bocca dell’inferno non ci sono molti luoghi ad
energia positiva.” Rispose Giles.
“C’è una
cartina della città?” domandò Kei.
Anya
andò a prenderla dietro il bancone e gliela porse.
Kei
prese una penna. “Indicatemi tutti posti in cui sono avvenute le varie
apocalissi.”
Lo
fecero, anche se non ne capivano il senso. Alla fine fu Dawn a chiedere a cosa
le servisse.
“Una
volta mia madre, mi ha detto che un punto medianico tra due energie può non
essere un punto fisso. Può spostarsi. Perché può dipendere dall’attività di una
sola delle due energie cercate. In parole povere, segnando sulla cartina i
punti dove sono state affrontate le apocalissi, che non hanno assolutamente
nessuna concentrazione di energia positiva, ma hanno unicamente quella
negativa, e calcolando il punto esatto al centro di queste concentrazioni di
energia, si può trovare un punto medianico. Certo non è molto sicuro come
calcolo, ma da qualche parte dovremo cominciare.”
Calcolarono
il punto. Il risultato fu una zona della periferia nord di Sunnydale.
“Purtroppo
non riesco ad essere più precisa di così.” Concluse Kei.
Continuarono
a cercare altri indizi.
Un paio
d’ore dopo, Buffy e Willow tornarono al negozio.
“Novità?”
domandò Buffy.
“Sì,
abbiamo una teoria. Il rituale sarà, presumibilmente, compiuto tra due notti. E
forse sappiamo anche dove.” Rispose l’osservatore.
“Cioè?”
chiese Willow.
“Dovrebbe
essere alla periferia nord di Sunnydale.”
“Direi
di controllare subito.” Disse Buffy.
Formarono
così due gruppi. Il primo formato da Buffy, Willow, Xander, Anya e Giles, e il
secondo formato da Kei, Lib, Gav, Tara, Spike e Dawn. Il primo gruppo doveva
occuparsi di trovare qualche indizio sul punto esatto per la celebrazione,
mentre il secondo doveva continuare le ricerche.
“Va
sempre a finire così! Il lavoro più interessante lo fanno loro!” Dawn mise il
broncio.
Tara e
Lib cercarono di calmarla.
A metà
giornata non c’erano stati sviluppi in nessuno dei due gruppi. Il gruppo di
Buffy decise, però, di interrompere momentaneamente le ricerche per tornare
ognuno a casa propria per riposarsi.
Anche i
ragazzi del gruppo di ricerca erano stanchi e chi prima, chi dopo, si
addormentarono. Fortunatamente quel giorno il negozio doveva rimase chiuso.
Arrivò
poi la notte. Tutti erano nervosi. La notte seguente si sarebbe celebrato il
rito di Asdif e loro brancolavano ancora nel buio.
Quella
notte Kei e Spike rimasero a casa di Kei da soli.
Questo
creò tra loro un certo imbarazzo. Decisero, perciò, di uscire a fare due passi,
nonostante i loro amici si fossero fatti promettere che sarebbero rimasti a
casa.
Ma come
ormai sembrava essere diventata un’abitudine, vennero attaccati da alcuni vampiri.
Questi erano molto agguerriti. Uno di loro brandiva una spada. Spike, per
proteggere, Kei si ritrovò a bloccare la lama con le mani. Kei approfittò di
quella situazione per polverizzare il demone. In poco tempo ritornò la calma.
Spike,
però, perdeva sangue da entrambe le mani. Tornarono velocemente a casa.
Andarono al piano superiore. Kei lo fece sedere sul suo letto mentre lei
prendeva la cassetta del pronto soccorso.
Gli si
sedette di fianco.
Iniziò a
disinfettargli la mano sinistra e dopo gliela fasciò.
Mentre
stava tagliando la garza, si ferì anche lei alla mano sinistra.
Spike,
preoccupato che lei si fosse fatta male, le prese la mano tra le sue e
controllò che non fosse grave. Tranquillizzato, alzò lo sguardo su di lei con
l’intenzione di dirle che non era nulla di grave.
Vedere
però il suo viso così vicino al proprio, gli fece scordare tutto.
Le
accarezzò delicatamente il viso, poi non riuscendo a trattenersi la baciò.
Come la
volta precedente, si scordarono di tutto il resto. Le mani ferite. Il pericolo
imminente. Non c’era spazio per altro che non fossero loro.
Spike
fece sdraiare Kei sulla schiena e le si mise al fianco. Le prese la mano
sinistra, l’intrecciò alla sua destra e la guardò negli occhi. Kei capì la sua
muta domanda.
“Lo
voglio.” Gli disse in un sussurro.
“Anch’io
lo voglio.” Mormorò Spike.
Ripresero
a baciarsi sempre con più passione. E si amarono.
Un’oretta
dopo, Kei stava riprendendo fiato tra le braccia di Spike.
Si
spostò una ciocca ribelle di capelli e notò che la sua mano, che avrebbe dovuto
essere ferita, in realtà non lo era. Lo fece notare anche a Spike.
“Come
può essere?” domandò il vampiro.
Nel
frattempo prese la mano di Kei tra le sue ed in quel momento Kei notò
qualcos’altro.
“Spike?”
lo chiamò con un tono tra lo stupito e il confuso.
“Sì?”
“Anche
la tua ferita è scomparsa.”
Il
vampiro si guardò la mano. Colto da un dubbio si tolse la fasciatura all’altra
mano. Entrambe le ferite erano guarite perfettamente.
“Ma che
sta succedendo?” chiese il vampiro.
“Possibile
che il fatto che noi due abbiamo fatto l’amore, abbia contribuito a guarirci?”
“Non lo
so, ma sembrerebbe la spiegazione più logica.
Attraverso
la finestra aperta, sentirono un paio di auto parcheggiare e le voci dei loro
amici.
Si
guardarono allarmati. Velocemente si rivestirono.
Quando
poco dopo, Lib andò in camera di Kei, li trovò perfettamente vestiti.
“Che
fate?” chiese Lib.
“Parliamo.
Ci sono novità?” disse Kei.
“Noi non
ne abbiamo. E voi?”
I due
ragazzi si guardarono, poi entrambi risposero in coro. “Nessuna.”
Lib non
parve troppo convinta, ma lasciò correre e seguita da Kei e Spike tornò al
piano di sotto dove li attendevano i loro amici.
Tutti
stavano cercando di trovare una soluzione contro il rito.
“Proviamo
a ricapitolare tutto. Ci dobbiamo essere persi qualche indizio importante.”
Disse Giles.
“Allora…
Il demone Berlbolk, con l’aiuto di Drusilla, si è impossessato dell’urna di
Gonelb per poter celebrare il rito di Asdif…” iniziò Willow.
“Il rito
di Asdif consiste nello sfruttare i poteri dell’urna per permettere al demone
Berlbolk di annullare i poteri della Cacciatrice…” continuò Tara.
“Il rito
si può celebrare soltanto quando la costellazione dell’Ariete è in perfetto
allineamento…” proseguì Xander.
“L’allineamento avviene circa ogni 390 anni.
Il prossimo inizierà questa notte a mezzanotte e…” andò avanti Gav, ma Kei la
interruppe.
“Cosa
hai detto?”
“Che il
prossimo allineamento è questa notte.”
“No.
Prima. Ogni quanto avviene l’allineamento?”
“Più o
meno ogni 390 anni. Perché?”
Kei non
rispose. Si alzò e si diresse verso la libreria, ma non trovò ciò che cercava.
“Lib,
Gav, vi ricordate dove sono stati messi i diari delle mie bisnonne?”
“Li ho
messi insieme ai libri di magia.” Le rispose Lib.
Kei andò
davanti al mobiletto della televisione e aprì le antine. Dentro c’erano una
moltitudine di libri. Cercò tra questi per alcuni istanti e poi ne prese
cinque. Ognuno sulla copertina riportava un nome di donna con tanto di periodo
in cui questa era vissuta. Iniziò a sfogliarli velocemente.
“Si può
sapere cosa stai cercando?” domandò Gav.
“Non so
perché ma quello che hai detto, mi sembrava familiare. Credo di averlo letto in
questi diari.”
Cercò
ancora. Al quarto diario si fermò.
“Eccolo.”
Iniziò a leggere. “Sono dubbiosa, riguardo la leggenda che grava sulla nostra
famiglia. Ci sono già state molte tredicesime generazioni, e tra queste ci sono
anch’io, ma nessuna di noi ha mai perso o rischiato di perdere il proprio
potere. Chissà? Forse siamo state soltanto molto fortunate e la prossima
tredicesima generazione correrà questo rischio. Se così fosse, mi auguro che
anche dopo i prossimi 390 anni i poteri siano della nostra famiglia…” finì di
leggere. “Dopo di lei ci sono state altre tredici generazioni di cui io sono la
tredicesima.”
“Perché
proprio 390 anni?” chiese Dawn.
“Non lo
so. Ma ho come la sensazione che ci sia un nesso.”
“Forse
hai ragione. Ricordi quando, per la scuola, ci chiesero di costruire il nostro
albero genealogico?” chiese Lib.
“Sì.”
“Io e te
abbiamo fatto la ricerca insieme. Ti ricordi? Costatammo che nella tua famiglia
l’età media in cui le donne con i poteri facevano figli erano i 30 anni.”
“Sì, lo
ricordo. Ma che c’entra?”
“Quanto
fa 30 anni per 13 generazioni?”
“390
anni!”
“Il
nesso deve essere questo!”
“Se hai
ragione, e credo che tu l’abbia, come può essere che il mio rischio di perdere
i poteri centri con il fatto che il rito di Asdif possa annullare i poteri
della Cacciatrice?”
“Credo
che la risposta te la sei data da sola ieri notte.” Si intromise Spike.
“Che
vuoi dire?” chiese Kei.
“Mi hai
detto che senza poteri sei vulnerabile ad rito che può permette a chi lo
celebra di impossessarsi dei poteri di tutta la tua famiglia, comprese tua
madre, tua nonna e tutte le tue antenate. E che tutti questi poteri riuniti
hanno una potenza tale da poter distruggere il mondo. Non credi che sono capaci
di tanto, possono essere in grado di annullare i poteri della Cacciatrice?”
Kei ci
rifletté sopra.
“Credo
proprio che potrebbero.”
Kei
iniziò a tremare di rabbia. Tutti se ne accorsero.
“Kei?
Tutto bene?” le chiese Gav.
“Mi
hanno tolto i miei poteri di strega, se ne vogliono impossessare per sfruttarli
a fini malvagi, come se non bastasse vogliono togliermi anche i poteri di
Cacciatrice. Questo non glielo posso permettere.”
“Ma
credo che sia un caso. Non credo che facciano ciò che fanno solo per
prendersela con te.” Disse in tono pratico Willow.
Kei ebbe
un’intuizione. Guardando Spike disse: “Eh già. Non agiscono così contro Karol
Erika Inao solo perché è Karol Erika Inao. Non è vero Spike?”
“Ma dai!
Non può essere.” Disse il vampiro.
“Ah no?
Io non credo, ci sono troppe coincidenze perché tutto non sia collegato.”
“Che ne
dite di fare capire qualcosa anche a noi?” chiese Anya.
“Quindici
anni fa, sono stata attaccata da un gruppo di vampiri capitanati da Spike e la
malefica.” Iniziò a spiegare Kei.
“Chi?”
domandò Xander.
“Drusilla.
Già allora ebbi la sensazione che lei ce l’avesse con me. Usai il mio potere.
Lei fu costretta ad allontanarsi sotto ordine di Spike. Poco dopo il mio potere
si esaurì. Eravamo rimasti io, Spike e un altro vampiro.”
“Però
sei riuscita a scappare.” Dedusse Buffy, visto che Kei era ancora viva.
“Solo
perché Spike mi aiutò.”
“Cosa?”
chiesero in coro Buffy, Giles, Willow, Tara, Xander, Anya e Dawn
“Grazie
per avermi rovinato la reputazione.” Disse il vampiro.
Kei lo
ignorò. “Lo so, all’epoca era cattivo, ma mi salvò.”
“Come
mai questo attacco di bontà?” domandò Buffy a Spike.
“I suoi
occhi.” Rispose il vampiro imbarazzato e arrabbiato.
“I suoi
occhi?” domandò Buffy.
“Sì.
Quando li ho visti, istintivamente ho sentito il bisogno di proteggerla. E ora
basta con le domande. E tu vai avanti.”
Kei
proseguì. “Va bene. Qualche giorno fa, poi io e Spike l’abbiamo rivista insieme
al demone Berlbolk. Costui vuole celebrare un rito che si può tenere soltanto
ogni 390 anni. Guarda caso, nella mia famiglia ogni 390 anni c’è il rischio che
il nostro potere venga rubato attraverso un rito. Sempre per puro caso, i 390
anni scadono entrambi nello stesso periodo. Casualità su casualità, l’urna che
avevamo recuperato viene rubata e subito dopo ci arriva un messaggio di
Drusilla che dice, testuali parole: ‘ Spero che vi sentiate meglio, ora che non
avete più nulla da perdere. ’ ”
“Ma se è
così, significa che in qualche modo Drusilla deve essere venuta a conoscenza
della leggenda della tua famiglia e del fatto che tu sia una Cacciatrice. Ma
come?” chiese Gav.
“Spike
mi ha detto che oltre ad essere pazza è anche una visionaria. Può vedere il
passato e il futuro.”
“In
effetti, pensandoci meglio potrebbe essere che lei abbia appreso tutto
attraverso le sue visioni. Ma quel che non capisco è perché accanirsi tanto su
di te.” Concesse Spike.
“Davvero
non lo capisci?” domandò Buffy ironicamente.
“Dovrei?”
“Uomini!”
fu il commento di Willow.
“Ehi, ma
che vi prende? Perché dovrei capirlo?”
“In
effetti, anch’io non capisco il motivo.” Disse Xander.
Fu Anya
a spiegare l’arcano. “Ma è ovvio! È chiaro come il sole che tra te e Kei sta
nascendo qualcosa e sappiamo tutti che Drusilla è innamorata di Spike e lo
reputa sua esclusiva proprietà. Perciò, per lei, Kei è un personaggio scomodo.”
“E
conoscendo Drusilla, non si limiterà a voler uccidere Kei. Prima vorrà
toglierle tutto, farla soffrire immensamente e poi, forse, ucciderla.” Disse
Dawn.
Kei e
Spike si guardarono imbarazzati.
“Adesso
che abbiamo unito tutti tasselli del puzzle, ci manca di sapere con esattezza
dove il rito avverrà.” Disse Giles cambiando discorso.
Mentre
Giles parlava Kei andò in cucina con la scusa di prendere da bere.
Spike la
seguì.
Kei si
fermò di fronte al lavandino guardando di fronte a sé. Spike le si mise alle
spalle. Lei sentiva perfettamente la sua presenza, ma non si girò.
“Io non
so cosa tu provi per Drusilla. Non so se sei ancora innamorato di lei, ma io
non posso e non voglio far altro che impalettarla.” Disse la ragazza.
Spike
l’abbracciò alla vita, e avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Pensi
davvero che se fossi ancora innamorato di lei, avrei fatto l’amore con te?
Drusilla per me, sarà sempre un po’ speciale.” La sentì irrigidirsi tra le sue
braccia. “Ma solo perché è il mio sire. È quello l’unico legame che ci unisce.”
“Da
quello che so, è un legame molto forte.”
“E’
vero. Ma a confronto con il legame che ho con te, non è nulla. Lei è il mio
sire. Ma tu… tu sei l’unica donna che nella mia vita e nella mia non-vita io
abbia mai amato.”
“Davvero?”
“Sì. Io
ti amo Karol Erika Iano o Kei. Credo di essermi innamorato di te già da quando
ti vidi quella notte di quindici anni fa.”
“Ma
allora sei un pedofilo.”
Nonostante
le parole capì che stava sorridendo e la sentì rilassarsi contro il suo corpo.
“Non
sono un pedofilo. Tu eri una bambina, O.K., ma attraverso i tuoi occhi io ho
visto il tuo spirito, o la tua anima se preferisci, ed è stato per quello che
ho sentito il bisogno di proteggerti. Forse, inconsciamente, sentivo che ti
avrei incontrata di nuovo e che mi sarei innamorato di te. Ne è la prova che in
tutti questi quindi anni non ti ho mai dimenticata.”
“Nemmeno
io mi sono dimenticata di te. Quando mi hanno che ero una Cacciatrice, ho
sperato con tutto il cuore di poterti rivedere.”
“Davvero?”
“Sì.”
Spike la
fece girare, per poterla guardare in viso.
Quando
furono faccia a faccia lui notò che il viso della ragazza era rigato dalle
lacrime. Si preoccupò.
“Perché
piangi?”
Lei
cercò di voltare la testa, imbarazzata, ma lui glielo impedì, prendendogliela
tra le mani.
“Sono
una stupida a piangere, lo so. Ma… quando mi hai detto di amarmi… e tutto ciò
che hai detto dopo… mi hanno fatto provare una grandissima felicità… non mi ero
mai sentita così… non sono riuscita a trattenermi. Scusa.”
“Non
scusarti. Non hai niente di cui scusarti. Ero preoccupato di aver detto
qualcosa di sbagliato.”
“No.
Anzi.”
Si
sorrisero, poi Spike, dolcemente le sfiorò le labbra con le sue.
Quando
si allontanarono fu Kei a parlare per prima.
“C’è una
cosa che ti devo dire.”
“Cosa?”
“Spike,
o William, anche io ti amo.”
Spike si
sentì felice come mai nella sua vita e nella sua non-vita. In quel momento capì
il perché Kei non era riuscita a trattenere le lacrime. Infatti anche lui, in
quel momento aveva gli occhi lucidi. Kei lo notò. Si abbracciarono. Poco dopo
Spike si scostò per guardarla in viso.
“Vorrei
che il mio cuore potesse battere per farti sentire quanto sono felice.”
Kei gli
prese una mano e se la appoggiò al petto.
“Il mio
cuore batterà per entrambi.”
Con, la
mano poggiata al petto della ragazza e sentendo sotto di essa il suo cuore
palpitare, Spike l’abbracciò stretta con il braccio libero, imprigionando la
sua stessa mano tra il petto della ragazza ed il suo. Dopodiché la baciò. Sentì
che il cuore della ragazza prese a battere più veloce. Quasi gli sembrava
davvero di poter sentire il suo.
Pochi
minuti dopo tornarono dagli altri. Notarono che Buffy, Willow, Tara e Gav erano
usciti. Giles spiegò loro che erano andati a fare un altro giro di
perlustrazione.
Tornarono
nel primo pomeriggio.
“Ci sono
novità. Abbiamo scoperto dove avverrà il rito.” Avvisò Buffy.
“Come ci
siete riuscite?” chiese Giles.
“Diciamo
che una Cacciatrice, due streghe e una ragazza che usa la telecinesi, sono
molto convincenti.” Disse Willow.
“Siamo
andati al bar di Willy. Abbiamo fatto un po’ di pressione sui pochi demoni
presenti e un paio di loro ci ha detto che sotto la fabbrica abbandonata nella
periferia nord, c’era un gran movimento ultimamente. Siamo andate a controllare
e bingo, abbiamo visto il demone Berlbolk. Abbiamo tentato di intervenire, ma
lui se ne è andato e l’abbiamo perso di vista.” Spiegò Tara.
“Avete
comunque fatto un buon lavoro ragazze.” Si congratulò Giles.
“Bene,
ora sappiamo, il chi, il dove, il quando e il perché. Ci manca soltanto il come
riuscire ad impedire che celebrino il rito.” Fece notare Xander.
“L’unica
cosa che possiamo fare è inventarci qualcosa sul momento.” Disse Kei.
Durante
le poche ore che mancavano al tramonto, tutti cercavano di riposare,
naturalmente nessuno ci riusciva.
Kei
nella sua stanza era sdraiata sul letto con la testa sul cuscino dove, poche
ore prima, Spike riposava. Poteva ancora sentire il suo odore. Come chiamato
dai suoi pensieri, il vampiro bussò piano alla sua porta. Ottenuto il permesso,
entrò nella stanza della ragazza e si richiuse la porta alle spalle.
Vedendola
sdraiata sul letto con i lunghi capelli sparsi sul cuscino, le sembrò un
angelo. Il più bello che potesse immaginare. Il suo angelo.
Kei gli
fece cenno di avvicinarsi e stendersi vicino a lei. Lui eseguì e l’abbracciò.
Rimasero
in silenzio a lungo. Entrambi confortati dalla presenza dell’altro. Entrambi
consci del fatto che quello potesse essere il loro ultimo momento sereno
insieme.
Era appena
calata la notte.
Kei e
Spike si stavano alzando per scendere al piano inferiore.
Spike
notò che Kei era strana.
“Cosa
hai?”
“Per il
rito, manca ancora molto. Vorrei andare in un posto.”
“Dove?”
“So che
in questa città è stata seppellita una mia antenata. Quella del diario che ci
ha fornito l’indizio sui 390 anni. Prima di trasferirmi in America, mi ero
promessa di passare da lei.”
“Allora
andiamo.”
Annuì.
Scesero
di sotto. Videro Giles. Gli spiegarono la situazione e rimasero d’accordo sul
luogo in cui incontrarsi.
Arrivati
al cimitero ci misero un po’ a trovare l’antenata di Kei.
Quando
la trovarono, Kei si inginocchiò di fronte a lei. Spike rimase in piedi qualche
passo dietro di lei. Capiva che Kei aveva bisogno di stare un po’ da sola con
le sue radici.
Kei
osservò attentamente la lapide. Pensò quanto fosse strano il fatto di essere
inginocchiata davanti alla lapide appartenente ad una donna che non aveva mai
conosciuto ma che comunque sentiva di amare. Lesse l’iscrizione al di sotto del
nome e del periodo in cui visse.
‘
Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di
niente. ’
Ricordò
di aver letto la stessa frase anche sul suo diario. In esso diceva di aver
sentito quelle parole in un sogno fatto da bambina, e di non essere più
riuscita a dimenticarle perché le parevano bellissime. Sempre sul diario aveva
anche accennato al fatto che le sarebbe piaciuto che le avessero incise sulla
sua lapide. Sorrise costatando che il suo desiderio era stato esaurito.
“Avevi
ragione, sono parole bellissime.” Disse Kei rivolta alla sua antenata.
“Come?”
chiese Spike che l’aveva sentita parlare.
“Mi
riferivo alle parole sulla lapide. Ne parlava anche in un suo diario. Diceva
che le sembravano bellissime. E anch’io la penso così.”
Spike le
lesse.
“Credo
che siano soprattutto vere.”
“In che
senso?”
“Solo la
purezza può vincere l’impurità. È ciò che è successo a noi. La tua purezza
d’animo ha vinto sul mio cuore impuro.” Disse ripensando agli avvenimenti di
quindici anni prima.
Kei
sorrise.
Rimasero
ancora qualche minuto a rendere omaggio all’antenata di Kei. Poi si diressero
all’appuntamento con gli altri.
Come li
raggiunsero, si diressero tutti insieme verso il luogo della celebrazione del
rito.
“Tra
poco, potrò avere la mia vendetta.” Sentirono dire Drusilla.
“Ne sei
davvero convinta?” le disse Kei facendosi vedere.
“Ormai è
troppo tardi. Non potete impedirci di celebrare il rito. E io potrò riavere il
mio Spiky.”
“Non mi
riavrai mai.” Disse Spike.
“Non
dire così, tesoro. Lo so che mi ami.”
“Ti sbagli.
Io non ti amo. E tanto per essere precisi, non ti ho mai amata. Ora lo so.
Perché ora so cosa vuol dire amare qualcuno. Perché ora amo Kei.”
“Lo
sapevo! Lo sapevo! Maledetta! Sapevo che me lo avresti portato via! I tuoi
occhi me lo dissero tanto tempo fa!”
In quel
momento una moltitudine di vampiri e demoni li circondò. Frapponendosi tra
Drusilla e Berlbolk da una parte e Kei, Spike e gli altri dall’altra.
Iniziò
una dura lotta, mentre Berlbolk iniziò a recitare la formula per attuare il
rito di Asdif.
Alcuni
vampiri e demoni erano stati già sistemati, ma ne rimanevano ancora molti.
Improvvisamente,
Kei si inginocchiò al suolo, come se fosse stata privata delle sue forze.
Spike,
Lib e Gav se ne accorsero. E si accorsero anche del gruppo di demoni e vampiri
che, approfittando dell’occasione, si stavano avventando su di lei.
Velocemente,
intervennero per proteggerla.
“Che ti
succede?” le chiese Spike.
“Non lo
so… mi sento… debole…”
Sembrava
faticasse anche a parlare.
Stava
per avvicinarsi a Kei, quando una luce la avvolse completamente. Questa poi si
ridusse ad una piccola sfera all’altezza del petto di Kei. Spike non sapeva che
fare. Cercò di raggiungerla, ma un demone glielo impedì. La sfera di luce, si
alzò sopra la testa di Kei fino ad arrivare al soffitto. Lo percorse tutto fino
ad arrivare sopra l’urna di Gonelb. Lentamente si abbassò fino ad avvolgere
l’oggetto.
“Ormai
sei finita. I poteri tuoi e di tutta la tua famiglia sono in mano nostra. Ora
possiamo sbarazzarci delle Cacciatrici.” Disse Drusilla iniziando a ridere
sguaiatamente, mentre il demone Berlbolk continuava a recitare le sue formule.
“Non…
non mi hai… ancora battuto…” le fece notare Kei.
“E cosa
pensi di fare priva dei tuoi poteri di strega e presto anche di quelli di
Cacciatrice.”
“Finché
avrò fiato in corpo per respirare… io mi opporrò a te… e a qualunque forza
malvagia.” Disse rialzandosi.
Si
diresse verso di loro.
Un
gruppo di vampiri e demoni le si avventò contro. Spike, liberandosi del demone
contro cui stava lottando, la raggiunse e l’aiutò a sbarazzarsene.
Spike si
diresse verso Drusilla, Kei verso Berlbolk.
“Pensi
davvero di riuscire ad uccidermi, dopo tutto ciò che c’è stato tra noi?” chiese
Drusilla a Spike.
“Proprio
per ciò che c’è stato tra noi, ci riuscirò. O forse è più corretto dire per ciò
che non c’è stato. Come l’amore. Come il rispetto. Come la fiducia.”
Iniziarono
a lottare. Per qualche minuto parve che si equivalessero le loro forze.
Poi
Spike riuscì ad avere la meglio. La bloccò e la infilzò con un paletto.
“Ti amo,
Spike.” Mormorò Drusilla e subito dopo divenne polvere.
“Io no.”
Fu la risposta del vampiro che, però, nessuno poté sentire.
Subito
dopo si volse verso Kei.
Proprio
in quel momento il demone Berlbolk concentrò tra le sue mani l’energia
dell’urna di Gonelb e la lanciò contro la ragazza.
Spike
non poté fare altro che urlare: “Noooooo!!!”
Kei si
vide arrivare addosso la sfera di energia. Dapprima ne ebbe paura, poi, come in
un flash, ricordò le parole sulla lapide della sua ava.
“Soltanto
la purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. Ora
ho capito. Hai voluto aiutarmi con quelle parole, vero?” Mentre Kei pensava
ciò, aprì le braccia come per accogliere la sfera d’energia. Scacciò ogni paura
dal suo cuore e si concentrò su ciò che di più puro c’era in lei. L’amore per
Spike.
La sfera
la colpì in pieno petto. Dapprima il suo petto, e poi tutto il suo corpo,
iniziarono ad illuminarsi, come era già successo alcuni minuti prima.
In pochi
secondi la luce scomparve, inghiottita dentro di lei.
Berlbolk
la guardò visibilmente spaventato.
Kei alzò
un braccio dritto di fronte a lei. Fece un gesto secco del polso e un raggio
luminoso partì dalla sua mano e colpì Berlbolk, disintegrandolo all’istante.
Girando su se stessa senza interrompere il raggio di energia colpì tutti. Sia i
suoi amici, sia i demoni e vampiri nemici. I suoi amici ne uscirono totalmente
illesi. I demoni e i vampiri nemici, invece, scomparirono come Berlbolk.
Quando
rimasero soltanto i suoi amici, Kei chiuse la mano, fermando il raggio di
energia.
Tutti la
guardarono. Spike corse immediatamente da lei.
“Come
stai?” le chiese Spike preoccupato.
“Bene.
Davvero.”
“Ma
cos’è successo?” domandò Giles.
Kei
glielo spiegò. “La sfera magica che mi ha lanciato contro il demone Berlbolk,
avrebbe dovuto uccidermi. In quel momento, però, mi sono ricordata una frase
letta sulla lapide di una mia antenata. Questa frase diceva: ‘ Soltanto la
purezza può vincere l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. ’ Mentre
ho visto la sfera venirmi incontro, ho capito che quella frase era la soluzione
di tutto. Ho cacciato tutte le mie paure e mi sono concentrata su qualcosa di
puro. E ho fatto bene. Quel potere incredibile, invece di uccidermi, è
diventato parte di me.”
“In
fondo era già tuo. Quel demone te lo aveva rubato poco prima.” Disse Spike.
“Non è
esatto. Quella sfera racchiudeva, oltre al mio potere, anche quello di tutta la
mia famiglia.”
Kei si
guardò in giro e vide l’urna. Si avvicinò e la prese in mano.
“Nessuna
donna della mia famiglia dovrà più avere paura di perdere i suoi poteri,
sentendosi in colpa per il rischio che ciò crea al mondo.”
Subito
dopo aver detto ciò, si concentrò e l’urna sparì.
“Soltanto
se ci sarà veramente bisogno di togliere i poteri ad un eventuale discendente
malvagio, l’urna tornerà.” Spiegò.
Tutti si
guardarono intorno.
“Alla
fine abbiamo vinto. Kei ha ancora i suoi poteri di strega e le Cacciatrici
hanno ancora i loro.” Disse Xander..
Ognuno
tornò a casa propria. Eccetto Spike, che su richiesta di Kei, si fermò da loro.
Entrambi
avevano bisogno di sentire il proprio compagno vicino, dopo aver corso il
rischio di perderlo.
Come
entrarono in camera di Kei, Spike gli chiese: “Prima hai detto che mentre la
sfera di energia ti veniva addosso, pensavi a qualcosa di puro. Cos’era?”
Kei lo
guardò negli occhi.
“Ho
pensato alla cosa più pura che c’è in me. L’amore che provo per te.”
Spike
sorrise, le accarezzò il viso e la baciò, dapprima dolcemente, poi, con sempre
più passione.
Un’oretta
dopo erano entrambi distesi nel letto di Kei, abbracciati.
“Spike?”
lo chiamò la ragazza.
“Sì?”
“Se tu
potessi esprimere un desiderio, quale sarebbe?”
“Non so…
Al momento mi sento felice così. Però, forse, chiederei di poter tornare ad
essere umano.”
“Davvero?”
“Sì.
Però, non lo so. Se tornassi umano, perderei la mia forze e non ti sarei più
utile in alcun modo. Forse, allora, chiederei di poter sentire ancora il calore
del sole su di me.”
“E se
potessi tornare umano conservando la tua forza?”
“In quel
caso sarebbe magnifico. Ma è inutile parlarne. Non è possibile. Ora riposiamo.
Ce lo meritiamo.”
Si
misero più comodi. Pochi minuti dopo, Spike si era addormentato. Kei, invece,
era ancora sveglia. Lo guardò per alcuni istanti, poggiò la sua mano sul petto
del vampiro, all’altezza del cuore, chiuse gli occhi e sorrise.
TU-TUM.
Circa
due anni dopo.
Nonostante
fossero le 19:30 il sole era ancora alto nel cielo.
Una De
Soto nera si fermò davanti a quella che ormai da due anni era diventata la casa
di Kei, Lib, Gav e Spike.
Dal lato
del guidatore scese un uomo biondo con una cicatrice sul sopracciglio sinistro
che alzò gli occhi a guardare il sole. Era Spike. Nonostante fossero passati
due anni, a volte ancora non ci credeva. Quando, il giorno dopo aver sconfitto
Berlbolk e Drusilla si era svegliato, si era accorto di uno strano movimento
nel suo petto. Kei di fianco a lui lo guardava. Vedendolo così stupito gli
aveva spiegato che dopo il loro discorso, aveva deciso di provare ad usare i
suoi poteri, rafforzati dai poteri delle sue antenate, per renderlo umano
lasciando inalterata la sua forza. Lui sembrò confuso. Lei per alcuni attimi
aveva temuto che si sarebbe arrabbiato. Invece, stupendola, le aveva buttato al
collo le braccia e baciata con tutto l’amore che aveva in corpo. Quel giorno
erano usciti dalla camera di Kei soltanto a pomeriggio inoltrato.
Spike
scosse la testa, tornando al presente. Girò intorno alla macchina ed aprì la
portiera al passeggero. Ne scese Kei. In braccio un piccolo batuffolo.
I loro
amici, che li attendevano in casa, appena sentirono la macchina parcheggiare
uscirono andando loro incontro.
La prima
a parlare fu Lib.
“Finalmente
siete arrivati. Allora fateci vedere la piccola Meredith.”
Già il
batuffolo che Kei aveva in braccio, altri non era che la figlia di Kei e Spike.
Entrarono
tutti in casa e i neo genitori furono accolti da cartelloni e regali.
Misero
Meredith, l’idea di quel nome era venuta a tutti e due in onore dell’antenata
di Kei che l’aveva aiutata con l’iscrizione sulla sua lapide, nella culla,
mentre Kei e Spike si sedettero sul divano. Spike teneva Kei stretta a sé.
Mentre
parlavano ad un certo punto Willow disse: “L’altro giorno ho trovato una cosa
che qualche tempo fa, sarebbe potuta esservi utile.”
“Cioè?”
chiese Kei.
“Su un
libro di rituali che ho acquistato da poco c’è indicato un rito di matrimonio
tra un vampiro e ad una Cacciatrice.”
“Davvero?
E per curiosità come avverrebbe.”
“Il
vampiro e la Cacciatrice dovrebbero unire il loro sangue, pronunciare le loro
volontà e dopo fare l’amore. Pensandoci è un rituale semplice.”
Kei e
Spike si guardarono sorpresi.
“Scusa,
Willow, per pronunciare le volontà, basta che, non lo so, i due in questioni
dicano lo voglio o devono dire qualcos’altro?” chiese Spike.
“Credo
che dicendo semplicemente lo voglio il rito abbia effetto. Se il loro è amore
vero, il libro diceva che avrebbero avuto la prova del loro avvenuto
matrimonio.”
“Che
sarebbe?” Chiese Kei.
“Le loro
ferite sarebbero scomparse.”
Kei e
Spike si guardarono ancora.
“Sembra
assurdo.”
Poco
dopo i due si dileguarono al piano superiore con la loro bimba. Tutti e tre
avevano bisogno di riposare.
Kei era
sdraiata letto con la piccola tra le braccia. Spike era seduto vicino a lei.
“E così,
siamo sposati da due anni e non da uno.” Disse il ragazzo.
Quando
avevano deciso di sposarsi, avevano scelto come data quella dello stesso giorno
in cui erano stati insieme per la prima volta. Tra poco ci sarebbe, infatti
stato il loro primo anniversario di nozze.
“Già.
Quella notte le nostre ferite sono scomparse. Abbiamo la prova definitiva che
il nostro è vero amore.”
“Perché?
Avevi bisogno di una prova?”
“No. Lo
so con certezza ogni volta che tu mi sei vicino e che mi baci.”
“Allora
cercherò di non farti venire mai dubbi.” Le disse Spike subito prima di
baciarla.
In quel
momento, Meredith si svegliò senza che i genitori se ne accorgessero, troppo
presi dal loro bacio. La bimba aprì gli occhi e sorrise, mostrando così due
begli occhietti viola.
FINE
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volete commentare fatelo mandandomi un’e-mail all’indirizzo: katiagiovanatti@virgilio.it
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